Mary Celeste
Il brigantino del mistero
Da che mondo è mondo, sono tantissimi i casi che si possono verificare e che, malgrado i tentativi fatti, non si riesce in alcun modo a giustificarne l’avvenimento, pur essendo in possesso di tutto quanto la tecnologia possa offrire per chiarirli. Restano sempre nella loro insolubilità, anche se sembra impossibile.
Uno di quei casi riguarda la Mary Celeste, un brigantino lungo una trentina di metri, che fu costruito e varato, nel 1861, a Spencer’s Island nella Nuova Scozia in Canada, con il nome di Amazon.
Se si vuole, dopo tutto quanto gli è successo, si potrebbe affermare che era nato sotto una cattiva stella, perché, per iniziare, durante il viaggio inaugurale, dopo qualche giorno, il suo capitano Robert McLellan, figlio di uno dei proprietari, contrasse una polmonite che lo portò rapidamente al Creatore; si aggiunge che anche altri due suoi capitani morirono quando erano a bordo. Poi, ebbe uno scontro con una barca da pesca, quando il suo comandante era John Nutting Parker e la nave, quando era in cantiere, fu colpita da un incendio. Successivamente, quando fece la prima traversata dell’Oceano Atlantico, si scontrò con un’altra nave nel Canale della Manica.
E meno male che per poco più di un lustro tutto filò liscio, tanto che i proprietari tirarono un sospiro di sollievo, ma invece non era finita: durante una tempesta, la nave si arenò, mentre era al largo della Baia di Glace sulla costa canadese.
I proprietari, pur rimettendoci, per liberarsene la vendettero a Richard W. Haines, che provvide a farla riparare, con diversi cambiamenti strutturali, la chiamò Mary Celeste e poi la vendette a un gruppo di cui faceva parte Benjamin Spooner Briggs.
Ed eccoci alla tragica fase conclusiva. Il giorno 5 novembre 1872, il capitano Briggs diede l’ordine di salpare con la stiva colma di fusti di alcol denaturato per uso industriale da trasportare a Genova. A bordo erano sette marinai, la moglie Sara E. Briggs, la figlioletta Sophia Matilda di due anni e due passeggeri: in tutto 12 persone.
Il mese successivo, per l’esattezza il 4 dicembre, la nave Dei Gratia, al comando del capitano David Morehouse, che conosceva personalmente Briggs, avvistò la Mary Celeste, che navigava a vele spiegate fra le isole Azzorre e la costa del Portogallo e si stava dirigendo verso Sud. Con il cannocchiale non vide nessuno a bordo e, avvicinatosi, alla sua voce di richiamo non ci fu risposta. Resosi conto che su quella nave c’era qualcosa di insolito, scese in una scialuppa con due marinai e la raggiunse; con difficoltà i tre riuscirono a salire a bordo. E, come aveva pensato, qui non c’era nessuno. Ma ciò che maggiormente lo lasciò perplesso fu la presenza di cibo ancora nei piatti come se l’equipaggio fosse stato costretto a mollare tutto, senza perdere tempo. La nave si presentava in buone condizioni, a parte un metro, o giù di lì, di acqua che andava avanti e indietro per il beccheggio e da babordo a tribordo per il rollio, nella stiva. Qualche vela era strappata, una sola pompa era funzionante, la bussola era rotta, il sestante e il cronometro marino, fondamentali per la navigazione, mancavano, così come era assente la scialuppa; e pure parte dei documenti di navigazione non furono trovati. Sul diario di bordo, l’ultima annotazione, datata il 25 novembre, riportava che Santa Maria delle Azzorre era in vista.
In cambusa erano scorte di cibi e di acqua almeno per sei mesi. Il carico, come si è ricordato più sopra, era alcol denaturato per fini industriali, contenuto in 1.701 barili; a vederli sembravano tutti intatti, ma più tardi, quando la Mary Celeste fu fatta giungere al porto di Gibilterra, condotta da marinai della Dei Gratia, ci si rese conto che, di quei barili, nove erano vuoti.
Il brigantino fu sequestrato dalle autorità inglesi e il procuratore generale Frederick Solly Flood aprì un fascicolo in merito alla scomparsa dell’equipaggio. Ma non essendoci prove di nessun tipo, a Flood non restò altro che chiudere le indagini.
Del resto, in una situazione del genere, senza nessun indizio, le ipotesi, anche le più strampalate, non faticarono ad apparire.
Fra le tante, una è forse quella che può avere qualche parvenza di possibilità del suo avvenimento, per la quale insieme con tanti altri personalmente concordo; per cui mi limito a riportarla, lasciando le altre a chi ha voglia di approfondire i frutti della fantasia e della creatività umane.
Il comandante Briggs o uno dei suoi marinai, aprì la stiva e fu colpito da una zaffata dei vapori di alcol, che l’avevano saturata, quando una piccola parte dei barili si era svuotata. Poiché si temeva che scoppiasse un incendio, magari accompagnato da uno scoppio, per la sicurezza delle persone, il comandante decise di far scendere tutti nella scialuppa, legata al brigantino con una lunga fune, con quello che avevano addosso, senza finire il pranzo. Questo in attesa di ciò che sarebbe successo. Forse, la fune era legata male, oppure ci fu una tempesta che la ruppe (pare che un pezzo pendesse sul fianco della nave), tanto che alla fine, si trovarono soli, in mezzo all’Atlantico, senza viveri e acqua e, magari, furono investiti da un furioso temporale, che fece naufragare e inabissare la scialuppa, portando con sé il carico umano.
A questo punto, non avendo più nessun elemento su cui discutere in merito all’equipaggio e ai passeggeri, si può seguire ciò che successe alla nave, che invece è ben circostanziato.
La Mary Celeste fu riconsegnata al proprietario che se ne liberò, pur rimettendoci, vendendola a James Winchester. Da allora, fino al 1883, la nave ebbe 17 proprietari diversi, che comunque ebbero sempre difficoltà a trovare i membri dell’equipaggio, perché non tutti si fidavano di navigare su un vascello iellato come quello.
Alla fine, l’ultimo proprietario tentò il colpo grosso, fingendo che la nave, colta da un fortunale, fosse disastrosamente finita contro gli scogli, per incassare l’assicurazione. Così fece: infatti, il 3 gennaio 1885, la pilotò direttamente contro la scogliera Rochelais al largo di Port-au-Prince ad Haiti e tentò pure di incendiarla, senza però riuscirvi. Naturalmente, i marpioni dell’assicurazione non abboccarono e lo portarono in tribunale, dove fu sbugiardato.
Nel 2001, lo scrittore Clive Cussler, in compagnia del produttore cinematografico John Davis, andò laggiù e trovò solamente i miseri resti della famosa Mary Celeste, pronta a entrare nella leggenda come il suo proprietario Briggs e coloro che lo accompagnavano.