Henri Landru
Personaggio gentile ed educato, ma…

Henri Désirè Landru (entrato nella storia della criminalità con il soprannome di Barbablù di Gambais) nacque nella capitale francese il 12 aprile 1869 nella famiglia di un pompiere, che lavorava presso la «Vulcan Ironworks» di Parigi, e di una sarta. La famiglia era agiata e il ragazzo, gentile ed educato, trascorse un’infanzia tranquilla. Studiò alla «Ecole des Freres», dove i suoi insegnanti dissero che era un ragazzo abbastanza intelligente. Continuò con successo gli studi fino alla laurea presso l’Istituto di Ingegneria Meccanica, sempre a Parigi, e successivamente entrò nell’esercito dove, dopo quattro anni, fu promosso sergente. Nel periodo del servizio, frequentò, senza sposarla, la cugina Marie Charlotte Remy, che gli diede una figlia nel 1893.

Lasciata la carriera militare, il 7 ottobre 1893 sposò un’altra donna, Marie Catherine, dalla quale ebbe quattro figli. Ma, mancando i proventi di quella carriera, si trovò in difficoltà finanziarie per il mantenimento delle due famiglie.

Nel 1900, si trovò immischiato nei guai di un deposito parigino presso il quale lavorava, che era in fase di fallimento. Il principale riuscì a scampare all’arresto per tempo, mentre Henri fu arrestato. Nel carcere, disperato, tentò il suicidio, anche se i secondini ritennero che si fosse trattato di una fandonia. Durante la carcerazione, egli si arrabattava su cosa fare, una volta liberato, per migliorare il suo miserando stato economico e iniziò a inserire alcuni annunci matrimoniali, logicamente sotto falso nome, in alcuni giornali di periferia. In tal modo, ebbe la possibilità di conoscere una signora di Lille che, dopo la sua scarcerazione, gli lasciò una dote di 15.000 franchi; non appena l’ebbe intascata, divenne «uccello di bosco».

Nel 1910 perse la madre, mentre il padre, non superando il dispiacere che il figlio fosse considerato un criminale, il 28 agosto 1912 si suicidò.

Intanto, dopo la denuncia fatta alla polizia in merito alla truffa subita, questa iniziò la sua ricerca, senza sapere, però, che il nome a sua disposizione era fasullo. Dopo regolare processo, fu condannato a quattro anni di reclusione, da scontare nella Nuova Caledonia, a Oriente dell’Australia; già, tutto bene e regolare, ma... prima era necessario trovarlo e catturarlo!

Per sopravvivere, Henri continuò nel mestiere che gli riusciva molto bene: truffare il prossimo. Quindi, nel 1914, rimasto solo, dopo aver fatto truffe di poco conto, riprese a pubblicare annunci sui giornali, allo scopo di incontrare donne sole e ricche e sedurle, presentandosi come vedovo quarantatreenne e padre di due figli, garantendo di avere un buon reddito e rendendosi disponibile a un eventuale trasferimento, qualora una vedova accettasse di sposarlo. Per conoscersi, proponeva un breve soggiorno nella villa di campagna di Vernouillet, da lui affittata, nel Seine-et-Oise (l’attuale dipartimento di Yvelines).

Con la guerra, la disponibilità di vedove diventava sempre maggiore, rendendo il territorio di caccia più che apprezzabile; fra queste, molte erano disponibili a risposarsi, come lo dimostra il numero 230, che è quello dei contatti di cui si è saputa l’esistenza. Logicamente, Henri non faceva di tutte le erbe un fascio: faceva un’attenta selezione delle signore che avevano risposto ai suoi annunci e, come prima, scelse la trentanovenne Madame Jeanne Cuchet, vedova da poco, che era dipendente di un negozio di biancheria intima con sede in Rue Montigny; dopo un lungo carteggio epistolare, essi giunsero a un primo incontro: per lei, lui era M. Diard. Ma, contrariamente a quanto aveva sperato Landru, non solo la donna aveva anche un figlio, ma pure aveva un cognato che, sospettoso, nel mettere al loro posto certi oggetti, ebbe sotto mano un pacchetto di lettere di altre donne, che avevano risposto alle profferte di matrimonio. Colpito, egli ne mise al corrente la cognata, suggerendole di mandarlo a quel paese, non essendo altro che un imbroglione. Lei non gli credette e, in gennaio, si trasferì con il diciassettenne figlio, Andrè, nella villetta di campagna, dalla quale sparirono ben presto. Landru, dopo essere riuscito a farle firmare una procura che gli dava libero accesso ai suoi beni, la uccise, forse strangolandola, insieme con il figlio, fece a pezzi i corpi e li bruciò nel forno a legna della cucina della villa. Lasciò trascorrere alcuni mesi, per poi depositare presso la banca di Chantilly 5.000 franchi, dichiarando che erano l’eredità lasciatagli dal padre, mentre l’orologio da polso di Madame Couchet divenne un regalo per la moglie.

