L’età di Pericle
Il massimo sviluppo della civiltà greca, ed uno dei vertici di quella umana, fu dovuto in gran parte all’opera di una sola città, retta da un uomo geniale

Epoca classica, età d’oro della «polis», apogeo dell’ellenismo: non mancano le espressioni enfatiche per designare quella che fu un’epoca di splendore ma anche di combattimenti, di pestilenze, di carestie, di intolleranza e di guerra civile, di conflitti tra i ricchi e i poveri. Se Shelley, grande poeta inglese, ha scritto che «il periodo fra la nascita di Pericle e la morte di Aristotele è il più memorabile nella storia del mondo», intendendo che mai si son visti contemporaneamente, in uno spazio ristretto qual è quello di Atene, tanti filosofi, artisti, storici, scrittori, matematici e medici, basta volgere lo sguardo dalle fiammeggianti statue dell’Acropoli verso il Ceramico, dove si seppellivano i morti, o dalle processioni di pellegrini che percorrono la Via Sacra del santuario di Apollo a Delfi, alle iscrizioni sulle mura del tempio che, a centinaia, testimoniano la schiavitù, per avere un quadro completo e – spesso – contraddittorio di quest’epoca fondamentale nella storia della Grecia e dell’umanità.

Il V secolo avanti Cristo è racchiuso tra due conflitti: quello che oppone i Greci ai Persiani e quello che vede combattere fra loro quasi tutte le «poleis» greche attorno ad Atene, da una parte, e a Sparta, dall’altra. Se nel confronto con il Gran Re la posta in gioco è la libertà del mondo greco, un anelito che unisce – per la prima ed unica volta – tutte le città greche e che vede Atene (alla quale si devono in gran parte le vittorie greche) conquistare una posizione di indiscusso prestigio, l’opposizione tra Sparta e Atene è più complessa e non si riduce al conflitto tra due modelli di governo, l’uno oligarchico, l’altro democratico. Certamente vi è un notevole scarto, che si approfondisce per tutto il V secolo, tra la rigidità del sistema sociale e politico spartiate, fossilizzato fin dall’epoca arcaica, e l’evoluzione verso un maggiore potere del popolo (il «demos») che caratterizza la storia interna di Atene da Clistene fino a Pericle. La guerra resta uno degli aspetti fondamentali dell’eterna competizione in cui sono coinvolti in ogni campo gli individui e le comunità: «rivaleggiare» rappresenta il solo «modo di essere» degno dell’uomo e del cittadino al cospetto degli dèi... i quali sono presenti ovunque, invocati da un sacrificio, una libagione o una semplice preghiera: nei campi di battaglia, siano essi una pianura favorevole alle complesse manovre dei fanti o un’ansa protetta in cui si vanno a speronare le navi da guerra; nei più pacifici luoghi di confronto delle opinioni: assemblee, tribunali, e infine nel più umile spazio domestico. La Grecia ha certamente dei magnifici santuari i cui marmi si profilano dietro il fumo delle carni sacrificate (pensiamo a Delfi, a Olimpia, a Delo, all’Acropoli di Atene), ma la dimensione sacrale investe ogni gesto della vita pubblica e privata. Come contrappunto a questo mondo bellicoso, bisognerebbe evocare la socialità quotidiana che accompagna i Greci dal ginnasio all’agorà (la pubblica piazza), dal santuario alla sala del banchetto, dalla caccia alla bottega dell’artigiano, dai campi al teatro in cui si rappresentano Eschilo, Sofocle ed Euripide, dal contadino vero a quello messo in scena da Aristofane nelle sue commedie, preoccupato della riuscita del suo arrosto di tordi e insieme desideroso di stroncare il demagogo di turno, nell’assemblea.

Una novità di quest’epoca è l’eccezionale diffusione del documento scritto, dall’iscrizione incisa su pietra fino al testo letterario: esso consente, ad esempio, di individuare il decreto di una «polis» sconosciuta del Peloponneso, ma privilegia allo stesso tempo una visione particolare del mondo delle «poleis» – quella di Atene, fonte della maggior parte dei testi. Così lo storico del «mondo classico», pur consapevole dell’etnocentrismo del suo «informatore», trova molto difficile parlare con voce diversa da quella di Atene.

