Le origini del Fascismo
Le ideologie e i movimenti proto fascisti,
prima di Hitler e Mussolini
Prima che Adolf Hitler fondasse a Monaco di Baviera in Germania il Nsdap (Nationalsozialististiche Deutsche Arbeiterpartei) o Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, e prima che Benito Mussolini fondasse in Italia a Milano nel 1919 i «Fasci da combattimento», già esistevano dei movimenti che potremmo definire gli «antenati» del nazismo tedesco e del fascismo italiano.
L’Unione del Popolo Russo o dei Cento Neri, nasce in Russia nel 1905 durante la Rivoluzione scoppiata a San Pietroburgo all’indomani della sconfitta russa nella guerra contro il Giappone. Il 22 gennaio 1905, noto tristemente come la «domenica del sangue», molti lavoratori si recarono pacificamente davanti la Residenza dello Zar o «Palazzo d’Inverno» per chiedere miglioramenti delle loro condizioni di vita, piuttosto misere. La reazione della polizia zarista e dell’esercito è stata durissima: qualche centinaio i morti, più di 1.000 i feriti. In questo drammatico contesto sociale ed economico s’inserisce questo movimento monarchico che ha collaborato con le forze di polizia e i soldati nel compiere le «missioni» punitive contro Ebrei, progressisti e liberali. Vladimir Mitrofanovic Puriskevic, assieme ad Alexander Ivanovich Dubrovin e Nikolai Yevgenyevich Markov, è da considerare il fondatore del movimento. Il partito politico era precursore delle SS tedesche di Hitler e delle camicie nere di Mussolini, poiché portava vessilli neri raffiguranti un teschio ed appoggiava la polizia nella lotta contro i sovversivi. I primi ideologi «protofascisti» furono due scrittori di orientamento filoslavo, Yuri Samarin e Fyodr Dmitriev, autori del libro Conservatorismo rivoluzionario, dove s’ispirarono alla linea conservatrice del Generale Rotislav Fadiev, che nel 1861 si espresse contro la legge voluta dallo Zar Alessandro II Romanov che era per l’emancipazione della servitù della gleba. Un altro ideologo «protofascista» è stato Nikolai Danilevski (1822-1885), considerato ultranazionalista e imperialista. Il movimento ha avuto sussidi da parte del Ministero degli Affari Interni. Esisteva un’organizzazione di giovani studenti, detta «Aquila bicipite», i quali guidati da professori reazionari di Kiev andavano armati con pugni di ferro e mazze di piombo a seminare il terrore contro i sovversivi ebrei e i progressisti.
In Germania, le origini del Nazismo vanno addirittura ricercate nel periodo napoleonico, quando cioè gli intellettuali romantici espressero i concetti di «patria» e «nazionalismo» e si pensava già ad una «grande patria». Nel XIX secolo nacque il Movimento Volkschich, che comprendeva un insieme di tradizioni popolari e folcloristiche caratteristiche di una Nazione, che naturalmente trovavano espressione nell’opera di Johann Gottlieb Fichte intitolata Discorsi alla Nazione Tedesca. Nei giorni dell’invasione della Prussia ad opera delle truppe francesi nel 1806, a Berlino lesse pubblicamente questi suoi scritti, con cui intendeva promuovere il risorgimento nazionale tedesco. Il suo messaggio era rivolto al popolo o «Volk» dei Germani. Egli in Discorsi alla Nazione Tedesca, nel IV discorso fa una differenza tra i Tedeschi e gli altri popoli di origine germanica dal punto di vista linguistico: la lingua dei Tedeschi è pura, rimasta cioè alle origini e permette ad essi di ottenere la libertà e di porsi a capo dell’umanità, mentre gli altri popoli germanici subendo l’influsso della lingua romana, hanno avuto una lingua morta, di conseguenza sono incapaci di mettersi a capo come guida spirituale dell’umanità, non potendo neanche decidere così le sorti della storia. La società politica tedesca negli anni tra il Secondo Reich e la Repubblica di Weimar è stata caratterizzata da una sorta di aristocrazia conservatrice, la quale ha tenuto le redini dell’agricoltura e del capitalismo industriale. La Germania di quel periodo, che poi grazie a Bismark si è riunificata, ha dunque visto il suo massimo risveglio politico ed economico di Nazione «egemone» proprio come stava per subire un altro Paese d’oltreoceano, cioè il Giappone a partire dal 1867, anno del suo rinnovamento industriale. Sul finire dell’Ottocento, la classe nobiliare ha sempre mantenuto le redini dello sviluppo capitalistico che ha coinvolto l’agricoltura e l’industria nascente, promuovendo così quella cosiddetta «restaurazione conservatrice» nemica del liberalismo politico. Essa sarà l’origine di quei movimenti ritenuti antenati del Nazismo. Quali furono i movimenti antenati del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi?
