Storia dei Cosacchi dello Zaporizhia
Le vicende semi sconosciute dei più
celebri cosacchi ucraini
Nella caotica e complessa Storia, quella cosacca emerge dalle nebbie del Dnieper attraverso la gelida steppa da gruppi slavi, e non tartari, nei tempi lontani dei secoli mercantili del Medioevo. I Rus’ di Kyiv avevano controllato un vasto Regno che ebbe il suo declino durante il XII secolo, quando sulla Moscova esistevano solo sterminate foreste ricche di selvaggina per i principi Rurik. Terminato il lungo dominio dei Vichinghi, Variaghi per i Bizantini, Rus per i Balto-Finnici, ovvero gli «uomini che remano», tutto quel vasto territorio si sbriciolò con l’invasione tartaro-mongola, che vi dominò verso la fine del XIII secolo, attraverso il Canato d’Oro fino alla Crimea compresa. Batu Kan, e i successivi quattro Canati dei Mongolo-Tartari furono contrastati da Danilo Romanovich di L’viv o Leopoli che doveva essere sostenuta da una Crociata invocata, ma mai realizzata, da parte di Papa Innocenzo IV, all’epoca avversario di Federico II di Hohenstaufen.
Dalle leggendarie «Drakkar», le navi vichinghe, che discesero il Dnieper, i Normanno-Vichinghi si unirono alla maggioranza della popolazione slava formando il gruppo dirigente già nel IX secolo dopo Cristo. Queste imbarcazioni si trasformarono nel tempo nelle «Ciai ka» dei Cosacchi con le quali questi saccheggiavano villaggi, conquistando bottini, fino e oltre i confini della «Sublime Porta» Ottomana. Con l’inizio del XVII secolo il Granducato Lituano Polacco si scontrò e vinse quello moscovita a Orsha nel 1514. Konstantin Oztrozky riportò una grande vittoria.
Finita l’influenza mongola in Mosca con la morte di Boris Godunov nel 1605 e il periodo dei «Torbidi», contemporaneamente, la Delegazione Polacco-Lituana con i suoi Atamani amministrò le terre dell’odierna Ucraina fino al Sich, o fortezza, di Zaporizhia, dove erano i Cosacchi sul confine meridionale del Canato Tartaro, consolidando l’influenza tra Kyiv e il Commonwealth Lituano-Polacco.
Il Sič di Zaporižžja[1], disegno di Enrico Martelloni
Dai villaggi e dalle campagne i giovani uomini raggiungevano Zaporizhia, forniti dalla famiglia di cavallo e armi per arruolarsi e prepararsi alla guerra come alleati dei Polacchi. Il Granducato Lituano infatti, amministrava attraverso gli Ebrei della Valina, ma in generale della Polonia, il vasto territorio, mentre la fanteria cosacca ne era il micidiale braccio armato. Tuttavia gli uomini con il Ciub, il ciuffo alla Taras Bulba, dei vari Sich guidati da Atamani eletti, non erano composti da soli uomini di carriera. I Cosacchi tornavano sovente ai loro villaggi coperti di gloria per riprendere l’attività che era per lo più quella agricola. Il mondo come al solito era in fermento anche per la prima guerra del Nord che aveva incrinato gli equilibri, regnante Maria de’ Medici in Francia e in seguito il figlio Luigi XIII, in Inghilterra Elisabetta I, poi Giacomo I, che erano i Reali di una parte emergente degli Stati in Europa ai quali si affiancavano la decadente Spagna, il Regno di Danimarca e quello di Carlo X di Svezia.
La crisi lituano-polacca del XVII secolo sfociò nella guerra contro gli Ottomani (1620-1621) dove perì il grande Atamano, cioè condottiero, polacco Stanislav Zolkewsky. La Confederazione era comandata, sia sulla terra che sul mare dall’Atamano Petro Sahaidachny che ebbe un ruolo importante con le sue truppe nella battaglia di Khotyn contro l’Impero Ottomano nel 1621, così come per il tentativo del principe polacco Władysław IV Vasa di usurpare il trono moscovita nel 1618.
