L’ucraino: una lingua antica più di mille
anni
Un elemento imprescindibile per l’unità di
un popolo
Un popolo si distingue e ha ragione d’essere quando si riconosce nella lingua parlata, in quella scritta e nella sua Storia.
Eliminate queste condizioni e quel popolo, quel territorio che lo contiene, non esisteranno più.
Per secoli le terre ucraine subirono la pulizia etnica. In particolare dal 1667, anno della «Pace eterna» tra il Regno di Polonia e lo Zarato Moscovita che divisero l’Ucraina tra le due rive del Dnepr, fiume e anima di questa vasta regione.
I Polacchi non avevano eccessivo motivo di eliminare i Ruteri, contadini dell’Ucraina, né i Cosacchi, perché per molti più secoli erano stati in contatto più con la popolazione kiviana, che non, in seguito, con lo Zarato.
La lingua ucraina si era diffusa fin dall’Alto Medioevo e con la polacca, si influenzarono per secoli a vicenda.
Se pur i caratteri alfabetici cirillici e latini non corrispondano, basta confrontare i nomi dei mesi dell’anno tra ucraino e polacco per riconoscere l’uguaglianza, o la somiglianza, mentre con il russo, l’ucraino risulta quasi completamente diverso.
Con gli Ucraini, intendiamoci, i Polacchi non furono teneri e i primi subirono vassallaggio, prepotenze, e rivolte come quella Haidamaka di Gonta, Cosacco della Koliivshyna, in alternanza ad alleanze attraverso i secoli.
Già dalla terza spartizione della Polonia, nel 1775, solo la parte occupata dall’Austria aveva rispettato l’esistenza della lingua ucraina.
Da quel momento, cioè dalla fine del Secolo dei Lumi, con l’occupazione e l’influenza del neo Impero di San Pietroburgo, cominciò a diffondersi la lingua che da pochi decenni iniziava il suo percorso di affermazione.
Tra le tante lingue diffuse nell’Impero, non ne esisteva una, anche ai tempi di Pietro I, che riunisse tutta la gleba e la borghesia.
C’è molta confusione in Europa con i nomi «Rus’» e «Russia», a causa della loro somiglianza in inglese e in altre lingue. In ucraino non c’è tale confusione perché Rus’ e Russia suonano nettamente diversi.
In ucraino, Rus’ si scrive «Русь» e Russia come «Росія». Gli aggettivi corrispondenti sono «Руський» per «legato alla Rus’» e «Pосійський» per «legato alla Russia».
Molto spesso si legge la frase: Cronaca Primaria Russa. Questo suona male agli storici perché non esisteva alcuna Russia quando fu scritta la Cronaca Primaria della Rus’. Inoltre, la Cronaca Primaria della Rus’ è stata scritta a Kyiiv, che è il cuore della Nazione Ucraina. Solo a un certo punto Kyiiv appartenne all’Impero Russo perché ne fu assorbita. Tuttavia, questa cronaca, non era mai stata russa etnicamente e quindi culturalmente.
Oltre che con Rus’ e Russia, si devono fare i conti anche con termini come Piccola Russia, o Malo Russia e Grande Russia. Questi nomi simili, sono incomprensibili e creano confusione.
La Rus’ era uno Stato proto-ucraino medievale dominato dai Variaghi, o Vichinghi con capitale Kyiiv, che, in vari momenti della Storia, oltre all’Ucraina, copriva in parte i territori della moderna Bielorussia, della cosiddetta Russia e a Sud-Est fino al Volga e al Kuban.
L’origine del nome Rus’ e «Rus’kyi», ovvero qualcosa di legato a «Rus», si potrebbe riferire ai Vichinghi che discesero il Dnepr con le loro barche a remi. Tuttavia la questione ancora non è definitivamente chiarita.
Nemmeno il nome Russia esisteva: Rossiya, era il nome che sostituì quello di Moscovia dopo il 1721. Nel XVIII secolo Feofan Prokopovic, trasferitosi da Kyiiv alla Corte di Pietro I, creò il nuovo nome tratto dal greco, che per tutti divenne Russia, nell’interpretazione britannica, da Rossiya.