Il Partito Conservatore Tedesco o «Deutsches Konservateipartei», nato nel 1876, ha sostenuto la politica del Governo di Ottone Bismark, inoltre è stato un movimento nazionalista, antiparlamentare ed antisocialdemocratico. Ha avuto un peso notevole, soprattutto influenzando gli alti vertici politici, militari e religiosi della società tedesca.
La Società di Thule o «Thule Gesellschaft», fondata nel 1910 da Felix Niedner, era un’organizzazione segreta razzista, antisemita e nazionalista. Si rifaceva all’antica mitologia nordica in cui si parlava di questo «leggendario» centro di Thule. Nel 1918 venne trasferita a Monaco per iniziativa del Barone Rudolf Von Sebottendorf. Essa adottò come simbolo la croce uncinata. A questa società aveva aderito uno dei più importanti gerarchi del Terzo Reich, Rudolf Hess, che aveva studiato la scienza esoterica per poi applicarla all’ideologia nazista. In essa era indicata quale patria degli ariani l’Atlantide. Tale ipotesi era stata avanzata dalla Cosmologia del ghiaccio di Hans Horbiger, propagandata a sua volta da Heinrich Himmler nel 1937. Era stata fondata per combattere eventuali azioni cospiratorie di società segrete ebraiche. Alla società aderirono alcuni tra i più grandi gerarchi del futuro Terzo Reich, tra cui Rudolf Hess, Hans Frank e Alfred Rosenberg, quest’ultimo «ideologo» del Nazismo ed autore del Mito del ventesimo secolo, anche lo stesso Adolf Hitler vi avrebbe fatto parte. Essa aveva preso come riferimento le teorie di Karl Haushofer (1869-1946), politologo, sostenitore di una Grande Germania che doveva espandersi ad Est, proprio come intendeva fare Hitler quando teorizzava lo «spazio vitale» ad Est. Nel 1918 nella sede della Società di Thule, venne istituita l’Unione Nazionalista Tedesca dei Lavoratori, progenitrice del Dap (Deutsche Arbeiterpartei) e del Nsdap (Nationalsozialististiche Deutsche Arbeiterpartei) o Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi.
L’Ordine dei Nuovi Templari venne fondato in Austria nel 1900 dal monaco Adolf Lanz Von Liebenfels (1874-1954). Era una confraternita ario-cristiana che predicava la supremazia della razza nordica su tutte le altre ritenute «inferiori». Sia l’Ordine dei Nuovi Templari, sia la «Società di Thule» avevano in comune la «Leggenda del Sacro Graal» per via della sua concezione mistica ed antisemita e dell’esaltazione della razza ariana. Non dobbiamo dimenticare che questa confraternita si chiamava «Ostara», era di estrema Destra ed antisemita ed è da considerare come il punto di riferimento di quell’ideologia neopagana basata su determinati simboli, quali il Sole, la Svastica simbolo di «vita eterna» che furono poi parte fondamentale dell’ideologia nazista. Riguardo a ciò i fondatori del Partito Nazista, quali Anton Drexler, Adolf Hitler, Hermann Goering e Rudolf Hess nel 1921 dopo avere conosciuto di persona Von Liebenfels, adottarono la «svastica» quale simbolo del movimento.