Petro Konashevych-Sahaidchny era Polacco ma riconosciuto Ucraino. Nato intorno al 1582, diventò comandante dei Cosacchi Ucraini dal 1616 al 1622. Durante il suo mandato, perché in Ucraina i comandanti erano eletti, trasformò i Cosacchi di Zaporizhia da truppe militari irregolari in un vero esercito regolare.
Migliorò, durante questo periodo, le relazioni con il clero ortodosso e i contadini dell’Ucraina. Il grande Atamano portò il suo contributo alla creazione di una moderna coscienza nazionale ucraina.
I Cosacchi registrati negli elenchi polacchi dell’Ucraina, difesero il Commonwealth tra intrighi e rovesciamenti di fronte.
In questa guerra doveva emergere il giovane Bogdan Khmelnitsky, per la circostanza prigioniero del Sultano. Liberato dalla cattività ottomana, Bogdan si rivolse due volte al Re Polacco per fermare le angherie subite ai danni dei contadini del Dnieper per mano dei Confederati, riuscendo in seguito a essere eletto comandante in capo dei Cosacchi di Zaporizhia.
A questo punto, mentre negli stessi anni rotolava la testa di Carlo I d’Inghilterra, Bogdan si alleò con i Tartari intuendo che senza una forte cavalleria non avrebbe avuto vita facile contro quella polacca che allora era considerata la più forte d’Europa.
Nel 1649, di vittoria in vittoria, Khmelnitsky occupò un vasto territorio che non è possibile chiamare Stato, ma che aveva nella lingua ucraina la necessaria caratteristica dell’unità nazionale, celebrata dagli uomini del Risorgimento Italiano come da quello Ucraino: da Mazzini a Taras Shevchenko.
Il nuovo Cosaccato non fece a tempo a fare che pochi vagiti finendo tra sconfitte militari e vittorie, che logorarono l’alleanza con i Tartari, ma che dimostrarono la debolezza del Regno Polacco da una parte e dall’altra del contatto continuo con le popolazioni tartare. Tuttavia, Bogdan si rivolse allo Zarato di Mosca come alternativa ai Tartari nella guerra dei 13 anni contro i Lituano-Polacchi. Con il trattato di Perejaslav del 1654 cominciò un’alleanza, col tempo equivocata come una sorta di annessione allo Zarato di Moscovia, ma mai sottoscritta. Nessun documento scritto esiste. Tale accordo fu contrastato con alterne vicende da una gran parte degli Atamani Ucraini.
Con il trattato di Perejaslav del 1654 non si era concluso un accordo di vassallaggio dei Cosacchi di Zaporizhia con lo Zarato di Mosca. Fu solamente uno dei tanti trattati che tenevano aperta una questione di guerre tra Polacchi, Ucraini e Moscoviti.
Gogol, Ucraino di Dikanka, tenterà di scrivere la storia dell’Ucraina, lui che tanto ne aveva cantato la natura e la bellezza del suo popolo contadino e allo stesso tempo cosacco in numerosi e celebri racconti, come appunto Taras Bulba ambientato proprio nel XVII secolo.
Erano già passati ai giorni di Gogol quasi 200 anni dalla morte di Bogdan Khmelnytsky, Getman e Atamano, cioè Principe e Condottiero. Questi, conosceva quattro lingue e i documenti se li faceva tradurre in latino. Egli aveva risvegliato il sentimento dell’unità del Paese e la volontà di indipendenza.
Da quel momento, cioè dal 1654, era scoppiata la guerra polacco-russa sulla quale s’innestò nel 1666 l’Atamano Cosacco Petro Doroshenko della riva destra del Dnepr, il grande fiume che regola il flusso dell’anima cosacca e della Craina, così chiamata. Petro contrastò la Confederazione Polacco-Lituana sentendosi in grado di poter raggiungere il sogno di riunire anche la riva sinistra dove Kyiv rinasceva per merito di altri Atamani come Ostrogsky e Petro Mohyla fondatore dell’omonima accademia celebre in tutta Europa, di cui parleremo in altra circostanza, ma in un periodo ormai lungo di scarso peso politico e religioso.
