Le Streghe di Stalin
Donne eroine di guerra
Quando si parla di guerre, è parere immediato e comune che di questione per soli uomini si tratti. E, invece, andando a cercare nel fondo delle cronache, nei risvolti della storia, ci si rende conto che sono tantissime le donne che, in forme diverse, ma spesso altamente significative e costruttive, hanno partecipato alle ostilità, dando un contributo positivo al proprio Paese.
In questa nota, intendo ricordare un gruppo di ragazze russe che diede molto filo da torcere alle truppe di occupazione tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.
Hitler, dopo tutta la parte della guerra combattuta in Europa, decise di attaccare la Russia e nel giugno del 1941 lanciò la cosiddetta «Operazione Barbarossa», che aveva come scopo quello di portare a conclusione l’invasione dell’Unione Sovietica, forse senza aver fatto le dovute ricerche per sapere quanto questa fosse grande. L’obiettivo principale del dittatore tedesco era quello di bloccare le attività dell’aviazione russa, con risultati, per lui altamente positivi, dell’abbattimento di tantissimi aerei e dell’uccisione e della cattura di tantissimi equipaggi, mentre contemporaneamente grossi contingenti di carri armati si avvicinavano pericolosamente alla capitale sovietica, distante ormai solo poche centinaia di chilometri. L’Armata Rossa si difendeva come poteva, lottando disperatamente anche perché pure Leningrado era in grave difficoltà, assediata dal nemico: la situazione era molto compromessa, per non dire disperata. Trovando ben poca o inadeguata resistenza, nell’ottobre di quell’anno, l’armata tedesca era giunta – si potrebbe dire – a un tiro di schioppo dalla capitale russa.
Fu in quella disperata situazione, tre mesi dopo l’invasione nazista, con il timore che ormai non ci fosse più nulla da fare se non arrendersi alla potenza e all’arroganza teutonica, che il dittatore russo Stalin (si può qui ricordare che Stalin è uno pseudonimo con il significato di «uomo d’acciaio», mentre il suo vero nome, che forse pochi conoscono, era Josif Vissarionovič Džugašvili) ebbe la visita di Marina Micailovna Rascova, una matura aviatrice che, nel periodo fra il 1930 e il 1940, era stata protagonista dell’aviazione nazionale femminile ed era molto popolare in Russia. «Sic et simpliciter», essa gli propose la sua collaborazione per la formazione di gruppi femminili da addestrare nel volo e nell’attacco aereo sui nemici, per contribuire nella difesa della libertà nazionale.
Foto di Marina Micailovna Rascova nel 1938
Non era nelle intenzioni del Governo Russo l’utilizzazione di piloti donne in missioni effettuate con bombardieri, ma considerata da un lato la fama e l’abilità aviatoria dimostrata tempo addietro dalla Rascova e da altre ragazze e ritenuto che il loro impegno poteva dare un aiuto concreto alla malmessa situazione dello Stato dall’altro, Stalin, inizialmente perplesso e con un’infinità di dubbi in merito, alla fine, convinto che era necessaria la presenza di gente valida pronta a combattere nei cieli, fu indotto a decidere che si poteva tentare.
Così, l’8 ottobre 1941 il progetto proposto dalla Rascova fu approvato e fu dato l’ordine di istituire tre unità di aviatrici e, quindi, il 3 dicembre nacquero i Reggimenti Caccia Bombardieri 586°, con aerei Yak-1, bombardieri in picchiata 587°, con aerei Petlyakov Pe-2 e bombardieri leggeri notturni 588°, con aerei Polikarpov Po-2.
Tante aviatrici che avevano volato con la Rascova e molte donne, che avevano avuto lutti in famiglia per l’attacco tedesco o la casa bruciata, sentita l’intenzione da parte del Governo Centrale di istituire gruppi da combattimento aereo, per vendicare i danni materiali e morali subiti, fecero la domanda per essere arruolate, decise a prepararsi al loro pericoloso compito che era quello di partecipare attivamente, e in prima linea, alla guerra definita giustamente patriottica, che si stava valorosamente combattendo e, purtroppo, con poche speranze di rovesciarne le sorti.
Le domande furono più di 2.000. Così furono scelte 400 ragazze, di età compresa fra i 17 e i 26 anni, soprattutto studentesse, per ogni gruppo. Queste furono inviate al centro di addestramento «Engels School of Aviation» a Engels, appunto, per la formazione indispensabile. Il lavoro di apprendimento fu molto duro, perché era assolutamente necessario che fossero pronte il più presto possibile per cominciare ad arginare i quotidiani e gravosi danni di guerra, per cui i tempi per la preparazione e per la formazione di personale di terra, meccaniche, navigatrici e piloti furono ridotti al minimo.
Ciò contro il quale, disgraziatamente, esse incapparono, fu il non essere giustamente apprezzate, bensì maltrattate e anche stuprate dai colleghi maschi, che non accettavano che incarichi ritenuti di esclusiva pertinenza maschile fossero insozzati da quella femminile, anche perché era offeso il loro amor proprio come maschi. Le donne non dovevano invadere il regno degli uomini!
Però, esse imperterrite continuarono sulla rotta che era stata loro assegnata.
Di questi gruppi, forse quello che fece più male ai Tedeschi fu il 588°. Era stato affidato al comando del maggiore Evdokija Davidovna Beršanskaja, operava di notte ed era diventato un incubo per i Tedeschi, tanto che, dopo essere venuti a conoscenza che i piloti erano donne, non esitarono a chiamarle «Nacthexen» («Streghe della Notte»), non si sa se l’appellativo fosse dettato da timore, rispetto, disprezzo o altro; certo è che essere soggetti ad attacchi attuati da donne, sicuramente dava molto fastidio ai maschi teutonici.
