Walther Stahlecker
Una SS di immane crudeltà
Il 22 giugno 1941, partì una vera e propria «guerra» dentro la Seconda Guerra Mondiale: l’«Operazione Barbarossa».
Con l’attacco tedesco all’Unione Sovietica, Hitler diede inizio a una vera e propria guerra all’ultimo sangue contro l’URSS di Stalin, una guerra dove il nemico ideologico per eccellenza andava cancellato dalla faccia della Terra; per questo motivo, le SS schierarono quattro unità della morte, le «Einsanztgruppen».
Le «Einsanztgruppen» erano quattro unità motorizzate, incaricate di mettere in sicurezza le retrovie del fronte, cioè di uccidere i nemici del nazismo ossia i commissari politici dell’Armata Rossa, le classi dirigenti sovietiche e i partigiani comunisti. Oltre a questo, dovevano uccidere anche gli Ebrei per liberare lo spazio orientale destinato ai coloni tedeschi.
Erano divise in: unità A sotto Walter Stahlecker nei Paesi Baltici; unità B sotto Artur Nebe nella Bielorussia e nella Russia Centrale; unità C sotto Otto Rach nell’Ucraina Settentrionale e Centrale; infine, unità D sotto Otto Ohlendorf – la quale all’inizio stava dietro l’11a armata –, nell’Ucraina Meridionale.
Il primo massacro delle «Einsanztgruppen» in URSS fu commesso dall’«Einsanztgruppen A» di Walter Stahlecker, il 24 giugno 1941, a Garsden sulla frontiera con la Lituania, dove l’unità uccise 201 persone, quasi tutte ebree. Proprio il suo comandante fu una SS di immane malvagità.
Walter Stahlecker nacque a Sternenfels nel Regno del Württemberg nell’Impero Tedesco, il 10 ottobre 1900. Era il secondo dei quattro figli del pastore protestante, Eugen Stahlecker, uomo conservatore, nazionalista e antidemocratico, che in seguito spostò la famiglia a Tubinga.
Nell’autunno del 1918 Walter Stahlecker, nonostante dovesse ancora diplomarsi, si arruolò nell’esercito tedesco, ma non fu mai schierato in battaglia perché l’11 novembre 1918 la Germania si arrese e perse la guerra contro la Triplice Intesa. In seguito servì nei «Freikorps».
Entro il 1932, era diventato avvocato e uomo politico, poi quell’anno si iscrisse al partito nazista.
Nel marzo 1938 con l’annessione dell’Austria, Stahlecker ottenne un nuovo incarico, fu nominato ispettore della Sipo (polizia) e dell’SD (servizio segreto delle SS) in Austria. Come capo formale dell’«Ufficio centrale per l’emigrazione ebraica», lavorò con il futuro «architetto» della Shoah, Adolf Eichmann. Entrambi intensificarono la pressione sugli Ebrei che vi abitavano, spingendo decine di migliaia di Ebrei a lasciare il Paese e sottraendo i loro beni. Come comandante della Sipo e dell’SD, Stahlecker continuò questa politica nel 1939 insieme a Eichmann nel Protettorato di Boemia e Moravia; quando Stahlecker fu nominato ispettore della Sipo e del SD, dal maggio al novembre 1939 Stahlecker divenne comandante della Polizia di Sicurezza (SIPO) e dell’SD nel Protettorato di Boemia e Moravia.
Allo scoppio della guerra, nel 1939, provò a creare una riserva ebraica in Polonia, il cosiddetto «Piano Nisko» con Eichmann, poi abbandonato nell’aprile 1940 per le epidemie e per l’impossibilità di gestire uno spazio con così tanti Ebrei.
In seguito, dal maggio al novembre 1940, Stahlecker fu comandante della Polizia di Sicurezza e dell’SD in Norvegia e dal novembre 1940 al giugno 1941 fu anche consigliere ministeriale al Ministero degli Esteri. Nel frattempo, nel febbraio 1941 Stahlecker fu promosso Brigadeführer delle SS (Maggiore Generale di Polizia e delle SS).
Il 22 giugno, con l’«Operazione Barbarossa» Hitler attaccò l’Unione Sovietica e Walter Stahlecker fu nominato capo dell’«Einsatzgruppen A». Nel corso dei preparativi per l’attacco all’Unione Sovietica, egli nutriva la speranza di fare carriera nel RSHA (Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich), per questo accettò l’incarico.
Durante il suo incarico in Unione Sovietica, l’unita A di Stahlecker si rivelò la più sanguinaria di quelle nei Paesi Baltici.
La prima vera azione di massa su scala ampia fu a Kaunas in Lituania (durante il pogrom durato dal 25 al 29 giugno 1941); a Kaunas i collaborazionisti lituani linciarono diverse decine di Ebrei in un ex magazzino della polizia segreta sovietica (NKVD). Nei massacri si distinse particolarmente un ragazzo che con una sbarra di ferro uccise circa 60 Ebree. In tutto morirono 3.800 Ebrei, seguiti dopo una settimana da altre 3.000 vittime ebree uccise dai nazisti. Nel suo rapporto sugli eventi di Kaunas, Stahlecker scrisse: «Liquidati oltre 1.500 partigiani lituani ebrei; numerose sinagoghe date alle fiamme o distrutte in altro modo; e un intero quartiere ebraico di circa 60 edifici raso al suolo».
