Costantino e il Cristianesimo
Le fonti. Le vicende. I contrasti. Il rapporto con la Chiesa. Le valutazioni degli storici.
Da Giuliano a Teodosio

Il Regno di Costantino I (al potere negli anni 306-337)[1] ha visto compiersi il mutamento più importante nella storia della Chiesa antica. La sua figura, le convinzioni religiose, le decisioni politiche, sono state a lungo discusse in modo vivace, e ancora oggi manca una unanimità di giudizio tra gli studiosi. In particolare, costituisce un problema la sua «conversione» al Cristianesimo. Fu improvvisa o lenta nell’evoluzione? Fu sincera o costituì una scelta politica? La risposta a queste domande dipende molto dall’interpretazione delle fonti che ci sono rimaste.[2]

Statua di Costantino

Statua di Costantino ai Musei Capitolini, Roma (Italia)

Le fonti

Lo storico di Costantino è il Vescovo Eusebio di Cesarea[3], amico dell’Imperatore, convinto della missione provvidenziale che investì il suo eroe. La sua Storia ecclesiastica, nelle diverse edizioni, si è arricchita di sempre nuovi particolari, fino a trasformarsi in una progressiva trasfigurazione del personaggio. Nella Vita di Costantino, a lui attribuita, egli accentua ancora di più il carattere elogiativo, tanto che alcuni, a torto, la ritengono un falso del secolo successivo.

Il secondo autore contemporaneo è Lattanzio[4], anch’egli favorevole a Costantino, precettore del figlio maggiore dell’Imperatore; nell’opera De mortibus persecutorum è sospettato di eccessiva esaltazione.

Un gruppo di panegirici latini chiariscono la crisi religiosa di Costantino nella fase di transizione e riflettono la mentalità dei retori di Corte che, di volta in volta, li pronunciavano, con il consenso del Sovrano.

Numerose lettere e leggi dell’Imperatore ci fanno comprendere il suo mondo religioso, mentre la numismatica costantiniana consente di seguire il passaggio dei simboli impressi sulle monete anno per anno, preziosi per capire le concezioni politico-religiose prevalenti nei vari periodi. Lo stesso si dica per le statue e i monumenti eretti in suo onore, per esempio l’Arco di Costantino presso il Colosseo. La passionalità delle prese di posizione pro e contro Costantino e la tendenza a creare leggende su di lui indicano l’importanza della figura e della sua opera nella storia del mondo.


La giovinezza

Sugli anni dell’infanzia e della prima giovinezza di Costantino le notizie sono scarse. Nacque tra il 280 e il 285 a Naissus in Dacia (l’attuale Nisch in Serbia), da genitori pagani, Costanzo ed Elena, non legati da matrimonio, perché lui era un alto ufficiale e lei una locandiera. Elena influì certo su Costantino, ma più tardi si convertirà al Cristianesimo attraverso il figlio; Costanzo professava una specie di monoteismo paganeggiante e molto tollerante in fatto di culti: il clima di casa era in sostanza piuttosto filocristiano.

Nel 305 Costantino fugge da Nicomedia per raggiungere il padre posizionato con l’esercito in Britannia. L’anno successivo è proclamato Augusto dalle truppe. Continua la politica di tolleranza verso i Cristiani in Gallia. Si dimostra già singolarmente aperto al problema religioso. Nel 310 sceglie come sua divinità il «Sol invictus» al posto di Ercole. Il dio Sole era venerato in tutto l’Impero, ma il patrono di Costantino ha la figura dell’Apollo gallico.

Nel 312 si assicura il favore di Licinio[5], promettendogli in sposa la sorellastra Costanza[6], e muove con il suo esercito contro Massenzio[7] che domina in Italia e in Africa. Occupa le città del Nord e arriva nelle vicinanze di Roma, che l’avversario intende difendere come l’ultimo baluardo.


