Storia dei Balcani
Un territorio difficile
I Balcani hanno costituito un territorio piuttosto particolare sia per la commistione di popoli non separati da confini precisi sia per essere stati una regione particolarmente arretrata, caratterizzata dall’assenza di grandi città, centri culturali e da un territorio scarsamente popolato dove i vari gruppi umani vivevano isolati. Una certa confusione fra gli studiosi si ha riguardo alla questione etnica e linguistica degli slavi meridionali, comunque la maggioranza ritiene che Croati, Serbi, Bosniaci e Montenegrini utilizzino la stessa lingua, il serbo-croato, diverse invece sono le lingue slovena (simile alle lingue slave del nord), macedone (simile al bulgaro) e naturalmente quella albanese. Le tradizioni storiche sono tuttavia molto differenti, Croati e Sloveni sono cattolici e più legati al mondo occidentale, gli altri popoli sono ortodossi e in parte musulmani. In particolare la storia di Serbi, Montenegrini e Bosniaci è fortemente intrecciata e possono tutti essere considerati almeno fino all’avvento degli Ottomani e quindi dell’Islam come un unico popolo. All’interno dei Balcani, abbiamo infine la Macedonia che costituisce una terra ancora più problematica, avendo confini incerti abitata da popolazioni molto diverse, greche, slave, albanesi e turche, una delle quali chiama se stessa Macedoni. Gli studiosi di lingue sono incerti sulla origine del termine slavo, potrebbe avere qualcosa in comune con il termine schiavo ma altri ritengono derivi da altri vocaboli. In questa trattazione viene esclusa la Grecia che storicamente occupa una posizione a sé.
Anticamente la regione balcanica era abitata dagli Illiri, popolo affine ai Celti, che per un certo periodo si dedicarono alla pirateria e furono conosciuti dai Romani e dai Greci per la loro ferocia. Il centro principale di questo popolo era la città di Scutari nel nord dell’attuale Albania e una delle ipotesi storiche vede gli Albanesi (che parlano una lingua non imparentata con nessun’altra) come discendenti di questo antico popolo.
Gli slavi occuparono i Balcani intorno all’VIII secolo, mescolandosi, come risulta anche da studi genetici, con gli antichi abitanti del luogo. Accolsero il Cristianesimo intorno al IX secolo ma mantennero, nella parte sud particolarmente, ancora a lungo le istituzioni tribali caratterizzate da contrasti interni molto aspri. Risentirono molto della influenza culturale greca bizantina, ma la parte settentrionale, Slovenia e Croazia, fu più vicina alla cultura occidentale, adottò la scrittura latina (mentre gli altri popoli utilizzavano la scrittura cirillica o glagolitica derivante da quella greca) e il culto cattolico romano.
Il primo popolo ad emergere fu quello dei Bulgari, in origine durante la sua permanenza in Asia non costituiva un popolo slavo ma era affine a quello dei Khazari, con una lingua simile al turco, professante la religione ebraica e governato come i popoli mongolici da un khan. Nel 690 occupò la regione a cavallo del Danubio e successivamente nei primi decenni del IX secolo fu abbastanza potente da occupare una parte notevole dei Balcani settentrionali e da minacciare lo stato bizantino. Particolare abbastanza importante, tale popolo realizzò le prime opere letterarie slave (testi ufficiali sulla vita dei re e opere di culto soprattutto) e si diede un codice di leggi e una organizzazione statale piuttosto efficiente e potente con la capitale Pliska a sud del Danubio provvista di edifici monumentali. Successivamente al 900 il re Simeone occupò larga parte dei Balcani e si proclamò Zar dei Bulgari e dei Greci. Tale stato, conosciuto come il Primo Impero Bulgaro durò fino al 1010, dopo un periodo di decadenza, nel 1186 si costituì un nuovo impero con capitale Ocrida, una città oggi facente parte della Macedonia vicino al confine con l’attuale Albania. Il nuovo regno entrò in crisi abbastanza presto a causa di contrasti interni, anche se durò fino alla conquista ottomana (1393). Un aspetto interessante della Bulgaria del X secolo fu la formazione di un movimento eretico particolarmente estremista, la setta dei Bogomili, che si diffuse anche nel resto del mondo slavo e bizantino. La setta riteneva che tutto ciò che avesse a che fare col mondo materiale fosse opera del demonio e pertanto praticava l’isolamento, la povertà e un severo ascetismo. La setta nonostante le violenti repressioni di cui fu oggetto era ancora presente quando i Balcani vennero conquistati dai Turchi e alcuni ritengono che si sia diffusa anche in Occidente dando vita al movimento dei Catari.
