Mazzini in Ucraina
Legami poco conosciuti tra il nostro Risorgimento e l’anelito di libertà del popolo ucraino

Ciò che distingue Patria da Nazione è la lingua in comune di un popolo e la sua Storia. È «l’amor patrio di Dante», come scriverà Mazzini; quella lingua ch’è identità, parlata dai padri. Essa è la chiave di volta. È la prima forma di unità che per l’Ucraina vale come per gli altri popoli. Per secoli, invece, la lingua ucraina è sopravvissuta, anche se diffusa, soffocata dallo Zar, prima, e dall’Unione Sovietica, poi, che ovunque nel suo Impero aveva imposto la neolingua: il russo.

Un migliaio di insegnanti, artisti, letterati, furono già ai tempi di Lenin, deportati e trucidati alle Solovky, l’arcipelago vicino al Circolo Polare Artico divenuto, da luogo di preghiera, uno dei tanti lager sparsi tra le Repubbliche.

Ci sono, dunque, affinità tra l’Italia e l’Ucraina che nell’Ottocento s’incontrarono alla ricerca dell’unità nazionale. Il nome di Mazzini trovò eco per la prima volta nel febbraio del 1834 attraverso le colonne del giornale «Severnaja pcela» e «Moskovskije vedomosti» dove si parlava della «Giovine Italia» in toni negativi. Mazzini era già allora un temuto agitatore anche per l’Impero Austro-Ungarico e per lo Zar Alessandro II.

Nell’aprile del 1861 fu ristampato sul «Kievskij telegraf» l’appello di Mazzini «di liberare Roma e attaccare l’Austria nelle Venezie». Le attività del nostro Risorgimento destavano interesse in molte delle persone più emancipate e qualificate della Piccola Russia, come veniva chiamata l’Ucraina in senso spregiativo, scippata del proprio nome dopo Pietro I. «Rus», infatti, sono solo gli Slavi Kiviani e Mosca uno Zarato, o Granducato che ebbe vita molto tempo dopo e per secoli sotto il controllo tartaro mongolo concluso dopo la morte di Boris Godunov e il periodo successivo dei «Torbidi» nel 1613.

Molti Italiani vivevano già a Odessa e nelle città di Crimea come Fedosija e Sebastopoli. Tra questi, Giovanni Battista Cuneo, collaboratore di Mazzini, e lo stesso Garibaldi visse un breve periodo laggiù. Da questo momento in tutto il Paese, dalla Galizia in poi si diffusero le idee della «Giovine Europa» non estranee alla vicina Polonia.

A causa della diffusione delle idee libertarie nelle regione della Galizia, Valina, e Podolia, vi furono molti arresti, tra i quali il mercante di L’viv, o Leopoli, Milikovskyj. La rivolta contadina Gajdamaca nell’Ucraina del Settecento era ancora viva nei ricordi e il nome Gonta era riaffiorato nelle società segrete oggetto di controllo della polizia imperiale. D’altra parte, Odessa era una delle città citate dallo stesso Mazzini con Barcellona, Siviglia, Londra dove aveva corrispondenti.

Mazzini indica nel programma della «Giovine Europa» esplicitamente il nome di Bogdan Chemel’nyckyi, atamano dei Cosacchi di Zaporozhye degli Ucraini del XVII secolo, quando «le moltitudini della Lituania, della Galizia, dell’Ucraina fremevano speranze di libertà», ricordando anche la rivolta Decabrista della più tarda epoca napoleonica a Pietroburgo e in Ucraina, specie a Poltava.

Il risveglio dei principi democratici che preoccupavano gli Imperi Centrali, si ripercossero attraverso le affiliazioni alla «Giovane Polonia» fino ad arrivare nell’Università di Kyiiv. Gli universitari ucraini Sosnovs’kyi e Cornyj, furono condannati a morte dal tribunale zarista, pena commutata nell’obbligo del servizio militare. «Ogni popolo, oltre ai propri obblighi, ha significativi doveri verso l’umanità», affermava l’«apostolo» d’Italia.