Qualcuno ritiene che il soprannome sia dovuto al fatto che aerei di legno compensato producevano un rumore sibilante come quello che produce la scopa nel suo lavoro di pulizia e, come si sa, si vuole che le streghe e le scope siano coppie fisse per gli spostamenti. Ma il motore, non si sentiva? Ecco qui il trucco: i piloti volavano molto a bassa quota e poi, quando giungevano nelle vicinanze dell’obiettivo, spegnevano il motore e, planando, sganciavano il loro carico di bombe, quindi riaccendevano il motore e toglievano il disturbo, fuggendo alla massima velocità consentita dal mezzo.
Gli aerei usati dalle Streghe erano già superati anni prima della guerra. In effetti si trattava di biplani biposto, dotati di doppio comando, denominati Polikarpov Po-2, costruiti con materiali poveri (legno e tela), equipaggiati con un solo motore: il prototipo era stato progettato da Nikolaj N. Polikarpov, addirittura nel 1928.
Le funzioni per le quali tale aereo era stato progettato e utilizzato, essendo ben manovrabile, erano quelle di addestrare i nuovi piloti, di effettuare ricognizioni, di servire di collegamento fra i vari settori militari e, soprattutto, di eseguire le operazioni nell’agricoltura, dopo i necessari adattamenti allo scopo. I Tedeschi, che sapevano che prima delle ostilità quel tipo di aereo era utilizzato per spargere prodotti per l’agricoltura, li chiamavano «aerei da granoturco».
La strumentazione era latitante, in quanto si riduceva a bussola e cronometro, con l’aiuto di una mappa del sito da colpire, che spesso era a vista, qualora si riuscisse, con l’aiuto della luna, quando c’era, a riconoscere qualche elemento a terra. Essendo un aereo leggero, non poteva esagerare nel peso, per cui il carico offensivo doveva essere ridotto a due bombe da 100 chilogrammi attaccate sotto le ali; pertanto, tale limitazione imponeva più uscite in una sola notte per portare a termine gli attacchi programmati. Per la difesa, le donne potevano affidarsi solamente a una mitragliatrice brandeggiabile. A proposito, pare che pure il paracadute mancasse all’appello, ma ciò aveva un perché: esse volavano basse e, se fossero state abbattute, il paracadute non sarebbe servito a nulla, per cui era meglio lasciare il suo posto a esplosivi, quali le bombe a mano incendiarie, per esempio.
Se si vuole, il fatto che gli aerei delle Streghe fossero di vecchia generazione e, perciò, con non grandi prestazioni, li faceva veramente molto lenti, ma questa deficienza si trasformava in un vantaggio, quando esse incrociavano aerei da caccia notturni nemici, giacché, essendo questi più veloci, erano in notevole difficoltà per la collimazione delle mitragliere, per cui quasi sempre i biplani continuavano le loro missioni indenni. C’è da aggiungere che le Streghe, non solo tentavano di sfuggire agli attacchi della «Lufwaffe» (Aviazione tedesca), ma rispondevano coraggiosamente al fuoco.
E gli aerei giungevano all’improvviso sull’obiettivo, essendo per i Tedeschi un problema individuarli prima dei loro attacchi, giacché i velivoli erano talmente piccoli da non comparire né sui radar né sui localizzatori a raggi infrarossi; inoltre, siccome le aviatrici non utilizzavano mai la radio, nemmeno in questa maniera erano captabili: era come se non esistessero, se non ci fossero stati gli evidenti risultati dei bombardamenti a dimostrare il contrario. Insomma, soltanto quando i Tedeschi sentivano quel rumore capivano di essere sotto attacco dall’alto, e talora era troppo tardi.
Effettivamente, gli aerei erano biplani poveri – se passa la parola – costruiti in legno compensato e tela con solamente il necessario affinché volassero e facessero fruttuosamente le loro missioni; comunque, diedero un loro valido contributo per concludere positivamente la guerra. Come i piloti uomini, le Streghe sopportavano il freddo e rischiavano le furibonde reazioni nemiche, ma imperterrite compivano stoicamente il loro compito. Pare che il quantitativo di esplosivo sganciato dal 588° Reggimento Bombardieri Notturni su obiettivi nemici sia stato di non meno di 3.000 tonnellate in 23.000 missioni, dando un evidente contributo alla vittoria finale; tenuto conto che i biplani potevano portare solamente due bombe da un quintale alla volta, si può intendere quanti voli sia stato necessario affrontare per trasportare un quantitativo tale di esplosivi.
Che si trattasse di un gruppo inviso ai nazisti lo dimostra il comportamento dei gerarchi che insignivano del prestigioso riconoscimento della Croce di Ferro gli aviatori che riuscissero ad abbattere almeno una delle Streghe.
Le Streghe ebbero il maggior riconoscimento da parte del Governo Russo e le conseguenti decorazioni. I loro piloti morti furono tanti, mentre alcune di quelle che poterono vedere finire la guerra avevano accumulato oltre 1.000 missioni e 23 ebbero la Stella d’oro quali eroine dell’Unione Sovietica.
Le missioni delle Streghe dimostrarono che le donne in guerra sono alla pari degli uomini e che, come tali, possono far male a chi cerca di togliere la libertà dei popoli, usando la forza e la prepotenza.