Dubai, la ricchezza e l’incanto
Nel 2008, grazie ad un Governo
intelligente e tollerante, Dubai iniziò la sua ascesa verso
una vera e propria «Età dell’Oro»
Dopo circa cinque ore e mezza di volo, con partenza dalla Malpensa, posso mettere piede all’aeroporto di Dubai e la prassi del controllo del passaporto è abbastanza lunga (circa un’ora) ma ciò dipende anche dalla concentrazione di arrivi di passeggeri. Le valigie, di norma, non vengono controllate ed una volta espletate le formalità del controllo del passaporto, si può attraversare l’uscita senza difficoltà. Non occorre visto consolare per Dubai per ragioni turistiche o di lavoro che non superino un certo periodo.
L’aeroporto dista dal centro di Dubai cinque o sei chilometri e si può raggiungere facilmente con taxi o servizi pubblici, oppure anche con navetta dell’hotel se preavvisato per tempo. È possibile anche noleggiare un’auto, senza patente internazionale perché quella italiana è valida. La guida è a destra e le segnalazioni stradali sono come quelle europee, ma in doppia lingua: arabo e inglese.
L’impressione favorevole che si ha quando arrivi a Dubai riguarda sicuramente l’aeroporto, enorme, molto pulito e ben organizzato, con ogni tipo di servizio. Anche quando si esce dall’aeroporto, a parte il caos di persone che attendono i viaggiatori all’uscita, si ha la netta impressione di arrivare in un aeroporto europeo. Preso un taxi, finalmente, mi faccio condurre all’hotel prenotato: Avari Hotel (chiamato Deira) nel centro di Dubai, vicino alla Torre dell’Orologio. Hotel di otto piani, 240 camere tutte ben arredate e munite di ogni confort, accesso internet, tv satellitare, minibar, piscina interna, eccetera eccetera. Per i fumatori, come la sottoscritta, dal 3 gennaio è vietato fumare nell’hotel, solo in aree speciali. Mi ricorda tanto la California che, come accendevo una sigaretta in camera, in bagno o sulla terrazza, squillava una specie di allarme e dovevo scendere in una saletta apposita per fumatori. I cani non sono ammessi e questo mi ha fatto capire che gli Arabi si stanno troppo occidentalizzando.
La moneta del posto è il dirham, ma sono accettate tutte le monete come i dollari (i preferiti), gli yen, le sterline e anche monete degli altri Paesi arabi.
Le strade a Dubai sono ottime, ben asfaltate, molto larghe, sul modello di quelle americane.
La circolazione è densa ma ordinata, i semafori funzionano e la polizia stradale presidia i punti più nevralgici del centro. In prossimità dei centri commerciali le vie sono affollatissime. Il turismo è molto sviluppato e sono parecchi i visitatori che arrivano da tutta Europa, in particolare dall’Inghilterra, dalla Germania e dalla Russia. I negozi, in genere, sono eleganti e ben curati.
Questi però si possono trovare, per lo più, nei grandi centri commerciali, veramente enormi ed impressionanti (in media sono il doppio o il triplo dei nostri), dotati di ogni comfort e generi di negozi. Le case di moda italiane vi sono rappresentate quasi tutte. Molte di loro hanno vere e proprie rappresentanze commerciali nei più lussuosi grattacieli della città.
I ristoranti, in genere, sono buoni e non cari. La cucina è varia: dalla carne bovina a quella ovina, pesce, qualche piatto locale abbastanza speziato e cucina internazionale.
La cosa che sorprende è che si trovano, con facilità, vino, birra e super-alcolici (anche nei minibar delle stanze d’albergo) e addirittura la carne suina (quest’ultima la si può trovare solo in pochi ristoranti in tutto il Paese e, per poterla cucinare, occorrono permessi particolari e viene preparata in una cucina separata da dove si preparano tutti gli altri piatti). Ma non conviene sceglierla dal menù perché costa molto cara e la scelta è limitata a scaloppine e braciole. Anche gli alcolici sono cari e la gente a tavola beve acqua, succhi di frutta, the freddo e birra.
Nelle edicole ho visto le maggiori testate giornalistiche europee: dal «Franfurter Allgemeine Zeiting» a «Le Monde», «Il Corriere della Sera», «La Repubblica», «El Pais», «The Times», «New York Times», «Washington Post» e molti altri.
Gli indigeni, in genere, vestono tipicamente arabo, tunica bianca lunga con copricapo avvolto da una specie di ciambella rotonda. Ma molti uomini vestono anche all’occidentale, come le donne seguono lo stesso principio. Si vedono giovani in blue-jeans o con la gonna, anche mini, oppure quelle col velo, col chador, rare quelle col burka nero.
Vi è di tutto e, da ciò che mi è stato detto, non esistono imposizioni, ma libere scelte.
Pare che molte ragazze giovani, quelle più carine, indossino la tunica nera lunga, tutte coperte con solo gli occhi visibili e molto truccate, ma con la tunica molto attillata per mettere in risalto le forme del corpo. Sembra che questo abbigliamento attiri molto la curiosità ed il corteggiamento dei giovani maschi locali.
