Friedrich Jeckeln. Il boia del Baltico
Recensione

Il libro di Nicolò Bendini

Niccolò Bendini presenta il suo libro su Friedrich Jeckeln

In questo libro, il primo da me pubblicato a tutti gli effetti (dalla casa editrice Tralerighe libri, in tutto 132 pagine), ho deciso di narrare il fulcro della Seconda Guerra Mondiale, ossia la guerra totale fra nazismo e comunismo.

Una guerra non convenzionale, quella scoppiata il 22 giugno 1941, con l’Operazione Barbarossa, dove i Tedeschi erano intenzionati a compiere l’obiettivo ultimo del nazismo, occupare il «Lebensraum» dell’Est Europeo, sterminando gli Ebrei e i comunisti sovietici.

Proprio a causa di questo piano di invasione, nei territori sovietici occupati si videro in azione le pericolose e fanatiche Einsanztgruppen, le unità SS e della polizia chiamate a fucilare tutti gli Ebrei e i comunisti catturati.

Per fare questo, prima in Ucraina e poi nei Paesi Baltici, nel 1941 il capo delle SS, Heinrich Himmler, chiamò al comando delle SS e della polizia in questi territori un suo uomo fidato; l’SS Obergruppenführer Friedrich Jeckeln che qui operò fino al 1945.

Proprio la vita di Friedrich Jeckeln è il fulcro del libro: la parte iniziale antecedente all’inizio dell’Operazione Barbarossa mostra come un veterano di guerra fallito e alcolizzato come lui sia riuscito, attraverso gli sforzi profusi nel nazismo, a diventare un potente ufficiale generale delle SS, successo ottenuto a prezzo di commettere atti di sangue.

Punto focale nel libro è mostrare altresì il ruolo di Jeckeln nello sterminio degli Ebrei e dei comunisti in famosi massacri come quello di Rumbula in Lettonia, nell’Unione Sovietica occupata. Analizzando altresì come proprio il crollo dei nervi dovuti a queste attività omicide abbia portato i vertici del nazismo, attraverso la lezione delle Einsanztgruppen, a concepire i campi di sterminio con camera a gas utilizzati nella messa in opera vera e propria della Shoah.

A ciò si aggiunga come ultimo elemento, ma non meno importante, gli scontri che Jeckeln ebbe sia contro i partigiani sovietici che contro le unità vere e proprie dell’Armata Rossa, ottenendo varie decorazioni.

Tutto ciò è contornato da un’attenta analisi sul fenomeno del collaborazionismo ucraino e soprattutto baltico, mostrando altresì il ruolo di Jeckeln nelle sue qualità di schiavista, ma anche di ingannatore nei confronti dei popoli baltici.

Chi ha quindi tra le mani questo libro avrà sì un’analisi della guerra di sterminio razziale intrapresa dai Tedeschi in Unione Sovietica, ma anche una ricostruzione biografica di un perfetto esempio di veterano pluridecorato e uomo fallito che si risollevò dalla miseria a prezzo del sangue grazie ad Adolf Hitler, ossia Friedrich August Jeckeln. Il quale con la guerra raggiunse il suo apice ma allo stesso tempo la sua rovina.

E mi permetto di sperare che questo libro sia altresì stato in grado di far comprendere come siano stati proprio i massacri sul fronte orientale delle Einsanztgruppen, tramite le fucilazioni e i famosi Gaswagen, ad aprire le strade alle camere a gas nei campi di sterminio.

(agosto 2024)

Tag: Niccolò Bendini, Friedrich Jeckeln, Seconda Guerra Mondiale, guerra fra nazismo e comunismo, Operazione Barbarossa, Einsanztgruppen, Heinrich Himmler, Paesi Baltici, Shoa, Adolf Hitler, Gaswagen.