Marcuse e Reich: i profeti del ’68
Una ideologia visionaria che ha portato alla perdita del senso della realtà

I capitalisti sfruttano gli operai? Il vecchio assioma dei socialisti incontra una serie di difficoltà, le maggiori innovazioni a favore dei lavoratori vennero ottenute non a seguito di dure lotte sindacali ma per concessione di governi liberali: a esempio il suffragio universale, la previdenza sociale e la giornata lavorativa di otto ore. In America poi, capitalisti come Henry Ford sostennero che un buon salario significava un aumento dei consumi e quindi un beneficio per le imprese che producono beni. Progressivamente i pensatori di quella area politica hanno dovuto prendere atto che la realtà era molto diversa da quella teorizzata da Marx. In anni più vicini a noi diversi pensatori abbandonarono completamente l’idea dello sfruttamento e si concentrarono sull’idea della alienazione che in realtà dipende da una molteplicità di fattori, personali o di altro tipo ma in gran parte indipendenti dalla politica del Paese. L’alienazione è un male inevitabile di un essere umano che vive nella società che può approvare o condannare il comportamento del singolo. Anche l’uomo benestante la prova, dal ritrovarsi in determinati ambienti ostili, al trovarsi per esempio nel traffico automobilistico, l’elenco potrebbe essere infinito, una certa dose di disagio e sofferenza si ha in tutte le società e in tutti i tempi.

Herbert Marcuse, nato in una famiglia ebrea della Germania, a 35 anni con l’avvento del nazismo si trasferì in America dove visse per il resto della sua vita. Oltre che sociologo fu anche filosofo e studioso di psicologia delle masse. È stato uno dei teorizzatori del consumismo, il lavoratore anche manuale negli ultimi decenni ha avuto accesso a un gran numero di beni che prima erano accessibili solo ai borghesi, quindi si sente ben integrato nella società e non si sente più nemico di una classe diversa, ma comprende che il suo bene è legato a quello delle altre componenti economiche della società. Preso atto di ciò, i filosofi «contestatori» hanno scoperto che il male era il consumismo, un meccanismo non molto ben comprensibile che spinge gli esseri umani ad accumulare beni superflui. Questa tuttavia è una scelta strettamente personale, c’è chi spende oltre le proprie possibilità e chi, come in genere fanno i capitalisti, ha destinato gran parte dei propri averi nel grande ciclo produttivo economico. L’individuo si sente realizzato in forme diverse, chi nella ricchezza, chi nella cultura o magari nella beneficenza, porre dei limiti a delle scelte personali (senza nuocere agli altri) non sembra avere senso. Il pauperismo apprezzato da molti contestatori non è un comportamento condannato dalla società, ma difficilmente aiuta l’uomo a evolversi. Secondo il famoso sociologo l’attuale società spinge gli uomini a essere altamente produttivi e a scordare la solidarietà tra gli umani, anche se tale visione può risultare riduttiva. La critica di Marcuse alla società non è molto diversa da quella degli utopisti del primo Ottocento, indifferenza per l’economia e in particolare per le esigenze del sistema produttivo e una interferenza continua nella vita degli esseri umani. Anche la critica alla società tecnologica non sembrava avere una base consistente, la tecnologia crea alcuni problemi ma ne risolve molti altri, la società perfetta esiste solo nelle menti dei visionari.

Marcuse apprezzava per alcuni aspetti Sigmund Freud, ma non accettava la sua idea che la civiltà dovesse limitare una parte dei nostri impulsi. Il sociologo naturalizzato americano riteneva che si dovessero porre limiti estremamente ridotti agli impulsi erotici e non. Un atteggiamento piuttosto pericoloso. Marcuse parlava molto di Eros nel senso di piacere generalizzato, ma una società non si può reggere solo su di esso come in una società idilliaca, altrimenti sul piano materiale si tornerebbe all’età della pietra.

