Corrado Mantoni e la sua famiglia: curiosità
Per celebrare un secolo di storia italiana dello spettacolo

Corrado Mantoni, il celebre presentatore radiofonico e televisivo romano, nonché ideatore di moltissime trasmissioni e programmi di successo tra cui La Corrida, Domenica In, Il pranzo è servito, tanto per citarne solo tre, ancora oggi dalle nuove generazioni viene ricordato come un padre per la radio e la televisione italiane. Col fratello Riccardo, più anziano di lui di sei anni, intraprese sin da giovanissimo il suo percorso artistico. Il fratello era un impresario teatrale, segnò la storia della Rivista, e come Corrado fu un celebre doppiatore.

I due fratelli appartenevano a una famiglia romana stanziatasi nella capitale già da diverse generazioni ma originaria di Fano, nelle Marche.

Ho da raccontare una breve e singolare storia che riguarda questa famiglia e che quest’anno, in cui ricorre il centenario della nascita di Corrado, credo possa incuriosire chi segue le vicende del celebre uomo di spettacolo.

Nel 1890 circa una sua parente (potrebbe trattarsi di una prozia o cugina), Rosa Mantoni, sposò un nobile lucchese, Roberto Pierotti, contro la volontà della famiglia di origine del marito.

Quest’ultimo si trovava a Roma perché la sua famiglia, che aveva legami in ambito papalino, lo aveva indirizzato nella capitale dove il cugino del Pierotti era un Cardinale (Maestro dei Sacri Palazzi nonché Generale dei Domenicani), Raffaele. Non saprei dire se anche Roberto, cha all’epoca aveva 36 anni, fosse un religioso. Sicuramene per frasi sentite in famiglia (si tratta dei miei bisnonni paterni) fu un uomo molto colto e ciò lascia presagire che nella capitale avesse potuto sostenere le ricerche sui monasteri benedettini in corso in quegli anni, su indicazione dell’allora Pontefice Leone XIII, che ne aveva ordinato il riordino.

Vicino a Fano, nelle Marche, c’è un importante monastero benedettino, San Silvestro, e ho motivo di ritenere che il bisnonno Roberto avesse conosciuto la bisnonna Rosa perché la famiglia dei Mantoni era costituita anche da piccoli tipografi e pubblicisti, cui probabilmente si era rivolto per detti studi (mi sono laureata in storia e ho intrapreso ricerche che mi hanno condotta a tali conclusioni).

Faccio un passo indietro e spiego il perché ho dei buchi neri che non mi consentono una certezza matematica su tali affermazioni.

La bisnonna non fu accettata a Lucca, una volta sposato il bisnonno, dalla famiglia di origine del marito. La donna non era nobile (piccola borghesia romana), questo si racconta in Lucca, non era presentabile in società. Probabilmente, aggiungo io, rompeva le uova nel paniere visto che era un po’ più giovane del marito, andava a sposarlo in un’età (36 anni) in cui i giochi matrimoniali in famiglia erano fatti. Oltretutto era forestiera, come si era soliti dire a Lucca. E i forestieri non sempre erano bene accetti nelle mura cittadine.

Così, una volta raggiunta la città del marito, la coppia fu letteralmente buttata fuori di casa. E siccome non avevano loro averi, furono messi a lavorare a mezzadria «per punizione» su un podere sito in San Concordio di Moriano, presso Lucca, che apparteneva a lontani cugini di Roberto, latifondisti (i Pierantoni, originari di Napoli).

Non sapendo coltivare la terra perché non capaci, vivevano sì del lavoro ma anche di prebende che la famiglia di origine loro elargiva (presumo in quantità limitata visti altri racconti sempre intercettati in famiglia). Rosa morì relativamente giovane, nel 1920, per una malattia frutto della Prima Guerra Mondiale, come lo era stata la Spagnola. Ma lei contrasse la malattia del sonno, che attaccava i centri nervosi. Dopo pochi anni morì anche il figlio Michele, quartogenito di sei figli (mio nonno Carlo era il maggiore, nato appunto nel 1890).

I racconti in famiglia quando ero piccola erano pochi e lasciavano comunque pensare a frequentazioni che però non saprei meglio definire. Pochi perché tutti avevano, data la situazione, scelto di tenere un basso profilo. Io chiedevo dei miei nonni, della loro provenienza, dei cugini che per parte paterna conoscevo solo parzialmente, non mi venivano presentati.

In ogni caso è abbastanza curioso come nella famiglia di una donna letteralmente rifiutata, famiglia peraltro molto legata alla Curia Locale, due uomini come Riccardo e Corrado Mantoni siano riusciti a emergere nel mondo dello spettacolo e non solo, in modo così eclatante. Eccezionali, bravissimi per capacità, cultura e competenze. Oltre che soprattutto nel caso di Corrado, per presenza scenica, che poi in televisione non guastava. Evidentemente il karma qualche volta genera situazioni inaspettate.

So per certo comunque che anche la famiglia di Roberto calcava le scene. In particolare, i palcoscenici teatrali per l’attività musicale della famiglia, dedita prioritariamente alla musica sacra. Perché a Lucca sin dal più Alto Medioevo, e la famiglia di Roberto apparteneva alla nobiltà di spada, la riforma gregoriana l’aveva fatta da padrona. Tedaldo Vescovo, Vescovo di Arezzo e fautore della riforma di Guido d’Arezzo, era fratello di Bonifacio di Canossa e zio di Matilde. E tutti sappiamo come gli Aldobrandeschi si fossero legati ai Canossa.