È, quindi, il 1667, l’anno della «Ruina» ucraina. Questo è l’anno di non ritorno. «La Pace Eterna» tra Moscovia e Lituano-Polacchi, compromise l’Hetmanato Cosacco di Ucraina.
Ciò fu l’architrave vera e propria dei secoli che seguirono. Fu la base di eventi infelici, dove l’Uomo espresse uno dei lati peggiori del suo volto.
Perejeslav del 1654, non fu la vera fine della nascita di un possibile Stato moderno dell’Ucraina.
Fu, invece, la «Pace Eterna» tra Lituano-Polacchi e Moscoviti a danneggiare i Cosacchi, ma soprattutto gli Ucraini che dovranno attendere altri episodi tragici, come quelli di Gonta, per poter sperare nel risveglio della Rus di Kyiv.
Fu la «Pace Eterna» che condannò l’Ucraina fino all’Impero e all’Unione Sovietica, di seguito fino a oggi.
Tornando da questa digressione, al contempo Petro Doroshenko nella guerra dei 13 anni, combatté anche i Moscoviti, alleandosi con i Tartari e i Turchi. L’Ucraina e i suoi Cosacchi erano accerchiati da ogni lato e sempre in pericolo e per questo motivo le alleanze seguivano spesso interessi ed equilibri che improvvisamente potevano cambiare. I Cosacchi non erano e mai erano stati nomadi. Erano, invece, contadini liberi, registrati e non registrati sotto la Confederazione Lituano-Polacca, e tutte le famiglie tenevano che i più forti e atletici dei loro giovani diventassero i temuti e mai domi Cosacchi dello Zaporizhia, luogo dove il Sich, o fortezza, era stato costruito sul limite delle cascate del Dnepr, a Sud, vicino al confine del Khanato di Crimea. Celebre è il quadro di Repin, acquistato dallo Zar Alessandro III che rappresenta un bivacco ucraino mentre rispondono attraverso una lettera con parole pesanti e volgari al Sultano della Sublime Porta con il ritratto di uno dei più grandi Cosacchi di quei tempi: Ivan Sirko che ebbe la capacità di conquistare la fortezza di Dunkerque per il Re di Francia Luigi XIV.
Nel 1670, però, Petro Doroshenko concluse un accordo con il Sultano Meheme IV attraverso il Kan Selim I, innescando la terza guerra polacco-ottomana fermata dal Gran Atamano Polacco Jan Sobieski.
L’Hetmanato Cosacco Ucraino era in quegli anni in crescendo, uno Stato con una propria zecca e organizzazione politica. In quel momento, 1667, come detto, si era raggiunta «La Pace Eterna» col trattato di Andrusovo, che stabiliva la divisione delle due rive del Dnepr tra Lituano-Polacchi e Moscoviti che pagarono per Kyiv 146.000 monete d’oro (Karbovanzi).
Per questo l’Atamano Ucraino Petro Doroshenko ingaggiò una guerra liberatrice. I Cosacchi, non potendo vincere i Moscoviti e questi temendoli mantennero l’Hetmanato come protettorato dopo il tradimento dei Turchi e dei Tartari di Crimea. L’organizzazione cosacca prevedeva che le cariche più importanti come quella di Atamano, fossero a nomina esclusivamente in forma elettiva. Questo fu sempre un punto di distinzione dalla Moscovia che di origine moksha e dominata per secoli dai Mongoli-Tartari, aveva acquistato forma di Monarchia assoluta.
La stessa religione ortodossa di Kyiv era stata fonte di equivoci e forzature fino alla menzogna in un periodo dove lo Zarato di Moscovia stava bruciando le tappe per divenire un Impero.
