Il «massacro» degli indiani nel Far West
L’argomento è stato spesso alterato per
via dell’antiamericanismo
Quando si chiede agli antiamericanisti quando e dove avvenne il massacro degli indiani le risposte sono molto vaghe e difficilmente si parla di fatti concreti.
Gli americani trattarono in maniera inopportuna gli indiani costringendoli a continui spostamenti e confinandoli nelle riserve ma, diversamente da altri colonizzatori, gli indiani del Nord America non vennero mai schiavizzati.
Diversamente da quanto si vede nei film, in origine gli indiani erano sedentari, si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento, solo successivamente una parte divennero cacciatori nomadi e vivevano in attendamenti spesso scontrandosi fra loro per motivi di terreni di caccia. Gli indiani avevano strane abitudini, credevano nei sogni e negli atti di follia. In particolare, i Lakota praticavano la solitudine, il digiuno e il ferirsi per raggiungere uno stato mentale visionario. Cavallo Pazzo per un certo periodo credeva che i proiettili dei soldati non potessero ucciderlo.
Si ritiene che gli indiani del Nord America fossero un milione, pertanto esistevano molte terre non utilizzate che non appartenevano a nessuno. Il governo americano stipulò dei trattati con le varie tribù indiane per la suddivisione dei territori. Nel 1830 il presidente Andrew Jackson emanò l’Indian Removal Act con il quale si stabilivano dei trattati perché le tribù lasciassero i territori a est del Mississipi per spostarsi verso ovest.
Oltre ai trattati ci furono iniziative di singoli, come quella di Marcus Whitman, medico e missionario, che svolse la sua attività nello stato di Washington aiutando la tribù locale dei Cayuse. Molti coloni si insediarono nella zona e quando nel 1847 si sviluppò un’epidemia di morbillo che colpì maggiormente gli indiani rispetto ai coloni più resistenti ai batteri, i nativi uccisero 13 dei nuovi arrivati.
L’anno successivo ci fu la famosa corsa all’oro in California e i cercatori attraversarono i territori dei Sioux fortunatamente senza incidenti. Invece quando il Texas venne annesso dagli Stati Uniti, l’arrivo dei coloni fu funestato da gravi incidenti con i Comanche, ma anche dal tentativo del governatore dello stato di portare la pace in quella terra. Anche nel Nebraska ci furono incidenti, nel 1854 (massacro di Grattan) dei soldati aprirono il fuoco per primi ma gli indiani, notevolmente superiori di forze, li massacrarono.
Gli anni fra il 1860 e il 1890 furono i peggiori. Nel 1862 si ebbe la cosiddetta guerra di Piccolo Corvo dei Sioux nel Minnesota dove si ebbero più di 500 morti fra soldati e coloni e circa una cinquantina di indiani oltre 38 Sioux impiccati accusati di assassinio e rapina. La causa fu un trattato di pace solo parzialmente rispettato dagli americani. Di fronte all’aggressione indiana e alla fuga dei coloni, i rappresentanti del Minnesota chiesero l’intervento del presidente Lincoln nonostante la guerra di secessione e l’allontanamento dei nativi non risultò facile. Due anni dopo si ebbe la battaglia di Killdeer Mountain, dove i Sioux attaccarono i soldati ma vennero facilmente sconfitti dall’artiglieria.
Due anni dopo si ebbe uno degli episodi più tragici dello scontro fra nativi e coloni, il massacro di Sand Creek nel Colorado. Un ufficiale americano decise di attaccare un accampamento di Cheyenne e Arapaho con i quali era stato sottoscritto un trattato di pace seguito da incidenti non gravi. Il capo Pentola Nera si sentiva integrato nello stato americano e l’ufficiale responsabile dell’aggressione subì un rapporto negativo da parte del governo. I morti fra gli indiani furono circa 150 e 24 fra i soldati. In seguito alcuni dei capi guerrieri si diedero ad atti di vendetta fra i quali l’incendio della città di Julesburg.
Fra il 1866 e il 1868 si ebbe la guerra di Nuvola Rossa per contrastare il transito di carovane su alcuni territori, e la realizzazione di una linea ferroviaria che alla fine venne abbandonata.
Nel 1866 i Sioux, capeggiati da Cavallo Pazzo, riportarono delle vittorie sui coloni e tale guerra si protrasse per due anni. Contemporaneamente si ebbero dei trattati per l’acquisto dei terreni per l’attraversamento della grande ferrovia verso il Pacifico che segnò una importante svolta per tutta la regione, il capo Nuvola Rossa lo sottoscrisse ma altri indiani vi si opponevano. Non tutte le tribù erano ostili ai bianchi, i Navajo si allearono con loro per respingere gli attacchi di altre tribù.
Il nuovo presidente Ulysses Grant nel 1868 affrontò le tribù ostili dei Cheyenne e Comanche riportando delle vittorie che segnarono una svolta per tutto il continente, mentre le malattie come il vaiolo, il morbillo e l’influenza introdotte dalla popolazione bianca decimarono la popolazione nativa. Negli stessi anni il capo degli Apache, Geronimo, combatté sia contro gli americani che contro i messicani. Dopo la cattura scrisse un interessante libro sulla sua vita.
Nel 1875 venne scoperto l’oro nelle Black Hills e ciò spinse i coloni a introdursi in quelle terre che in base a un trattato appartenevano ai Sioux Lakota e dopo degli scontri, fra i quali il celebre Little Big Horn dove morì il generale Custer e altri, per il passaggio della Northern Pacific Railway il governo americano decise di spostare i Sioux insediati in quella zona. Interessante notare che in questo, come in altri trattati, gli indiani chiedessero cibo date le maggiori difficoltà di vivere di caccia al bisonte che era stato sterminato dai bianchi. Cavallo Pazzo non accettò il trattato, ma morì in circostanze non chiare dopo uno scontro con altri capi indiani.
Nel 1890 si ebbe l’ultimo scontro, quando Piede Grosso successore di Toro Seduto (ucciso da un uomo della polizia indiana) voleva unirsi a Nuvola Rossa per tentare una resistenza, i suoi uomini vennero accerchiati a Wounded Knee e a causa di un colpo di fucile partito incidentalmente si arrivò alla battaglia. Si ebbero 153 morti fra gli indiani e 25 fra i soldati. In realtà le tensioni continuarono, gli indiani si fecero prendere da uno strano movimento, la «Danza degli Spiriti», che li avrebbe liberati dagli invasori bianchi e riportato in vita antichi guerrieri, ma si spense poco dopo data l’impossibilità di rovesciare la situazione. Con il Dawes Act del 1887 si impose di eliminare certe tradizioni dei nativi e nello stesso periodo sorsero delle associazioni che intendevano assimilare i nativi ai bianchi, ma con scarso successo.