Il lascito dei morti: tra neogotico e Storia
L’attesissimo seguito de La memoria delle ceneri

È uscito a fine giugno il romanzo Il lascito dei morti, scritto a quattro mani da Daniela Franceschi e Simone Valtorta, edito da Tabula Fati (prezzo: € 12,00; pagine: 152; ISBN: 979-12-5988-271-4; è disponibile online tramite Amazon, Unilibro – con la maggiorazione di prezzo di 5 euro –, Tabula Fati, Bookstore Despar). Il libro è il seguito della Memoria delle ceneri, pubblicato quattro anni prima, e chi lo ha già letto lo ha giudicato migliore del precedente. Un terzo volume, che completerà il ciclo, è in fase di revisione.

Il lascito dei morti

Copertina del romanzo Il lascito dei morti

Come La memoria delle ceneri, anche questo romanzo è di genere neogotico e si ricollega a un preciso fatto storico: la Grande Peste del 1720-1722, che dilagò in Provenza uccidendo il 26% della popolazione (e quasi la metà degli abitanti di Marsiglia, che a quel tempo era uno dei porti più importanti del Mediterraneo). Il contagio fu causato da un carico di tessuti di cotone infetti provenienti dalla Siria. In poco tempo, svariate centinaia di morti vennero abbandonate per le strade e molti religiosi s’impegnarono a prestare conforto morale ai moribondi; sembrano scene tratte dalle pagine più drammatiche dei Promessi sposi del Manzoni. Il fatto è oggi poco noto ai più, anche se rimase impresso nella memoria dei Francesi del tempo: testimonianze rilevanti sono quella di Jean-Baptiste Bertrand, la Relation historique de tout ce qui s’est passé à Marseille pendant la dernière peste, del 1723 e quella di Jean-Baptiste Goiffon, la Relation et dissertation sur la peste du Gévaudan, dédiée à Mgr le Maréchal de Villeroy, del 1722; poi ci sono svariati documenti amministrativi. Nonostante la classe medica non avesse delle cure specifiche per la malattia, le autorità cittadine riuscirono – con fatica – a stabilire dei protocolli per limitare il contagio, come lazzaretti e stazioni di quarantena per persone e merci (una sorta di «lockdown»); purtroppo, i risultati furono inferiori a quanto si era sperato.

Il paragone col coronavirus giunge più che scontato, ma Daniela e io avevamo iniziato a scrivere il romanzo prima che iniziassero i contagi o, perlomeno, prima che in Italia giungessero le notizie della nuova epidemia (poi pandemia).

Il romanzo inizia tre anni dopo gli eventi descritti nella Memoria delle ceneri: è la torrida estate del 1985 quando Vivienne, psicologa di Parigi e già conosciuta nel primo romanzo, giunge nel piccolo paese provenzale di Château Saint Gervais, un borgo sospeso tra il mare e la campagna che non appartiene né all’uno né completamente all’altra, per assistere la cugina Claire, prossima al parto. Quando però arriva, la tragedia è già avvenuta: Claire è morta durante le doglie e la cosa che portava dentro di sé non è sopravvissuta che pochi minuti. Ciò che turba ancora di più Vivienne è che la cugina, nonostante avesse già avuto una figlia, era veramente terrorizzata da questa nuova gravidanza: «Devi venire» le aveva detto al telefono, «non sono solo gli incubi di cui ti avevo parlato; c’è qualcosa di maledettamente sbagliato qui, qualcosa che va al di là della mia comprensione. Non lo vedo, non lo sento, non ha profumo né sapore, non lo posso toccare, ma ne avverto la presenza. È qualcosa contro cui non posso, non riesco a lottare».

Ben presto, nella sua ricerca per scoprire la verità, la donna si troverà immersa in un turbine di eventi infausti che la gente del luogo cerca di nascondere agli occhi del mondo: lì aleggia una presenza maligna, che opera da secoli nell’ombra, qualcosa di incomprensibile che stende il suo sudario su alcuni piccoli paesi della Provenza e sui loro abitanti, e il cui fine è ignoto a tutti, fuorché a se stessa. Perché, in quel paese, le donne hanno la tendenza a morire di parto? Che legame c’è tra la Grande Peste di inizio Settecento e una misteriosa malattia di cui non si osa neppure pronunciare il nome? Chi è lo strano individuo, vestito come un personaggio delle fiabe, che si aggira nottetempo nell’antico cimitero degli appestati? Sono numerose domande le cui risposte sembreranno aprire altrettante domande, in un ciclo senza fine.

Facendo appello al suo coraggio e alla sua tenacia, Vivienne si troverà ancora una volta a dover affrontare il mondo del soprannaturale, a distinguere gli amici dai nemici in un paese in cui tutti sembrano sapere più di quanto siano disposti ad ammettere, a rischiare in prima persona la propria vita...

L’ossessione per la conoscenza, la follia, la predestinazione sono solo alcuni temi di questo atteso seguito della Memoria delle ceneri, che certo non mancherà di appassionare chi ha già apprezzato il primo volume.

(agosto 2024)

Tag: Simone Valtorta, Il lascito dei morti, Daniela Franceschi, Tabula Fati, La memoria delle ceneri, peste del 1720-1722, Provenza, Marsiglia, Jean-Baptiste Bertrand, Jean-Baptiste Goiffon, lockdown, coronavirus.