1. BATTAGLIA DI PONTE MILVIO (312 DOPO CRISTO). VISIONI DI COSTANTINO

Il 28 ottobre del 312, Costantino vince in modo clamoroso Massenzio in un’area denominata «Saxa Rubra» («Sassi Rossi»). L’esercito avversario dovrà indietreggiare fino al fiume Tevere. Qui si verificherà la totale disfatta (presso Ponte Milvio)[8]. A questo punto Costantino entra nella capitale dell’Occidente e si apre la strada alla sovranità universale. Nel corso di questa campagna militare avviene il suo definitivo passaggio al Dio dei Cristiani.


Il «signum caeleste Dei»

Lattanzio riferisce che, durante il sonno, Costantino è ammonito di far porre sugli scudi dei soldati un «signum caeleste Dei», cioè un’abbreviazione di «Christus», la X traversa con una crocetta che, curvata in cima, diventa la «crux» monogrammatica, simile al più noto e vero monogramma di Cristo. L’Imperatore esegue l’ordine e la vittoria che ottiene è appunto attribuita alla protezione del Dio dei Cristiani. Lattanzio, che scrive nel 318, non parla di «miracolo».

Lo stesso evento è narrato, 25 anni dopo, da Eusebio di Cesarea nella Vita Constantini, ma con maggiori dettagli: Costantino prega il Dio dei Cristiani di aiutarlo, ed ecco, alla sera, tutto l’esercito vede in cielo, «al di sopra del sole, come segno di vittoria, una «croce luminosa» con le parole: «In hoc signo vinces». La notte seguente gli appare Cristo con la croce, gli comanda di far riprodurre quel segno e di portarlo con sé. Costantino fa eseguire uno stendardo legato a una lunga asta, con al centro una corona e il monogramma di Cristo, più tardi posto anche sull’elmo; un drappo pendeva dall’asta con le immagini dell’Imperatore e dei suoi figli. Quello stendardo diventerà il vessillo imperiale e sarà chiamato «labaro».

Anche se nella Storia ecclesiastica non è riportata la visione della croce, Eusebio ha fornito la versione del fatto che lo stesso Costantino ha potuto elaborare a distanza di anni. Al di là degli abbellimenti leggendari, il contenuto sostanziale dei racconti è il seguente: Costantino è convinto che il segno della croce gli è apparso alla vigilia della sua campagna contro Massenzio; egli lo traduce nel monogramma di Cristo e, con l’aiuto di questo, vince il suo avversario ancora legato al culto pagano. Da questo momento si orienta decisamente verso il Cristianesimo.


L’evoluzione religiosa di Costantino

Alcuni panegirici di pagani accennano ambiguamente alla vittoria di Costantino senza nominare Dio: una divinità istruisce e protegge l’Imperatore, il quale, per altro, si allontana dalle usanze pagane nel suo ingresso trionfale in Campidoglio. L’iscrizione che si trova nell’Arco di Costantino a Roma (eretto dal Senato nel 315) attribuisce la vittoria «Instinctu divinitatis et mentis magnitudine» dell’Imperatore: questa divinità può essere l’Essere supremo dei platonici o il Dio dei Cristiani.

La statua di Costantino nel Foro, con la croce in mano e l’iscrizione: «Con tale segno salvifico ho liberato la vostra città» è probabilmente il «signum caeleste Dei» di Lattanzio nella sua forma monogrammatica.

Sulle monete, l’immagine del «Sol invictus» appare fino al 322; poi si trovano anche emblemi cristiani, oppure la testa di Costantino con l’elmo recante il monogramma di Cristo. Alcuni provvedimenti a favore della religione datano dallo stesso 312:

• la richiesta a Massimino[9] di cessare la persecuzione in Oriente;

• una lettera al prefetto dell’Africa per far restituire alla Chiesa le proprietà confiscate;

• una lettera al Vescovo di Cartagine, Ceciliano, al quale trasmette una notevole somma di denaro per «il santissimo culto cattolico»;[10]

• con un’altra lettera, esenta il clero di Cartagine da ogni ufficio pubblico, perché possa dedicarsi più liberamente alle cose religiose…


Una sottolineatura

Nel loro insieme, questi dati permettono di concludere che Costantino, nel periodo 312-313, ha compiuto la sua personale adesione al Cristianesimo, ma non di ritenere che abbia compreso il messaggio evangelico e che ne abbia seguito nella vita privata i principi etici.