Gli Ebrei venivano portati nei pressi di una fossa scavata in precedenza e uccisi con un colpo alla nuca, si utilizzava inoltre in tutti questi massacri il «metodo Jeckeln» dal nome dell’Obergruppenführer e comandante superiore delle SS nell’Ostland (e poi anche nella Russia Settentrionale dal 1944), un brutale veterano della Grande Guerra; Friedrich Jeckeln fu ideatore di un metodo detto anche «inscatolamento delle sardine», che consisteva nel seppellire vive le vittime, appiccicate come sardine. Una tecnica molto simile a quella usata nei mattatoi industriali.
Stahlecker iniziò una feroce lotta contro i partigiani, introducendo un metodo molto aggressivo di vera e propria caccia ai partigiani nei Paesi Baltici e anche in Bielorussia; il suo metodo, detto «terrore contro terrore», fu molto apprezzato da Himmler. Nel novembre 1941, Stahlecker divenne comandante della Polizia di Sicurezza (SIPO) e dell’SD nel Reichskommissariat Ostland (comprendente i Paesi Baltici e una parte della Bielorussia) sotto l’Obergruppenführer Friederich Jeckeln.
Fu proprio sotto Jeckeln che Rudolf Lange, maggiore delle SS e comandante della Sipo e del SD in Lettonia, sottoposto a Stahlecker, svolse un ruolo di primo piano nel massacro dei 27.500 Ebrei Lettoni di Riga (in seguito, in vece di Stahlecker, prese parte alla conferenza di Wannsee del 27 gennaio 1942).
Riguardo alle vittime, in un rapporto indirizzato alle autorità di Berlino, nel quale riassumeva l’attività dell’«Einsatzgruppe A» alla data del 15 ottobre 1941, Stahlecker illustrò la strategia usata. I comandanti delle «Einsatzgruppen» cercarono di sollevare dei pogrom e delle sommosse antisemite, permettendo ai Tedeschi di mantenere un basso profilo. Solo col passar del tempo l’intervento dei reparti nazisti si fece più sistematico e metodico.
È interessante come Stahlecker nel rapporto mostra la difficoltà, soprattutto in Lituania all’inizio della campagna, di incitare gli abitanti ai pogrom.
Riguardo all’uso delle rappresaglie contro i partigiani usato dalle «Einsanztgruppen» come deterrente per impedire alla popolazione di collaborare fu efficace, come disse Stahlecker, la tattica di contrapporre il terrore al terrore, che funzionò a meraviglia.
Stahlecker in un altro rapporto, detto «Rapporto Jäger» del dicembre 1941 (dal nome del suo creatore, Karl Jäger, lo Standartenführer al comando dell’«Einsatzkommando 3A» sotto Stahlecker), aveva fatto scrivere che ora l’Estonia era «judenfrei» («libera dagli Ebrei») e stimando gli Ebrei uccisi dall’«Einsatzgruppen A» nei Paesi Baltici in 137.346 vittime.
(A riguardo, in un documento successivo, datato 6 febbraio 1942, Jäger aggiornò il numero a 138.272 vittime[1]).
Stahlecker scrisse poi con soddisfazione, a seguito di questi due rapporti (il rapporto di ottobre e il rapporto del dicembre 1941, poi aggiornato il 6 febbraio 1942), un ulteriore rapporto in cui disse di aver ucciso sotto Jeckeln (entro il febbraio 1942) circa 218.050 Ebrei che è la cifra più accertata. (Questo sebbene alcune fonti parlino di 221.000 Ebrei uccisi dall’«Einsanztgruppen A», la più sanguinaria tra le unità delle «Einsanztgruppen»). Cosa che gli fece ottenere i complimenti di Hitler.
L’SS-Brigadeführer Walter Stahlecker continuò le sue attività fino al 22 marzo 1942, quando rimase gravemente ferito cercando di rispondere all’improvviso assalto di un commando partigiano al suo quartier generale, morendo il giorno dopo, a causa delle ferite riportate.
1 Per altre fonti: 136.421 Ebrei, 1.064 comunisti, 653 disabili mentali, e altre 134 persone le cui «colpe» non sono meglio determinate, tra cui 55.556 donne e 34.464 bambini.
Enrico Cernigoi, SS, l’ordine nero del Reich dalle origini al declino della Germania hitleriana, Giunti, 2019
LEO-BW sistema informativo regionale per il Baden-Württemberg, RAI
Nigel Cawthorne, Storia delle SS, gli squadroni del male, Rizzoli, 2019
Massimiliano Afiero, Storia militare delle SS: le battaglie, le operazioni e i crimini del braccio militare nazista, Newton Compton editori, 2020
Adrian Weale, Storia delle SS, Bruno Mondadori, 2011
Wolfgang Benz, La storia narrata. L’olocausto, Bollati Boringhieri 1998
Niccolò Bendini, Friedrich Jeckeln. Il boia del Baltico, Tralerighe libri.