Nel 925 si ebbe la costituzione dello stato croato, per un certo periodo conobbe una discreta stabilità politica ma nel 1089 a causa di lotte interne per la successione al trono venne attribuita la corona al re d’Ungheria e da allora lo stato croato rimase sotto il controllo diretto o indiretto dei sovrani ungheresi. La parte marittima della Croazia si differenzia molto da quella interna e subì l’influenza politica e culturale di Venezia. Anche nei secoli successivi seguì la sorte dello stato ungherese e intorno al 1530 la parte orientale del territorio venne occupata dai Turchi.
Come gli Albanesi, gli Sloveni non costituirono mai uno stato indipendente, tuttavia diversamente dagli altri popoli della regione fecero parte stabilmente del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e dei domini degli Asburgo in particolare, nonché la parte costiera della Repubblica Veneta. Come nelle altre regioni balcaniche i monasteri furono i centri culturali principali della Slovenia. Solo a fine Settecento questo popolo di contadini e pastori conobbe un certo risveglio nazionale e una maggiore attività letteraria.
Papa Gregorio VII nel 1077 incoronò re un capo tribù serbo, Mihailo I Vojislav, della zona marittima corrispondente all’attuale Montenegro e fatto piuttosto insolito venne insignito anche del titolo di arcivescovo, dando vita ad una commistione fra potere spirituale e temporale che ha caratterizzato la regione montenegrina per lungo tempo anche nei secoli successivi. Nel Settecento il Vladika, capo politico e spirituale montenegrino, divenne addirittura un titolo ereditario. Con tale iniziativa il Papa Gregorio aveva ritenuto di fare della Serbia un paese cattolico ma senza successo, i Serbi ricercarono l’aiuto dei Bizantini contro i Bulgari che in vari momenti cercarono di ottenere il dominio su tutti i Balcani. Nel XII-XIII secolo si ebbe la costruzione dei primi monasteri in stile bizantino che costituirono i primi importanti centri culturali. Alla fine del secolo si affermò il regno di Kulin nell’attuale Bosnia, ma successivamente tale regione venne sottomessa dai sovrani ungheresi direttamente o attraverso signori croati. Nel Trecento nell’attuale Kosovo, allora territorio serbo, si ebbe la realizzazione di pitture parietali in stile romanico all’interno dei monasteri di buon livello qualitativo. Piuttosto povere sono invece le letterature slave di questo periodo, sono presenti alcuni testi religiosi e i racconti della battaglia di Kosovo Poljie del 1389 probabilmente ispirati dai racconti francesi delle gesta di Orlando.
Nel corso dei secoli l’Impero Bizantino vide periodi di espansione e contrazione territoriale, comunque i territori di Grecia, Albania e la zona marittima dell’Anatolia costituirono la parte più stabilmente controllata dagli imperatori. Nel 1204 una crociata portò alla conquista di Bisanzio e per un certo periodo di tempo l’antico Impero fu smembrato in varie parti e diversi personaggi ritenevano di essere gli eredi dell’imperatore. Fra questi stati nati dalla dissoluzione imperiale, il più solido fu il Despotato d’Epiro comprendente una popolazione greca e albanese. Il Despota diversamente dal significato da noi attribuito correntemente, era il principale nobile presente nella corte imperiale. Tali territori vennero governati da personaggi imparentati con la dinastia imperiale e la popolazione albanese subì la nuova dominazione senza avere accesso alle cariche politiche più importanti. Valona e Durazzo furono importanti città all’interno dei Balcani ma furono rette anch’esse da nobili stranieri, mentre il popolo albanese diviso in tribù visse a lungo ai margini della storia. Solo a metà del Quattrocento si ebbe un personaggio albanese di rilievo, Giorgio Castriota Skanderberg (Gjergj Kastrioti Skënderbeu; Skanderberg è un termine che deriva dal turco e sostanzialmente ha il significato di signore), che riunì gli altri principi albanesi e combatté per l’indipendenza dell’Albania dal dominio ottomano.
