Alessandro Magno fra storia e leggenda
Una conquista non solo militare
Dei grandi condottieri che hanno lasciato una più che significativa impronta nei millenni di Storia che sono ormai alla nostre spalle, si ricordano prevalentemente gli aspetti militari e di conquista che hanno caratterizzato il loro operato in periodi spesso di grandi cambiamenti anche sociali e di cui questi uomini sono stati allo stesso tempo artefici e strumento («dopo di lui nulla fu come prima» è un motto che può adattarsi per molti di coloro che hanno fatto veramente la Storia, vedi ad esempio un Napoleone). Ma le grandi imprese hanno spesso una «portata» che consapevolmente o meno trascende o amplifica, sotto alcuni aspetti, gli scopi per cui si erano inizialmente determinate.
Andando abbastanza indietro nel tempo vorrei soffermarmi sulla figura e la spedizione di Alessandro Magno che coinvolse, oltre le famose falangi macedoni, una flotta e un’imponente cavalleria, studiosi di varia natura attratti dall’eccezionalità dell’impresa (e cioè la conquista del Regno Persiano) ma soprattutto dall’interesse per territori sconosciuti, usanze e costumi differenti, dal desiderio di tracciare nuovi percorsi e nuove rotte che potessero mettere a contatto popolazioni diverse; ed ecco unirsi ad Alessandro scienziati del tempo, cartografi, storiografi come Aristobulo di Cassandrea che, ingegnere e architetto, fu maggiormente spinto a seguirlo per conoscere tecniche di edificazione di altri Paesi, studiare i corsi dei fiumi e le opere atte a regolarne i flussi o a dragarli; bisognava creare nuove mappe e segnare i confini di luoghi mai attraversati. Eumene di Cardia annotava giorno per giorno gli eventi dell’impresa, nelle Effemeridi («epì-emera») e Nearco, Ammiraglio della flotta, teneva un diario di bordo. C’è qui tutta la curiosità e il desiderio di conoscenza che chiaramente traeva origine dal mondo greco, dall’impostazione speculativa che i grandi filosofi greci avevano dato al sapere.
Ma chi era Alessandro Magno? Come era riuscito a convogliare tutto ciò nel suo desiderio di conquista? Non a caso aveva avuto come maestro Aristotele e si era imbevuto appunto di quella cultura, ma in lui albergavano anche spinte fortissime di supremazia e narcisismo estremo che forse (come riportano alcune fonti) lo avevano reso addirittura partecipe del complotto che aveva determinato la morte del padre Filippo II di Macedonia, fondatore del Regno. Come sappiamo, in pochi anni, dopo aver passato l’Ellesponto e conquistata l’Asia Minore, ebbe ragione dell’Egitto, dove fondò la città di Alessandria e poi, sconfiggendo il Re Dario definitivamente a Gaugamela, si impossessò del vastissimo Regno Persiano. Molte leggende avevano alimentato persino la sua nascita ritenendolo addirittura figlio di Zeus, unitosi alla madre Olimpiade sotto forma di serpente e forse fu l’alone di semidio di cui probabilmente era consapevole, a portarlo ad erigersi a figura divina degna di adorazione in tutte le città dell’Asia che conquistò, e se è vero che riuscì a diffondere la cultura ellenica nei territori strappati alla Persia, è anche vero che le concezioni politiche nate ed attuate in Grecia e che avevano visto la partecipazione dei cittadini delle «poleis» alla gestione dei loro piccoli Stati, non furono, in questo caso, mutuate e diffuse da Alessandro che, ormai padrone di un vastissimo Regno, non poteva che attuare una politica imperialista e quegli stessi Greci nati e cresciuti nelle loro città-stato, non poterono poi che divenire «cittadini del mondo». Ma Alessandro non riuscì a portare a termine del tutto la sua grande impresa che prevedeva anche la conquista dell’Arabia: ammalatosi, come sappiamo, di malaria mentre risiedeva a Babilonia, morì a soli 33 anni. Il suo intento di unificazione di tanti popoli così diversi che comunque ormai costituivano l’Impero da lui creato, era anche stato poco tempo prima incrementato con i matrimoni da lui favoriti fra i suoi soldati e molte principesse orientali ed egli stesso aveva dato l’esempio con le sue nozze con Rossane, figlia del Sovrano della Battriana. La sua vita, vista l’eccezionalità della sua figura e delle sue imprese, si prestò poi ad interpretazioni più o meno romanzate che videro scrittori e storiografi cimentarsi in tal senso fino al Medioevo.
Antonio Bazzi detto il Sodoma, Nozze di Alessandro e Rossane, 1519, Villa Farnesina, Roma (Italia)