La Palestina e le origini primordiali dello Stato di Israele
Ermete Pierotti, una spia ma non troppo

Riprendo con questo breve articolo ad aggiornare le vicende di Ermete Pierotti, un ingegnere del XIX secolo che merita davvero assoluta attenzione. Se una recente pubblicazione tedesca lo definisce una spia zarista[1], documenti ulteriormente rinvenuti lo collocano in una luce ben diversa.

La famiglia di Ermete viene solitamente definita cattolico liberale. Si prodigarono a Pieve Fosciana nel 1834 per difendere i nuovi valori rivoluzionari che vedevano nel tricolore del figlio di Ciro Menotti e di sua moglie Polissena, ormai vedova, motivo di lotta politica. Ancora oggi in Pieve Fosciana, terra natale di Ermete, si celebra ogni anno la festa del tricolore in ricordo di tale vicenda. Ma i familiari di Ermete in Media Valle e in Lucca avevano cugini che come lui erano particolarmente coinvolti nelle questioni risorgimentali, condividendo con mazziniani e democratici (non solo Giuseppe Mazzini, ma dai documenti rintracciati lo stesso Domenico Guerrazzi, solo per citarne due) principi che poco avevano di cattolico liberale. Palesemente i familiari di Ermete avevano legato con una nomenclatura non solo italiana, come i miei scritti e documenti rintracciati tendono ad avvalorare,[2] erano propensi a soluzioni politiche italiane multiformi e poliedriche, non legate sempre necessariamente alla visione ufficiale della Chiesa Cattolica.

Un contatto stretto dei cugini di Ermete era quello con i potenti Demidoff, famiglia di origini russe, più ricca dello stesso Zar, che a lungo aveva finanziato le vicende militari dei Romanov. A cui la stessa Chiesa Ortodossa molto doveva in prestigio e ricchezze. Tale famiglia è vero, con l’avvento napoleonico, aveva preso a foraggiare la Francia e si era stabilita in Italia, contravvenendo al comune sentire russo. Però in Russia all’epoca non erano solo i Demidoff a guardare a Occidente. Napoleone I non era andato in Russia con la sua Campagna, poi fallita, perché un semplice visionario. Sapeva di poter contare su un sostegno interno che sicuramente si rivelò minoritario, ma comunque nutrito e presente.

Nella Valle del Serchio e in Toscana i Demidoff avevano trovato un ambiente ideale per vivere e la loro fede ortodossa aveva all’epoca incoraggiato sia i Demidoff stessi a costruire un magnifico tempietto in Bagni di Lucca, sia l’allora Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone-Parma a costruire un tempietto simile nella Villa Reale di Marlia, sua residenza. Era egli sì di simpatie protestanti, ma non disdegnava affatto lo studio dei testi sacri e dunque anche dei testi di fede ortodossa. E soprattutto, come i miei studi pubblicati attestano, incoraggiava e sosteneva i rivoluzionari mazziniani, compresi i Bonaparte. Che nel 1834 e 1837 ospitò in Benabbio, da rifugiati clandestini, dove i Pierotti medesimi avevano una loro proprietà.

Mi si può obiettare che a Pieve Fosciana questo non accadeva, ma i contatti con Lucca degli stessi Pierotti, come appare da studi pubblicati, erano nutriti.

Se Ermete finì a Parigi per lungo tempo, almeno in via ufficiale, così intimo di Napoleone III al punto da pubblicare nella stessa tipografia parigina dove anche l’Imperatore si serviva, come descritto sempre in nota in una pubblicazione dello stesso Ermete, se ne deduce che tale rapporto e non solo quello con lo Zar avesse origini lontane.