Le rivalità fra gli Zupan (titolo analogo a quello di principe), capi tribù della regione serbo montenegrina bosniaca, fu una costante di quel periodo. Solo per un breve periodo, nel Trecento, si ebbe il netto predominio di un principe, Stefano Dusan, che eletto da un’assemblea di nobili si fregiò del titolo di imperatore e autocrate dei Serbi, dei Greci, dei Bulgari e degli Albanesi e successivamente venne incoronato a Skopie (in Macedonia) dall’arcivescovo della città di Pec nell’attuale Kosovo. La sua potenza fu tale che l’imperatore bizantino dovette richiedere l’aiuto dei Turchi Ottomani per impedire ulteriori ampliamenti territoriali dello zar serbo a danno dell’impero bizantino. Al nuovo autocrate si deve la prima codificazione legislativa in Serbia, la realizzazione di alcune importanti vie di comunicazione e l’arricchimento di alcuni monasteri. Sotto i suoi successori ripresero immediatamente le lotte intestine e la decadenza economica e politica, interrotta solo da un breve regno di Trvtko re di Bosnia che combatté Turchi e Veneziani.
Fra il 1360 e il 1370 gli Ottomani estesero il loro dominio sulla estremità orientale dell’Europa balcanica, nel 1390-1400 occuparono il territorio approssimativamente corrispondente agli attuali stati di Serbia, Montenegro, Bulgaria e Macedonia. Contemporaneamente alcune località marittime passarono sotto il governo di Venezia e Ragusa, in quel periodo molto ricche. Per un secolo Albania e Bosnia riuscirono a mantenersi indipendenti forse perché caratterizzate da un territorio montuoso difficile da praticare, dopo di che entrarono anch’esse sotto il dominio turco. Il giudizio sulla dominazione turca nei Balcani è complesso, da una parte si ebbero massacri di popolazioni ribelli e la fuga di Albanesi, Greci e altri popoli balcanici verso i paesi vicini (incluso l’Italia) per mantenere la loro fede, particolarmente odiosa fu l’istituzione di un «tributo di bambini» che venivano presi dai Turchi per farne dei Giannizzeri, ma si ebbero anche territori che godettero di autonomia e tolleranza religiosa. Numerose furono le ribellioni dei popoli balcanici al dominio ottomano spesso a causa della pesante pressione fiscale, ma non tutte possono essere considerate rivolte nazionali indipendentiste, un certo numero furono rivolte di semplici capi locali contro il governo centrale, in relazione con questi eventi crebbe il fenomeno del brigantaggio già molto diffuso nel passato. Solo nell’Ottocento si ebbe un risveglio delle nazioni balcaniche, l’abbandono dei costumi turchi e l’affermazione almeno nelle città delle idee occidentali e del nazionalismo. Intorno al 1690 gli Ottomani iniziarono a ritirarsi dai Balcani, ma solo con la guerra russo-turca del 1877 le nazioni balcaniche con l’esclusione dell’Albania e della Grecia settentrionale ottennero la piena indipendenza. Il periodo successivo vide un accrescersi delle tensioni per motivi etnici, nel 1912 le nazioni balcaniche iniziarono una guerra fra loro data anche la difficoltà di stabilire confini che delimitassero in maniera efficace i diversi gruppi etnici. L’intera regione fu teatro di guerre e massacri fino ad un periodo molto recente.