Il movimento futurista in politica
Un movimento totalmente atipico ebbe rilevanza nazionale

I futuristi che ebbero un grande peso nella nascita del fascismo, lanciarono nel corso degli anni diversi programmi politici, tutti molto particolari, difficilmente classificabili nelle ordinarie categorie politiche né inquadrabili nello schema destra e sinistra. I futuristi possono essere avvicinati in qualche modo ai nazionalisti ma divergono da essi per la loro contrarietà più totale al conservatorismo e alla religione.

Filippo Tommaso Marinetti si impegnò in prima persona nella redazione dei programmi e nella costituzione del partito politico futurista. Già nel 1909, a poca distanza dalla costituzione del futurismo artistico, Marinetti lanciò il suo primo programma politico futurista. Nel 1911 si impegnò a favore della guerra in Libia che si presentò più difficile del previsto. Il Governo Italiano riteneva che gli Arabi, scontenti della dominazione turca, si sarebbero facilmente adattati alla dominazione italiana, invece la questione religiosa e la presenza dei predoni ebbero il sopravvento, molti furono gli atti di crudeltà dei Turchi e dei Libici sui nostri soldati e di conseguenza quelli degli Italiani sui nemici. Marinetti a Milano organizzò diverse manifestazioni (subendo molti arresti) e si recò lui stesso in Libia come combattente e giornalista. Marinetti scrisse: «Orgogliosi di sentire uguale al nostro il fervore bellicoso che anima tutto il Paese, incitiamo il Governo Italiano, divenuto finalmente futurista, a ingigantire tutte le ambizioni nazionali».

L’anno successivo scrisse un romanzo duramente anticattolico, L’aeroplano del Papa. Due anni dopo divenne uno dei più convinti sostenitori dell’intervento contro l’Austria e anche qui fu volontario di guerra. Nel 1919 fu per un breve periodo sostenitore dell’Impresa di Fiume, successivamente il partito politico futurista prese posizione contro il Vaticano, a favore della Repubblica, della lotta all’analfabetismo e della distribuzione di terre ai combattenti. Nel programma si leggeva: «Noi futuristi, avendo per unico programma politico l’orgoglio, l’energia e l’espansione nazionale… lotta ad oltranza contro i candidati che patteggiano coi vecchi e coi preti», inoltre i manifesti futuristi proclamavano «il patriottismo, l’anticlericalismo e il contrasto al pacifismo… l’amore del pericolo e della violenza, il patriottismo e la guerra». Nell’aprile del ’19 i futuristi parteciparono insieme ai neonati fascisti agli scontri con i socialisti e all’assalto al giornale socialista «L’Avanti», il maggiore scontro all’interno della sinistra. I futuristi aderirono ai Fasci di Combattimento ma la loro adesione durò poco. Dopo il mancato successo alle elezioni del 1919, i Fasci vissero un momento difficile e l’anno successivo si spostarono a destra, ciò provocò l’uscita di Marinetti dal partito di Mussolini e i futuristi decisero di allontanarsi definitivamente dalla politica. Prima della loro uscita dalla vita politica, si espressero per un «Governo composto di 20 tecnici eletti… Trasformazione del Parlamento mediante un’equa partecipazione di industriali, di agricoltori, di ingegneri e di commercianti al Governo del Paese». Una certa durezza si ebbe nei confronti degli industriali e degli uomini di finanza con il sequestro di metà dei profitti di guerra, oltre a una dura tassazione per tutti i ceti superiori. I programmi futuristi prevedevano anche alcune iniziative che trascendevano dalla politica, lo svecchiamento del Paese, il libero amore, «l’abolizione del matrimonio e della famiglia tradizionale» e i figli allevati da organizzazioni statali. Infine un punto più spostato a sinistra: «Liberare l’Italia dalle chiese, dai preti, dai frati, dalle monache, dalle Madonne, dai ceri e dalle campane».

(agosto 2024)

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