È in questi anni a cavallo tra il XVII e l’inizio del XVIII secolo che viene eletto Atamano Ivan Mazepa, celebrato in poemi, narrato da Voltaire, in musica nella omonima opera di Ciajkovskij e da Liszt. Fu più un grande politico e oratore, coltissimo e poliglotta, che un condottiero dei Cosacchi di Zaporizhia. Con lui Kyiv tornò a brillare di luce propria. Uomo forte e bellissimo, conquistò il cuore e il letto della moglie di un alto funzionario quando era stato alla Corte del Re Polacco. Venne per questo condannato e legato a un cavallo lanciato al galoppo. Sopravvisse, e continuò la sua carriera al fianco di Petro contro il principe Azov. Mazepa, infine da Atamano, scelse di allearsi con Carlo XII durante la guerra del Nord spingendo le sue forze contro Pietro I che lo aveva in stima. Lo Zar considerò tradimento l’abbandono dell’alleanza con lo Zarato Moscovita.
Pietro ormai vedeva in San Pietroburgo lo splendore della nuova capitale, il cui artefice principale fu Francesco Bartolomeo Rastrelli.
Era il 1709 quando le forze di Carlo XII si unirono ai Cosacchi dello Zaporizhia. La guerra del Nord iniziata da Pietro distrusse la capitale Baturjn dei Cosacchi uccidendo tutti, donne, bambini e chi era rimasto a difenderla.
La mossa fu vincente perché all’esercito svedese mancarono il sostegno logistico e le armi che avrebbero potuto permettere di vincere a Poltava, ancora oggi importante città ucraina che con Kyiv potrebbe essere paragonata, per alcuni aspetti d’importanza letteraria, alla nostra Firenze.
Inizia così l’ultimo e luminoso periodo dell’Hetmanato di Ucraina e dei Cosacchi. Mazepa, sconfitto e scomunicato, anziano, morì durante la fuga. Fu eletto a suo posto Atamano, colui che ne era lo scrivano generale di quello Stato: Pylyp Orlik. Uomo profondo, intelligente e poliglotta, proveniva da una famiglia slava di lontana origine ceca. A lui si deve la prima vera carta costituzionale scritta al mondo. Prima di quella americana e francese. 38 anni prima de Lo Spirito delle Leggi di Montesquieu. Così, il 5 aprile 1710 a Tiahyn, il consiglio dei Cosacchi per destare il senso democratico del suo popolo, emanò la prima costituzione scritta, in latino e ucraino antico: Pacta et costitutione legum libertatumque exercitus Zaporoviensis, l’originale è conservato a Stoccolma.
La sconfitta di Poltava aveva lasciato il segno. I Cosacchi della riva sinistra influenzati dalla forza dello Zarato non si unirono più con quelli della riva destra che avevano continuato a essere alleati degli Svedesi e dei Turchi. Orlik non fu più in grado di unificare lo Stato Ucraino per molteplici ragioni. Morì nel 1742, nel Principato di Moldovia.
L’ultimo Atamano, Petro Kaniyshevski, fu arrestato e deportato nel monastero di Solovky, nell’omonimo arcipelago sul Mar Bianco, che diventerà, durante il terrore rosso, uno dei tanti lager, dove morì all’età di 113 anni.
Ormai l’Hetmanato era sempre più in mano a Caterina II, che lo fece chiudere nel 1765. Dieci anni dopo fu distrutta Zaporiz’ka Sich, capitale fortificata dei gloriosi Cosacchi Ucraini.
1 Il Sič di Zaporižžja o Zaporož’e (letteralmente: «il forte al di là delle rapide») è stata l’organizzazione proto-statuale dei Cosacchi zaporoghi nell’Ucraina Meridionale, sulle rive del fiume Dnepr, dal 1552 (data di fondazione del primo Sič) al 1775. La Zaporižžja era guidata da un Atamano e da un’assemblea dei Cosacchi. Alleati coi Cosacchi dell’Hetmanato, i Cosacchi zaporoghi hanno combattuto contro la Polonia, l’Impero Ottomano e l’Impero Russo per la loro indipendenza.