La Chiesa Tedesca di fronte al Terzo Reich
Breve sunto sul comportamento del clero tedesco ai tempi della Germania Nazista

Complice o martire? Sarebbe forse riduttivo descrivere l’atteggiamento della Chiesa Tedesca ai tempi del nazismo in termini così perentori in quanto il comportamento tenuto dal clero dell’epoca fu in genere ben più complesso, spaziando da atteggiamenti che andavano dall’accondiscendenza all’opposizione di fronte alle politiche hitleriane.

Sintetizzando, si può affermare che inizialmente la visione della Chiesa Tedesca nei confronti della NSDAP fu profondamente negativa al punto che la Conferenza di Fulda dell’agosto 1932 proibiva ai fedeli di aderire al partito nazista. In seguito, tuttavia, tale divieto venne revocato. Che cosa era successo? Hitler era riuscito di fatto a ottenere la dittatura con l’approvazione della legge dei pieni poteri, e aveva promesso di tutelare i diritti della Chiesa: «Il Governo del Reich, che vede nel Cristianesimo la base inamovibile della morale e del codice morale della Nazione, attribuisce un grandissimo valore ai rapporti amichevoli con la Santa Sede e si sforza di promuoverli» dichiarò il 23 marzo 1933 di fronte al Reichstagh[1]. Effettivamente, poco tempo dopo verrà stipulato un concordato tra il Vaticano e il nuovo Stato Tedesco. Nonostante questo, non mancarono fin da subito scontri aperti tra Chiesa e regime uniti a tentativi di conciliazione (rimasti praticamente senza esito).[2]

La gerarchia ecclesiastica tedesca stette in silenzio di fronte al massacro operato durante la «Notte dei Lunghi Coltelli», mostrando invece di accogliere la versione ufficiale secondo cui le vittime si erano suicidate o erano state uccise mentre tentavano la fuga (questo nonostante tra i morti vi fossero anche esponenti cattolici come Erich Klausener, segretario dell’Azione Cattolica, e Fritz Gerlich, direttore del settimanale cattolico «Der gerade Weg»).

Inoltre, i Vescovi Tedeschi ribadiranno più volte la loro condanna per la sedizione, inviando anzi felicitazioni per il capo del Terzo Reich: «Cattolici, recitiamo ora insieme un Paternoster per la vita del Führer» dichiarò in una predica del 1936 il Cardinale Michael Von Faulhaber; mentre il Cardinale Adolf Bertram, dopo il fallito attentato a Hitler dell’8 novembre 1939, spedirà un telegramma di rallegramento al capo del nazismo a nome di tutto l’episcopato tedesco.

Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i Vescovi Tedeschi incitarono più volte i fedeli a combattere per la Patria. Una lettera pastorale pubblicata poco dopo l’inizio del conflitto affermava: «In quest’ora decisiva incoraggiamo ed esortiamo i nostri soldati cattolici, in obbedienza al Führer, a compiere il loro dovere e a essere pronti a sacrificare tutto di se stessi».

Occorre tuttavia ribadire che vi furono anche molti punti di contrasto che generarono aspri scontri tra i due contendenti. Numerose proteste vi furono da parte ecclesiastica per l’adozione di provvedimenti considerati antitetici al Cattolicesimo come la sterilizzazione forzata e la soppressione dei disabili mentali. Degna di nota, a tal punto, è stata la protesta pubblica del Vescovo di Münster, Clement August Von Galen, che il 5 agosto 1941 denunciò dal pulpito l’uccisione dei malati psichici. Lo scalpore provocato dalla predica unito al malumore della popolazione indussero il regime nazista a sospendere ufficialmente l’operazione «Aktion T4».

Un altro motivo di scontro riguardavano le idee di Alfred Rosenberg, l’uomo che Hitler nominerà il 7 febbraio 1934 suo sostituto per la direzione spirituale e ideologica del partito nazista. Questi aveva pubblicato un libro intitolato Il Mito del XX Secolo in cui attaccava il Cattolicesimo e auspicava una sorta di nuova religione basata sul mito della razza e del sangue. Sebbene ufficialmente il testo fosse una produzione privata dal valore non ufficiale, nella pratica esso veniva raccomandato sui giornali, ed era adottato come libro di testo nei campi di lavoro, nelle case di gioventù e negli istituti magistrali. Inoltre, le critiche alle idee di Rosenberg venivano catalogate come delitti contro lo Stato Nazionalsocialista. Non furono tuttavia pochi gli uomini di Chiesa che attaccarono l’opera dell’ideologo del partito: «In Germania sono tornati i pagani» denunciò Von Galen il 19 marzo 1935.

Soprattutto, però, i nazisti consideravano la Chiesa un’istituzione nemica e avviarono numerosi tentativi per cercare di scristianizzare la società. Giornali, scuole e associazioni cattoliche vennero chiusi dalle autorità, l’insegnamento religioso venne ridotto, sculture religiose furono rimosse dagli edifici pubblici, pellegrinaggi e processioni furono sottoposti a restrizioni, e anche i corsi prematrimoniali vennero aboliti. In aggiunta, si avviarono una serie di processi contro membri del clero con l’accusa di contrabbando di danaro, pedofilia e omosessualità, a cui venne data gran pubblicità per screditare la Chiesa di fronte al popolo tedesco. Nel frattempo, la stampa nazista lanciò una serie di pubblicazioni anticlericali, non esitando ad attaccare anche Pacelli e lo stesso Papa Pio XI. Per contrastare questa situazione, il Pontefice pubblicherà nel marzo del ’37 l’enciclica Mit Brennender Sorge, nella quale si denunciava il razzismo neo pagano e la persecuzione operata contro la Chiesa. Atto questo che scatenò una dura rappresaglia da parte dei nazisti.[3]