A seguire, nel Cinquecento troviamo a Lucca Hotbi, famoso musicista inglese piovuto in città per perorare la causa musicale. Poi il Seicento, il Settecento e la musica sacra. Giacomo Puccini senior, quadrisavolo del più celebre Giacomo, di cui quest’anno ricorre il centenario della scomparsa, musicava insieme a tale Pierotti a quattro mani e tale musica era rappresentata alla Fenicie di Venezia. E ancora, troviamo in Lucca nel Settecento il celebre musicista Xaverio Geminiani che diventò a Napoli Direttore del San Carlo e insieme il primo massone d’Italia, trasferendosi poi a Londra. Nel XIX secolo i legami di questi ambienti erano col Vate Gabriele Rossetti, anche lui napoletano d’adozione e direttore del San Carlo per un certo periodo, poi rifugiatosi come patriota a Londra. I nonni ospitavano in Benabbio presso Bagni di Lucca, dove è presente un celebre teatro, i due musicisti Paganini, nel XIX secolo ai tempi del Regno in Lucca di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone.

A Benabbio, a inizio paese, avevano una proprietà del Settecento.

In questo teatro nel XIX secolo hanno recitato sia Totò che Ermete Zacconi.

Ritornando alla vicenda dei Mantoni, mi sono sempre chiesta se i viaggi mensili di lavoro di mio padre a Roma per molti anni, per ragioni di lavoro appunto, almeno in via ufficiale, avessero a che fare con le frequentazioni familiari. Non lo saprò mai per i silenzi. Tuttavia quando in televisione da ragazza compariva Corrado, le mie zie non mancavano mai di metterne in evidenza le qualità artistiche. La nonna Rosa è sepolta ancora nel cimitero di San Concordio di Moriano in Lucca e una lapide qui la ricorda con suo figlio Michele.

Se la vicenda qui descritta può generare una qualche curiosità sul personaggio, è evidente che Corrado Mantoni, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, non è stato solo un personaggio televisivo. Ha segnato in realtà la storia del nostro Paese anche nel dietro le quinte, a esempio leggendo in radio il comunicato ufficiale dell’uscita dell’Italia dalla Seconda Guerra Mondiale. Oppure a fine anni Settanta col suo passaggio dalla Rai, dove a lungo aveva costruito il suo percorso televisivo, alle reti Mediaset.

Corrado Mantoni è un vero emblema del nostro Novecento. Con il suo eloquio curato e la giusta flemma ha saputo conquistare le platee prima radiofoniche e poi televisive. Ha anche scritto brani per bambini come il suo «Carletto» che spopolò a Domenica In, trasmissione di cui fu ideatore e interprete nelle primissime edizioni. Ma se già negli anni Cinquanta e primi anni Sessanta con Enzo Tortora, Mike Bongiorno, lo stesso Raimondo Vianello, era divenuto specchio dei tempi, nella seconda metà di quel decennio memorabile iniziò in radio La Corrida, dilettanti allo sbaraglio, una trasmissione radiofonica divenuta televisiva sulle reti Mediaset molti anni dopo, che fece conoscere un’Italia diversa: quella degli artisti improvvisati e non solo; che dava lustro a un Paese di per se stesso specchio dell’arte, anche di quella definita «minore». Oggi Maria De Filippi con Amici e i vari «talk» che ne sono seguiti fa conoscere nuovi talenti, ma Corrado Mantoni iniziò questo percorso quasi 60 anni fa. Con lo stesso successo e la stessa grinta. Chi non lo ricorda per Il pranzo è servito su Canale 5, a partire dalla fine degli anni Settanta, accompagnare il pranzo settimanale degli Italiani? Con la stessa leggerezza e signorilità con cui aveva ideato e condotto La Corrida. Una sottile vena comica segnava la sua conduzione e i suoi programmi. Vena comica che come quella del contemporaneo Raimondo Vianello mai era intrisa di volgarità. Leggera ma intensa, efficace.

Il suo strepitoso percorso artistico fu legato alla figura del fratello Riccardo, che come ricordavo più vecchio di lui di sei anni, aveva percorso la rivista, lavorato a lungo in Eiar, in teatro, essendo egli regista e impresario teatrale, e col fratello Corrado costruito la società artistica comune che li avrebbe caratterizzati.

Proveniva, come già accennavo, da una famiglia piccolo borghese, da ormai diverse generazioni romana, ma originaria delle Marche, nella zona di Fano. Il loro percorso segna un po’ il percorso degli Italiani medesimi che si sono riconosciuti nell’arte radiofonica, cinematografica e teatrale dell’intero Novecento. Hanno entrambi i fratelli, Corrado «in primis», lavorato accanto ai più grandi nomi dello spettacolo. Celebrare il centenario della nascita di Corrado Mantoni è quasi un atto dovuto.

(agosto 2024)

Tag: Elena Pierotti, Corrado Mantoni, storia dello spettacolo italiano, Riccardo Mantoni, Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Enzo Tortora.