San Francesco d’Assisi e la pietra
Un messaggio di fede e riflessione con l’apporto di «Sorella Pietra»

Il Poverello di Assisi[1] è passato alla storia religiosa e civile grazie alla sua straordinaria popolarità, alla giovanile conversione, e non ultima, alla straordinaria capacità di dialogo con la natura e con gli animali: basti ricordare la predicazione agli uccelli e il surreale colloquio col mitico lupo di Gubbio che grazie a Francesco si sarebbe dissociato dall’antica ferocia diventando un tranquillo ospite della vecchia città umbra. Non altrettanto noto, invece, è che il Santo Patrono d’Italia[2] abbia avuto un rapporto di particolare attenzione e per taluni aspetti di confidenza con la pietra, fino al punto da farne il suo giaciglio, come i visitatori del Santuario di Monteluco, nei pressi di Spoleto, possono vedere ancor oggi.

Nel messaggio francescano la pietra diventa anche in tal modo uno strumento di costante penitenza secondo la tradizione medievale, e nello stesso tempo di vita austera, semplice e profondamente cristiana. Al pari di Sorella Acqua e di Fratello Fuoco, anch’essa è dono di Dio, e deve essere oggetto di specifica attenzione, di apprezzamento e di amore. Del resto, si tratta di un materiale davvero antico, le cui origini coincidono con quelle del mondo, ragguagliabili a miliardi di anni.

Nel medesimo tempo, la pietra è qualcosa di più, vale a dire arra di santità, perché nel medesimo messaggio francescano diventa strumento di miracoli. Al riguardo, basti citare quelli avvenuti nel Sacro Speco di Poggio Bustone, un piccolo eremo nei pressi di Rieti ricavato interamente nella roccia, dove sono visibili le impronte miracolose lasciate dal cappuccio, dal gomito e dal piede del Santo, assieme a quelle di un Angelo apparsogli in forma umana, e quelle deformi di Satana che aveva cercato invano di indurlo in tentazione. La pietra è materiale duro per definizione ma nel caso di specie la legge di natura ha lasciato uno spazio tutto suo alla gloria del grande Santo d’Italia e del mondo.

D’altra parte, il ricordo di vari miracoli avvenuti per mezzo della pietra vive tuttora anche in quello di altri Santi, a cominciare dall’omonimo Francesco di Paola che ne riduceva il peso a vantaggio di chi doveva trasportarla, spostava con la sola forza della preghiera il masso che ostruiva la strada, e bloccava la caduta di macigni in procinto di travolgere una squadra di operai. Ecco una serie di tradizioni in cui non è difficile ravvisare, se non altro, il segno di una fede in grado di modificare la linea del possibile con un profondo atto volitivo.

Passando dal sacro al profano, conviene aggiungere che una pietra, il cui nome di St. Francis è stato mutuato direttamente da quello del Santo, è diventata oggetto di attuale estrazione e distribuzione a cura di alcune aziende produttrici statunitensi che operano soprattutto in California e nel Wisconsin. In prima ipotesi, si sarebbe orientati a ravvisare in questa nomenclatura un’opera di semplice attenzione commerciale, ma un esame oggettivo della materia consente di individuare un riferimento ai valori dello Spirito anche in un ambiente improntato alla logica del mercato. In effetti, il materiale in parola si caratterizza per la pigmentazione uniforme, tendente al chiaro, idonea a parecchi impieghi semplici e lontani dalle suggestioni esercitate a livello d’impiego nell’architettura e nell’edilizia da taluni prodotti concorrenti di pregio maggiore e di conseguente rinomanza.

Per San Francesco e per chi ne avrebbe compreso il messaggio innovatore, anche la pietra possiede una dignità primigenia, perché fa parte del Creato, e come tale è offerta al genere umano per essere strumento di civiltà e di progresso, in lode e ringraziamento del Creatore. Oggettivamente, si tratta di un dono tanto più importante, non solo perché in grado di consentire la soddisfazione di bisogni primari, ma nello stesso tempo perché la pietra è diffusa in tutto il mondo costituendo una risorsa di fondamentale importanza per il suo sviluppo morale, sociale ed economico.

