L’unificazione d’Italia 1859-1860
L’adesione dell’Italia
centro-settentrionale al regno sabaudo fu una vicenda
complessa
Se tutti conosciamo le guerre d’Indipendenza e l’Impresa dei Mille, più complessa risultò l’unificazione dell’Italia centro-settentrionale.
Il primo stato a muoversi fu la Toscana. Il Granducato era retto dalla dinastia dei Lorena (o Asburgo-Lorena), in generale conosciuta per il buon governo. Quando venne concessa la Costituzione nel 1848 si ebbero diversi governi liberali, ma il disordine creatosi spinse Leopoldo II ad abbandonare la Toscana l’anno successivo per un breve periodo. Si formò un governo dittatoriale presieduto da Francesco Guerrazzi, piuttosto anomalo e vagamente vicino ai socialisti, e presto i moderati anche a seguito della sconfitta piemontese richiamarono il granduca che cosciente degli ultimi eventi instaurò un governo più duro del precedente con il sostegno delle truppe austriache. Tale situazione andò avanti per dieci anni finché il mancato sostegno al Piemonte nella Seconda Guerra d’Indipendenza spinse alla rivolta dell’esercito. Si formò un governo liberale nonostante la contrarietà di Napoleone III, che riteneva di formare uno stato dell’Italia centrale da affidare a un suo cugino. Il nuovo governo era favorevole all’unione con il Piemonte che si ebbe con il plebiscito del marzo 1860.
Le Romagne erano da tempo una zona calda dell’Italia, ricordiamo le numerose «insorgenze» contro i governi giacobini napoleonici. L’insofferenza verso lo Stato Pontificio era più viva nelle città, mentre nelle campagne non vi era un’avversione verso le autorità papaline. Una importante svolta si ebbe nel corso della Seconda Guerra d’Indipendenza dopo la battaglia di Magenta (4 giugno 1859) sfavorevole agli austriaci, che furono costretti a ritirare le truppe dalle Romagne. Ne approfittarono i piemontesi che inviarono truppe regolari e volontari, fra i quali Giuseppe Garibaldi. I moderati Massimo d’Azeglio e successivamente Luigi Farini costituirono un governo formalmente autonomo avversato dai francesi, che non erano favorevoli a un eccessivo ampliamento del regno sabaudo. Nel settembre di quell’anno, l’assemblea delle Romagne richiese l’annessione al Piemonte e nel novembre si unificarono agli ex Ducati Parma e Modena per meglio resistere a una eventuale iniziativa dei pontifici.
Anche il Ducato di Parma (Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla), dove governava un ramo dei Borboni non apprezzato dalla popolazione, fu investito dai moti popolari subito dopo la sconfitta austriaca a Magenta. Cinque giorni dopo, i Borboni dovettero abbandonare le loro terre.
Anche nel Ducato di Modena (Modena e Reggio) Francesco V d’Asburgo-Este, uomo aperto alle innovazioni economiche ma non a quelle costituzionali, fu costretto a lasciare il Paese subito dopo la caduta dei Borbone di Parma con l’arrivo delle truppe sabaude, mentre la popolazione si esprimeva a favore dell’annessione al Piemonte.
Dopo l’armistizio di Villafranca (11 luglio 1859) che mise fine alla Seconda Guerra d’Indipendenza, il 9 novembre il cavouriano Luigi Farini assunse la carica di dittatore delle Provincie provvisorie (entità composta dall’unione di ex Ducati ed ex Legazioni) chiamata successivamente Province Unite del Centro Italia, annesse pochi mesi dopo al Regno di Sardegna nel 1860.
Negli stessi giorni Farini scrisse a Garibaldi di essere favorevole a una sua iniziativa a sostegno di città marchigiane che si fossero ribellate ai Pontifici, ma il governo sabaudo temeva l’ostilità francese e austriaca. Il Generale dovette quindi fermarsi, anche se il governo britannico aveva mostrato di non volere una influenza francese sull’Italia.
Quando Garibaldi liberò il Sud Italia si ebbero diversi moti nelle città dello Stato Pontificio e nel settembre 1860 l’esercito piemontese, per impedire a Garibaldi di proseguire per Roma e tranquillizzare le potenze europee, penetrò nei territori papalini e liberò Umbria e Marche.
Nel marzo 1860 l’Emila Romagna e la Toscana con i plebisciti votarono per l’annessione al regno sabaudo, a ottobre i territori dell’ex regno borbonico e a novembre Umbria e Marche.