Ermete era dunque, più che una spia, una sorta di mediatore. Perché? Visse sempre libero e indisturbato ovunque. Non che non avesse nemici ma riusciva con il suo ingegno, le scoperte ottenute (era di fatto uno scienziato) a risultare un boccone prelibato per tutti. Persino lo Stato Vaticano gli offrì una medaglia onorifica nella seconda metà del XIX secolo che Ermete pare non andò a ritirare. A ogni modo i rapporti palestinesi di Ermete furono sia con la Chiesa Cattolica che col Pascià e con gli ortodossi. Fu Ermete già nel 1846, quindi prima dei fatti del 1848 in Italia dove era stato coinvolto, il progettista della Chiesa Cattedrale dell’Annunciazione ad Alessandria d’Egitto; chiesa che è di fede greco ortodossa, per tradizione sorge vicino alle vecchie fondamenta della biblioteca di Alessandria d’Egitto e si richiama all’Evangelista Marco. Chiesa sede del Patriarcato Ortodosso in Medio Oriente. Ermete aveva già aderito alla fede ortodossa?

Lo stesso anno del decesso di Ermete appare ambiguo. Sicuramente non reale (il 1880) vista la documentazione. Probabilmente lo stesso Ermete aveva a cuore di proseguire il suo percorso di vita in sordina. Succedeva spesso che personaggi «particolari» cambiassero talvolta identità.

Perché tutto questo? Una figura emerge in tale groviglio apparentemente non indipanabile: Abd El Kader. Chi era costui?

Nato a Mascara il 6 settembre 1808 e deceduto a Damasco nel 1883, viaggiò alla Mecca, Damasco e Bagdad, impressionato dalle riforme attraverso le quali Tali Mehemet Alì emancipava l’Egitto dall’Impero Ottomano. In meno di due anni divenne un comandante e guidò una ribellione di varie tribù riportando molte vittorie tattiche. Firmò con i Francesi nel 1837 il trattato di Tafna, con il quale la Francia riconobbe il suo Sultanato su parte dell’attuale Algeria. In quel periodo però riprese l’offensiva e la guerriglia in quei territori, che si scatenò nel 1842. L’Emiro Abd el Kader fu rovesciato e il quarto figlio di Luigi Filippo di Francia, duca d’Armale, lo costrinse a fuggire e a chiedere la protezione del Sultanato del Marocco. Il nostro si arrese alla Francia solo nel 1847 e si trasferì nell’Oriente musulmano. Fu poi esiliato in Francia nel castello di Amboise e stranamente, almeno questo vuole l’ufficialità, Napoleone III ormai al potere andò a trovarlo e con lui familiarizzò. Fu così che Napoleone III lo inviò a Damasco dove insegnò teologia. Dopo i pesanti scontri in quelle terre degli anni successivi il nostro ricevette una lauta pensione, fu insignito dai Francesi della Legion d’Onore e poi divenne affiliato alla Massoneria.

Una lettera dimostra che Ermete avesse familiarità con tale personaggio. E la familiarità che Napoleone III ebbe con lui non fu affatto casuale, come viene descritta dalla storiografia.

Già si conoscevano da molto molto tempo. C’è un documento presente all’Archivio di stato di Lucca datato 29 marzo 1846. Sul sagrato della chiesa di San Rocco in Ajaccio i patrioti bonapartisti affiliati ai gruppi mazziniani di cui lo stesso Luigi Napoleone con i suoi cugini figli di Luciano Bonaparte facevano parte e finanziavano, attendevano quei patrioti rinforzi in armi da Parigi e dal Nord Africa. Chiaramente non era Luigi Filippo a finanziarli. A Parigi gli stessi Bonaparte contribuivano alacremente al progetto rivoluzionario di unire in una confederazione di Stati la Corsica allora francese al resto della Penisola, complici anche alcuni ambienti vaticani, come appare dalle carte del religioso lucchese Padre Gioacchino Prosperi, a loro affiliato, che benediva armi e patrioti in quel frangente. La documentazione nutrita del religioso che ho pubblicato lo attesta. La storiografia ufficiale ha completamente ignorato tutti questi passaggi. Dunque in Nord Africa a finanziare l’impresa era verosimilmente lo stesso Abd El Kader che in quel periodo era in combutta e in difficoltà con Luigi Filippo.