Uscita vittoriosa dalle guerre persiane, la città dell’Attica sorge dalle sue ceneri più bella e più forte di prima: i suoi commerci hanno una fortissima espansione, il suo porto del Pireo diviene uno dei primi del Mediterraneo. Nel 477 avanti Cristo viene costituita una federazione di città greche in funzione anti-persiana, chiamata «Lega di Delo», di cui tutte le città dovrebbero essere membri «alla pari»; in realtà, Atene prende il comando della confederazione in una maniera così assoluta, da impedire alle altre città di rompere l’alleanza (anche dopo la firma di un trattato di pace con il Gran Re di Persia, nel 449) e da trasformarla in un vero e proprio «Impero Ateniese»: esso comprende l’Attica, l’Eubea, gran parte delle coste dell’attuale Grecia Nord-Orientale, i Dardanelli, la quasi totalità delle coste turche affacciate sul Mar Egeo e le Isole Egee (Rodi, le Cicladi, Samo, Chio, Lesbo, Lemno, Taso, tanto per citare le principali). Sparta risponde contrapponendo ad Atene la Lega Peloponnesiaca, di cui è a capo.

Lega di Delo

I quasi cinquant’anni che vanno dal 479 al 431 avanti Cristo sono un periodo d’incredibile prosperità: Atene è straricca (anche perché è riuscita a farsi consegnare il tesoro federale); in più, per uno di quei colpi di fortuna che talvolta la storia regala ai già ricchi, nel 460 sale al potere un uomo di capacità eccezionali: Pericle. Da lui, i decenni di egemonia ateniese vengono definiti l’«Età di Pericle».

Pericle

Busto di Pericle (particolare), copia romana di un originale greco del 430 avanti Cristo circa, Musei Vaticani (Città del Vaticano)

Pericle è un nobile, anzi, discende da una delle più nobili famiglie ateniesi, quella degli Alcmeònidi. Nasce nel 493 avanti Cristo da Santippo, un ufficiale di marina che si è meritato il grado di Ammiraglio combattendo a Salamina, e da Agariste, pronipote di quel Clistene che ha istituito l’ostracismo (ossia il voto dei cittadini ateniesi che condanna all’esilio una personalità politica giudicata pericolosa per l’equilibrio della città; ne saranno vittime parecchi uomini illustri, come Temistocle, Cimone, Tucidide). È gracilino, e il suo tratto più caratteristico è la forma oblunga della scatola cranica: un contemporaneo la definisce «una testa che non finisce più» (e noi potremmo intenderlo anche in senso figurato!); i poeti comici gli affibbiano la definizione di «Olimpico dalla testa di cipolla», mentre il busto che lo scultore Cresilao gli scolpisce – e di cui sono giunte a noi tre copie – nasconde questo difetto coprendo la testa con un casco.

La sua educazione viene affidata ai più illustri e dotti maestri della città, tra cui il matematico Zenone e il filosofo Anassagora, al quale l’allievo è rimasto sempre affezionato ed alla cui scuola ha formato il suo modo di pensare e le sue vastissime cognizioni scientifiche.

Pericle impara con diligenza e intelligenza: entra in politica giovanissimo, mostrando subito doti e capacità fuori dal comune. Impressiona il suo contegno severo e posato: un giorno, racconta Plutarco, Pericle viene seguito per un lungo tratto di strada da un volgare denigratore che si diverte ad insultarlo; egli lo lascia dire, finché, giunto sulla soglia di casa, entrando, dà ordine al suo servo di accompagnare gentilmente col lume quello sconosciuto – non vuole che quello, nel rincasare al buio, inciampi per la strada. Inoltre, seduce la sua eloquenza chiara e precisa: in questi tempi un oratore deve pensare bene quello che dice ed esporlo in modo semplice e chiaro; la sensibilità degli Ateniesi avverte qualsiasi imperfezione ed essi, senza complimenti, fanno zittire il mediocre oratore. Pericle incanta, ma non tanto per un parlare irruente, quanto per uno stile chiaro e armonioso: sa misurare le parole, senza lasciarsi trascinare da alcun entusiasmo. Ad alcuni dà fastidio il suo contegno riservato, che può essere scambiato per un segno di superbia; ma Pericle raggiunge presto una popolarità enorme, per la sua intelligenza e per le ottime riforme sociali che vuole attuare.

Una volta acquisito il potere, infatti, Pericle applica subito la politica più intelligente che si possa desiderare: quella della pace! È un ardente sostenitore delle libertà popolari, del diritto di ogni cittadino ateniese al poter partecipare attivamente all’amministrazione ed al governo della città, dell’estendersi dei commerci, dell’intensificarsi di ogni attività produttiva; e sa benissimo che tutto ciò si può realizzare solo con la pace. Non considera Atene come una città guerriera e la vuole potente militarmente solo per la difesa delle sue attività pacifiche. Questo è il suo segreto, e il motivo per cui la prosperità di Atene raggiunge i livelli massimi della sua lunga storia.