Si sa che egli attese la vigilia della morte per farsi battezzare, ma ciò corrisponde a un uso frequente del tempo e si spiega con il duro mestiere di Imperatore. In nome della «ragion di Stato» fu responsabile di gravi delitti, come la morte del suocero, di tre cognati, del primogenito e della moglie!

Costantino è stato accusato di essere un libero pensatore, un deista scettico e opportunista: ora pagano, ora Cristiano, secondo le circostanze. In realtà, fu un Cristiano imperfetto, ma sincero. Se mantenne il titolo di «Pontifex Maximus», lo fece per ragioni di prestigio politico. Del resto, non fu un teologo, ma un militare, un capo che volle la pace nell’Impero, un uomo intelligente che seppe andare nel senso della storia, a modo suo un’anima profondamente religiosa.


2. L’ACCORDO DI MILANO (313)

Nel febbraio del 313, Costantino e Licinio si incontrano a Milano per consultarsi sulla situazione politica e religiosa venutasi a creare dopo la vittoria su Massenzio. In quell’occasione si celebrano anche le nozze di Licinio con Costanza, sorellastra di Costantino.

Contrariamente a quanto si è spesso ritenuto, a Milano non venne emanato alcun editto. Il senso dell’accordo rimane noto attraverso due lettere di Licinio: l’una, datata da Nicomedia[11], l’altra destinata alla Palestina[12], diverse solo per taluni particolari insignificanti.

Nell’introduzione, i due Imperatori riconoscono «che non si deve negare la libertà del culto, ma permettere a ciascuno di regolarsi nelle cose religiose secondo la sua coscienza»; questo vale esplicitamente anche per i Cristiani. Ciò premesso, seguono disposizioni generose e benevole verso il Cristianesimo, di gran lunga superiori alla semplice tolleranza concessa malvolentieri da Galerio:

«Abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità celeste, qualunque essa sia, dia pace e prosperità a noi e a tutti i nostri sudditi».

Una libertà senza alcuna restrizione, senza alcuna molestia, «la più completa, la più assoluta» di praticare il culto cristiano.

«Inoltre ordiniamo che i luoghi dove essi avevano prima l’uso di radunarsi, benché alienati dal fisco o da qualche privato, siano subito restituiti senza alcun prezzo o formalità».

Ma «poiché essi possedevano comunitariamente altri beni, comandiamo che tutto venga loro ridato, sempre alle condizioni sopra accennate». Chiese e cimiteri sono quindi riassegnati alle «comunità» cristiane, di cui è riconosciuta la capacità giuridica. Nella parte finale del documento si esprime la speranza che «il favore divino, già sperimentato in molte gravi imprese, ci assista in ogni tempo per il benessere dell’Impero…».[13]

Queste ultime espressioni alludono forse alla campagna militare vittoriosa di Costantino, e ai provvedimenti da lui adottati a favore dei Cristiani d’Africa. Attribuire il merito di questa iniziativa a Licinio (H. Grégoire[14]) è abbastanza strano, anche perché costui era un uomo meno sensibile agli interessi spirituali, e non all’altezza di comprendere le conseguenze di quel gesto.