Gioacchino Prosperi, il religioso, era cugino dei cugini lucchesi di Ermete, apparteneva alla stessa cerchia familiare e politica.

Questo personaggio (Abd El Kader) evidentemente continuò in seguito a fare gli interessi francesi anche a Damasco. E lo Zar? E i rapporti di Ermete col mondo ortodosso? Si intrecciavano. Visto che anche i Demidoff furono sempre vicinissimi ai Bonaparte, e pure con loro «imparentati». E ripeto, avevano fatto di Firenze e Bagni di Lucca, una residenza di fatto ufficiale. Ermete Pierotti era uomo libero. A lui interessavano i suoi studi, dobbiamo dirlo. Le sue ricerche nei cunicoli del Tempio. La Fede che traspare pura e allo stesso tempo profondamente ricercata nelle sue opere pubblicate. Un uomo senza macchia macchiato da infami accuse di chi avrebbe probabilmente voluto appropriarsi anche dei suoi numerosi tesori. Perché Ermete appare, a differenza di quanto viene pubblicato, molto ricco. Pubblicava dappertutto i suoi libri e vendeva parecchio. Era uno scienziato talmente capace da aver costruito lui l’acquedotto di Gerusalemme. Che tutt’ora è in funzione. Ermete aveva rivolto le sue attenzioni anche in Italia, sua Patria, con lettere e rimandi allo stesso sindaco di Firenze sede del Governo, Cambrai Digny, che però non accolse le sue profferte. Strano ma vero, eppure era stato il sindaco in epoca napoleonica Governatore in Castelnuovo Garfagnana, e diversi congiunti di Ermete inviarono allo stesso lettere presenti alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze proprio in quegli anni, dimostrando col sindaco familiarità. Evidentemente la stessa famiglia di Ermete o aveva parzialmente allontanato il congiunto, o comunque preso le distanze, pensiamo, supponiamo, da un uomo tanto libero intellettualmente. Ermete visse molto infatti all’estero dove in via ufficiale è deceduto (Parigi) senza tuttavia conferme certe. I suoi tesori erano sicuramente frutto dei suoi sudori di autore e ricercatore, nonché di architetto e ingegnere. Ammirevole questo suo essere sempre capace di non entrare in meccanismi settari ma di restare libero di giocarsi identità e interessi. Perché il settarismo ieri come oggi era un «must» anche per queste frange e questi ambienti. Il mediatore Ermete, così mi piace definirlo, sapeva districarsi e riusciva a mettere in contatto frange e situazioni sicuramente disparate, non perché spia, come viene definito in modo riduttivo, ma perché al centro, con la sua famiglia e con le situazioni pregresse di cui gli stessi suoi «contatti» erano intessuti, delle più complesse vicende della sua epoca.

Lo Stato di Israele di fatto fu creatura apparentemente prima francese,[3] in realtà poi russa visto che con i «pogrom» del 1881 moltissimi Ebrei Russi si stanziarono in quello che poi diventerà lo Stato di Israele. E la Russia ha sempre avuto, tanto quanto la Gran Bretagna e poi gli Stati Uniti, un rapporto privilegiato con questi territori. Mi piace pensare che un uomo di Pace come fu Ermete avrebbe voluto che la sua opera di mediatore tra le parti risultasse più omogenea e meno conflittuale di quello cui ancora dobbiamo assistere.


Note

1 Rimando alle mie pubblicazioni sul sito www.storico.org.

2 Ibidem.

3 Già Napoleone I aveva predetto la nascita dello Stato di Israele. Suo nipote Napoleone III si prodigò particolarmente in Palestina per sostenere gli interessi francesi e occidentali in quell’area.

(settembre 2024)

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