Il Partito Popolare Nazionale Tedesco o Deutschenationale Volkspartei venne fondato nel 1918. Inizialmente filo monarchico, negli anni dal 1925 al 1928 aveva collaborato con i vari Governi della Repubblica di Weimar per poi assumere posizioni «oltranziste», quindi di un acceso nazionalismo ed alleandosi col Partito Nazionalsocialista di Hitler. Il suo presidente fu Alfred Hugenberg, imprenditore e politico che più avanti aveva appoggiato Hitler alla scalata al potere fino ad entrare nel primo gabinetto nel 1933. Il Deutschnationale Volkspartei si fuse poi col Nsdap.
L’Organizzazione Stahlelm o «elmetti d’acciao» o «lega dei soldati del fronte», di tipo paramilitare, nata dopo la Prima Guerra Mondiale, fu fondata da Franz Seldte a Magdeburgo. Stahlelm deriva dall’omonimo giornale, edito dal conte Hans Jurgen Von Blumenthal. I suoi adepti erano ex combattenti. Nel marzo 1920, l’organizzazione si rese protagonista del colpo di Stato organizzato da Wolfgang Kapp, giornalista di estrema Destra di cui ne era stato l’ideatore assieme al Generale Walther Von Luttwitz. Quest’ultimo aveva dato autorizzazione ad Hermann Ehrhardt di occupare con alcuni battaglioni di marina Berlino. Nella capitale tedesca venne proclamato il nuovo Governo. Quello legittimo di Weimar, si trasferì prima a Dresda e poi a Stoccarda. La nuova compagine statale sarà destinata a fallire, per via della crescente opposizione soprattutto del Partito Socialdemocratico di Germania, che aveva indetto uno sciopero generale per il ripristino della democrazia di Weimar. Nel 1929 quest’organizzazione paramilitare diverrà un movimento politico, che entrerà a far parte di quel Comitato formato dai partiti dell’estrema Destra contrari al «Piano Young», ossia quel piano di riparazioni di guerra sottoposto alla Germania, e che fu sottoscritto all’Aja nell’agosto 1929 dal Maresciallo Paul Von Hindenburg, Presidente della Repubblica di Weimar. Moltissimi di questi veterani poi confluirono nelle camicie brune naziste. L’organizzazione verrà sciolta nel 1935 per decreto governativo.
In Baviera erano diffusi movimenti quali il Deutschevolkshiker Schutz und Truzbund o «Alleanza Nazionalista Tedesca di Protezione e Difesa», uno dei più noti movimenti dell’estrema Destra di Monaco nel 1919. Ad Amburgo, invece, era diffusa l’«Alldeutscher Verband», una lega pangermanista formata da nazionalisti favorevoli all’Impero Tedesco. Esse predicavano l’antisemitismo più sfrenato.
Il Partito Tedesco della Patria o «Deutsche Vaterlandspartei» è stato fondato nel 1917 dal menzionato Wolfgang Kapp e da Alfred Von Tirpiz, già Ammiraglio della marina imperiale. Era favorevole alla prosecuzione del conflitto. Venne disciolto il 10 dicembre del 1918 in seguito alla proclamazione della Repubblica di Weimar. Uno dei suoi membri, Anton Drexler, diede vita al Dap (Deutsche Arbeiterpartei o «Partito dei Lavoratori Tedeschi»).