Anche la democrazia per Marcuse non è la soluzione ideale perché comprime al suo interno tendenze umane di diversa natura, non risulta chiaro tuttavia perché tale fenomeno dovrebbe essere considerato negativo. Così se la classe operaia è stata inclusa nello Stato democratico, per il grande sociologo le energie nuove andrebbero cercate fra gli emarginati e nei Paesi del Terzo Mondo. Gli emarginati possono essere tali per loro scelta o per mancanza di alcune capacità considerate essenziali dalla società, mentre i Paesi del Terzo Mondo hanno per decenni dato vita a dittature con una classe dirigente che consumava gran parte delle risorse dei rispettivi Paesi. L’oppressione da parte dei Paesi ricchi si è dimostrata essenzialmente una affermazione propagandistica con pochi fondamenti nella realtà, viste le tendenze guerrafondaie che erano presenti nei Paesi Afroasiatici.

Sulla base delle sue asserzioni Marcuse accettava l’idea di una violenza rivoluzionaria come se il progresso non fosse invece passato attraverso lo sviluppo culturale. Marcuse venne molto apprezzato dagli studenti degli anni Sessanta in America e da quelli europei nel periodo successivo, i movimenti giovanili scelsero come loro slogan «la fantasia al potere» ma vivere di immaginazione e trascurare la storia ha dimostrato non solo i suoi limiti, ma anche che passare dal mondo paradisiaco a quello della violenza è facile, quando si ritiene di portare avanti una grande missione, superiore a quella degli altri uomini, si è anche portati a credere che per realizzarla vada bene qualsiasi mezzo.

Il modo di vedere le cose di Marcuse ebbe un ampio seguito, sebbene nell’agosto del 1968 ci fosse stata l’invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica, nel periodo immediatamente successivo i movimenti studenteschi contestavano «l’imperialismo americano» e affermavano che gli Stati Uniti avessero aggredito il Vietnam quando era stato in maniera evidente il regime comunista del Vietnam del Nord a invadere il Vietnam del Sud, il Laos e la Cambogia. Il modo irrealistico di vedere di quegli anni ha portato a degli strascichi e a dei luoghi comuni che persistono tuttora.

Wilhelm Reich condivideva le origini con Marcuse, nato da una famiglia ebrea della Germania e trasferitosi in America all’avvento del nazismo. Reich fu allievo di Sigmund Freud e da lui riprese la visione del sesso come principale movente dell’essere umano, successivamente Freud si allontanò da questo modo di vedere, mentre per Reich divenne una idea essenziale e forse ossessiva. Come Marcuse, poi, riprendeva l’idea di una natura sostanzialmente buona dell’uomo primitivo corrotta poi dalla civiltà, sull’argomento scrisse: «Fondamentalmente la vita è semplice, la complica solo la struttura umana». Reich fu anche militante del partito comunista che in Germania si poneva su posizioni estremiste e violente e negli ultimi anni della sua vita i suoi scritti presero connotati paranoici.

Reich introdusse il concetto che disturbi fisici avevano conseguenze gravi sulla psiche (la psicosomatica) e ampliava la psicologia a fenomeni di massa fra i quali il fascismo. Ma questo modo di vedere il collegamento tra fisico e spirituale lo spinse poi su posizioni decisamente confuse come il collegamento fra climatologia, astronomia e psicologia o l’esistenza di extraterrestri che letteralmente minacciavano la Terra. Più esattamente credeva nell’esistenza di un’energia vitale naturale e cosmica, che chiamò «orgonica», asserendo che fosse contenuta nell’essere umano come nell’atmosfera e in tutta la materia vivente.

Lo psicologo tedesco accusava la classe dominante di mantenere l’ordine e la sua supremazia reprimendo l’energia sessuale e vitale dell’uomo come anche dell’universo. Divenne quindi il profeta della «rivoluzione sessuale» tipica degli anni Sessanta e Settanta; mentre Freud riteneva positivo un equilibrio fra pulsioni inconsce e razionalità, Reich riteneva che pochissime dovessero essere le limitazioni agli istinti. Il desiderio sessuale spinge quindi alla tensione che deve essere liberata attraverso il coito. Oggi le sue teorie sono in gran parte superate e gli psicologi ritengono in prevalenza che l’autostima è il movente centrale del comportamento umano.

(aprile 2024)

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