Una pergamena e i suoi enigmi
1105. Matilde di Canossa a Lucca

L’Archivio Diocesano di Lucca conserva al suo interno una preziosa pergamena matildica datata 1105. Documento storico importante perché Matilde di Canossa fu figura chiave nel Medioevo Italiano, conosciuta soprattutto per la sua influenza politica e religiosa, spesso contrastante con l’Imperatore Enrico IV. Questo documento testimonia come Matilde gestisse le proprie terre e i suoi affari, documentando le sue decisioni e relazioni con le comunità sotto il suo controllo.

La questione vedeva al centro i monaci dell’Abbazia di Badia Pozzeveri, sita tra Altopascio e Porcari, in direzione Lucca. Da pochi anni i monaci benedettini qui avevano ottenuto il riconoscimento di Abbazia su preesistente monastero. Così, per sostentarsi, chiesero l’intervento papale e Papa Gregorio VII dette loro la possibilità di usufruire di terreni siti in Gallicano, Molazzana, Calomini e Monte Altissimo, ossia presso le Apuane Meridionali, tra Medievale e Garfagnana. E di rimando nella pergamena viene citato anche il territorio di Corsena, l’attuale Bagni di Lucca. Anche qui i monaci avevano pertinenze. Purtroppo però, essendo per l’epoca questi territori non troppo accessibili vista la distanza, non riuscivano a impossessarsi dei raccolti perché «in loco» venivano loro sottratti. E grazie all’intervento di Matilde che essi chiesero e che si realizzò grazie a un editto che puniva severamente i trasgressori che osavano appropriarsi di quei beni, i monaci tesero a consolidare le loro pertinenze. Quel documento redatto da un notaio lucchese, tale Lamberto, venne stipulato alla presenza di Matilde in casa di tale Roberto in Pieve Fosciana. Ci sono molti elementi che lasciano fare supposizioni e che destano interrogativi di fronte a questo importante documento.

Intanto Badia Pozzeveri e la sua ubicazione tra Porcari ed Altopascio.

I fatti. Abbiamo un documento datato 952 con un trasferimento di proprietà che interessava un luogo coperto di boschi. Altro documento, 1039, dove si parla di un inizio di avveramento di un borgo. Durante questo periodo in Toscana si verificò l’incastellamento delle principali «Curtes» e «Villae» per la difesa per difendersi dalle incursioni ungare e saracene.

In loco alcune Curtes si incastellarono: Moriano, Pietrabuona, Santa Maria a Monte. Successivamente Vivinanaia (l’attuale Montecarlo), Porcari e Fucecchio. Non così a Badia Pozzeveri, zona che tendeva per la sua ubicazione a spopolarsi. L’ultimo documento che la vede come Borgo è datato 1044, poi qui dopo l’edificazione di due chiese si insediò un monastero che in seguito, come accennato precedentemente, divenne Abbazia. Agevoli erano i contatti con Lucca, vista la sua collocazione. Questa zona peraltro dall’estate del 2011 è luogo di intensi studi internazionali, apparsa anche in una trasmissione di «Superquark» per l’utilizzo di bioarcheologia e paleontologia negli studi qui intrapresi da studenti e professori in ambito internazionale. Fu luogo molto importante.

Ora, i monaci benedettini qui presenti si trovavano vicinissimi ad Altopascio dove nel periodo presero piede i cavalieri del Tau. Un Ordine cavalleresco importante che sicuramente con l’Abbazia aveva rapporti e che pare sia stato fondato col sostegno e la compiacenza della stessa Matilde di Canossa. I luoghi che Papa Gregorio VII mise a disposizione dei monaci furono tutti di pertinenza soffredinga. Gallicano, Molazzana, Calomini e Monte Altissimo, Apuane Meridionali. Se il quadrisavolo di Matilde fu quel Sigifredo che come conte longobardo non sappiamo per quale motivo si inoltrò nei territori emiliani e fondò la dinastia canossiana, ed essendo Sigifredo il nome più utilizzato dai Soffredinghi, stando anche alle parole dello storico Muratori e del suo collaboratore Monsignor Giandomenico Pacchi, e albergavano in quegli stessi territori da dove proveniva l’avo matildico i suoi cugini fanti, appunto Soffredinghi, ne deduciamo che Papa Gregorio VII pensasse di offrire ai monaci di Badia Pozzeveri, donando terre in quei luoghi, una qualche garanzia ai monaci medesimi sul controllo del territorio. Che evidentemente non ci fu. C’erano divisioni interne nella medesima schiatta soffredinga? Probabile. In quel periodo il Comune, come istituzione, cominciava a essere agli albori. A Lucca nacque proprio intorno al 1100.

