Santa Giulia
Patrona di Corsica e di Livorno ma anche simbolo per nobili cavalieri

Il mito e la leggenda della Santa si perdono nella notte dei tempi. Per qualcuno si tratta di una nobile appartenente alla «Gens Iulia» che nata a Cartagine, fatta poi schiava da un mercante siriano, si rifiutò di abiurare la propria fede cristiana e per tale motivo fu martirizzata. Per altri stava in Corsica, comprata come schiava dal Governatore Córso. Anche in questo caso Giulia non si piegò al paganesimo e subì il martirio. A ogni modo, qualunque sia la verità storica, quello che ci preme qui sottolineare è quanto questa Santa abbia avuto un ruolo guida nel Medioevo nella popolazione longobarda che ne fece sua la storia e la singolare appartenenza.

Intanto mi viene in memoria la devozione verso una donna forte, mai doma, e di antiche origini nobiliari. Il matronimico, così diffuso nella popolazione longobarda, dovette dare alla donna un ruolo non del tutto sottomesso, quasi a suo modo come accadeva nel mondo romano dove la donna, seppur soggetta al marito o al padre giuridicamente, aveva tra le mura domestiche e più in generale in famiglia un ruolo preminente. E dunque capace di far valere prerogative che nel corso del tempo nella tradizione medievale cristiana andarono in parte perse.

Se seguiamo in rete il percorso medievale della Santa le cui spoglie vennero ricondotte a Brescia, troviamo moltissime chiese a lei dedicate, nel corso di un cammino medievale cui i pellegrini furono particolarmente devoti.

Santa Giulia patrona di Corsica ma ancor più patrona di Livorno. Una chiesa in Livorno è a lei dedicata, eretta a partire dal 22 maggio 1602.

I lavori si conclusero rapidamente e nel 1696 troviamo che l’attiguo cimitero venne trasformato nell’oratorio di San Ranieri, che era il patrono della diocesi pisana alla quale in quel periodo Livorno ancora apparteneva. La città labronica, quasi una costola della Corsica in Toscana, era di recente costituzione e dunque ciò giustifica le date della costruzione di questa chiesa.

Ma a Caprona (Vicopisano) troviamo un’unità pastorale documentata dal 1096 e certamente di origini molto più antiche. Si tratta in effetti di una pieve romanica a pianta a croce latina, con una sola navata provvista di abside. Sul portale vi era lo stemma della famiglia Bracci Cambini, che aveva il patronato della pieve. Famiglia peraltro di antichissime origini che governò Pontedera e la zona di Buti, e Calci, in provincia di Pisa. E ancora c’è un’edicola di Santa Giulia sul Monte Oro di Buti. Troviamo sempre a Buti in provincia di Pisa ma non distante dal territorio lucchese la chiesa di Santa Maria della Neve (Borgo di Panicale Alto a Buti), il culto devozione di Santa Giulia. Questa, lambita dal ramo iniziale del torrente Riomagno, è attestata già nel 1276 tra le dieci dipendenze della pieve di San Giovanni Battista di Buti. Viene attestata in origine come Santa Maria «in Vallem», poi Santa Maria «ad Nives» e infine Santa Maria dell’Ascensione, ed era senza cura d’anime, dato che la «ecclesia baptismalis» era San Giorgio, sita vicino all’omonimo castello.

In Lucca poi abbiamo la chiesetta antichissima di Santa Giulia, sita in Piazza del Suffragio, di proprietà della famiglia Bernardini di Lucca, anch’essa di antichissima origine longobarda, che nel corso del XIX secolo è passata sotto la giurisdizione della Curia Lucchese. E che aveva adiacenti i Cavalieri dell’Altopascio, in Borgo dell’Altopascio di Lucca. Per capire i Cavalieri del Tau con una loro magione proprio in quel vicolo.

Una particolare pieve di Santa Giulia si attesta poi nel territorio di Bagni di Lucca, in iieve di Monti di Villa, oggi San Giovanni Battista.

Proseguendo il cammino oltre l’Appennino in direzione Nord troviamo la pieve di Santa Giulia sul monte Santa Giulia di Monchio in provincia di Modena. E ancora una chiesa di Santa Giulia la rinveniamo a Migliarina di Carpi, sempre in provincia di Modena. E ancora il cammino prosegue con la chiesa di Santa Giulia di Cicognara di Viadana in provincia di Mantova. Finalmente il cammino di santa Giulia si risolve a Brescia e precisamente presso la chiesa di Santa Giulia del Monastero di San Salvatore e Santa Giulia; e presso la chiesa di santa Giulia nel villaggio prealpino di Brescia.

Che cos’è questo singolare e particolare commino che seguì le spoglie della Santa?

Non ho certamente le giuste risposte, magari le avessi. Però alcune considerazioni mi sento di farle.

Intanto, che il popolo longobardo e le famiglie eredi di quel popolo fossero particolarmente legati alla venerazione della Santa, questo è del tutto evidente dalla intitolazione delle chiese. La Santa nella versione ufficiale è Giulia per apparenza originaria alla «Gens Iulia». E anche qui si apre un mondo.

