Tecniche per giustificare una guerra d’aggressione
Breve sunto su alcuni espedienti utilizzati per attaccare un altro Stato

Nei tempi moderni, le guerre d’aggressione non sono ben viste dall’opinione pubblica, e spesso i governanti devono inventare dei pretesti per giustificare le loro avventure belliche. Nel corso del tempo sono stati inventati diversi metodi per legittimare simili attacchi, e tra questi se ne possono intravvedere principalmente quattro:

1) La demonizzazione dell’avversario: il nemico deve essere presentato come un soggetto essenzialmente malvagio per cui è doveroso combatterlo. In questo senso, viene spesso utilizzata la cosiddetta «Reductio ad Hitlerum», ossia la tattica di paragonare il nemico al regime nazista. Esempio di ciò lo si può vedere nell’attuale conflitto russo-ucraino: tra le motivazioni addotte dalla Russia nel suo attacco all’Ucraina, vi era quella di «denazificare» il Paese. È curioso notare che, paradossalmente, simile accusa sia stata presa per vera anche da parte di alcuni settori dell’opinione pubblica occidentale per via della presenza di certi elementi del Battaglione Azov, e per gli omaggi verso la figura di Stepan Bandera. Eppure, in Ucraina l’estrema destra ha ottenuto scarsi risultati elettorali, e il Presidente Ucraino eletto nel 2019, Vlodimir Zelensky, è di origine ebraica; mentre, paradossalmente, nel campo russo combattono anche membri aventi simpatie neonaziste, come diversi miliziani appartenenti al Gruppo Wagner.

2) L’intervento umanitario: la guerra deve essere vista come un mezzo volto a proteggere un gruppo da persecuzioni o massacri. Tra i numerosi casi di simili espedienti, si può citare quello dell’invasione nazista della Polonia: tra i pretesti adottati da Hitler per invadere il Paese confinante, vi era anche quello di difendere la popolazione tedesca di Danzica minacciata, a suo dire, di sterminio. Lo Stato Polacco aveva adottato delle misure discriminatorie nei confronti della minoranza tedesca presente nei suoi territori, ma i massacri di cui parlava il Führer erano solamente propaganda. Vi furono durante la campagna polacca degli eccidi di Tedeschi – sospettati di tradimento – da parte delle truppe polacche. Tuttavia, questi avvennero dopo lo scoppio del conflitto, e non prima: furono un effetto della guerra, e non la sua causa. Il regime nazista parlò di quasi 60.000 civili tedeschi uccisi dai Polacchi, ma Goebbels, privatamente, stimò che il numero reale dovesse essere in realtà un decimo di quello diffuso dalla propaganda. Si noti che, mentre il Terzo Reich denunciava questi massacri, le truppe tedesche, fin dai primi giorni del conflitto, avevano dato inizio a eccidi e rastrellamenti nei confronti di Ebrei e di persone appartenenti all’élite polacca.

3) Il «false flag»: la guerra deve sembrare una risposta a un attacco compiuto dal nemico, e per fare ciò occorre orchestrare o presentare un incidente per apparire come aggrediti. Esempio: quando l’Unione Sovietica attaccò la Finlandia nel 1939, lo fece dopo aver accusato i Finlandesi di aver bombardato le truppe sovietiche nel cosiddetto «Incidente di Mainila». Che questo fosse, in realtà, un falso pretesto è provato dal fatto che Mosca rifiutò la proposta della Finlandia di indagare sull’episodio attraverso l’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente e, come rilevano i protocolli segreti del Patto Molotov-Ribbentrop, Stalin si era accordato con la Germania affinché la Finlandia, come i Paesi Baltici, entrasse nella propria sfera di influenza.

4) L’attacco preventivo: la guerra deve sembrare necessaria per impedire che il nemico, in un prossimo futuro, possa minacciare o attaccare il proprio Paese. L’esempio più famoso in tal senso riguarda la guerra degli USA contro l’Iraq: il Presidente Americano George W. Bush giustificò l’intervento armato contro Saddam Hussein con il pericolo che quest’ultimo avesse delle armi di distruzioni di massa. Il dittatore iracheno non si era fatto scrupoli in passato a utilizzare armi chimiche, ma le armi denunciate dagli USA non furono mai trovate. Inoltre, molte delle informazioni su cui gli Stati Uniti basarono la loro campagna vennero, in realtà, da false fonti.

Fin dai tempi antichi, filosofi e giuristi si sono interrogati sul significato di «guerra giusta». Da parte mia, mi limito a un’osservazione: se si ha bisogno di un pretesto per scatenare un conflitto, questo non può essere dichiarato legittimo.

(luglio 2025)

Tag: Mattia Ferrari, guerra di aggressione, legittima difesa, Reductio ad Hitlerum, Russia, Ucraina, Stepan Bandera, Vlodimir Zelensky, Hitler, Polonia, Goebbels, Stalin, Finlandia, Incidente di Mainila, Patto Molotov-Ribbentrop, USA, Iraq, George W. Bush, Saddam Hussein.