La Congiura degli Eguali (1796): la prima
manifestazione storico-politica del comunismo
Una pagina di Storia poco conosciuta:
quando l’ideologia si fonda su eventi concreti
In tempi come i nostri, nei quali ancora vivono o sopravvivono, in determinate aree del mondo, regimi apertamente comunisti o che si ispirano a una concezione radicale della società mirante all’abolizione della proprietà privata, merita ricordare quale fu la prima manifestazione storico-politica del comunismo, al di là di Platone o di altre filosofie che pur comunemente sono considerate come prodromiche all’idea collettivista. E per trovare il momento in cui per la prima volta il comunismo si manifestò come organizzazione politica, occorre tornare al contesto storico della Rivoluzione Francese, che segnò il passaggio dalla modernità alla contemporaneità, in quella particolare congiuntura di eventi successivi alla morte di Maximilien de Robespierre, quando la Rivoluzione, per molti, sembrò virare verso un’involuzione dei suoi principi originari e alcuni rivoluzionari radicali chiesero apertamente il ritorno alla Costituzione del 1793.
Filippo Buonarroti, rivoluzionario italiano emigrato in Francia, è stato uno dei più importanti rivoluzionari europei del primo Ottocento, discendente della famiglia dell’artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti ed esponente del giacobinismo. Protagonista controverso della Rivoluzione Francese, egli tese le sue azioni verso un ideale rivoluzionario che si incarnava nella credenza che la rivoluzione doveva tendere all’instaurazione di un sistema egualitaristico e comunistico, che bisognava abolire la proprietà privata, generatrice della divisione tra ricchi e poveri, detentori del potere e governati sfruttati. A gente come Buonarroti, François-Noël Babeuf e i seguaci di Robespierre, si deve la cosiddetta «Cospirazione degli Eguali» organizzata nella Francia post- robespierriana del maggio 1796, voluta dalla Società degli Eguali di cui Babeuf fu il capo carismatico assieme al Buonarroti. Del fatto, il Buonarroti scrisse un’opera storico-polemica in due volumi. Pubblicando quest’opera nel 1828, 13 anni dopo la fine della Restaurazione, Buonarroti, partecipe della Congiura degli Eguali e condannato come uno dei suoi principali complici dall’Alta Corte di Giustizia di Vendome (1797), tenne fede e promessa a Babeuf dopo la lettura della sua sentenza di morte.
Il diritto principale per gli Eguali non era quello della proprietà privata, ma il diritto dell’esistenza.
«Si strappino i confini delle proprietà, si riconducano tutti i beni in un unico patrimonio comune, e la patria – unica signora, madre dolcissima per tutti – somministri in misura eguale ai diletti e liberi suoi figli il vitto, l’educazione e il lavoro» (Filippo Buonarroti, Cospirazione per l’uguaglianza detta di Babeuf, 1828).
L’opera del Buonarroti spiega, polemicamente, l’origine, lo svolgersi e il concludersi della Congiura, in un periodo antecedente al 1830 nel quale sembrò ravvivarsi, anche a opera dello scritto medesimo, la tradizione rivoluzionaria, di cui Buonarroti fu simbolo, vittima e abilissimo propagandista. La narrazione è preceduta da un rapido scorcio della storia della Rivoluzione Francese, in cui l’autore, e con lui il gruppo degli Eguali, videro nel suo complessivo svolgersi e involversi, il «sistema dell’uguaglianza» sopraffatto a un certo punto dal «sistema dell’egoismo» finché, eliminati progressivamente e successivamente i partiti che ostacolavano la marcia verso l’uguaglianza, l’ideale rivoluzionario trionfò con Robespierre. Ma la morte del Tribuno Francese arrestò il movimento verso una piena giustizia sociale, aprendo le strade alla reazione. L’esaltazione di Robespierre e il ritorno alla Costituzione del 1793 furono, da allora, la parola d’ordine dei democratici durante il regime del Termidoro e del Direttorio, e formarono il programma minimo degli Eguali, tenacemente bandito dal loro capo «Tribuno del popolo» Gracco Babeuf e dal Club del Pantheon. Chiuso il Pantheon, si formò attorno a Babeuf un comitato segreto (30 marzo 1796) per preparare l’insurrezione. Lo scopo del comitato e dell’agognata insurrezione andavano assai al di là della Costituzione del 1793 e delle vedute stesse di Robespierre, proponendosi un ordinamento comunistico della nuova Repubblica degli Eguali i cui principi erano in parte derivati dagli scritti utopistici – da Platone a Morelly – e, in parte, dall’esperienza della Rivoluzione nella sua ultima fase. La denuncia di una spia portò all’arresto dei congiurati e a un clamoroso processo in cui essi si fecero ancora apostoli e apologeti delle proprie idee.
Il Buonarroti si estese lungamente sui piani della cospirazione, esposti con un’organicità che lasciò il dubbio di una rielaborazione posteriore del sistema, cui l’autore volle dare il fascino di una tradizione eroica. Così anche la trattazione dei fatti della congiura del 1796 doveva rivelarsi eroica come i fatti narrati, secondo l’autore che di essi fu protagonista. La popolarità del Babeuf, comunque, derivò in massima parte dal libro del Buonarroti, il quale, come anticipato, alimentò la propaganda democratica dopo il 1830 ravvivando la tradizione rivoluzionaria e, diffondendosi tra gli operai, contribuì al primo sorgere del movimento proletario, più di trent’anni prima della nascita della Prima Internazionale (28 settembre 1864). L’opera del Buonarroti si affermò così come un testo classico della letteratura socialista, venendo ripubblicato dal 1830 al 1923 in varie edizioni o riduzioni francesi, una inglese, una tedesca e una russa. Il suo sistema è lontano dal materialismo di correnti posteriori per il fondamento essenzialmente morale, e si distingue dalle utopie anteriori sia perché frutto di un’esperienza storica vissuta, sia perché affronta già il problema industriale e l’organizzazione sociale del lavoro.
Notevole prestigio letterario deriva all’opera anche dallo stile limpido ed elevato. Nella storiografia della Rivoluzione Francese, la sintesi introduttiva del libro del Buonarroti precorre le più moderne interpretazioni e fu singolarmente apprezzata da Albert Mathiez e dai suoi continuatori.
