Michel Micombero
La nemesi storica ha colpito ancora
Michel Micombero è stato un uomo politico e militare del Burundi, uno Stato dell’Africa Centrale, che ha il Ruanda a Nord, la Tanzania a Est e Sud-Est, e la Repubblica del Congo a Ovest e Sud-Ovest. Nacque nel 1940, nella città di Rutovu, località geograficamente importante, perché là è stata individuata la sorgente più meridionale del Nilo Bianco; la scoperta è del 1937, dovuta all’esploratore tedesco Burkhart Waldecker, che si trovava in quell’area per sfuggire dalle vessazioni cui era soggetto in patria durante il regime nazista.
Quando Micombero nacque, lo Stato era una colonia belga. Dopo gli studi primari e secondari, entrò all’Accademia Militare Reale («Royal Military Academy») di Bruxelles, dove ricevette una formazione biennale insieme con i suoi due connazionali Charle Karorero e Jerome Ntunguburanye; essi furono i primi tre ufficiali del Burundi formati in Belgio. Nel 1962, il Burundi era finalmente uno Stato libero, non più dipendente dal Belgio, e il governo era in mano al Re Mwambutsa IV, con un predominio dell’etnia Tutsi (da cui Micombero proveniva) su quella Hutu. I Tutsi, l’elemento aristocratico dominante (detti pure Vatussi, alti più di due metri gli uomini e sui metri 1,85 le donne) erano pastori che costituivano un gruppo etnico dell’Africa Centro-Orientale, mentre gli Hutu (di statura media) rappresentavano le genti dei Grandi Laghi, dedite soprattutto all’agricoltura e alla pesca, essendo un tratto del confine sul Lago Tanganica. Siccome le due etnie erano costantemente in contrasto fra loro, il Re cercò di tenerle sotto controllo bilanciando i loro interessi.
Intanto, Micombero, dopo aver sposato una principessa, rientrò in patria e affrontò la carriera militare. Divenne ufficiale membro dell’UPRONA («Unité Pour Le Progres National»), Segretario di Stato nel 1963 e in seguito Ministro della Difesa.
Il malcontento era dominante e tante erano le fazioni che, di quando in quando, si adoperavano per sovvertire l’ordine costituito. I meriti di Micombero furono riconosciuti soprattutto quando operò severamente contro gli oppositori Hutu capeggiati da Gervais Nyangoma, agendo in tutto il Paese per controbatterne gli attacchi. Due anni dopo, tanto per cambiare, un gruppo Hutu tentò di rovesciare il Governo, senza successo; il Re era scappato in esilio e là restò. Un altro colpo di Stato, che porta la data del 1966, favorì il figlio di Mwambutsa IV, che assunse il nome di Re Ntare V. Micombero contribuì attivamente a far fallire diversi colpi di Stato e pertanto fu nominato Primo Ministro. Però, approfittando del nuovo ruolo, sciolse l’Assemblea Nazionale e sospese la Costituzione. Poi nel 1966, approfittando dell’assenza del Re, giacché era in visita ufficiale nella vicina Repubblica del Congo, invece di accontentarsi per aver raggiunto livelli politici elevati, il 28 novembre organizzò un colpo di Stato che andò a buon fine, e si autoproclamò primo Presidente della Repubblica del Burundi, facendola subentrare alla Monarchia. Più che di Repubblica, però, questa ben presto prese decisamente la connotazione di una vera e propria dittatura militare. Il regime fu unipartitico, vale a dire che solamente un partito aveva il diritto di formare il Governo e di governare, mentre gli altri partiti o erano male sopportati o addirittura messi fuorilegge.
Il suo regime era tendenzialmente di ideologia socialista, come lo dimostra l’assistenza che ebbe dalla Cina durante la Guerra Fredda. Micombero, comunque, riuscì abilmente a barcamenarsi fra le diverse posizioni delle potenze comuniste da un lato e di quelle occidentali dall’altro.
Come accennato più sopra, tanti erano coloro che dissentivano dal regime autoritario del Governo e dalle sue decisioni. Fra l’altro, era successo che aveva avuto un incidente stradale, che gli procurò ripercussioni psichiche, tanto da farlo diventare paranoico. I pareri su questo personaggio non furono certo dei migliori, dando una pessima impressione di sé a tutti quelli che l’avevano, direttamente o indirettamente, conosciuto, già da prima dell’incidente d’auto. Ben pochi lo apprezzavano, se si esclude una parte dei Tutsi; si diceva che fosse troppo attaccato al bicchiere, avesse notevoli complessi caratteriali e un’ossessione fissa dovuta all’etnia Hutu. E, se non bastasse, era di carattere invidioso, geloso, cinico: insomma, pare che non esistesse nemmeno un lato positivo in lui. In sostanza, non ci si deve meravigliare se nel biennio 1969-1971 furono diversi i tentativi di destituirlo.
Nel 1972, il malcontento degli Hutu si manifestò con un brutto atto di ribellione in una città del Sud del Burundi, dove era in atto la tendenza al diffondersi del regime tanzaniano; questo sfociò nell’eccidio di un migliaio di Tutsi. Il regime dell’indignato Micombero decise di intervenire pesantemente per dare una lezione esemplare ai rivoltosi, facendo guerra alla popolazione Hutu e sopprimendo – si dice – dalle 100.000 alle 150.000 persone, ripristinando una parvenza di calma. Intanto, aveva eliminato l’ex Re Ntare V. L’anno successivo, Micombero dovette bloccare un tentativo d’invasione da parte della tanzaniana Mobutu. Comunque, egli non era mai tranquillo: infatti, mise ancora una volta mano alla Costituzione, per garantirsi il mandato presidenziale per altri sette anni. In quel periodo pose le basi per attuare, insieme con i Governi di Ruanda e Zaire, la Comunità Economica dei Paesi dei Grandi Laghi.
Il malcontento, comunque, era tangibile. Sicuramente aveva esagerato ed erano tanti, troppi coloro che erano stanchi del suo autoritarismo. Infatti, parafrasando il detto «chi di spada ferisce, di spada perisce», a sua volta fu vittima di un colpo di Stato, organizzato dall’ufficiale dell’esercito Jean Babtiste Bagaza, che lo sostituì nella carica di Presidente della Repubblica, diventando il secondo del Burundi; era l’ottobre del 1976. Lo incarcerò e l’anno successivo lo mandò in esilio. Micombero si rifugiò in Somalia, presso il dittatore Siad Barre, suo amico personale, e vi rimase fino al 1983, quando morì nel sonno per infarto cardiaco, lasciando solamente cattivi ricordi e le maledizioni dei sopravvissuti per tutti coloro che egli aveva fatto sterminare.