Mazzini in Ucraina: il decennio 1830
Da Konarski a Kostomarov
I primi cenni e notizie di Mazzini in Ucraina si riscontrano sul giornale «Severnaja pcela», del 13 febbraio 1834, per una insurrezione al confine tra Svizzera e Savoia.
Il «Moskovskije Vedomosti» scriveva: «La società funesta e rivoltante che è conosciuta sotto il nome di “Giovine Italia”» preoccupato dell’azione libertaria nell’Impero. Ma già nel 1831 il conte Benkendorf comunicava al governatore generale di Kyiv, Levashov, del cospiratore italiano Antonini. Tutto ciò fu il prologo alla penetrazione delle idee mazziniane in Ucraina attraverso la «Giovine Europa».
Due in particolare, erano le zone influenzate: quella dell’Impero Austriaco e quella russa, dove il primo comprendeva la Galizia, la Volina, la Podolia, a Nord-Ovest, mentre per l’Ucraina del Sud, dal Mar d’Azov al Mar Nero, fucina di «liberi pensatori»: Odessa, Berdiansk, Mikolajiv, Kerck, Feodosja, Sebastopoli. In questa parte del Paese operavano, tra i più noti, Giovan Battista Cuneo, emissario di Mazzini, Garibaldi e altri tra cui Niccolò Morchio a Odessa e a Taganrog nel Kuban Ucraino, oggi Russia. Così, l’Ucraina gravitò velocemente con le loro società segrete nella sfera delle associazioni democratiche. Queste furono coinvolte nella rivolta polacca contro lo Zar Alessandro II nel 1830. I valori democratici erano parte fondante del popolo ucraino, gli Hetman, a esempio, venivano eletti dopo un pubblico confronto. La loro affinità con i principi libertari alimentati dagli scambi e contatti sugli itinerari mercantili del Nord con cospiratori come Giovanni Sala, erano vivi, come nel Sud del Dniepr, il fiume anima e spina dorsale del Paese.
La diffusione della «Giovine Italia» impensierì in quegli anni i governatori della Galizia e delle province di Kyiv, Valina e Podolia. Tra i perseguitati, il mercante di Leopoli Milikovskyj e il confidente Miyhalik che aveva aperto una libreria occidentale a Kyiv, riferimento dell’Università Santo Vladimir. Una particolarità delle società segrete ucraine, era che non di rado firmavano le proprie lettere segrete col nome di Gonta, capo della rivolta Gajadamaca, o contadina del XVIII secolo. Queste erano rivolte per le terre che un po’ dappertutto in Ucraina si manifestavano nei secoli.
In questo contesto, attraverso la «Giovine Polonia» si inserivano personaggi come Lelewel e soprattutto Konarski, amico di Mazzini. Era proprio il nostro esule a riconoscere e menzionare le tradizioni ucraine nella lotta per la libertà nel programma della «Giovine Europa», contenuto in Fede e Avvenire del 1835, indicando le radici storiche del Risorgimento futuro dei popoli slavi, ricordando il nome di Bogdan Chmel’nyc’kyj, Hetman del XVII secolo: «Quando le moltitudini della Lituania, della Galizia, dell’Ucraina fremevano speranze di libertà» (SEN, volume VI, pagina 312). Ancora a titolo informativo, Mazzini ricordava in altre circostanze, la rivolta decabrista post napoleonica di Pietroburgo e di Ucraina. In questo contesto era in particolare Konarski, che verrà imprigionato e ucciso per fucilazione nel 1839, uno dei primi a stimolare la cospirazione ucraina contro lo Zar. Sarà Kostomarov, slavista e professore, a valorizzare la lingua ucraina e il risveglio dei sentimenti del popolo per l’unità nazionale, che nonostante tutto aveva più affinità con i Polacchi e i Tatari, che con l’Impero Russo.