Per difendere i loro territori, i Soffedinghi, soprattutto nel secolo successivo, dovettero lottare con i denti e con le unghie contro Lucca, alleandosi spesso anche con Pisa per contrastare la situazione, salvo poi doversi arrendere e accettare di far parte della realtà lucchese medesima.

Nel 1105 siamo ai primordi dell’età comunale. Quella firma in casa di tale Roberto a Pieve Fosciana per redigere l’atto suscita davvero in tal senso curiosità.

Roberto era un altro nome molto utilizzato nella medesima casata. Pieve Fosciana poi, luogo centrale in Garfagnana, di pertinenza soffredinga esso stesso. Matilde si reca in casa di un suo cugino fante per redigere l’atto?

La presenza di Lamberto di Lucca come notaio suggerisce che rappresentasse una ulteriore garanzia per i monaci di Badia Pozzeveri, e che comunque la realtà lucchese ormai comunale avesse un suo peso.

I monaci si affidavano a un Lucchese per ottenere garanzie?

Che presumiamo ottennero, visto l’esosa multa che avrebbero dovuto pagare i trasgressori, multa che sarebbe andata nelle tasche giuste, quelle per metà dei monaci e per l’altra metà della stessa Matilde, che aveva redatto l’atto.

E Corsena?

Anche Corsena era di pertinenza matildica, e naturalmente dei suoi cugini fanti. Ed era anzi con Borgo a Mozzano la zona di primaria pertinenza soffredinga.

A questo punto una domanda campeggia su tutte: i cavalierati in questo particolare atto, erano presenti? Avevano una qualche influenza?

Altopascio era Tau. Ma a Lucca anche la magione templare era molto imponente e agguerrita. Se questi Ordini in alcuni casi collaborarono, in altri certamente ebbero contrasti. Sappiamo che i Fiorentini Capponi furono a lungo Gran Maestri del Tau. Sappiamo che un Garfagnino doc, nel 1860, tale pittore Giuseppe Pierotti di Castelnuovo Garfagnana, scrisse proprio al suo amico Gino Capponi richiamandolo su scavi archeologici del periodo in Garfagnana, relativi al 1200 dove è stato ritrovato un cavaliere Tau e non di altro Ordine come Gino Capponi in quel frangente immaginava. «Capponi mio, il cavaliere è tuo non è mio». Questa la frase utilizzata nella missiva. Potevano gli avi di Giuseppe essere Templari? Potevano esserci delle rivalità tra la presenza fiorentina del Tau che era sì in Lucca, ma Altopascio aveva legami profondi, anche di confine, con Firenze.

Il confine con la provincia fiorentina ad Altopascio è strettissimo, a pochissimi chilometri.

Si trattava di rivalità anche cittadine? Perché non pensarlo?

Certo, in epoca matildica il Comune non si era ancora affermato del tutto ma le premesse già le avevamo, e la stessa Matilde si trovò a vivere in quest’ottica un momento di passaggio.

Anche i cavalierati e di riflesso i monasteri e le abbazie dovevano tenerne conto.

Il Papa elargiva sì opportunità ai monaci, ma il controllo del territorio era cosa ben diversa. Neppure i cugini fanti di Matilde erano in grado con ogni probabilità di agevolare i monaci e le loro richieste. Matilde fungeva ancora da presenza attiva e determinante ma altre realtà e altri contrasti stavano emergendo. Fuori dal contado, il Comune nato da poco come istituzione, poco poteva fare. Quei territori appartenevano ancora alle varie Casate Longobarde del territorio e Matilde era il loro nume tutelare, la loro guida.

(giugno 2025)

Tag: Elena Pierotti, Badia Pozzeveri, Matilde di Canossa, Enrico IV, Papa Gregorio VII, Gino Capponi, Ordine Templare, Ordine del Tau.