Uomo di parola e di azione, Pericle, onesto e severo verso se stesso ma largo di manica nel giudicare l’operato altrui. Dopo aver detto, in uno dei suoi famosi discorsi, che «la città, abbondantemente provveduta di tutti i mezzi di difesa che la guerra esige, deve impiegare queste ricchezze in opere che, una volta compiute, le assicureranno una gloria immortale», tra il 450 e il 449 avanti Cristo fa votare un decreto che autorizza Atene ad attingere al tesoro federale per ricostruire i templi e gli edifici distrutti nel corso delle guerre contro la Persia. Poi chiama i migliori uomini della Grecia all’opera: fa ricostruire le mura, il porto, l’Acropoli che dal 479 – quando l’armata persiana si è ritirata – è ridotta ad un ammasso di macerie e di statue infrante; su questo colle, per suo incarico, fra il 447 e il 438 è costruito il capolavoro immortale: il Partenone, opera degli architetti Ictino e Callicrate. Per la sua costruzione è stata preventivata una spesa di oltre cinque milioni di euro attuali, e gli avversari di Pericle colgono l’occasione di accusarlo di sperperare il pubblico denaro in edifici costosi; «Va bene» risponde lo statista, «lo farò costruire a mie spese, ma sul frontone vi farò incidere il mio nome»; spaventati dalla possibilità che questo evento aumenti ancor più la sua popolarità, gli avversari di Pericle si affrettano a concedergli i fondi necessari. La direzione dei lavori è affidata a Fidia, il massimo scultore dell’antichità, scelto fra 450 aspiranti, e autore in prima persona di alcune statue, delle quali la più famosa, dedicata alla dea Atena, è interamente d’oro e d’avorio; altri grandi scultori sono Policleto di Argo e Mirone, autore della celebre statua del discobolo. Della pittura, invece, ci è giunto pochissimo, ma essa dovette essere di grande importanza, a giudicare dal numero dei pittori e dalla loro fama: il più grande di essi è Polignoto di Taso, uno dei massimi artisti dell’antichità, e grandi sono anche Zeusi e Parràsio. L’architetto Filòcle è l’autore dello stupendo Eretteo, mentre Ippodamo di Mileto stende il progetto del Pireo. Atene si riveste d’una folta messe di opere di formidabile bellezza ed armonia che da secoli suscitano, in chi le vede, un’enorme ammirazione. Pericle ha l’occhio a tutto: discute i progetti degli architetti, la scelta dei materiali, sorveglia l’esecuzione, visita i cantieri, controlla le spese.

Mentre in tutta la città, al Pireo, al Falero si levano le impalcature sotto cui va nascendo la nuova, splendida Atene, altri grandi uomini la rendono famosa nel campo del pensiero: questi illustri pensatori, detti «filosofi» (cioè «amanti del sapere») aprono scuole nelle quali molti giovani ateniesi vengono ad ascoltare i loro umani e profondi insegnamenti, ad imparare che cosa siano la virtù, la verità, la giustizia. Il primo grande filosofo è Socrate, che insegna passeggiando per le strade, circondato da un gruppo di discepoli. Uno di questi, Platone, diverrà uno dei più importanti filosofi dell’umanità. Famoso discepolo di Platone è Aristotele che, pur contestandone le conclusioni, continua nell’Accademia gli insegnamenti del maestro.

Oltre ai grandi pensatori, vivono ad Atene tre formidabili storici. Innanzitutto Erodoto, che è oggi considerato il fondatore della storiografia (sebbene il suo modo di fare storia sia più etnologico che storico, in quanto teso principalmente all’analisi degli usi e dei costumi dei vari popoli). Tucidide è il più grande storico del mondo antico ed uno dei più grandi di tutti i tempi; la sua massima opera, la Storia della guerra peloponnesiaca, è ancor oggi documento di studio storico per la sua esattezza e perfezione, un’opera che per l’umanità – come dice lo stesso autore – è «un bene acquisito per sempre». L’altro grande storico è Senofonte, allievo di Socrate e autore della famosa Ciropedia, in realtà opera più filosofica che storica, una sorta di narrazione morale o politica composta per l’istruzione dei principi o degli uomini di stato; di tutt’altro tono e valore è la sua celeberrima Anàbasi, che racconta in modo meraviglioso la storia della spedizione di 10.000 soldati greci da lui capeggiati attraverso la Persia.

