Ceserana
I cavalieri e le loro fortezze che hanno fatto la storia

La rocca di Ceserana sorge su una collina terrazzata alla sinistra del fiume Serchio vicino al borgo di Lupinaia, a protezione degli abitanti in zona Fosciandora di Garfagnana, non lontano da Castelnuovo Garfagnana e Pieve Fosciana. Luogo ameno, apparentemente sul piano storico poco significante, se non in sede locale.

La fortificazione è medievale, costruita tra il XIII e il XIV secolo, importante rifugio durante i conflitti di quel periodo. Situata a 386 metri sul livello del mare, deve il suo nome alla sua antica rocca caratterizzata da solide mura e grossi torrioni. La fortezza ospita all’interno delle sue mura la chiesa di Sant’Andrea, in stile romanico, caratterizzata da un paramento murario in pietra bianca e da un abside semicircolare impreziosito da lesene su capitelli recanti motivi antropomorfi e floreali. All’interno conserva due statue lignee risalenti alla fine del 1300, una di San Giacomo e l’altra di Sant’Andrea. Le prime notizie risalgono al 1100 dopo Cristo, con momenti di significativa importanza. Nel Medioevo fu per un certo periodo uno dei sei Comuni liberi della Valle. Come altri Comuni della Garfagnana è passata sotto il dominio di Lucchesi, Pisani, Fiorentini ed Estensi, trovandosi spesso in una collocazione strategica di confine tra diversi Stati. Per questo motivo fu dotata di una robusta fortificazione e si trovò sovente al centro di guerre, battaglie e scaramucce. Ceserana, insieme ad altri borghi della Garfagnana, si consegnò solo in un secondo tempo agli Estensi; per questo non venne assoggettata a una delle Vicarie già esistenti ma contribuì a formarne una quarta, quella delle Terre Nuove, di cui Ceserana fu capoluogo. Sviluppò anche una modesta lavorazione del ferro, della quale purtroppo al momento non sembra siano rimaste tracce. Per alcuni periodi fu uno dei centri di maggior importanza della Valle, poi è andata lentamente declinando, fino anche a perdere la titolarità di Comune. La chiesa romanica, con il suo caratteristico abside e la rocca fortificata che la racchiude, costituisce uno dei piccoli gioielli della Garfagnana. Sin qui il noto. Ma proviamo ad addentrarci nei meandri degli antichi cavalieri per scoprire molto di più anche del piccolo borgo di Ceserana.

Il terzo e ultimo volume dei Placiti del Regnum Italiae di Cesare Manaresi, che dell’edizione di questo importantissimo «corpus» di documenti fu il promotore e il curatore, contiene in appendice un elenco di Placiti andati perduti. In questa lista, suddivisa per città, alla voce «Lucca» figura come tale un solo documento. Esso è segnalato riportando il passo in cui l’illustre canonico lucchese Francesco Maria Fiorentini ne dette per primo notizia nelle sue Memorie di Matilda la Gran Contessa del 1642, dove troviamo scritto così: «Serbasi in Lucca memoria d’un giudizio attirato alla presenza della Duchessa e Marchesa Beatrice in Terravalda, villaggio di quel contado 1074». Secondo il Barsocchini, due secoli dopo, la scomparsa dello stesso è attribuibile a un incendio del 1822 dell’Archivio della Biblioteca Pubblica di Lucca e, in particolare, del materiale archivistico della famiglia Fiorentini. Passaggi archivistici complessi. Eppure il Fiorentini non fu un intellettuale qualsiasi a Lucca. Nei pressi di Ceserana troviamo il monastero di Migliano dedicato alla Vergine Maria che è sotto la pertinenza dei Chierici Regolari Lucchesi di cui il fratello del Fiorentini fece parte. Territori questi nel Medioevo di pertinenza dei Soffredinghi. La famiglia Fiorentini, di madre Tucci, era originaria di Camaiore, luogo che ebbe nella Via Francigena il suo fulcro vitale a partire dal Medioevo. Solo nel 1610 il padre Mario ottenne la cittadinanza lucchese. I Tucci erano vicini ai Chierici Regolari. Il nostro Francesco Maria fu educato dallo zio Niccolò Tucci, celebre latinista, storico e poeta. Tutti i suoi numerosi fratelli vestirono l’abito eccetto lui che si laureò in medicina a Pisa e conobbe Galileo Galilei. Negli anni in cui Papa Urbano VIII ordinava la revisione del processo contro lo scienziato Francesco Maria, rinnovò i suoi sentimenti di stima verso lo scienziato sottolineando le posizioni progressiste sue e della famiglia. Grazie ai riferimenti a personaggi così significanti non solo per la città di Lucca ma per l’intero periodo, possiamo riallacciarci alle vicende medievali di un luogo come Ceserana, che nasconde al suo interno uno scrigno storico ritengo unico. Senza dubbio l’archivio della famiglia Fiorentini poteva nel 1822 rappresentare un pericolo per la Lucca restaurata. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Ceserana si trovava in direzione di Pieve Fosciana e delle zone del Sillico, che i Soffredinghi prima e Castruccio Castracane poi fecero proprie. La sua «Libertas» a lungo sostenuta era sinonimo della stessa «Libertas» che sempre i Soffredinghi manifestarono, anche dopo aver dovuto sottostare al Comune di Lucca. Rimasero i Soffredinghi in orbita curiale, pur con loro prerogative e distanti da una sottomissione attiva alla Repubblica? Probabile. Luoghi, quelli di Ceserana e dintorni, con una loro identità politica come fu sempre quella soffredinga.

La chiesa è dedicata a Sant’Andrea. Il Santo, peraltro fratello di Pietro, viene venerato spesso nelle commende medievali anche templari. La croce di Sant’Andrea ha un suo significato, un suo linguaggio. La X della croce di Sant’Andrea simboleggia la luce, la luce manifesta; indica la lettera greca «x», iniziale di parole greche come Cono, Crusos e Cronos, ossia il crogiolo, l’oro e il tempo, triplice incognita della Grande Opera. Questa croce a forma di X è un geroglifico, ridotto alla sua semplice espressione, delle radiazioni luminose e divergenti emanate da un focolare unico. Appare dunque come il grafico della scintilla. Queste linee intersecate danno quindi lo schema dell’ondeggiamento delle stelle, della dispersione radiante di tutto ciò che splende, illumina, irradia. E i Templari, ma più in generale i cavalierati medievali, fecero propria l’alchimia che caratterizzava questi principi. Come non ricongiungere Ceserana a queste origini, per posizione geografica, strategia politica e, non ultima, appartenenza dinastica? Proprio in epoca medievale. La Casata dei Soffredinghi era la più diffusa sul territorio, quella cui verosimilmente lo stesso Conte Sigifredo Atto, avo matildico, quella Matilde che anche il Fiorentini celebrò in una sua celeberrima opera, appartenne. Sigifredo era nome adottato prioritariamente in tale Casata, Casata da cui derivò il suo stesso nome. Il fascino tra terra e cielo del luogo dove è ubicata Ceserana ci riconduce inevitabilmente a quei cavalieri e alla loro millenaria storia.

(dicembre 2024)

Tag: Elena Pierotti, Ceserana, Soffredinghi, Garfagnana, Lupinaia, Sigifredo Atto, Galileo Galilei, Urbano VIII, Francesco Maria Fiorentini, Castruccio Castracane degli Antelminelli, Matilde di Canossa, rocca di Ceserana.