L’atto di fratellanza e lo statuto della «Giovane Europa» erano diventati attraverso Konarski, il principio di liberazione di Polacchi e Ucraini dal giogo russo della terza spartizione del 1795, senza però risolvere le questioni tra i due stessi popoli.

Negli anni seguenti al 1836 l’influenza del Risorgimento Italiano provocò intense condanne a studenti e attivisti delle scuole e delle Università di Kharkiv e Kyiiv dove era docente di Storia Mycola Kostamarov.

Tra i letterati, prima di tutti, Taras Shevchenko, il più grande poeta ucraino ed esponente del «Risveglio», nella sua poesia L’Eretico univa il motto della libertà nazionale all’appello per tutti gli Slavi che «diventino buoni fratelli e figli del sole della verità».

Oltre a questi fondamentali uomini, che presero parte alla società segreta dei Santi Cirillo e Metodio, furono ancora tanti altri i nomi che provarono a creare quel moto di libertà per troppo tempo soffocato, come Mykola Savic di Poltava che aveva incontrato a Firenze e Roma il confratello slavofilo Fjodor Cizov.

La Repubblica Romana del ’49 e, 10 anni dopo, la guerra d’indipendenza italiana del 1859 animarono ancor più l’Ucraina e l’interesse per l’Italia. Le circostanze e le affinità verso la ricerca dell’indipendenza ucraina si erano però concentrate sui rapporti tra Slavi, seguendo ancora l’impostazione di Mazzini e di altri pensatori europei. Da qui il Libro dell’essere ucraino di Kostamarov.

Molti furono coloro che sentirono necessario l’impegno per la libertà. Nel 1861 Krasovskyj scriveva: «Non abbiamo bisogno di regni! Non abbiamo bisogno di signori! Zar e signore sarà il popolo!». Il Professor Dragomanov che aveva visitato Firenze, dove aveva vissuto, e altre città d’Italia e d’Europa, però, lamentava che in Ucraina non esistesse una figura come Mazzini, Garibaldi e Manin. La polemica, affermava Varvacev, aiutò gli Ucraini a scoprire Mazzini e i mazziniani, segnando una pietra miliare che portò all’indipendenza nel nuovo secolo.

L’agitatore Dragomanov, venne citato da Franko nel 1885, che scriveva nella lingua ucraina, apprezzando l’attività intellettuale tesa al risveglio del popolo. L’eco di Mazzini, si espresse infine nella grande poetessa Lesja Ukrainka che da San Remo nel gennaio del 1903 scrisse al Professore dell’università di Roma Angelo De Gubernatis, quando evidentemente ancora non erano sopite le speranze di libertà per il suo popolo.


Fonte bibliografica

Professore Mikail Varvacev, Il mazzinianesimo nel mondo, Edizione Domus mazziniana

Serhij Plochij

Victor Brechunenko

(giugno 2024)

Tag: Enrico Martelloni, Mazzini in Ucraina, amor patrio di Dante, Mazzini, Solovky, affinità tra l’Italia e l’Ucraina, Ottocento, Giovine Italia, Alessandro II, Kievskij telegraf, Rus, città di Crimea, Fedosija, Sebastopoli, Giovanni Battista Cuneo, Garibaldi, Giovine Europa, Galizia, Milikovskyj, rivolta Gajdamaca, Odessa, Bogdan Chemel’nyckyi, rivolta Decabrista, Giovane Polonia, Università di Kyiiv, Sosnovs’kyi, Cornyj, Mycola Kostamarov, Taras Shevchenko, L’Eretico, Mykola Savic, Fjodor Cizov, Libro dell’essere ucraino, Kostamarov, Krasovskyj, Dragomanov, Varvacev, Franko, Lesja Ukrainka, Angelo De Gubernatis.