Piazza delle Pietre d’Italia
Aspetti etici ed estetici delle innovazioni al Sacrario nazionale di Redipuglia

La memoria storica della Grande Guerra e dei caduti nella sua «inutile strage» – come da celebre definizione di Papa Benedetto XV – vive nei meandri delle coscienze e nei tanti monumenti che hanno onorato il valore delle vittime, assieme all’obbligo morale e civile di non dimenticare, in specie da parte delle giovani generazioni che hanno appreso le vicende di quella tragica epopea soltanto dai libri e da qualche filmato d’epoca. I Sacrari che hanno accolto le spoglie di quei caduti sono parecchi, ma quello giuliano di Redipuglia, avendone accolte oltre 100.000 – fra cui circa due terzi di ignoti – è assurto sin dal 1936, quando fu protagonista di una coinvolgente inaugurazione, a simbolo dell’immenso sacrificio imposto dal Secondo Conflitto Mondiale anche all’Italia, con almeno 700.000 vittime comprensive di coloro che scomparvero per i postumi delle ferite e delle malattie contratte nel periodo bellico.

Non a caso, il Sacrario in questione propone alla riflessione comune il significato non certo formale delle iniziative che ospita nelle ricorrenze più importanti, a cominciare dal 4 Novembre, anniversario della Vittoria, che hanno avuto un momento di particolare attenzione e visibilità in quello del 2018, celebrativo del centenario. Tali iniziative erano state precedute nel 2015, in concomitanza con i 100 anni dallo scoppio del conflitto fra il Regno d’Italia e l’Impero Asburgico, dall’inaugurazione – con alta visibilità e continuità – di Piazza delle Pietre d’Italia, dotata di una pavimentazione lapidea posta su strutture metalliche, con distanziatori idonei a promuovere gradevoli effetti notturni rivenienti da una sorgente sottostante di luci. L’opera insiste su una superficie di 400 metri quadrati in formato plurimo 20x20, collocata nell’area attigua alla «Casa della Terza Armata» ed è costituita da 8.047 pietre policrome a mosaico, in rappresentanza degli altrettanti Comuni Italiani.

Questa realizzazione compiuta dalla «Struttura di Missione per gli interventi d’interesse nazionale» in essere presso la Presidenza del Consiglio, è antesignana di un programma di interventi straordinari per la migliore conservazione del Sacrario, e vuole simboleggiare l’unità dello Stato Italiano che nella Prima Guerra Mondiale aveva riunito le proprie forze in funzione della Vittoria. Che sopraggiunse con grande partecipazione popolare nel «sole» del 4 Novembre e nel giubilo patriottico di Trento e Trieste, in cui si fondevano egregiamente le precedenti diversità, dando luogo alla nuova unità di menti e di cuori.

Il carattere policromo si differenza da quello unito del Sacrario realizzato in Pietra del Carso, ma la destinazione in area collaterale non contraddice il ruolo celebrativo e prescrittivo del complesso, introducendo elementi integrativi di colore, e soprattutto, della coinvolgente luce notturna, di cui si diceva.

In questo senso, la «Piazza delle Pietre d’Italia» costituisce una vera e propria innovazione nella sensibilità istituzionale per i Valori «non negoziabili» dimostrando che quelli acquisiti con la Grande Guerra sono davvero il capitolo conclusivo del Risorgimento, da onorare come tali, nel vecchio auspicio che quello potesse essere finalmente l’ultimo conflitto della rinascita nazionale. La storia attesta che così non è stato, ma lo spirito di Vittorio Veneto è rimasto nelle menti e nei cuori degli Italiani migliori costituendo un punto di partenza irrinunciabile nell’impegno, tuttora in corso, volto a costruire una realtà etica e politica da cui «trarre gli auspici» secondo le intenzioni e l’augurio del Poeta. In ogni caso, è congruo affermare che con questa Piazza il complesso architettonico di Redipuglia si è arricchito di una maggiore partecipazione collettiva, non solo convinta ma estesa all’universalità di uno Stato consapevole della sua essenza primigenia di Nazione.

Un’ultima chiosa riguarda il ruolo della pietra, che nel Sacrario in parola, assieme a tutti gli altri luoghi della memoria, diventa davvero «sostanza delle forme eterne» se non anche «altitudine insonne» come nella celebre definizione di Gabriele d’Annunzio: in altri termini, strumento di continuità, nel pensiero e nell’azione. Al pari di Vittorio Alfieri che era andato a ispirarsi nella Basilica Fiorentina di Santa Croce, Redipuglia conferma il suo ruolo, non soltanto di «memento» e di onore da riservare a tutti i caduti, ma nello stesso tempo di «momento» idoneo a forgiare le coscienze, e quindi, i convincimenti e le tante opzioni per operare nel perseguimento dei valori non negoziabili, di cui alla lezione di Papa Ratzinger, e di un impegno nella vita associata finalizzato all’obiettivo etico e politico di un bene comune universalmente accettato, gradito e voluto.

(settembre 2024)

Tag: Carlo Cesare Montani, Papa Benedetto XV, Gabriele d’Annunzio, Vittorio Alfieri, Papa Ratzinger, Italia, Redipuglia, Trento, Trieste, Vittorio Veneto, Santa Croce, Piazza delle Pietre d’Italia, Grande Guerra, Sacrari militari, Caduti Ignoti, 4 Novembre, Stato Italiano, Regno d’Italia, Impero Asburgico, Casa della Terza Armata, Comuni Italiani, Struttura di Missione per gli interventi d’interesse nazionale, Presidenza del Consiglio, Pietra del Carso.