L’indipendenza dell’Ucraina e la rivolta del
bardo dell’amore
Vladymyr Ivasiuk cantava la gloria dei
cosacchi ed era perseguitato in patria
Maggio 1979: viene trovato morto un celebre cantautore ucraino che scriveva anche per cantanti polacchi e russi, ucciso dal KGB. Si tratta di Vladymyr Ivasiuk. È il più celebre bardo dell’Unione Sovietica, che pochi mesi dopo invaderà l’Afghanistan.
Il compositore ucraino, nato il 4 marzo 1949, già a cinque anni suona il violino e a venti anni ha alle sue spalle più di 100 testi che scorrono tra le labbra di tanti Ucraini e Russi. Ama contemplare i grandi fiumi: Dnepr, Dnestr, Bug, ma soprattutto ama i boschi dei Carpazi. Le sue canzoni arrivano, nonostante tutto, fino all’estrema isola di Sakhalin. Nel 1970, Ivasyuk scrive Cervona ruta e tocca il cuore di tanti giovani al punto che anche oggi gli Ucraini la ricordano a memoria. Ruta è il fiore giallo che ogni dieci anni diventa rosso. Questo fiore dei boschi fa incantesimi d’amore. È l’antica leggenda cosacca riscoperta dal poeta. Il successo è grande, è un tripudio. Nei suoi testi non esiste politica, solo la gloria dei cosacchi, l’Ucraina, il cielo azzurro. Volodya, così chiamato dagli amici, è un giovane di carattere allegro, semplice, non aggressivo. È generoso e vive con l’idea di un futuro libero almeno per poter parlare la sua lingua.
La polizia lo perseguita più volte; le sue canzoni ucraine sono un pericolo. La lingua imposta deve essere quella russa, l’Ucraina non esiste, c’è solo l’URSS. Per questo viene perseguitato. In varie città il suo complesso si esibisce nelle piazze ricolme di giovani. Ivasiuk non si scoraggia anche se percepisce il pericolo, e la polizia lo interroga ripetutamente accusandolo di «idealismo borghese» e «deviazionismo». Diranno alcuni che Ivasiuk continuava a scrivere in ucraino cosciente del suo destino, con anche la speranza di svegliare l’Europa. Il 23 aprile 1979 il giovane poeta viene fatto salire su di un’auto scura del KGB. Alcuni giorni dopo viene ritrovato in un bosco vicino a Leopoli con le dita troncate e gli occhi cavati. Durante il corteo funebre davanti a migliaia di giovani una scritta campeggia:
«Ricordati Ucraina di questo giorno di lutto».
Una folla immensa sfida il regime e accompagna la salma del bardo.
Ivasiuk raggiunge negli anni Sessanta la celebrità nell’Unione Sovietica con le sue canzoni e poesie d’amore. La TV trasmette l’equivalente della nostra «Canzonissima», o del «Festival di Sanremo». Quando da noi emergono Gino Paoli e De André, Ivasiuk fa cantare tutto il popolo di qualcosa per lo più sconosciuto al tempo del regime, che prediligeva le canzoni di tipo patriottico. Come il bellissimo ottocentesco Inno Nazionale Ucraino, questa canzone romantica, tra le tante canzoni di Ivasiuk, Cervona ruta, è quella che tutti gli Ucraini sanno a memoria e anima profondi sentimenti. Il successo la fa diventare immediatamente famosa dagli Urali a Leningrado, da Vladivostok alla Crimea. Il testo narra di un fiore unico e misterioso dei boschi. È una sfida al regime. È scritta quando ai tempi nostri erano in auge Morandi e Massimo Ranieri. È il 1970.
Vladimyr Ivasyuk fu ucciso dalla polizia segreta come era in uso in Unione Sovietica, come oggi in Russia, in circostanze e modi raccapriccianti. Venne ritrovato impiccato, emaciato dalle violenze subite. Il feretro fu seguito da migliaia di persone fino al cimitero di Lichakiv dove ciascono pose un fiore sulla sua tomba. Dal profondo silenzio di quella processione di uomini e donne di tutte le età, si alzò il canto di un’altra sua celebre canzone: Vodogray. Gli anni che seguirono portarono altri lutti e lotte per l’indipendenza. Altri poeti come Vasyl Stus, o il dissidente Vyacheslav Choronvil, candidato sicuramente vincente alla carica di Presidente della Libera Repubblica di Ucraina, morirono per la libertà. Con loro il sangue fu versato da decine di migliaia di innocenti prima e dopo Ivasiuk.
Non cercare di sera la cervona ruta
Perché tu sei più bella e misteriosa di ogni fiore.
Cervona ruta è il fiore dell’Amore e della Speranza,
Ma siccome io ti amo, tu sei il più amabile di tutti i fiori.
La Ruta rossa non cercare di sera,
Tu sei il mio unico amore,
Credimi, unica sei.
Scorre l’acqua
Scorre l’acqua
Solo non so dove
Fra montagne lì nel mondo
Scorre e non torna più
Ci vediamo lì lontano dove
c’è tale cascata
E chiediamo di cuore di suonare per noi
Col suono emanato dal rumore della cascata
Acqua suona! Suona per noi!
E non fermare mai la tua danza
Per questa canzone così bella, cascata cara,
Chiedimi tutto quello che vuoi:
La Primavera ti darà le corde per suonare
L’autunno la sonorità
Noi suoneremo sulle corde tue
Che porteranno gioia nei nostri cuori
[lei]
Guarda l’acqua scintillante
che sgorga sulle pietre!
Con queste gocce d’acqua così amabili,
Fammi una collana.
[lui]
L’acqua scende dalle
montagne
Io raccolgo tutta questa spuma e ti preparo
Una collana d’acqua
L’acqua giocherà con noi…
E così potremmo sorridere…
Meglio però radunare tutte le sorgenti
E fare uno zimbaly [strumento a corde ucraino dei
Carpazi]
E per te amore grande, io lo
farò suonare.