Bisogna chiarire che quella di San Francesco non è una visione panteista, in cui tutto il reale vada ad assumere caratteri divini. Al contrario, si tratta di un ringraziamento per la Creazione, supportato dalla fede e dalla consapevolezza che tutto proviene da una Volontà superiore e trascendente, finalizzata al perseguimento del Bene comune, e quindi, al disegno di un genere umano fatto «a immagine e somiglianza» del Creatore.

In buona misura, è possibile affermare che il Santo delle Creature[3] amava la pietra, tanto da farne oggetto di giaciglio nel celebre «nido della roccia» rispettato con comune venerazione durante tanti secoli, dove Francesco «s’immergeva sempre più profondamente nella Passione del Signore» mentre a sera, spossato da penitenze e digiuni, si abbandonava, per l’appunto, alla «nuda pietra» che peraltro, nella commozione e nell’immedesimazione del Santo davanti alla Creazione, diventava «sorella» del contemplante, oltre che naturalmente «viva».

C’è di più. Per San Francesco, osannato anche da Dante nel Canto XI del Paradiso, la pietra si riconosce in Cristo, tanto che il Poverello amava ricordare come le rocce del Calvario si fossero spezzate alla morte del Salvatore, e come ad Assisi siano in grado di parlare a chi abbia orecchie per intendere, con riguardo prioritario a quelle del Monte Subasio, ora collocate al cospetto dei 14 monumenti di matrice Unesco presenti nel suo territorio[4]. Non solo: le pietre possono esprimersi persino tramite il silenzio, dando voce alle parole più belle, appartenenti a loro, ancor prima che all’uomo.


Note

1 San Francesco (1181-1226), figlio del ricco mercante Pietro Bernardone e della nobile provenzale Madonna Pica, ebbe una giovinezza divertente, fu ottimo oratore e soldato nella lotta fra la ghibellina Assisi e la guelfa Perugia (1203) al cui termine conobbe per qualche mese le prigioni della vincitrice, da cui fu liberato previo versamento di un cospicuo riscatto pagato dal padre. Poco dopo, si sarebbe arruolato nella Quarta Crociata di Gualtiero III di Brienne (1204), ma fu costretto al subitaneo rientro, perché ammalatosi appena giunto nella vicina Spoleto. Destinato all’attività paterna, fu a Roma nella fase del suo avviamento alla medesima professione, ma commosso dalla povertà altrui decise di donare parte dei propri averi a chi aveva bisogno, e nel ritorno a casa fu protagonista del celebre «bacio al lebbroso» (1205). Con tale atto ebbe inizio l’opera vitalizia di misericordia nei confronti di quegli ammalati inguaribili e derelitti: di qui la missione nel lebbrosario di Gubbio, dove si poteva vivere comunque «in perfetta letizia» grazie all’opera fraterna di Francesco e dei suoi primi confratelli. Nell’intento di riportarlo al proprio lavoro mercantile, Pietro Bernardone lo fece convocare dal Vescovo, ma non ebbe successo; anzi il mutamento di Francesco divenne totale. Vestito con un sacco, iniziò a vivere di carità e predicare il Vangelo, scrisse la bozza della Regola e fece rapidamente proseliti anche femminili, tra cui Chiara Scafi d’Assisi, la Santa fondatrice dell’Ordine delle Clarisse. Sempre nel 1205, ebbe una visione fondamentale: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, udì un richiamo di Gesù Cristo presente nella Croce dell’altare, che lo esortava a «riparare la Sua Casa tutta in rovina» e che avrebbe confermato in termini definitivi la vocazione del Santo in favore prioritario dei poveri. Nel 1209 fu nuovamente a Roma: dopo qualche incertezza di Papa Innocenzo III, superata grazie a un sogno rivelatore, ottenne l’approvazione della Regola, con cui ebbe luogo l’atto costitutivo dell’Ordine dei Frati Minori. Dopo un decennio di attività benefiche in prevalenza locali, e non senza digressioni lontane come quella in Dalmazia dove – «felicibus auris appulsus» – avrebbe fondato il monastero di Zara, Francesco fu protagonista del viaggio in Terrasanta, e quindi in Egitto: a Damietta ebbe un cordiale e lungo colloquio col Sultano Al-Malik-al-Kamil, nipote del celebre Saladino, peraltro senza successo per il tentativo di pacificazione con la Cristianità. Nel 1223 Papa Onorio III provvide alla ratifica definitiva della Regola che da quel momento prescrisse anche ufficialmente la carità, l’obbedienza, la povertà e la preghiera; nello stesso anno, Francesco avrebbe presentato il suo primo presepio. A poco tempo dopo risale il ricevimento delle Sacre Stimmate nel romitorio toscano della Verna (1224) per poi avviarsi all’incontro con «Sorella Morte» che lo colse alla Porziuncola, in agro di Assisi (dicembre 1226): a quel punto, sarebbe stato sufficiente un anno e mezzo per la canonizzazione ufficiale del Santo grazie a Papa Gregorio IX (luglio 1228).

