Pier Luigi Guiducci, Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto
Contesto storico. Tradizione. Documenti. Ricerche. Indagine archeologica. Analisi. Evidenze. Prefazione di Padre Giuseppe Santarelli OFM Cap. Àlbatros, Roma, ottobre 2024, 165 pagine, 13,90 euro

a cura della Redazione

Nell’arco di un lungo periodo di tempo la «Camera di Maria», custodita nel santuario di Loreto, è stata presentata facendo riferimento a un trasporto per ministero angelico. Gli angeli, in concreto, avrebbero trasportato il sacro reperto da Nazareth al Colle Prodo attraverso più tappe. Tale narrazione venne prima sostenuta da una tradizione orale, poi venne avallata da diversi autori tra i quali si ricorda Piero di Giorgio Tolomei, detto il Teramano. La sua storia risale al 1472. Quest’ultimo, intervenne sulla vicenda miracolosa perché il Vescovo Nicolò dall’Aste aveva deciso di far edificare una basilica a Loreto. Qui nacque il problema legato al fatto che il presule intendeva magnificare la figura di Maria abbattendo però la «Camera» ricordata in precedenza. Fu in quell’occasione che il Teramano fece affiggere alle colonne del nuovo edificio di culto (in costruzione) due fogli ove era descritta la storia delle «sacre pietre». In modo rispettoso ma chiaro l’Autore precisò che le pietre che formavano la «Camera» provenivano da Nazareth. In questo ambiente era avvenuta l’Annunciazione e l’Incarnazione del Verbo. L’intervento del Teramano non fu un racconto inventato. E non seguì un’impostazione storico-scientifica. Egli riferì la «vox populi» che insisteva da decenni su una serie di punti chiave.

I diversi Papi che si succedettero sul trono di Pietro accolsero la posizione che difendeva la traslazione della «Santa Casa» per ministero angelico. Con tale orientamento si volle, in definitiva, riconoscere che nel Disegno di Dio nulla è impossibile. Si desiderò inoltre invitare ogni fedele a contemplare nella «Camera di Maria» il Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel migrare del tempo, però, emersero altre due correnti di pensiero. La prima era sostenuta da chi riteneva la storia di Loreto una pia leggenda utile per un profitto continuo. La seconda, al contrario, confermava (e conferma) l’autenticità delle pietre della «Camera», riconoscendo in quel luogo il punto ove avvenne l’Annunciazione dell’angelo Gabriele raccontata dall’Evangelista Luca. L’unica diversità rispetto al racconto del Teramano riguardava (e riguarda) il tipo di trasporto. Per gli Autori di questa ulteriore posizione non è esistito un «ministero angelico» ma un trasporto via mare a opera di Cristiani.

Quest’ultima linea di pensiero si basa su documenti ritrovati in tempi relativamente recenti, e sui risultati di ricerche archeologiche e storiche. La «Camera» di Maria, in concreto, venne prelevata nella sua parte anteriore (quella posteriore era costituita da una grotta). Approfittando di una tregua tra Crociati e milizie musulmane, si riuscì con carretti a trasportare le pietre fino al porto di San Giovanni d’Acri. Da qui, una nave con i sacri reperti puntò la rotta verso la Grecia fino a toccare un porto dell’Epiro (il cui despota del tempo era Niceforo I).

In questa vicenda si incontrarono gli interessi economici di chi affittava navi da trasporto e gli interessi politici di chi intese utilizzare le sacre pietre nell’ambito di un piano di accordo sancito da un matrimonio. Nel 1294 si sposarono infatti Thamar, figlia di Niceforo I e Filippo I d’Angiò, quarto figlio di Carlo II d’Angiò. La donna recò in dote anche le sacre pietre della «Casa di Maria», ma la vicenda – all’improvviso – subì un cambiamento. Gli oggetti preziosi della giovane arrivarono a Napoli (centro del potere angioino) ma non le pietre. Queste, dove erano finite? Erano state caricate su una nave che affrontò il Mar Adriatico per raggiungere alla fine le Marche. Chi fu il regista di questa operazione? Fu un Domenicano, Fra’ Salvo che in quel periodo era «Vicarius Urbis» a Roma (Papa Celestino I non fece mai ingresso nell’Urbe). Il religioso era inoltre Vescovo di Recanati (che aveva un porto). Unitamente a ciò, Fra’ Salvo poté contare sull’aiuto decisivo dei suoi confratelli. Questi, avevano uno stretto rapporto con gli Angiò, come dimostra il sostegno ricevuto con riferimento alla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, e al santuario di San Nicola a Bari.

Copertina

Copertina del saggio Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto di Pier Luigi Guiducci

Questa vicenda, e molteplici altre scoperte, sono descritte nell’ultimo libro dello storico Professor Pier Luigi Guiducci dal titolo: Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto. Contesto storico. Tradizione. Documenti. Ricerche. Indagine archeologica. Analisi. Evidenze. Prefazione di Padre Giuseppe Santarelli OFM Cap., Àlbatros, Roma, ottobre 2024, 165 pagine.

Il testo è di grande interesse perché l’Autore sa coinvolgere il lettore senza alcun artificio. Si è quindi lontani da aggiunte da romanzo, o da sottolineature impregnate di enfasi. Con stile asciutto, e con una notevole chiarezza, il Professor Guiducci ha saputo riassumere una vicenda che arriva fino ai nostri giorni. A lui i nostri complimenti, e l’invito a diffondere ovunque questa pubblicazione veramente notevole.

(novembre 2024)

Tag: Pier Luigi Guiducci, Quella casa che vola, Camera di Maria, Loreto, Nazareth, Colle Prodo, Nicolò dall’Aste, Teramano, Piero di Giorgio Tolomei, Santa Casa, Thamar, Fra’ Salvo.