Il tutto andò per il meglio, e Henri divenne un freddo organizzatore ed esecutore che non sbagliava un colpo: preparava ogni azione meticolosamente, sempre presentandosi con nomi diversi (M. Diard, Georges Petit, M. Dupont, M. Cuchet, M. Fremyet, M. Lucien Guillet, M. Forest), che finiva con il bottino, regolarmente annotato in un suo taccuino, e con l’eliminazione della vittima.

Un incontro avvenne il 1° maggio 1915 fra Landru e la ricca signora cinquantaduenne di nome Desiree Angelique Guillin. Ai primi di agosto fu venduto il suo appartamento e il giorno dopo parte della mobilia fu messa in vendita a un mercatino e il resto accatastato in un garage presso Neuilly. Con il nome di George Petit, quale cognato della Guillin, e con carte false da lui preparate che dichiaravano che la donna era inferma per paralisi, si presentò alla «Banque de France» e intascò i 12.000 franchi là in deposito.

Intanto, Landru aveva messo in cantiere i contatti con l’Argentina, di Buenos Aires, Therese Laborde Line, proprietaria di un albergo ereditato alla morte del marito, che si trasferì nella villetta di Landru il 21 giugno 1915, dopo un rapporto epistolare fra i due. Una settimana dopo, la gente si era accorta che la donna non era più in giro, ma non approfondì il fatto. Intanto, Henri si era appropriato di tutto quanto lei possedeva, vendendo ciò che fu possibile e accumulando ciò che non vendette nel citato garage.

Si deve riconoscere che la gente si era resa conto di tutto quel movimento e della scomparsa delle donne, ma, non essendoci cadaveri, le cose continuarono a fare il loro corso; questo anche perché, qualora si fossero approfondite le indagini sulla scomparsa di donne, si sarebbe finiti in un nulla di fatto, giacché i nomi riscontrati sarebbero stati falsi; per cui lui poteva dormire i suoi sonni in tranquillità.

Durante l’inverno del 1915, Henri lasciò la villa di Vernouillet per affittarne un’altra, sempre isolata, nelle campagne di Gambais. E la sua prima preoccupazione fu quella di installarvi una stufa da fare funzionare con la legna che lui stesso raccoglieva nei boschi dei dintorni. La prima ospite fu la cinquantacinquenne Madame Heon per la quale lui era M. Dupont. Gli amici della signora, che non la vedevano dal mese di dicembre, non si preoccuparono, perché ricevevano regolarmente lettere con la sua firma.

Con l’inverno del 1916, la stufa ricominciò a lavorare e il camino a testimoniarlo. Furono molti coloro che si rivolsero alla polizia, affinché facesse una perquisizione alla villa, ma Landru sapeva come muoversi: dopo l’incenerimento dei corpi si prodigava a pulire egregiamente il tutto, eliminando le ceneri, disperdendole nelle campagne dei dintorni. Tracce e prove erano tenute attentamente alla larga.

Questa volta fu una donna che si andò a cacciare nei guai. La signora Anna Collomb, che già aveva avuti contatti con Landru, che per lei era M. Cuchet, chiese chiarimenti, perché lui era scomparso dopo i primi scambi di idee per lettera. Egli non solo accettò di incontrarla, ma anche si lasciò convincere ad andare a conoscere i familiari di lei; e questi furono molto freddi, giacché lui non piacque per niente. Allora, lui la convinse ad andare a vivere in sua compagnia in un appartamento in Rue Chateaudun, dove li vide insieme alla viglia di Natale colei che sarebbe potuta divenirne la cognata. Ma tutto finì lì: Anna era sparita dalla circolazione.

Nel mese di gennaio del 1917, Henri incontrò una ragazza piangente nella metropolitana. Lui si fermò, e lei, Andree Anne Babelay, appena diciannovenne, spiegò che aveva avuto un diverbio con la madre e, poiché quest’ultima il giorno successivo sarebbe andata a lavorare, lei si trovava fuori casa. Landru, fingendosi commosso, la invitò nella sua stanza in Rue de Mauberge e, quando l’11 del mese lei tornò a casa, comunicò alla madre il suo prossimo matrimonio. Il 29 marzo qualcuno li vide dirigersi verso Gambais e dal 12 aprile lei non fu più rivista.