Nonostante la persecuzione, non si può dire tuttavia che la Chiesa Tedesca incoraggiasse alla Resistenza contro il dittatore, ma anzi ribadì più volte la propria lealtà verso lo Stato: «Anche quando protestiamo contro i soprusi commessi contro i diritti della Chiesa, vogliamo rispettare i diritti dello Stato nella sua giurisdizione e vedere gli elementi positivi e grandiosi dell’opera del Führer» recitava la lettera pastorale del 24 dicembre 1936. Lo stesso Von Galen, in uno dei suoi sermoni, condannò la rivolta armata: «Noi Cristiani non facciamo rivoluzioni… contro i nemici interni, che ci torturano e seviziano, non possiamo combattere con le armi e ci resta quindi un’arma sola: la perseveranza tenace, ostinata e irremovibile».[4]

Quali furono i motivi di questo comportamento? In primo luogo, l’episcopato tedesco nutrì inizialmente l’illusione che Hitler volesse veramente la pace confessionale e che gli attacchi anti clericali nonché la diffusione del neo paganesimo fossero causati da azioni di subordinati anti cristiani che agivano all’insaputa o a dispetto degli ordini del Führer.

In secondo luogo, buona parte della gerarchia ecclesiastica era più incline a cercare un compromesso piuttosto che uno scontro diretto, timorosa che una guerra aperta contro il regime si sarebbe conclusa con una sanguinosa persecuzione nei confronti della Chiesa.

In terzo luogo, molti esponenti del clero erano convinti che il comandamento paolino rivolto ai primi Cristiani di obbedire ed essere sottomessi all’autorità costituita si dovesse applicare anche nei confronti del Governo del Terzo Reich.

Vi era poi la convinzione che, in un eventuale strappo con il Terzo Reich, la maggioranza dei fedeli tedeschi non si sarebbe schierata dalla parte della Chiesa, ma da quella dei nazisti.

Infine, molti Vescovi e preti condividevano il patriottismo dei loro concittadini tedeschi e non dovevano essere contrari ad alcuni punti del nazionalsocialismo (basta pensare all’annessione di territori etnicamente tedeschi o alla lotta contro il bolscevismo).

In definitiva, si può affermare che la maggioranza del clero tedesco guardasse con ostilità al nazismo poiché considerato un’ideologia pagana, ma tuttavia non era intenzionata ad attuare ribellioni per spodestare il regime. Inoltre, l’opposizione al Terzo Reich riguardava principalmente la difesa dei diritti religiosi, mantenendo invece il silenzio su altre politiche del regime come, a esempio, la persecuzione degli Israeliti.[5]


Bibliografia

Guenter Lewy, I nazisti e la Chiesa, Edizioni Ghibli, Milano 2019

Antony Rhodes, Il Vaticano e le dittature. 1922-1945, Mursia, Milano 1975

Stefania Falasca, Un Vescovo contro Hitler. Von Galen, Pio XII e la resistenza al nazismo, Edizioni San Paolo, Milano 2006

Richard J. Evans, Il Terzo Reich al Potere. 1933-1939, Mondadori, Milano 2005.


Note

1 Come rilevano gli storici, tali discorsi erano puramente propagandistici poiché, come apprendiamo dalle confidenze fatte privatamente ai gerarchi più vicini, il Führer detestava il Cristianesimo, da questi considerato una religione ebraica che doveva essere estirpata.

2 È noto che Hitler non era intenzionato a rispettare il Concordato: stando all’ex Cancelliere Heinrich Brüning, il capo del partito nazista avrebbe dichiarato poco prima della firma: «Io sarò uno dei pochi uomini della Storia che hanno ingannato il Vaticano». È probabile che la stessa gerarchia ecclesiastica non si facesse troppe illusioni sul trattato: il Cardinale Michael Von Faulhaber, in merito alla questione, pare abbia detto: «Con il Concordato siamo impiccati, senza il Concordato siamo impiccati, sventrati e squartati».

3 Hitler ordinò la confisca delle copie dell’enciclica, l’arresto di chiunque fosse stato trovato a diffonderla e la chiusura delle tipografie che l’avevano stampata.

4 Si dovrebbe tuttavia analizzare anche l’atteggiamento della gerarchia ecclesiastica tedesca negli ultimi anni del conflitto dove gruppi di aristocratici e militari decideranno di agire contro Hitler, e che pare avessero contatti con alcuni escovi: ad esempio, il Vescovo di Berlino Konrad Von Preysing risultava nella lista dei partecipanti saltuari al circolo di Kreisau, un gruppo di cospiratori anti nazisti riuniti sotto la guida del conte Helmuth Von Moltke, ed ebbe a incontrare anche Claus Von Stauffenberg poco prima dell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944.

5 Un capitolo a sé meriterebbe l’atteggiamento della Chiesa Tedesca di fronte alla Shoah. Riassumendo, si può affermare che, a parte rari episodi, poco aiuto ricevettero gli Ebrei da parte della Chiesa. I Vescovi Tedeschi espressero delle generiche dichiarazioni riguardo all’Olocausto non citando mai espressamente gli Ebrei, come nella lettera pastorale congiunta dell’agosto del ’43 dove si condannava l’uccisione di innocenti, anche se erano «uomini di razza e origine straniera».

(settembre 2024)

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