De Malet: breve storia di un cospiratore
Oggi racconto la storia, poco nota, di un
Generale Francese che, dopo essere evaso dalla prigionia,
quasi riuscì in un’impresa incredibile: far cadere, da solo,
l’Impero di Napoleone Bonaparte
Tutti ricordano la sconfitta di Napoleone in Russia e di come il suo esercito, oramai decimato, iniziò la lunga marcia di ritirata fino a Parigi. Nell’intervallo di tempo che va dalla sconfitta al 29 ottobre del 1812, un manipolo di ufficiali, guidati dal Generale Claude François de Malet, tentarono di rovesciare l’Impero Napoleonico per restaurare il regime repubblicano. Avverso sin dall’inizio alla proclamazione di Primo Console e poi di Imperatore di Napoleone, il Generale de Malet, uno dei più attivi della Francia rivoluzionaria, venne collocato a riposo nel 1805 e nominato governatore generale delle città di Pavia e Roma, salvo però poi essere arrestato per la sua intransigente propaganda repubblicana. Scrisse e pubblicò, infatti, il suo Manifesto antimperiale.
Nel 1808, non appena fuori dal carcere, tentò di escogitare un colpo di mano per far decadere l’Imperatore impegnato nell’occupazione del Regno di Spagna. Scoperto, riuscì a scampare alla morte e venne internato in un ospedale di cura. Le altre cinquantacinque persone complici del tentativo del primo golpe furono tradotte in carcere. E fu proprio nella sua camera d’ospedale che il Generale repubblicano mise a punto un secondo tentativo per togliere di mezzo il Bonaparte, il quale nel frattempo stava in procinto di partire per la Russia con uno dei più grandi eserciti che fino ad allora la storia del mondo avesse mai visto. Venendo a sapere ciò, de Malet diede luogo – stavolta minuziosamente – a tutti i preparativi per attuare il colpo di Stato e porre fine una volta per tutte all’Impero.
Complici anche le difficili comunicazioni tra il fronte russo e Parigi, de Malet, per alcune ore, riuscì a convincere il Governo Militare di Parigi e prendere il controllo della città. Preparò inoltre alcuni decreti da sottoporre all’approvazione del Senato dell’Impero nei quali veniva dichiarata la decadenza del Governo Militare e l’istituzione di un Governo provvisorio e transitorio che avrebbe riportato la Francia alla forma post-1792 e quindi repubblicana. Secondo i suoi piani, stilati nella prigionia dell’ospedale, egli sarebbe dovuto divenire comandante militare di Parigi. Ma la cosa sconcertante o comunque che lascia ancor oggi più di qualche perplessità è il fatto che egli avesse nominato personalità per ogni centro di potere da occupare dopo la caduta dell’Impero, senza però avvertire le personalità coinvolte. Di fatto, Carnot, Moreau, Augereau, Destutt de Tracy e l’Ammiraglio Truguet non furono mai avvisati – e non si comprende, quindi, fino a che punto potessero essere complici – ed egli nascose le sue carte in custodia ad un prete spagnolo a Parigi.
Nonostante tutto, la notte tra il 22 e il 23 di ottobre, il Generale de Malet mise in atto il suo piano «solitario», riuscì a fuggire dalla distratta sorveglianza dell’ospedale dove era tenuto prigioniero e vestito con la sua uniforme di Generale di brigata si presentò dinanzi alla prigione della Force con ordini falsi per far uscire i suoi ex compagni del golpe del 1808, i due Generali Lahorie e Guidal. Le guardie carcerarie credettero al suo falso annuncio riguardante la scomparsa e morte di Napoleone, del quale oramai Parigi non aveva più notizie da venti giorni, presso Mosca. I tre Generali si diressero poi in alcune caserme, dove, diffusa la notizia della morte dell’Imperatore e del nuovo stato di cose, riuscirono ad ottenere l’appoggio di alcuni reparti dell’esercito imperiale. Grazie a tale reclutamento, i tre riuscirono a mettere sotto scacco il duca di Rovigo, capo della polizia e altri funzionari parigini.
Quindi, de Malet si diresse al Quartier Generale dell’esercito per ottenere il consenso totale e dare il colpo di grazia ai bonapartisti, ma, complice anche il suo passato, venne riconosciuto e smascherato dal Generale Hulin che lo fece immediatamente arrestare, sventando il colpo di Stato repubblicano. I tre Generali, condotti in carcere, furono poi giudicati da un tribunale militare che li condannò alla morte tramite fucilazione. Insieme a loro vennero condotte al patibolo altre dodici perone che, durante le poche ore di controllo della città da parte del triumvirato di de Malet, avevano preso parte attiva nel tentativo di colpo di Stato.
Il 29 ottobre 1812, poche ore prima di essere condotto sul patibolo, de Malet, tartassato dalle continue inquisitorie dei giudici militari che gli chiedevano insistentemente se avesse avuto altri complici per attuare il suo disegno, egli rispose spavaldamente: «Tutta la Francia; e voi stessi sareste stati con me, se avessi trionfato».