Intanto, Henri da un paio di anni era in contatto con una vedova di nome Celestine Buisson, questa volta chiamandosi M. Fremyet, che volle incontrarlo, mentre la madre di lei sarebbe stata favorevole al loro matrimonio. Meglio di così! Fissato l’appuntamento con lei nel comune di Garencières in Normandia, Landru si presentò con due biglietti ferroviari per sé e uno di sola andata per lei. Della donna si persero le tracce. Intanto, con il 1° giorno di settembre, il denaro in tasca di Henri era aumentato di 1.000 franchi. E, per mettere a punto alcune questioni, scrisse al portiere dell’appartamento di proprietà di Celestine; questi ebbe il dubbio che la firma della signora non fosse autentica, per cui Landru lo chiamò per dirgli che lei era andata via, nel Sud della Francia, per curarsi di una malattia.

Per non perdere anche un’altra occasione, ebbe un incontro con Madame Jaume de Louise: le pagò il viaggio per raggiungere Cambais. Si sa che lei uscì di casa il 25 novembre 1917 e che il suo portafogli si alleggerì di 275 franchi. Alcuni giorni dopo, lui ebbe contatti con la «Banque Allaume» della signora per trattare 1.400 franchi di lei, qui depositati.

Dopo qualche tempo, Anne Marie Pascal lo ingaggiò per alcuni affari e lui, sotto il nome di M. Forest, si mise al suo servizio. Si conosce il biglietto, datato 5 aprile 1917, che usò per raggiungere Gambais. Risultato: lei sparì e con lei sparirono tutti i suoi mobili.

Comunque, Landru non si fermava più. Conobbe e corteggiò la ricca vedova Marie Theresa Marchadier, proprietaria di una pensione situata in Rue St. Jacques, al numero civico 330. Questa, in difficoltà economiche, chiese 7.000 franchi in prestito; lui non li aveva, ma se li fece prestare dalla moglie. Nel mese di gennaio 1919, propose a Marie di sposarlo e, avendo lei subito accettato, si recò con lui a Gambais. Dopo poco tempo, la pensione fu venduta per 2.000 franchi e di lei scomparvero le tracce: si seppe solo, più tardi, che i due cani, che lei aveva portato con sé, furono da lui uccisi e seppelliti nel giardino di casa.

Intanto, venne alla luce un fatto nuovo. La signora Collomb perse i contatti con la sorella Anna e cercò inutilmente di rintracciarla, per cui provò a chiedere notizie al sindaco di Gambais; questi le inviò una busta contenente l’indirizzo della sorella di Celestine Buisson, che pure si era rivolta a lui; ella fece due più due, intendendo che anche altri non avevano notizie di persone scomparse e che erano fermi solo al fatto che le ultime portavano a Gambais, nella villetta di Landru; non solo, perché entrambe risultavano promesse spose a lui. Con questi risultati ottenuti dalle due donne, esse raccontarono la faccenda alla polizia, che comunicò loro che Landru era stato inserito nell’elenco degli indagati. Ma, per il momento, tutto era fermo lì. Fu la sorella di Celestine ad avere il classico colpo di fortuna: infatti, il 12 aprile 1919, durante una passeggiata lungo le strade di Parigi, in Rue de Rochechourt, in un negozio di porcellane riconobbe Henry, che aveva acquistato un sevizio di piatti e aveva detto dove portarlo, cioè a Montmartre. Immediatamente denunciato, il 19 aprile 1919 fu arrestato sotto il nome di Lucine Guillet, mentre era in compagnia di Fernande Segret. L’accusa era quella di truffa e appropriazione indebita.

In una tasca del vestito venne rinvenuto il famoso taccuino pieno di annotazioni che riguardavano le sue vittime e, naturalmente, ciò diede modo alla polizia di perquisire la villetta, ma non trovarono nulla di compromettente; scavarono in giardino, ma gli unici resti furono quelli dei due cani ricordati più sopra. Così, per trattenerlo, la polizia dovette appoggiarsi su denunce ed estorsioni. Ma poi, approfondendo le ricerche, divennero evidenti certi indizi che portarono l’accusa di omicidio di 10 donne e di un bambino.

Così, erano stati raccolti elementi contro di lui per poter avviare un processo, che fu aperto il 7 novembre 1921 presso la corte d’assise di Seine-et-Oise nella sede di Versailles. Appena la notizia fu resa pubblica, ci fu un interessamento morboso nei confronti dell’imputato e la sua popolarità divenne globale.