I Longobardi si appropriarono non solo del diritto romano, ma dell’intero apparato che aveva origine dalle spoglie di quella civiltà. Nelle mura romane delle varie città si inserirono i loro edifici. Si appropriarono delle loro strade, delle loro tradizioni, rivisitandole. E di una fede, quella cristiana, che comunque aveva avuto origine dentro l’Impero Romano, anche se di fatto antagonista della civiltà pagana originaria dei Latini. Gli esempi qui, anche territoriali, solo in Lucca e provincia, dove un importante Ducato Longobardo ebbe vita, non si contano. È altrettanto singolare che alcune di queste chiese dedicate a Santa Giulia si trovino vicino a dei cimiteri. Così è accaduto per Livorno nel 1602, ma anche per Caprona. E in Piazza del Suffragio dedicarono la chiesa del Suffragio (attigua a Santa Giulia) a un cimitero per la peste del Seicento.

Solo una coincidenza? O forse le anime dei defunti avevano una particolare collocazione nei pressi di una Santa ritenuta particolarmente rilevante?

Il cammino di Santa Giulia parte, prima ancora che a Livorno, in Corsica. E anche qui è patrona. E infatti Elisa Baciocchi portò l’altare della chiesa del Suffragio di Lucca in Piazza del Suffragio, dove è collocata anche la chiesa di Santa Giulia, ad Ajaccio dove nel duomo ancora si trova. La chiesa del Suffragio era dedicata ai Santi Maurizio e Lazzaro e credo che ci fosse una qualche connessione con la presenza di Santa Giulia in loco. Un unicum che forse in parte sfugge.

Una particolarità: Vittorio Emanuele I di Savoia in Torino fece intitolare Corso San Maurizio, un luogo prossimo a Via Santa Giulia. Ricordo che Casa Savoia ha sempre mantenuto una particolare devozione per i Santi Maurizio e Lazzaro, cui ha dedicato anche un Ordine Onorifico cavalleresco.

Altra particolarità. Sull’isola di Sant’Onorato in Francia troviamo l’Abbazia di Lerins, cistercense. Ora, alcuni vogliono legare il nome e il percorso di venerazione di Santa Giulia ai monaci di Lerins. Questo in rete. Non posso al riguardo però fare alcuna osservazione. Non ne ho gli elementi.

Tornerei viceversa al fatto che molte chiese dedicate a Santa Giulia ora sono dedicate a San Giovanni Battista. Una devozione molto corposa nel popolo longobardo. E in seconda battuta si sono avvicendate queste attribuzioni. Questo in Buti (Pisa); in pieve di Monti di Villa (Lucca). I passaggi della Santa in territorio modenese piuttosto che mantovano e bresciano seguono una direttrice nordica, cara al popolo longobardo che come ben sappiamo aveva fatto di Pavia, zona limitrofa a quale terre, il centro propulsore del Regno Longobardo in Italia.

Passiamo attraverso un percorso come questo, di venerazione a una Santa, una donna per giunta, e sottolineo ancora il matronimico longobardo. Una donna nobile, come di antichissima nobiltà si fregiò nella tradizione Santa Giulia; Una donna di origini latine («Gens Iulia»). Una donna forte, se vogliamo, benché ridotta in schiavitù, emancipata diremmo noi. Che è emblema della Fede; che non si ferma neppure di fronte al martirio e non rinnega mai le sue origini religiose, di Fede. E dunque anche culturali. Una donna simbolo, in un’epoca in cui solo apparentemente le donne non lo erano.

Interessante notare che in Buti la chiesa di Santa Giulia si trova in prossimità di un castello dedicato a San Giorgio. Altro Santo simbolo dei Longobardi, e degli ordini cavallereschi in particolare. Altra essenziale curiosità, secondo me.

Napoleone Bonaparte sull’isola di Sant’Onorato, in Francia, dove troviamo il monastero cistercense e i monaci di Lerins, collocò alcune palle di cannone che ancora oggi sono lì ubicate e che gli servirono nelle sue imprese militari. Singolarità se si ricorda la devozione della sorella Elisa ai Santissimi Maurizio e Lazzaro (e io aggiungerei a Santa Giulia, vista la collocazione geografica in Lucca). Significati che a noi sfuggono, ma il suffragio per le anime dei defunti e i cimiteri talvolta presenti vicino a tali chiese ci ricordano un passaggio tra la vita e la morte che in epoca medievale e per queste popolazioni di tradizione cavalleresca fu un «unicum»; un tutt’uno appunto nel passaggio tra la vita e la morte. Un qualcosa che oggi noi antropologicamente non possediamo più. Il senso cavalleresco del coraggio e dell’Ascensione che in qualche modo mi richiama la chiesa di Santa Giulia di Buti: Santa Maria «in Vallem Viridem», poi Santa Maria «ad Nives», poi Santa Maria dell’Ascensione. Significativi passaggi.

(agosto 2020)

Tag: Elena Pierotti, Santa Giulia, Cartagine, Corsica, Livorno, cavalierati, pievanie, Elisa Baciocchi, Napoleone Bonaparte, Bracci Cambini.