L’accordo di Milano rimase la base della successiva attività di Costantino ed è considerato come il primo punto di incontro tra l’Antichità e il Medioevo in materia religiosa. Dal contesto risulta anche lo scopo politico dei due Imperatori: considerando che era supremo interesse per lo Stato giungere a una soluzione dei contrasti religiosi, essi pensarono che la miglior cosa fosse quella di lasciare a ciascuno la libertà di culto; coloro che ne ricavarono il maggior beneficio furono i Cristiani, che in precedenza erano stati i più colpiti.[15]


3. LEGISLAZIONE FILO-CRISTIANA

Nella personale e crescente adesione di Costantino al Cristianesimo rientrano anche alcune leggi che rivelano l’influsso delle concezioni evangeliche, e che limitano le manifestazioni della religiosità pagana. In definitiva, la vita pubblica e sociale assume un’impronta cristiana.


La normativa

Nel 315 un’ordinanza vieta di bollare in faccia i condannati ai lavori forzati o ai giochi del circo; un’altra ordinanza, diretta al Vescovo di Cordoba, riconosce ai Cristiani la facoltà di concedere la libertà ai propri schiavi davanti a un Vescovo, e al clero lo stesso diritto anche senza testimoni; un decreto consente ai Vescovi di giudicare anche le cause civili con piena validità; una legge libera da sanzioni i celibi e i senza figli, per rispetto verso lo stato ascetico in uso nella Chiesa primitiva.

La «legge domenicale» del marzo-luglio 321 ordina il riposo dal lavoro, per i tribunali e i lavori manuali, in omaggio al «giorno del Signore», festeggiato dai Cristiani; un decreto riconosce a chiunque il diritto di lasciare in testamento i suoi beni alla Chiesa.

Altre disposizioni mirano a salvaguardare il diritto alla libertà di religione sancito nell’accordo di Milano: i Cristiani convertiti dal Giudaismo vengono protetti con una legge speciale (non così quelli che passano al paganesimo o al Giudaismo); nel maggio del 323, una legge prevede la pena della fustigazione e una forte multa per coloro che costringono i Cristiani a partecipare ai sacrifici pagani; viene ribadito il privilegio di immunità per il clero; due editti (nel 319 e nel 320) sull’aruspicina[16] stabiliscono pene severe per questa pratica pagana.


Una società ormai cristiana?

Oltre ai privilegi giuridici e amministrativi, Costantino mostra tutta la sua simpatia e il suo mecenatismo verso il Cristianesimo.

Aumentano i luoghi di culto: a Roma sorgono in breve tempo una quarantina di basiliche in onore dei Santi Apostoli e dei Martiri, come San Pietro in Vaticano, San Sebastiano sulla Via Appia, Sant’Agnese. Il palazzo del Laterano è a disposizione del Papa fin dal 314. A Gerusalemme viene edificato il complesso del Santo Sepolcro. A Costantinopoli sono edificate molte chiese, tra cui quella dei Dodici Apostoli, dove Costantino si fece preparare la tomba, ritenendosi uguale a loro. L’Imperatrice madre (Elena) e le sorellastre di Costantino[17] sono Cristiane; gli stessi figli[18] vengono formati secondo la dottrina della nuova religione. Distinte personalità cristiane accedono per la prima volta al consolato, alla prefettura di Roma e al pretorio.

Nel clima di pace, la Chiesa progredisce in modo evidente: nelle varie regioni si moltiplicano le conversioni e nei più diversi ambienti; sono fondate nuove sedi episcopali; si sviluppa l’attività teologica.


Il conflitto con Licinio

Da qualche tempo si andava profilando un conflitto tra Costantino e Licinio per il dominio sull’Impero. Un primo scontro militare nel 316 permise a Costantino la conquista di alcuni territori, e il rafforzamento della sua posizione. La rivalità assunse poi un carattere di guerra di religione, che doveva segnare la vittoria o la sconfitta decisiva del Cristianesimo. Infatti, Licinio sottopose i Cristiani d’Oriente a una crescente oppressione, limitando la libertà di culto e di predicazione, l’assistenza ai carcerati e colpendo la stessa organizzazione ecclesiastica. Senza dichiarare una vera persecuzione, Licinio fece chiudere chiese, imprigionò ed esiliò Vescovi, altri ne condannò a morte.[19]

Nel 324 ebbe inizio il conflitto e Costantino lo pose sotto un’insegna cristiana, dando al suo esercito il «labaro», mentre Licinio interrogava gli oracoli pagani e sacrificava agli dèi. Tre successive battaglie si risolsero in altrettanti successi per Costantino, il quale all’inizio risparmiò l’avversario, poi lo fece uccidere.


