Braille
Invenzione epocale
Il Codice Braille è un metodo di scrittura per non vedenti e ipovedenti, nato nei primi anni del XIX secolo. Consente, a chi ha problemi di vista, di essere sempre inserito nella società, giacché, essendo uno strumento non solo di lettura, ma anche di comunicazione, permette di colloquiare e intendersi con il prossimo. In tal modo, il non o poco vedente non subisce l’isolamento, anzi può partecipare alla vita attiva, superando tutti gli ostacoli che derivano dalla sua deficienza. Infatti, gli interessati, utilizzando il «codice Braille» (semplicemente «codice B») e i suoi simboli (che fra l’altro sono unici e validi per tutto il mondo) possono lavorare, esprimere le loro opinioni, comunicare con i loro simili. Il B, pertanto, è un metodo che consente l’inclusione, abbattendo ogni barriera linguistico-culturale sull’intero pianeta, essendo uno strumento di comunicazione utilizzato ovunque, rimanendo sempre valido e attuale.
È un sistema di scrittura e lettura a rilievo dovuto alla geniale intuizione e realizzazione del Francese Louis Braille, nato nel 1809 a Coupvray presso Parigi. Il padre lavorava nella sua bottega, dove si occupava di selle e finimenti per cavalli. Purtroppo, quando Braille aveva tre anni, gli capitò un gravissimo incidente: uno strumento del padre, forse un punteruolo, gli si infisse nell’occhio destro, quando cadde, facendogli perdere il suo uso; dopo qualche tempo, l’infezione si estese, compromettendo pure l’occhio sinistro. Pertanto, a cinque anni di età era completamente cieco. Un duro destino per un cieco, soprattutto a quei tempi, lo minacciava: l’unica professione fruibile poteva essere solamente quella di darsi all’accattonaggio. I suoi genitori, pur non essendo ricchi, si sobbarcarono l’onere di mandare il loro figlio all’istituto con i suoi coetanei normodotati. Non ne poteva trarre grande vantaggio, per cui, quando aveva raggiunto i dieci anni, avendo vinto una borsa di studio, si iscrisse all’«Institution des Jeunes Aveugles» («Istituto per Giovani Ciechi») di Parigi, fondato da Valentin Haüy; era uno dei primi centri specializzati per ciechi. Qui, si fornivano ai ragazzi non vedenti i principi per imparare un mestiere, vale a dire, per esempio, come apprendere a costruire ciabatte, mobili, sedie e altro ancora. Cosa più importante, però, era il metodo da lui ideato, che consisteva in un sistema di caratteri mobili in rilievo fatti di filo di rame, che consentivano la lettura, pur se con notevole difficoltà; così, i ragazzi ciechi imparavano a leggere, ma lo scrivere per loro era impossibile.
La vita, là dentro, non era delle migliori, con il cattivo trattamento da parte del personale e con gli insegnanti piuttosto severi.
Nel 1821, fece visita all’istituto l’ufficiale napoleonico in pensione Charles Barbier de la Selle. In precedenza, Napoleone si era imposto di trovare il modo di trasmettere dispacci in modo silenzioso e che di notte non fossero luminosi; e aveva posto la sua fiducia su Barbier, convinto che questi avrebbe trovato la soluzione del problema. Così fu, infatti, giacché inventò un sistema basato su 12 punti per codificare 36 suoni diversi, difficile da applicare, ma con risultati soddisfacenti. Si trattava di leggere, tramite il tatto delle dita, caratteri di stampa eseguiti con fili di rame posti in risalto sul verso del foglio. Comunque, malgrado le difficoltà, il sistema ebbe un enorme successo.
Braille, interessato allo stesso, cominciò a pensare a come fare per migliorarlo, mentre nel 1827 era diventato insegnante nell’istituto. E cominciò a rendersi conto che la lettura delle lettere tradizionali era complessa e valeva la pena di tentare una strada nuova. E infatti inventò un alfabeto specifico per i non vedenti. Il suo sistema consiste in un codice alfabetico basato su una matrice costituita da 2 punti in orizzontale e 3 punti in verticale, perciò un piccolo rettangolo riportante da 1 a 6 punti, dimensionato secondo le misure del polpastrello del dito indice. Quindi, i caratteri formano uno spazio con 6 punti disposti in due colonne e tre righe. Senza andare più a fondo (cosa che può fare chi fosse direttamente interessato all’approfondimento), con l’uso dei 6 punti si possono determinare 64 combinazioni diverse, fatta esclusione per casi particolari.
Sicuramente, il metodo di Braille era meglio utilizzabile del precedente di Haüy, con miglioramenti nella lettura, mentre restava sempre difficoltosa la scrittura: la ragione sta nel fatto che questa doveva avvenire sul verso del foglio di carta; ciò significa che i punti dovevano essere incisi specularmente nei confronti del recto, cioè della faccia di lettura. Braille ideò il codice B, che permetteva di leggere e scrivere con difficoltà enormi, ma non insormontabili. E infatti il suo metodo, che si può definire puntinato, ebbe subito un grande successo ed entrò a far parte della didattica specifica per non vedenti o ipovedenti. Il codice Braille si basa sul riconoscimento dei simboli che raffigurano lettere, numeri, punteggiatura, segni matematici. Più tardi, Braille estese il suo codice alla matematica (Nemeth Braille) e alla musica (Codice Musicale Braille). A questi ora sono stati aggiunti simboli informatici e chimici.
Nel 1829, per rendere pubblica la sua invenzione, pubblicò il trattato: Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo a uso dei ciechi e ideato per loro.
Senza dubbio, si è trattato di una delle invenzioni fra le più grandi nella storia umana, consentendo di migliorare il modo di vivere di tanti disabili, con la possibilità di comunicare con gli altri e di essere integrati nella vita sociale. Naturalmente, è necessaria tanta buona volontà e applicazione nel partecipare a corsi molto seri e approfonditi, ma con la buona volontà si possono superare tutti gli ostacoli.
Il sistema inventato da Braille ha raggiunto ogni angolo del mondo, consentendo ai non vedenti di vivere in seno alla società pressoché alla pari con i normodotati.
Nel 1990, l’Unesco ha pubblicato l’opera L’Emploi du Braille dans le Monde (L’uso del Braille nel mondo), nella quale è riportato che attualmente sono 65 (di cui 29 in Europa) gli alfabeti che seguono gli insegnamenti di Braille. Si dice che egli sia entrato in ogni etnia, interessando tutti dalla A alla Z (dall’Albania alla Zululandia). Gli utenti in tutto il mondo sono quasi 40 milioni. 40 milioni di individui che ogni giorno devono combattere con le difficoltà che si presentano ogni volta che dovrebbero usare il senso che non hanno: la vista. Ma con il metodo Braille possono dialogare e intervenire nella vita sociale, vincendo le avversità e, purtroppo, contrastando ogni forma di pregiudizio di chi fatica a riconoscerle nel tessuto sociale e lavorativo. Insomma, Braille ha reso possibile una vita autonoma e attiva.
Questo benefattore dell’umanità morì nel 1852 per tubercolosi e le sue spoglie oggi riposano al Pantheon di Parigi.