2 San Francesco è diventato Patrono d’Italia – assieme a Santa Caterina da Siena – con atto del Santo Padre Pio XII (Papa Eugenio Pacelli) promulgato a Roma il 18 giugno 1939. La data del 4 dicembre, quale anniversario della scomparsa terrena di San Francesco, fu considerata parzialmente festiva fino al 1976, quando fece parte di quelle eliminate per decisione politica allo scopo di elidere la loro «negativa incidenza sulla produttività» pur conservando, naturalmente, il carattere di solennità religiosa.

3 Ai motivi della fama acquisita dal Poverello di Assisi, si aggiunge anche il fatto di essere stato riconosciuto quale fondatore della poesia di lingua italiana, in primo luogo grazie al celebre Cantico delle Creature.

4 Assisi è diventata simbolo di una prescrittiva pace mondiale nel segno imperituro di San Francesco, con particolare riguardo ai recenti incontri ecumenici promossi da Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002, da Benedetto XVI nel 2011 e da Papa Francesco nel 2016: quest’ultimo fu il primo Pontefice di Santa Romana Chiesa ad assumere il nome del Poverello in ossequio al perenne messaggio francescano di Amore e di Fede. La popolarità di tali indicazioni ha trovato nuovi spunti importanti di diffusione nello scorcio conclusivo del Novecento e negli inizi del nuovo millennio anche nell’ambito delle comunicazioni sociali tra cui si ricordano non meno di 13 filmati, otto brani di musica classica e 18 di leggera.

(gennaio 2025)

Tag: Carlo Cesare Montani, San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, il Poverello, San Francesco di Paola, St. Francis, Dante Alighieri, Pietro Bernardone, Madonna Pica, Gualtiero III di Brienne, Chiara Scafi d’Assisi, San Damiano, Innocenzo III, Al-Malik-al-Kamal, Saladino, Onorio III, Gregorio IX, Santa Caterina da Siena, Pio XII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Papa Francesco, Gubbio, Spoleto, Poggio Bustone, Rieti, California, Wisconsin, Monte Subasio, Assisi, Perugia, Spalato, Dalmazia, Zara, Terrasanta, Egitto, Damietta, La Verna, Porziuncola, Lupo di Gubbio, Santuario di Monteluco, Sorella Acqua, Fratello Fuoco, Sorella Pietra, Calvario, Unesco, Bacio al Lebbroso, Ordine delle Clarisse, Regola Francescana, Ordine dei Frati Minori, Sacre Stimmate, Sorella Morte, Cantico delle Creature.