Caterina d’Aragona
Quando si diventa inutili
Caterina d’Aragona (Catalina de Aragón), la figlia più giovane dei Sovrani Cattolici Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia, nacque nel palazzo vescovile di Alcalá de Henares, nella notte del 16 dicembre 1485. Era l’anno nel quale Enrico VII divenne il primo Sovrano Inglese della dinastia Tudor.
Fisicamente, Caterina era di statura abbastanza bassa e con tendenza all’adiposità, che a quei tempi, più che una negatività, era ritenuta un’espressione di buona salute e della promessa di un’abbondante figliolanza. La folta capigliatura era bionda e il viso regolare, leggermente paffutello.
La sua educazione fu affidata all’umanista italiano Alessandro Geraldini, che le impartì lezioni di carattere letterario, storico, civico, religioso. Imparò a parlare in francese e greco e a leggere e scrivere in spagnolo e latino. Imparò pure le arti del cucito, del ricamo, del merletto; si interessò di musica e di danza, diventando una brava ballerina.
Quando Caterina era una bambina di appena tre anni, i genitori, per assicurarle un buon futuro, si guardarono attorno per individuare quale sarebbe stato il matrimonio più conveniente per lo Stato; convennero, alla fine, che il partito migliore sarebbe stato Arturo Tudor, principe del Galles, il più grande dei figli di Enrico VII d’Inghilterra ed erede al trono. Fu una scelta di convenienza, perché consentiva di saldare un’alleanza contro la Francia, con la quale erano ai ferri corti. Quindi, il 19 maggio 1499, i due si sposarono per procura e, due anni dopo, avvenne il matrimonio nel vero senso della parola.
Però, entrambi i coniugi si ammalarono e, mentre Arturo morì il 2 aprile 1502, Caterina si riprese, trovandosi allo stato di vedova. La malattia che li aveva colpiti era sconosciuta e si manifestava con una grande sudorazione e portava spesso alla morte. «Malattia del sudore» o «sudore inglese» («sudor anglicus» in latino) è il nome dato a quella misteriosa malattia, altamente contagiosa, per la sudorazione che causava e che scoppiò in Inghilterra nel 1485 per diffondersi in tutta l’Europa, mostrandosi di quando in quando, finché, dopo il 1551, scomparve definitivamente.
La morte del primogenito mise in difficoltà il Re Enrico VII, perché da un lato il secondogenito Enrico era ancora minorenne e dall’altro, se rispediva Caterina in Spagna dal Re Ferdinando d’Aragona, avrebbe dovuto restituire anche la sua ricca dote. Mentre pensava sul da farsi, Caterina rimase in Inghilterra e nel 1507 divenne l’Ambasciatrice Spagnola alla Corte Inglese, prima donna a ricoprire tale carica in Europa. Del resto, poteva compiere il suo compito al meglio, possedendo una buona cultura, conoscendo diverse lingue ed essendo a conoscenza dei problemi che interessavano le Corti. E allora, per mantenere l’alleanza fra Spagna e Inghilterra, si rese necessario il matrimonio della ventitreenne Caterina con il diciottenne fratello minore del defunto Arturo, l’appena incoronato Enrico VIII, essendo successo a Enrico VII morto nel 1509; questo fu celebrato, dopo aver ottenuto la dispensa del Papa Giulio II, con un rito celebrato in forma privata nella chiesa di Greenwich.
Il matrimonio fu molto prolifico, con la nascita di diversi bambini, ma di questi solamente uno, anzi una, raggiunse la maggiore età e divenne la futura Maria I d’Inghilterra, che divenne, sciaguratamente, «La Sanguinaria». Il Re era abbastanza deluso, e non pensò mai che la figlia potesse essergli erede al trono. Intanto, Caterina curava l’educazione di Maria che, come la madre, divenne padrona di diverse lingue.
In occasione della guerra fra Inglesi e Scozzesi, che culminò con la battaglia di Flodden Field presso Northumberland nell’Inghiterra Settentrionale, avvenuta il 9 settembre 1513 fra le truppe di invasione scozzesi, guidate dal Re Giacomo IV di Scozia, e l’esercito inglese comandato dal conte di Surrey, Thomas Howard, nella quale i primi furono sconfitti, Caterina funse da reggente del Re Enrico VIII, allora impegnato in Francia.
Nel 1525, il Re si innamorò di Anna Bolena, una dama di compagnia della consorte, più giovane di lui di dieci o più anni, non si conosce con esattezza, e, considerato che lo stato di salute di Caterina non era al meglio e che non avrebbe più potuto avere figli, cominciò a pensare di divorziare per impalmare Anna, come dimostra la sua richiesta in tal senso avanzata al Papa Clemente VII.