4. POLITICA RELIGIOSA E BATTESIMO DI COSTANTINO

La completa vittoria e la sovranità assoluta di Costantino aprirono una nuova fase nella sua politica religiosa. I Cristiani, specie in Oriente, celebrarono entusiasticamente il trionfo dell’Augusto e guardarono con ansiosa aspettativa l’evolversi della situazione: i primi atti dell’Imperatore confermarono le loro speranze.

Un ampio editto sanò subito e generosamente le ingiustizie patite dai Cristiani nelle province d’Oriente. In esso Costantino riconosce l’intervento di Dio nel successo delle sue truppe e nella scelta di lui per «guidare i popoli al servizio della sua santissima legge e per diffondere la beatissima fede … A Lui io devo tutta la mia anima, ogni respiro e ogni moto della mia mente, in tutto e per tutto».[20]

Un secondo scritto indirizzato alle province orientali rivela in modo anche più chiaro la sua adesione al Cristianesimo: «Sotto la tua guida, o Dio, ho iniziato e portato a termine le salutari imprese… Ora bramo di porgere le mie spalle stesse per ricostruire la Tua Santissima Casa».[21] Nello stesso tempo, Costantino si rivela magnanimo perché non fa perseguitare i pagani, né li costringe a convertirsi al Cristianesimo: «Ciascuno deve seguire quello che la sua anima gli dice».[22]

Che cosa spinse Costantino a chiedere di essere catechizzato poco prima della morte? Forse un senso di stanchezza di fronte alla vanità di tanti sforzi? Un gesto di umiltà dopo tanti colpi di audacia? O il timore di presentarsi al giudizio di Dio macchiato di delitti politici? Il suo maestro di religione fu l’ariano Eusebio di Nicomedia[23]: così, colui che passò alla storia come il primo Imperatore Cristiano, ricevette il battesimo alla vigilia della morte e per mano di un eretico.

Costantino spirò il 22 maggio del 337, ma il suo esempio, in un regime così spiccatamente monarchico e assolutista, ebbe un notevole influsso per la diffusione e il consolidamento della Chiesa nell’Impero.


5. LA «SVOLTA COSTANTINIANA»

Il centro delle discussioni è stato il problema della «svolta costantiniana». In genere, si è concordi solo nel ritenere che il mutamento dei rapporti tra Cristianesimo e Impero Romano fu un evento carico di conseguenze per la storia del mondo. Per il resto, i giudizi di valore variano secondo la posizione ideologica degli studiosi.

Molti ritengono che il comportamento della Chiesa sia stato quello di una vera defezione dall’ideale evangelico per essersi alleata con il potere nello svolgimento della sua missione storica, dando origine al cesaropapismo.

Altri, invece, sottolineano gli aspetti positivi: la fine delle persecuzioni, la libertà di culto, di predicazione e di organizzazione.

Tutti rilevano i pericoli e le difficoltà di trovare la giusta impostazione del rapporto tra Chiesa e Stato: è il problema delicato del «sacerdotium et imperium» che travaglierà tutto il Medioevo fino all’età moderna. Anzi, è ancora tema ricorrente ai nostri giorni.

Tertulliano aveva già scritto che era impossibile per un Imperatore Romano diventare Cristiano: o avrebbe cessato di esercitare il suo potere sovrano, o sarebbe stato un pessimo fedele. Nel paradosso dell’apologista africano c’è un fondo di verità, e nessuno meglio di Costantino lo conferma.

