Contessa di Saponara
Quando l’ingiustizia domina

Un caso, che ha fatto scalpore nel XV secolo nelle terre del Meridione Italiano, è stato quello di una nobildonna della Basilicata, Ippolita de Monti di Saponara, consorte del feudatario conte di Saponara, Ugo Sanseverino, figlio di Sigismondo. La famiglia Sanseverino era appartenente a un nobile casato fra i più antichi del Regno di Napoli. Ippolita era una sposa felice e aveva dato alla luce tre meravigliosi figli: Jacopo, Sigismondo e Ascanio.

I due coniugi, di comune accordo, a Napoli acquistarono una cappella nell’interno dello stupendo complesso religioso, risalente al X secolo dopo Cristo, della chiesa dei Santi Severino e Sossio, con l’intenzione di farne la loro ricca, nobile, ultima dimora; non immaginavano di certo che sarebbe diventata, a breve, la sepoltura dei loro cari figli. E Ippolita, che era solita ben figurare nella società da lei frequentata, era certa che quell’acquisto le avrebbe garantito il rispetto e l’ossequio che il casato meritava, anche per quanto sarebbe venuta a costare l’opera completata.

Verso la fine del XV secolo, ci fu una battaglia violenta fra i Sanseverino e gli Aragona, che si concluse con la vittoria di questi ultimi e la conseguente confisca di tutti i beni dei vinti. Nel 1497, solamente con un umiliante atto di sottomissione e con la promessa di fedeltà da parte di Ugo davanti al Re Ferrante, il tutto poté venire in possesso dei Sanseverino, che tornarono a essere una casata ricca e rispettata.

Però, non tutto procedeva serenamente, perché il fratello di Ugo, Girolamo, non ci stava a vivere nello stato di nullatenente, giacché il patrimonio recuperato, alla morte di Ugo, sarebbe passato «in toto» nella proprietà dei tre ragazzi, essendo essi gli eredi legittimi. Pertanto, l’unica soluzione disponibile del problema, secondo il suo parere, era l’eliminazione fisica dei tre incomodi. Tutto questo senza per un attimo pensare alle eventuali conseguenze potenzialmente possibili da parte delle autorità giudiziarie, sicuro che la disgrazia sarebbe passata sotto silenzio. Così, Girolamo incaricò la moglie, Sancia Dentice del Pesce, fra l’altro preparatrice di sostanze tossiche e velenose, di mettere a punto quanto era necessario per compiere l’opera delittuosa, che per la gente doveva apparire come una morte plurima dovuta a disgrazia. Per mettere in atto il suo progetto, invitò i nipoti a una battuta di caccia nel territorio di Pistoia, dove aveva una tenuta a Monte Albano. Dopo la caccia, ci fu un sontuoso pranzo, durante il quale ai tre ragazzi fu propinata la pozione letale. Purtroppo, Sancia non era un’aquila nella preparazione di tali intrugli e i tre giovani morirono solamente alcuni giorni più tardi, dopo aver sofferto le pene dell’inferno dovute agli atroci dolori prodotti dalla sostanza velenosa bevuta.

Quando la notizia divenne di dominio pubblico, a parte il dispiacere per la scomparsa di tre giovani in piena salute, ciò che lasciò perplessi fu la concomitanza delle tre morti di giovani: in effetti si trattava di coincidenze che era assolutamente impossibile contrabbandare per disgrazie.

Chiaramente, la sventura (che sventura non era) colpì violentemente la duchessa Ippolita che, affranta dal dolore, si ritirò nel monastero di San Gaudioso, mentre proferiva minacce di vendetta contro il cognato Girolamo e, nello stesso tempo, lo denunciò alle autorità, accusandolo del triplice delitto. Però, come ci si aspettava, queste, essendo la famiglia dei Sanseverino pressoché intoccabile, non fecero accertamenti approfonditi e tutto terminò in una bolla di sapone, quando la faccenda finì in tribunale. Insomma, amaramente si deve concludere che Ippolita non riuscì a fare arrestare il malvagio cognato.

E ora, alla storia fa da cornice la leggenda, secondo la quale si dice che la nobildonna, quasi impazzita dal dolore per la morte di tutti e tre i figli e per la mancata vendetta, abbia venduto la sua anima al diavolo, purché questi punisse con la stessa crudeltà l’intera famiglia Sanseverino, marito compreso, perché, secondo lei, si era comportato da infingardo e non aveva fatto quanto necessario per punire il fratello e vendicare la perdita della prole; per di più, lei contestava il comportamento di Ugo, il quale in tribunale, invece di accusare Girolamo per quanto era successo, addirittura lo difese e, a giustificazione del suo comportamento, venne fuori che lui aveva difeso l’onorabilità della famiglia per non metterla alla gogna, ritenendo ciò più importante di tre giovani vite.

Per ciò che riguarda la pubblica opinione, ci furono due fronti: da un lato erano i non credenti all’occulto, ai misteri e a tutto quanto compete loro, e dall’altro erano coloro che, al contrario, li consideravano una realtà. Intanto, le cose in famiglia iniziarono ad andare male con la morte prematura di Ugo, poi ci fu la perdita del prestigioso e lussuoso palazzo nobiliare, che divenne la chiesa del Gesù Nuovo, e molte proprietà furono falcidiate a causa di una terribile pestilenza.

Certo è che quanto successe a quella famiglia fa pensare come il destino possa imprevedibilmente giostrare nelle vite delle persone. Non solo la morte dei tre ragazzi non fu giustamente punita con la condanna di chi l’aveva procurata, ma la morte di Ugo combinò il resto, giacché non avendo lui altri figli maschi, l’eredità passò direttamente a Girolamo: se questa è giustizia...

Alla duchessa non restarono che gli occhi per piangere e lei si dedicò ai ricordi della sua disgraziata famiglia da lasciare ai posteri, affinché potessero rendersi conto dell’ingiustizia subita e di come i difetti delle leggi umane possano essere artefici di disgrazie e dispiaceri. Così, Ippolita fece scolpire tre statue raffiguranti i suoi tre figli, in posizione seduta con la Bibbia in mano. Le fece sistemare nella sua cappella, con lo sguardo indirizzato verso il punto, situato ai loro piedi, in cui il suo corpo sarebbe stato posto per il suo sonno eterno. La bellissima cappella, opera voluta dalla addoloratissima madre, si trova nella chiesa di Sanseverino a Sossio, in Via Bartolomeo Capasso, e può essere devotamente visitata e ammirata dai turisti.

(giugno 2025)

Tag: Mario Zaniboni, Contessa di Saponara, Ippolita de Monti, casato sanseverino, chiesa dei Santi Severino a Sossio, Sancia Dentice, Monte Albano, monastero di San Gaudioso, chiesa del Gesù Nuovo.