A parte il suo attaccamento con la Bolena, c’era pure un problema di carattere politico, che lo turbava: invero, il fatto che non si prevedesse la successione al trono di un erede legittimo, aveva fatto alzare la testa alle casate dei Lancaster e degli York, che speravano di poter sostituirsi al casato Tudor.
Purtroppo per Enrico VIII, il Papa rispose picche. Al che lui andò su tutte le furie, al punto tale da rompere con la Chiesa di Roma, causando i grandi scombussolamenti politico-religiosi, che culminarono con lo Scisma Anglicano dalla Chiesa Cattolica, di cui il Re prese su di sé tutte le responsabilità e assunse i poteri religiosi; per di più, emanò un atto con il quale la linea ereditaria si spostava da Caterina ad Anna.
Dopo il divorzio, nel 1530, il Re relegò l’ex consorte nel castello di Amphill nella contea di Bedfordshire. In quell’eremo, nel gennaio 1533, Caterina venne a sapere del matrimonio segreto fra Enrico VIII e Anna Bolena, che era in attesa della bambina che più tardi sarebbe divenuta Elisabetta I d’Inghilterra e, il 23 maggio dello stesso anno, fu dichiarato nullo il suo matrimonio dall’Arcivescovo Thomas Cranmer, facendola tornare a essere la vedova di Arturo, vale a dire la «principessa vedova di Galles». Poi, per un po’ di tempo rimase nel castello di Buckden e, infine, fu trasferita nel castello di Kimbolton nel Cambridgeschire.
Tutto ciò a Caterina non piacque, e continuò per tutta la vita a ritenersi la consorte del Re e la Regina di tutti gli Inglesi; come del resto non piacque a molti Inglesi e a molti Stati Europei, i quali furono d’accordo in merito a tale posizione, tanto che essa fu considerata Regina fino alla fine, guadagnando una grande e favorevole popolarità. Continuò la sua vita comportandosi da mecenate di artisti e filosofi, fra cui si possono ricordare Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro, e intrattenendosi piacevolmente con loro. Aiutò diversi autori, fra cui era il filosofo e umanista di Valenza, Juan Luis Vives, al quale aveva dato l’incarico di scrivere un’opera in merito all’istruzione da dare alle donne cristiane, diritto malvisto, giacché non era molto gradito agli uomini dell’epoca. Ci furono tentativi di farle riprendere il posto che le competeva alla Corte Inglese che non ottennero il risultato desiderato e che, fra l’altro, misero in cattiva luce il citato Tommaso Moro, Lord Cancelliere d’Inghilterra, tanto che il Re lo fece eliminare senza tanti complimenti.
Si interessò delle donne e del loro diritto all’educazione, come si ritrova nello scritto De institutione feminae christianae da lei commissionato a Juan Luis Vives. Il suo comportamento le attirò l’ammirazione di avversari politici fra cui si può ricordare Thomas Cromwell.
In occasione della violenta rivolta «Evil May Day» («Malvagio Primo Maggio»), scoppiata nel 1517 contro la presenza di stranieri, cui seguì l’impiccagione di alcuni dei rivoltosi, fece un intervento grazie al quale tutti gli altri furono graziati dall’ex marito Enrico VIII, dimostrando iI suo affetto, corrisposto, per il popolo.
La sua salute non era per niente buona e il 7 gennaio 1536, nel castello di Kimbolton, non lontano da Cambridge, Caterina d’Aragona morì fra le braccia della dama di compagnia, oltreché amica, Maria de Salinas, dopo aver avuto il conforto dei sacramenti religiosi; il suo più grande dolore fu quello di non poter rivedere la figlia Maria e l’ex marito. Quel giorno stesso, Anna Bolena ebbe un aborto spontaneo che, essendo il secondo o il terzo, la mise nei guai nei confronti del marito, che vedeva ancora una volta svanire la nascita di un erede maschio.
Sulla causa della morte di Caterina si fecero diverse ipotesi, fra cui quella dell’avvelenamento, ma senza nessuna conferma, per cui ufficialmente è stato diramato che ciò sia stato il seguito di un attacco di cuore. Il 29 gennaio 1536 furono celebrati i suoi funerali e il suo corpo fu tumulato in una semplice tomba della cattedrale di Peterborough nel Cambridgeshire, semplicemente come «principessa vedova di Galles», senza la presenza di Enrico VIII e della figlia Maria, perché il padre l’aveva vietata.