I suoi interventi nella vita ecclesiastica, la sua preponderante influenza perfino in ambito dottrinale (corrente del donatismo, Concilio di Nicea) non migliorarono di certo la purezza della fede, né elevarono molto la vita morale cristiana. D’altra parte, egli aprì vaste possibilità all’evangelizzazione dell’Impero nel campo della religiosità, della letteratura, della teologia, della disciplina, dell’arte.

Come ogni vicenda umana, l’incontro storico tra Chiesa e Impero non fu un qualcosa di perfetto, e ambedue i partner ebbero le loro responsabilità. Esso tuttavia salvò la civiltà occidentale, e conservò i valori della romanità minacciati dall’orientalismo. La nuova società, salda e compatta nella fede, troverà la forza per superare le prove che l’attendevano. La Chiesa, accettando gli usi e i sistemi burocratici di Roma, ne approfittò per diffondere il suo messaggio e praticare più largamente la sua missione pastorale.

La nuova Roma cristiana trasfigurò le doti eminenti dell’antica e le illuminò di luce più umana. Il genio politico di Costantino aprì alle nuove esigenze i più diversi ambiti di sviluppo. Per questo motivo, la sua figura rimane ancora presente nella storia e occupa un posto di primo piano nella civiltà del mondo.


Da Giuliano a Teodosio

La progressiva cristianizzazione dell’Impero e il consolidamento della Chiesa subiranno un momentaneo arresto con l’avvento al trono di Flavio Claudio Giuliano[24] (al potere nel 361-363). Uomo dall’acuta sensibilità, travagliato da inquietudini, aveva ricevuto il battesimo e un’educazione cristiana di tipo ariano. In seguito, coinvolto dall’ideale ellenico, intraprese una politica tendente a restaurare il politeismo e ad abolire il monoteismo. Con un programma di riforme e con alcuni provvedimenti legislativi, tentò di imporre di nuovo il paganesimo come religione ufficiale dello Stato, perseguitando i seguaci di Cristo.

Per quasi due anni instaurò un regime teocratico di marca pagana. Giuliano muore in Persia durante una spedizione militare, e svanisce in tal modo il suo sogno. I suoi successori furono tutti Imperatori Cristiani, sempre più convinti e ferventi.

Sarà Teodosio I il Grande (al potere nel 379-395)[25] a proclamare il Cristianesimo religione di Stato, con l’editto Cunctos populos del 28 febbraio 380, emanato a Tessalonica:

«Tutti i popoli dell’Impero sono tenuti a professare la religione di Cristo, insegnata a Roma da Papa Damaso[26] e ad Alessandria dal Patriarca Pietro[27]. Chi professerà tale religione sarà chiamato Cristiano-Cattolico[28], chi non la professerà sarà chiamato eretico».[29]

L’anno seguente Teodosio convoca il Concilio di Costantinopoli (381), nel quale viene sancita la restituzione delle chiese ai Cattolici. Più tardi l’Imperatore proibisce ogni forma di culto pagano a Roma, e ordina la chiusura dei templi pagani ad Alessandria (391).[30]

Toccherà a Giustiniano I (527-565), un secolo e mezzo dopo, instaurare definitivamente quello che fu chiamato «l’Impero Cristiano», perseguitando i pagani e facendone chiudere con la forza i templi in Egitto e in Asia Minore. La soppressione della scuola filosofica di Atene nel 529 segna l’atto di morte del paganesimo.[31] A questo Imperatore si deve la costruzione della basilica di Santa Sofia (Hagia Sophia) a Costantinopoli, di San Vitale e Sant’Apollinare in Lasse a Ravenna.[32]


6. LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO IN ARMENIA

Una sottolineatura a parte merita la storia religiosa dell’Armenia che nel 2001 ha celebrato il 1700° anniversario della conversione del popolo, in quanto tale, al Cristianesimo. Tale evento si verifica nel 301 con la conversione del Re Tiridate III (al potere nel 252-330). Ciò è possibile per merito della predicazione e della testimonianza di Gregorio l’Illuminatore[33], patrono del Paese, anche se, secondo una tradizione risalente al IV secolo, la fede cristiana era già arrivata in Armenia con la predicazione degli Apostoli Bartolomeo e Taddeo.[34]

