La tragedia della Vandea
Un grave fatto ai tempi della Rivoluzione Francese che è stato a lungo poco noto

La regione della Vandea nel nord ovest della Francia e a sud della Bretagna è stata oggetto durante il periodo della Rivoluzione Francese di una immane tragedia incredibilmente poco conosciuta. Fra le cause di questa poca informazione abbiamo il fatto che la rivolta dei vandeani era secondo gli studiosi di sinistra una rivolta animata da popolani ignoranti irretiti dalla religione, ma per l’esatta comprensione dei fatti è necessario comprendere la degenerazione della Rivoluzione Francese con il Regime del Terrore e il successivo Direttorio giacobino.

Il disordine politico provocò un forte peggioramento economico mentre il governo rivoluzionario per far fronte al debito pubblico lanciò l’iniziativa degli assegnati che aggravarono l’inflazione rendendo il potere di acquisto delle famiglie particolarmente precario. Si ebbero così saccheggi di botteghe e fattorie. Insieme si ebbe la questione religiosa con la Costituzione civile del clero che portò all’assalto e al saccheggio di chiese e una versione successiva che prevedeva la prigione per i preti «refrattari» e infine venne promosso il cosiddetto programma di «scristianizzazione». Dall’anarchia si passò a un regime dittatoriale, le elezioni del 1792 si svolsero in un clima di violenze e minacce mentre i tribunali locali vennero sostituiti da tribunali rivoluzionari che agivano nell’arbitrarietà. Sotto Danton si crearono Comitati di sorveglianza sui cittadini e le stesse tessere alimentari venivano gestite in maniera iniqua mentre i contadini quando non subivano requisizioni venivano pagati con una carta di cambio di pessimo valore che li spingeva a ridurre le produzioni e si ponevano pesanti restrizioni alle attività commerciali. Si arrivò a uno scontro feroce che non risparmiava intere città fra la sinistra giacobina e quella girondina presente nelle province affamate. Lo storico Pierre Gaxotte ha scritto che la Francia si era trasformata in una specie di caserma anche a causa delle frequenti requisizioni.

Le violenze furono in parte spontanee ma molte gestite dall’alto con i proclami di Robespierre mentre Saint Just invocava «la distruzione totale di tutto ciò si oppone alla Repubblica… Non dovete punire solamente i traditori ma anche gli indifferenti». In tutto a Parigi vennero condannate a morte in 2 anni 40.000 persone, molte delle quali colpevoli di infrazioni minori o semplicemente sospetti.

Solo in parte la situazione migliorò con la fine del Regime del Terrore, in particolare la gente continuava a soffrire la fame e a sollevarsi, mentre i soldati si davano alle razzie. Quella della Vandea non fu l’unica ribellione, si ebbero le rivolte a Lione, Tolone, degli Chouan nella Mayenne e numerose altre rivolte che non passarono alla storia perché disorganizzate e facilmente represse.

Già al tempo di Robespierre erano iniziate le violenze, una ordinanza prevedeva lo sterminio di tutti gli abitanti delle regioni insorte, ma la guerra di Vandea risultò altrettanto dura nel cosiddetto periodo termidoriano. Le cause scatenanti furono l’eccessiva pressione fiscale, la leva militare e le dure prese di posizione contro la Chiesa. In un primo periodo i vandeani riportarono dei successi e cercarono di oltrepassare la Loira per unirsi agli altri rivoltosi in particolare in Bretagna e nel vicino Maine. Poco dopo, durante la primavera del 1794 sorse il movimento dai connotati simili della Chouannery che prende nome dai fratelli Chouan.

L’esercito dei vandeani era male armato, solo tre uomini su quattro disponevano di fucili, guidato da un semplice agricoltore senza esperienza militare, Jacques Cathelineau, ma le loro tecniche di guerriglia risultarono molto efficaci. Sebbene in difficoltà, la prima e la seconda guerra vandeana (divise da una breve tregua) durarono fino al 1796. Un altro periodo importante per la Vandea fu quando Luigi XIII e Carlo X cercarono di portare aiuto insieme agli inglesi agli insorti, azione che si rivelò sfortunata. Si ebbero altre guerre negli anni successivi che coincidono con il periodo napoleonico ma che furono caratterizzate da minori combattimenti.

Viene da chiedersi se le numerose violenze furono opera di comandanti locali o del governo centrale. Secondo lo storico Reynald Secher i massacri e la distruzione dei villaggi rispondevano a un’opera organizzata e avanzava l’ipotesi che si trattasse del primo genocidio della storia contemporanea. Risulta anche che i maggiori massacri si ebbero quando il movimento vandeano risultava sostanzialmente inattivo e rappresentava un pericolo minore.

Gli incitamenti alla violenza più brutale vennero dai vertici politici e militari. Il generale Alexandre Dumas ammise: «I vandeani ormai non hanno più bisogno del pretesto della religione e della sovranità per prendere le armi; erano costretti a difendere le loro case, le loro mogli che venivano violentate, e i loro bambini». La Convenzione proclamò: «Qualsiasi città della Repubblica che cadrà in mano ai briganti o che darà loro aiuto, sarà punita come città ribelle. Di conseguenza, sarà incendiata», mentre un altro importante funzionario scrisse: «Tutti i briganti che saranno trovati armi alla mano, o rei di averle prese, saranno passati a filo di baionetta. Si agirà allo stesso modo con le donne, le ragazze e i bambini. Neppure le persone semplicemente sospette devono essere risparmiate. Tutti i villaggi, i borghi, le macchie e tutto quanto può essere bruciato sarà dato alle fiamme». Il generale francese Joseph Westermann in una lettera al Comitato di salute pubblica scrisse: «Non c’è più nessuna Vandea. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho massacrato i bambini sotto i cavalli e le donne non daranno più alla luce briganti. Non ho prigionieri. Li ho sterminati tutti».

Il numero di morti fra i civili è stato oggetto di diverse stime: su una popolazione di 800.000 abitanti, nel 2005 secondo Anne Bernet si ebbero 150.000 morti anche se una stima affidabile risulta difficile visto che molti archivi furono bruciati durante la guerra. Nel 2007 Jacques Hussenet, tenendo conto dei lavori precedenti, fornisce una stima di 170.000 morti. In anni recenti anche il Vaticano si occupò della questione, il Papa Wojtyla beatificò 164 di questi martiri.

Colpisce molto anche i metodi adoperati, 8.000 persone vennero caricate su chiatte e fatte affondare nei fiumi, in altri casi si radunò la gente in locali chiusi e la si uccise come in una camera a gas spargendo dell’arsenico.

(settembre 2024)

Tag: Luciano Atticciati, Vandea, controrivoluzionari, Robespierre, Saint Just, Chouan, regime del terrore, termidoriani, direttorio, Rivoluzione Francese.