Il Romanticismo
L’eredità di oggi
Negli ultimi anni del secolo XVIII iniziò, in Germania, il movimento filosofico, letterario ed artistico che prese il termine di «Romanticismo», che ebbe la sua massima fioritura nei primi decenni del secolo XIX.
«Romantico» che significa «sentimentale», deriva dal valore da esso attribuito al sentimento, una categoria spirituale che l’antichità classica aveva ignorato e disprezzato, mentre il ’700 «illuministico» aveva riconosciuto la sua forza e nel Romanticismo acquista un valore predominante.
F. M. Klinger, nel 1776 costituì il tentativo di superare i limiti che l’Illuminismo aveva riconosciuto propri della ragione umana con l’appello all’esperienza mistica ed alla fede. Ciò che la ragione non può dare, può darlo, secondo i filosofi dello «Sturm und Drang» (Haman, Herder, Jacobi), la fede, intesa come fatto di sentimento o di esperienza immediata.
Nel movimento «Sturm und Drang» (tra i quali vi furono, pure, Goethe e Schiller, nella loro giovinezza) la ragione continuava ad essere ciò che era per l’Illuminismo: una forza umana finita, ma non assoluta, né onnipotente. Solo quando questo concetto della ragione viene abbandonato e per ragione si intende una forza infinita (cioè onnipotente) che abita il mondo e lo domina, perciò costituisce la sostanza stessa del mondo, abbiamo il Romanticismo propriamente detto.
Questa trasformazione del concetto della ragione fu dovuta a Fichte, che la identificò con l’Io infinito o Autocoscienza assoluta e ne fece la forza dalla quale l’intero mondo è prodotto e trovava il suo modello nei concetti della filosofia neoplatonica e specialmente in Plotino.
Questo infinito è un principio spirituale creativo, quello che Fichte chiamò «Io», Schelling «Assoluto» e Hegel «Idea». Il principio infinito è considerato dai romantici come coscienza, attività, libertà, spontaneità.
Può essere inteso in due modi: in primo luogo come Ragione Assoluta, in secondo luogo come Attività libera e «Amorfa», cioè priva di determinazioni rigorose e tale che si pone al di là di ogni sua determinazione.
In questo senso l’infinito viene inteso come «sentimento» ed è questo l’aspetto del Romanticismo che più strettamente si collega con «Sturm und Drang» e che ha dominato le manifestazioni letterarie ed artistiche del Romanticismo.
Friedrich Schlegel, additava in Fichte l’iniziatore del movimento romantico dell’infinito.
Al di sopra della razionalità, come infinità di sentimento. Lo stesso concetto ricorre nel poeta e letterato Ludwig Tieck e in Novalis, che sosteneva un «Idealismo magico».
Quando il movimento romantico si diffonde al di fuori della Germania, è proprio questo aspetto che viene assunto come bandiera.
Il Romanticismo di Madame De Stael e di Chateaubriand consiste appunto nell’esaltazione dei valori del sentimento ed in questa stessa forma trovò la sua espressione in Italia. Le due interpretazioni dell’infinito nel Romanticismo furono, spesso, in contrasto ed Hegel condusse la polemica contro il primato del sentimento.
Caratteristica fondamentale del Romanticismo è il concetto dell’«Ironia», che è l’impossibilità, per la coscienza infinta, il non vedere altro che le proprie manifestazioni provvisorie.
Sono, invece, caratteri comuni e fondamentali di tutte le manifestazioni del Romanticismo: l’«Ottimismo», il «Provvidenzialismo», il «Tradizionalismo» ed il «Titanismo».
L’«Ottimismo» è la convinzione che la realtà è tutto ciò che deve essere ed è razionalità e perfezione.
Con l’«Ottimismo metafisico» si connette il «Provvidenzialismo» storico del Romanticismo.
Il «Tradizionalismo» è esaltazione della tradizione e delle istituzioni in cui essa si incarna.
Il più appariscente è il «Titanismo» che è simbolo della sfida e della ribellione al finito che non traggono la loro ragione da ciò cui s’oppongono, ma solo dal fatto che ciò a cui si oppongono non è l’infinito.
Il «Titanismo» si esaurisce in una protesta universale e generica e non può impegnarsi in alcuna decisione concreta!