L’Armenia, in tal modo, è la più antica cristianità del mondo e ancora oggi, nonostante le diverse persecuzioni e dispersioni subite, rimane una Nazione Cristiana. La Chiesa Apostolica Armena, alla quale appartiene la grande maggioranza dei Cristiani, è una Chiesa autocefala rimasta estranea alle decisioni del Concilio di Calcedonia (451), che ha percorso una sua storia autonoma rispetto alle altre Chiese Cristiane, vicina ma non ancora in completa comunione con Roma.

Con Lettera Apostolica del 2 febbraio 2001 il Papa Giovanni Paolo II (Santo) ha ricordato le sofferenze patite dal popolo armeno.[35] Tale fatto è stato evidenziato dal Pontefice anche nella Dichiarazione comune sottoscritta con il Capo della Chiesa Apostolica, Sua Santità Karekin II.[36]


Alcune indicazioni bibliografiche

AA.VV, Costantino il Grande: la civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente, a cura di A. Donati e G. Gentili, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2005

A. Barbero, Costantino il Vincitore, Salerno Editrice, Roma 2016

P.L. Guiducci, Fu vera gloria? Saxa Rubra (312), Mediolanum (313), Nuova Roma (330) L’ascesa di Costantino I (280/285-337), Patriarcato di Venezia, Venezia 2013

H. Leppin, Teodosio il Grande, Salerno, Roma 2024

A. Marcone, Pagano e Cristiano: vita e mito di Costantino, Laterza, Roma-Bari 2002

E. Percivaldi, Fu vero Editto? Costantino e il Cristianesimo tra storia e leggenda, Àncora Editrice, Milano 2012

G. Ravegnani, L’età di Giustiniano, Carocci, Roma 2019.


Note

1 Flavio Valerio Aurelio Costantino.

2 Confronta anche: P.L. Guiducci, Fu vera gloria? Saxa Rubra (312), Mediolanum (313), Nuova Roma (330). L’ascesa di Costantino I (280/285-337), Patriarcato di Venezia, Venezia 2013.
A. Marcone, Costantino il Grande, Laterza, Roma-Bari 2000.

3 Eusebio di Cesarea (260-339). Vescovo e scrittore.

4 Firmiano Lattanzio (250-324 circa). Scrittore di origine africana. Maestro di retorica a Nicomedia. Si convertì al Cristianesimo. Dal 317 curò l’educazione di Crispo, figlio di Costantino. Sono state perdute le sue opere del periodo pagano (Symposium, Hodoeporicum, Grammaticus e otto libri di lettere). Rimangono: De opificio Dei (303-304), Divinae institutiones (primo tentativo di esporre in latino la dottrina cristiana nel suo complesso), De ira Dei, De mortibus persecutorum (318-321).

5 Publio Flavio Galerio Valerio Liciniano Licinio (263-325). Imperatore dal 308 al 324.

6 Figlia di Costanzo Cloro e di Flavia Massimiana Teodora.

7 Marco Aurelio Valerio Massenzio (278-312). Imperatore autoproclamato. Governò l’Italia e l’Africa tra il 306 e il 312.

8 Massenzio annegherà nel fiume.

9 Gaio Galerio Valerio Massimino (Massimino Daia; 285 circa-313). Fu Imperatore dall’anno 305  fino alla sua morte, durante la tetrarchia di Diocleziano.

10 Eusebio, Historia Ecclesiastica, X, 6-1.

11 Testo latino in Lattanzio, De mortibus persecutorum, 48, 2-12.

12 Testo greco in Eusebio, Historia Ecclesiastica, X, 5, 1-14.

13 Lattanzio, De mortibus persecutorum, 48, 7-11.

14 R. Pettazzoni, Studi e materiali di storia delle religioni, volumi 37-38, Anonima Romana Editoriale, Roma 1966, pagina 435.