Il comportamento di Landru fu sempre distaccato, come se l’inquisito non fosse lui. La polizia fece fare delle ricerche, ma furono trovati solamente indumenti e documenti vari; le schegge di ossa rinvenute non furono tali da poter dire che provenissero dalle 11 persone che erano elencate nel suo taccuino: insomma, di quei poveretti non fu trovato qualcosa che lo potesse incastrare. «Le hai truffate?». «Sì, le ho truffate!», e poi «Le hai uccise?». Una risata sardonica seguita da: «Certo, le ho uccise, ma mostratemi i cadaveri!»

Tutto questo gli attirava la simpatia della gente comune, alla quale sembrava impossibile che quell’ometto, tanto garbato e gentile, fosse il Barbablù che la legge stava processando: le sue mani erano più adatte a una carezza che a uccidere una persona strangolandola.

Però, se da una parte la popolarità raggiunta poteva essere a suo favore, alla fine divenne un’arma a doppio taglio, che si rivoltò contro di lui, perché ci furono coloro che cominciarono a pensare a certi fatti di cui erano stati direttamente o indirettamente venuti a conoscenza. Ci fu, infatti, chi giurò di averlo visto gettare qualcosa in uno stagno, mentre un altro sostenne di aver tirato fuori dall’acqua della carne andata a male. Ma forse ciò che maggiormente attirò l’attenzione fu il rilevare che il camino eruttava fumo nero anche in piena estate: d’accordo, si può sempre cuocere un arrosto, anche d’estate, però… però… sicuramente la legna non produce fumo nero e se, per di più, questo fumo è accompagnato da un lezzo tanto pestilenziale che si è costretti a tenere un fazzoletto sul naso, per fiutarlo il meno possibile, beh, scusate, sicuramente i dubbi sorgono e non sono piccoli.

Ma Henri restava saldamente sulle sue posizioni, che migliorarono quando si chiese la testimonianza dell’amica del momento Fernande Segret, che confermò che presto sarebbero convolati a nozze.

Nel frattempo, durante il processo, ci fu la firma del trattato di pace di Clemenceau, non certo a favore della Francia; e per questo è ferma convinzione che la stampa si sia data da fare per distoglierne il pensiero, insistendo su Landru e su tutto quanto gli girava attorno. D’altra parte, il fatto che l’avvocato difensore di Landru fosse Vincent Moro-Giafferi, un deputato socialista molto famoso, che aveva partecipato alla resistenza contro l’avanzata tedesca, fu un’esca che trattenne su di sé l’opinione pubblica.

In tribunale fu portato il forno, incriminato di essere stata l’arma usata per l’eliminazione materiale dei corpi delle vittime: ma anche con questo non fu possibile giungere a un’incriminazione sicura. E Landru continuava a dichiararsi innocente, anche quando, alla fine, la corte giunse a una conclusione dopo l’esame dei documenti presentati da Madame Buisson: Landru era colpevole.

Il processo si concluse dopo la lunga arringa dell’avvocato dell’accusa Gedefoy, che durò un giorno intero, alla quale seguì quella dell’avvocato difensore Moro-Giafferi, che addirittura durò due giorni. Il discorso di quest’ultimo fu veramente magistrale, tanto che si credette per un attimo che la corte giungesse all’assoluzione. Ciò non avvenne, tanto che la giuria emise il verdetto di colpevolezza, ma con la clausola che non fosse condannato a morte, clausola che il giudice non volle accettare: pertanto conferma della condanna a morte.

Si stabilì che l’esecuzione sarebbe avvenuta il 23 febbraio 1922 e il giorno precedente Landru si fece tagliare la barba, dicendo che «così alle donne piacerò di più». All’alba della data prevista, dopo che la domanda di grazia inviata al Presidente della Repubblica Francese, Alexandre Millerand, fu respinta, Landru, nel cortile del carcere di Versailles, perse la testa alla ghigliottina sotto gli occhi di un folto pubblico.

Oggi, il suo taccuino è esposto al Museo di Parigi. Il taccuino è molto importante, in quanto contiene quanto lui aveva sottratto alle sue vittime, ma non come le aveva eliminate. Dà l’impressione che Landru fose un uomo preciso, lucido, con sensazioni bene nascoste, qualora ne fosse soggetto.

Forse, vale la pena di spendere due parole su Fernande Segret, la sua ultima promessa sposa, che fu graziata dalla condanna di Henri… o no? È una risposta che non sarà mai disponibile, ma comunque è il caso di pensare che, considerati tutti i precedenti, con ogni probabilità anche a lei sarebbe toccato il destino delle persone uccise, per cui, almeno per lei, il tutto si risolse per il meglio.

In ogni modo, forse Landru aveva una particolare predilezione per Fernande, tanto che entrò nella storia con il suo dolce congedo: «Addio, mio piccol desco».

(aprile 2025)

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