Il Dap (Deutsche Arbeiterpartei o «Partito dei Lavoratori Tedeschi) è da considerare il «padre» del Nsdap o Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi o semplicemente «Partito Nazista». È stato fondato a Monaco di Baviera nel 1919 da Anton Drexler e Michael Lotter. A questo partito aveva aderito un ex caporale, che più avanti sarebbe diventato il futuro capo della Germania, Adolf Hitler, che nell’ottobre 1919 divenne il propagandista del movimento. Hitler in quel momento aveva cominciato i primi passi in politica, rivelandosi poi come autentico leader e oratore. Cosa che avvenne col discorso alla birreria Hofbrahuaus a Monaco nel febbraio 1920, sancendo così il mutamento del Dap in Nsdap (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi). Col tempo, Hitler divenne un «Capo» o «Fuhrer» autoritario conquistando con la sua oratoria le masse, promettendo che ben presto la Germania sarebbe ritornata ai fasti imperiali, riscattandosi cosi dalle dure clausole del patto di Versailles. Ma i suoi discorsi colpivano soprattutto gli Ebrei, a suo avviso colpevoli di avere per decenni assunto assieme ai massoni le redini del potere politico ed economico tedesco e di essere responsabili della sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. Rifacendosi all’ideologia esoterica della menzionata «Società di Thule», egli teorizzava la «superiorità» del Tedesco Nordico, biondo, sulle altre razze ritenute inferiori. Espressione del suo pensiero è stato il libro-ideologia Mein Kampf o La mia Battaglia pubblicato in due volumi tra il 1924 e il 1926. Hitler colse l’occasione soprattutto grazie alla crisi economica del 1929 che colpì duramente la Germania per accusare la debole democrazia di Weimar di «inettitudine» nel risolvere i problemi sociali.
In Italia, prima dei «Fasci da combattimento» fondati da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 in Piazza Sansepolcro a Milano, che poi divennero «Partito Nazionale Fascista», abbiamo avuto i «Fasci di azione rivoluzionaria interventista» nati nel dicembre 1914 per volontà dello stesso Benito Mussolini e del socialista e sindacalista Alceste de Ambris. Il movimento si ispirava ai punti programmatici del Manifesto del Fascio Rivoluzionario d’Azione Internazionalista che vedeva nella Prima Guerra Mondiale l’occasione propizia per una svolta nella società. Il movimento precursore dei Fasci da combattimento era per l’intervento in guerra dell’Italia ed era formato da interventisti, futuristi e sindacalisti rivoluzionari. Comunque anche il movimento artistico e letterario del Futurismo ha avuto il suo ruolo nell’influsso ideologico del nascente movimento fascista. Il movimento fondato nel 1909 da Tommaso Filippo Marinetti, nel 1918 diede vita ad un movimento politico detto «Partito politico futurista» o «Partito futurista italiano», di estrema Destra, nazionalista e rivoluzionario. Era contro la Monarchia e la Chiesa, successivamente nel 1919 era confluito nel nascente movimento fascista, ma se ne discostò per delle divergenze: 1) perché il fascismo si fece portavoce dei possidenti agrari; 2) il fascismo non aveva appoggiato la lotta antimonarchica ed anticlericale; 3) il fascismo era diventato reazionario, in specie contro gli scioperi. Marinetti, negli anni a venire, si riaccostò all’ideologia mussoliniana.
http://it.nextews.com/40d41821/
Hitler’s violent youth: how trench warfare and street fighting moulded Hitler, di Bob Carruthers, ed. Pen and Sword Military Barnslay South Yorkshire, 2015
La rivoluzione conservatrice. Il pensiero di Destra nella Germania di Weimar, di Stefan Breuer, editore Donzelli, 1995
I mostri di Hitler, di Erich Kurlander, edizioni Mondadori
The State, Critical Concepts, edited by John A. Hall, Volume I, Routledge, London-New York, 1994
Le origini occulte del Nazismo: il Terzo Reich e le società segrete, di Renè Alleau, Edizioni Mediterranee, Roma 1989
Hitler, di Peter Longherich, editions Heloise d’ormesson, 2017
L’Universo mentale «nazista», di Niels P. Nielsen, edizione Franco Angeli, 2004
Cesare Rossi da rivoluzionario a eminenza grigia del Fascismo, di Mauro Canali, il Mulino, Bologna, 1991
Democrazia futurista: dinamismo politico, di F. T. Marinetti, Facchi editore, Milano, 1919.