Per necessità dello Zar Pietro I di seguire l’esempio di altri Stati che avevano già da secoli una sola lingua, fu riformato l’alfabeto e costruita una lingua nuova; era un cantiere ed ebbe il suo compimento e battesimo nel 1791. Coloro che si impegnarono a farla, presero avvio dai testi della Chiesa Ucraina caduta in disgrazia e sotto la forte influenza di quella di Mosca.
Feofan Prokopovic, era teologo e Arcivescovo, aveva studiato, come successivamente Lomonosov, a Kyiiv, alla celebre Accademia Mohylanka dell’omonimo etmano del Cosaccato Ucraino. Feofan era nato a Kyiiv nel 1677 e divenne sotto Pietro I e poi Anna, uno di prodromi della futura lingua e letteratura russa del XIX secolo con Karamazin, che scrisse sotto dettatura di Caterina II la Storia dello Stato Russo di seguito all’incendio degli archivi storici di Kyiiv.
Puskin, nato nel 1799, fu il primo vero poeta russo, morto in duello come poi Lermontov. Ma la neo lingua, necessaria per riunire l’Impero, impegnò molto tempo per diventare popolare e diffusa. Lev Tolstoj nato nel 1828, a esempio, era nobile, seppur anarcoide nei suoi ultimi anni di vita. Quello che scrisse, come tutti gli altri scrittori più o meno coevi, era per la borghesia che si poteva permettere di studiare. La suonata a Kreutzer è uno dei suoi libri, letto nei salotti di San Pietroburgo a eccezione di alcune pagine vietate alle giovani dame; è il titolo trattato dall’omonima opera di Beethoven per pianoforte e violino e non aveva una diffusione popolare.
Solo l’Italia in quell’epoca, come l’Impero Russo, aveva il 95% della popolazione analfabeta.
L’unità linguistica verrà raggiunta in Russia dopo il l’offensiva Kerenskij, nel 1917, o da quella data in poi, in seguito a numerose imposizioni e ukaze, che avevano dissuaso e persuaso nel tempo all’uso non solo dell’ucraino, ma anche di altre lingue diffuse tra i popoli in quell’enorme territorio di ben 11 fusi orari.
Nel 1876 Alessandro III vietò con un editto, Umes, l’uso della lingua ucraina, ma già molti autori precedenti a Kotliarevsky e successori a lui come Kostomarov, Dragomanov, Lesya Ukrainca e Franko, per citarne alcuni, continuarono a scrivere in ucraino.
La lingua ucraina, o slavo orientale, è di mille anni più antica di quella russa. L’antico slavo era in buona parte derivato dall’alfabeto bulgaro di Cirillo e Metodio. Quando Nestore di Pecersk scrisse nel XII secolo le cronache antiche della Rus’ di Kyiiv, poi modificate a uso e consumo russo, nel 1187, anche Ipatiiv scrisse le sue.
In tutto quell’antico Regno di Kyiiv, formato attorno al X secolo, si parlava diffusamente lo slavo orientale, oggi chiamato ucraino, derivato dai libri sacri della Chiesa Ortodossa di Pecersk Lavra in Kyiiv.
Con Jaroslav il Saggio, poco dopo l’anno Mille, maschi e femmine della Rus’ Kiviana, poterono imparare a leggere e scrivere grazie alla diffusione della lingua per via delle scuole nelle parrocchie ortodosse, dalla Karelia Finlandese fino al Kuban compreso, e alle terre adiacenti al Mar Nero e al Caucaso.
Si ritiene che «Rus» inizialmente si riferisse al seguito di guerrieri antiani, e da loro questo nome in seguito passò all’unione tribale proto-ucraina più meridionale, i Polani, che vissero nel triangolo tra i fiumi Dnepr, Irpin e Ros . Al momento della formazione dello Stato della Rus’ tra l’VIII e il IX secolo, il nome «Rus’» si diffuse in tutta la regione del Medio Dnepr, più precisamente a Kyiiv, Chernihiv e Pereyaslav, che divenne il nucleo centrale della Rus’. Successivamente, la «Rus» venne considerata l’intero Regno di Kyiiv, fino alla sua caduta verso la metà del XIII secolo.