15 AA.VV., Costantino, 313 dopo Cristo: L’editto di Milano e il tempo della tolleranza, Mondadori Electa, Milano 2012.

16 Aruspicina = tecnica della divinazione per mezzo delle viscere di animali, propria di molte religioni antiche.

17 Le sorellastre Flavia Giulia Costanza, Anastasia, Eutropia.

18 Crispo, Costantina, Costantino II, Costanzo II, Costante I, Elena.

19 Eusebio, Historia Ecclesiastica, X, 8, 13-17.

20 Eusebio, Vita Constantini, 2, 28 e seguenti.

21 Ivi, 2, 48-60.

22 Ivi, 2, 56.

23 Alto ecclesiastico ariano del IV secolo. Fu Vescovo di Berito in Fenicia per circa 20 anni, fino al 324 circa. Successivamente venne insediato nella sede di Nicomedia. In tale località risiedeva la Corte Imperiale. Si stabilì alla fine a Costantinopoli dal 338 fino alla sua morte, avvenuta nel 341.

24 Detto Giuliano l’Apostata.

25 Teodosio I il Grande (347-395): di origine spagnola. Era figlio di un Generale di Valentiniano I. Dopo aver riunificato di fatto l’Impero nelle sue mani, Teodosio – fermatosi in Italia – ebbe una serie di contrasti con il Vescovo di Milano Ambrogio (Santo). Quest’ultimo lo accusò della strage degli abitanti di Tessalonica (colpevoli di sedizione), e lo costrinse a umiliarsi in pubblico (390). In seguito egli accentuò il suo intervento a sostegno della Chiesa e contro le pratiche religiose pagane in Occidente, fino all’editto di Costantinopoli (392) che vietava il culto pagano anche privato. Teodosio ebbe quattro figli: Arcadio, Pulcheria, Onorio e Galla Placidia. Dopo la sua morte l’Impero fu diviso tra Arcadio e Onorio.

26 Papa Damaso I (Santo) fu Pontefice dal 366 al 384.

27 Si tratta di Pietro II di Alessandria. Fu Patriarca dal 373 al 380.

28 Cattolico. Dal latino tardo «catholĭcus», greco «catolicós»: «universale».

29 Erètico. Dal latino tardo «haeretĭcus», greco «aireticós»: «che sceglie».

30 Su questo Imperatore confronta anche: H. Leppin, Teodosio il Grande, Salerno Editrice, Roma 2008.

31 In politica interna Giustiniano I, con il supporto di validi collaboratori, sviluppò una proficua riforma amministrativa e finanziaria, organizzando strutture decentrate, e migliorando il sistema fiscale. Riorganizzò l’esercito. Intervenne nelle questioni religiose, favorendo l’ortodossia cattolica contro pagani, ariani e monofisiti. La sua opera fondamentale rimane il riordinamento del diritto romano classico confluito nel Corpus iuris civilis, base del diritto moderno.

32 M. Meier, Giustiniano, Il Mulino, Bologna 2007.

33 Gregorio detto l’Illuminatore (Santo; 257 circa-332 circa), Vescovo, Apostolo degli Armeni.

34 G. Ulohogian, Gli Armeni, Bologna, Il Mulino, 2009.

35 Lettera Apostolica del Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione del 1700° anniversario del battesimo del popolo armeno, in «L’Osservatore Romano» del 18 febbraio 2001. La Lettera è datata 2 febbraio 2001.

36 La Dichiarazione comune è in «L’Osservatore Romano» del 28 settembre 2001. Il Papa Giovanni Paolo II ha visitato la Chiesa Armena in occasione del suo 95° viaggio apostolico avvenuto dal 22 al 27 settembre 2001 (Kazakhstan e Armenia).

(gennaio 2025)

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