Altre menti insigni si occupano di teatro, creando quello che è considerato nel suo assieme il grande teatro greco. Pericle favorisce il diffondersi degli spettacoli teatrali per ottenere il favore del popolo: mentre il suo avversario politico, Cimone, si mostra generoso togliendo le siepi alle sue proprietà affinché i poveri possano raccogliere a loro piacere, Pericle fa assegnare ogni anno dallo stato una certa somma ai cittadini più poveri perché possano assistere alle rappresentazioni, sapendo che il superfluo dà più piacere del necessario. Il più famoso commediografo è Aristofane, che per far ridere il pubblico (ed anche per dire molte verità) non esita a mettere in caricatura nelle sue commedie i più illustri personaggi dell’epoca, come il filosofo Socrate e persino Cleone, uno degli strateghi (cioè uno dei dieci capi dello stato). Grandi tragediografi sono invece Eschilo, Sofocle ed Euripide: le loro tragedie sono opere poderose che esprimono con straordinaria efficacia le passioni umane e che ancora oggi vengono rappresentate nei teatri. Il teatro di Dioniso viene così trasformato in un luogo di dibattito tra i cittadini.

Camminando per l’Atene meravigliosa di Pericle è possibile imbattersi non solo in Fidia e Socrate, Eschilo e Tucidide, ma anche in alcune fra le più poderose figure di scienziati dell’antichità: il grandissimo Ippocrate, fondatore della medicina; Democrito, grande pensatore che per primo ha l’intuizione dell’atomo; Anassagora, uno dei massimi astronomi del mondo antico; Empedocle, che è fisico, astronomo, filosofo e medico; Zenone, matematico e pensatore.

Pericle viene ripetutamente rieletto stratega dal 460 al 429 avanti Cristo. Trentun anni, nei quali nascono alcune opere fra le più grandiose che l’umanità abbia mai prodotto: opere di marmo e di bronzo, capolavori letterari, conquiste del pensiero scientifico; la stessa meravigliosa, ineguagliata ascesa di Atene appare un capolavoro. Ma tutto è destinato ad avere termine, in modo tragico e definitivo.

Gli ultimi anni del governo di Pericle sono difficili: egli, che ha tanto lottato per la pace, forse senza rendersene conto, col suo rendere Atene ricca e potente ha preparato la guerra, perché tutta questa ricchezza e questa potenza non possono non suscitare arroganza nella capitale dell’Attica e gelosie nelle altre città, soprattutto in Sparta. Le prime vicende della cosiddetta Guerra del Peloponneso – che oppone Atene e Sparta – spargono lutti e rovine; Sparta invade il territorio ateniese anno dopo anno. Pericle viene accusato di essere il responsabile di tanto male e viene deposto dalla carica; nello stesso anno, però, gli Ateniesi sono costretti a richiamarlo, non riuscendo a trovare un uomo che lo sostituisca al governo. Per salvare la popolazione delle campagne minacciata dal nemico, il grande statista decide di accoglierla in massa entro le mura della città, e questo è il più grave errore: l’eccessivo affollamento e le precarie condizioni igieniche provocano lo scoppio di un’epidemia di peste; in pochi mesi lo stesso Pericle, contagiato, ne muore. È l’anno 429 avanti Cristo. Si dice che agli amici che attorniano il suo capezzale lodando le sue virtù, confidi: «Il vanto più bello è per me quello che in tanti anni di governo nessun Ateniese ha dovuto prendere il lutto per causa mia». Non è del tutto vero... ma pochi uomini possono vantarsi di aver potuto almeno pensare di sé una simile cosa.

(giugno 2017)

Tag: Simone Valtorta, Grecia antica, età di Pericle, V secolo avanti Cristo, Atene, Sparta, Lega di Delo, Lega Peloponnesiaca, Santippo, Agariste, ostracismo, Zenone, Anassagora, Acropoli di Atene, Partenone, Fidia, Ictino, Callicrate, Policleto di Argo, Mirone, statua della dea Atena, Polignoto di Taso, Zeusi, Parràsio, Filòcle, Eretteo, Ippodamo di Mileto, Pireo, Falero, Socrate, Platone, Aristotele, Erodoto, Tucidide, Senofonte, Storia della guerra peloponnesiaca, Ciropedia, Anàbasi, Cimone, Aristofane, Cleone, Eschilo, Sofocle, Euripide, teatro di Dioniso, Ippocrate, Anassagora, Empedocle, Zenone, Democrito, Guerra del Peloponneso.