Testimonianza di ciò si trova all’interno della più antica chiesa ortodossa di Kyiiv: Santa Sofia. Sui muri dell’edificio si trovano ancora le scritte dei fedeli del X secolo e tra queste la firma di Jaroslavna «Luminosa», figlia minore di Jaroslav il Saggio e sposa di Enrico I di Francia attorno al 1057.
Jaroslavna di Kyiiv - disegno di Enrico Martelloni, 2024 (di proprietà dell'Autore)
Nei secoli successivi, le lingue polacca e ucraina trovarono molti punti in comune. Solo alla fine del 1500, dall’Accademia fondata dal Principe Ostrovsky, ebbe origine nel 1619 la grammatica dell’Ucraino Smotrinsky, grammatica ripresa solo in parte da Lomonosov nella prima metà del Settecento e anche lui uscito dall’Accademia Mohylanka di Kyiiv.
Erano gli anni di Zinzania, 1596, del «Lexis», offerto anche ai moscoviti che però la declinarono, impegnati com’erano tra Boris Godunov, il «Falso Dimitri» e quell’indiavolato crogiolo pieno di falsità e incertezze chiamato «Periodo dei Torbidi», gestazione dalla quale uscirono i Cobila, poi Romanov.
In Kyiiv e in tutta l’Ucraina, che già Voltaire ne riconosceva la volontà di essere libera, erano noti gli storici ucraini Samylo Velicko da Poltava con Le cronache dei Cosacchi, e Grigoryj Grabianka, già nel 1670.
Ricordando ancora Voltaire, visse coevo e amico di Mozart il filosofo Grigoryj Skorovoda autore di Narciso, testo filosofico di rilevante importanza.
Kyiiv fu fondata nell’anno 482 e nel 1100 era la quarta città più grande d’Europa. Era più grande di Parigi e Londra, mentre di Mosca se ne ebbe notizia solo nel 1147. Il fondatore di Mosca, Jurij Dolgorukij è sepolto a Kyiiv mentre il suo successore, Bogolubskjy, la mise a ferro e fuoco.
La fine del Regno di Kyiiv segnò il declino a vantaggio dei Mongoli di Batu Kan. Solo Danilo I Romanovic da L’Viv («Leopoli»), cercò di opporsi sperando nell’aiuto di Papa Innocenzo IV, all’epoca di Federico II Hoenstaufen.
È appunto nel XIV secolo che, più volte occupata e distrutta, Kyiiv perse la sua supremazia politica e religiosa.
La Chiesa Moscovita fu per i Mongoli un’occasione di creare una giurisdizione minima basata su quei testi sacri. Ma non servì per la diffusione popolare della lingua ancora inesistente, nel tentativo di organizzare lo Stato che si stava sgretolando dietro al crollo dell’Impero Tartaro Mongolo.
Attraverso la dura teocrazia, Mosca si affrancò da quel dominio, solo dopo la morte di Boris Godunov discendente del capo tartaro Ceta, insediatosi a Mosca nel 1329. Dopo gli anni dei torbidi, dei primi anni del 1600, in Mosca rimase un ordine concettualmente medioevale, che persiste in buona parte ancora oggi.
Gli studi degli storici su questo appassionante argomento sono stati recuperati in giro per l’Europa, o attraverso quel che era rimasto dopo la distruzione degli archivi da parte di Pietro I e Caterina II, e dall’Unione Sovietica che aprì per breve tempo quelle stanze segrete degli archivi, dopo il suo crollo.
Altri documenti sono stati rinvenuti negli archivi europei e dagli scavi in Ucraina nei molti siti archeologici, ove antiche popolazioni vi avevano vissuto, come i Sarmati di origine persiana, o i Polani, a esempio.
L’influenza di così tanti popoli contribuì a formare questa lingua già più antica dell’italiano, per uno Stato ancora più antico, grande e unito da una lingua popolarmente diffusa.
Hryhory Pivtorak, Le origini degli Ucraini, Bielorussi, Russi, e le loro lingue
Voltaire, Storia di Carlo XII
Mikola Varvacev
Mychajlo Serhijovyč Hruševs’kyj
Serhij Mykolajovyč Plochij, Il mito dei Cosacchi.