Il particolare che più colpisce è la libertà di movimento che esiste per gli Occidentali negli Emirati (o almeno a Dubai). Ci si trova in pieno mondo arabo ed islamico ma non si avverte la sensazione di limitatezza, ristrettezza o censura, tipica di molte altre località del genere.
Esistono indubbiamente norme e tradizioni locali che vanno rispettate anche dagli stranieri ma, nel contempo, è stato introdotto un modo di vita molto più occidentale di quanto si possa pensare. Ad esempio si può andare in spiaggia in costume da bagno (donne comprese) e nessuno ha qualcosa da obiettare. Ho visto turiste inglesi in minigonna cortissima che entravano, uscivano dall’hotel e si recavano nei centri commerciali nella più totale normalità.
Ovviamente non è tutto oro quello che luccica. Durante il Ramadan gli stranieri non hanno l’obbligo di astenersi dal bere, dal mangiare e dal fumare come gli indigeni, ma non possono farlo in pubblico o all’aperto. Per cui lo fanno in privato nelle proprie abitazioni o negli uffici dove lavorano. Esistono anche norme severe in materia di «decenza», cioè vengono seriamente puniti tutti quei comportamenti «trasgressivi» che offendono il pudore: baciarsi ardentemente in luoghi pubblici, avvinghiarsi nei giardini pubblici e sulle panchine, fare atti osceni, orinare all’aperto, fare uso di droghe, guidare in stato di ebbrezza.
Chi guida ubriaco rischia tre anni di galera (e se li fa tutti) e 1.500 euro di multa. Se è straniero ed ha causato feriti o danni materiali, scontata la pena, viene espulso.
Si può dire che la società di Dubai è divisa in 3 categorie: i locali, tutti benestanti, ricchi e super-ricchi che hanno nelle loro mani il potere economico e politico (circa 250.000 famiglie).
Gli Occidentali, che ivi risiedono per motivi di lavoro, sono i benvenuti e possono svolgere qualsiasi tipo di attività commerciale o produttiva a condizioni molto vantaggiose (a Dubai non esistono tasse sul reddito e nemmeno l’IVA, ma solo una tassa sanitaria di 200 euro all’anno ed eventuali assicurazioni).
Gli immigrati, provenienti da Sri Lanka, Pakistan, India, Filippine, Malaysia, eccetera sono divisi in due categorie: della prima fanno parte coloro che risiedono da tempo nel Paese e svolgono mansioni di media responsabilità (cuochi, portieri d’albergo, tassisti, autisti di autobus e attività varie legate al turismo, ai trasporti, al settore sanitario e scolastico).
Della seconda fanno parte i meno fortunati, bassa manovalanza impiegata, soprattutto, nel campo edilizio e mano d’opera a buon mercato per le aziende locali, in genere gestite da imprenditori stranieri. Gente con pochi diritti, permessi di soggiorno severi e limitati, stipendi di 150/200 euro al mese. Persone che, al di fuori del lavoro, sembrano invisibili. Essi vivono infatti in villaggi fuori dalla città, in comunità fatte di case prefabbricate molto piccole, con una stanza utilizzata come cucina e camera da letto, un piccolo bagno e l’aria condizionata. Alle 5 del mattino passano degli autobus che portano gli operai sui vari cantieri di lavoro e li riportano alle 5 del pomeriggio, dopodiché nessuno li vede più. La loro retribuzione non prevede contributi o assicurazioni di alcun genere. Le loro case prefabbricate possono essere smontate e rimontate nei pressi di nuovi cantieri. Gli immigrati lavorano alla costruzione di enormi grattacieli, a nuove autostrade e ad una linea ferroviaria intesa come metropolitana leggera. Il primo che sgarra viene rispedito a casa senza complimenti e il loro passaporto viene trattenuto all’arrivo nel Paese.
Dubai prevede la pena di morte (impiccagione e fucilazione) ma viene applicata solo in casi particolari come l’omicidio, lo spaccio di droga e reati di particolare violenza.
Le strade sono pulitissime e i giardini ordinati, innaffiati regolarmente, pare impossibile vedere prati all’inglese e le siepi regolarmente potate. Vi sono grandi viali ma anche vie e viuzze laterali con case e palazzi ai margini. Non parliamo poi delle ville lussuosissime con giardini enormi che si possono intravedere dalle cancellate, tale è l’immensità della tenuta.
Gli enormi grattacieli sono per lo più ad uso per sedi di grosse società multinazionali in campo petrolifero, automobilistico, diamantifero, moda, assicurativo, bancario, borsista, eccetera.
È in costruzione il più alto grattacielo del mondo (810 metri), una torre rotonda con una punta altissima nella zona settentrionale della città. Il parco macchine è recente e non è raro vedere sfrecciare Ferrari, Rolls e i modelli più lussuosi ed accessoriati di altre grandi case automobilistiche.
Vi sono diverse moschee e ad ore del giorno ben precise si può udire, in tutta la città, la voce del muezzin che esce dai potentissimi altoparlanti che recita la preghiera invitando i fedeli a fare altrettanto. In genere la vita urbana continua e non si ferma per questo invito, però non è raro vedere persone che pregano, magari attraversando le strisce pedonali o guidando l’auto.
Vi sono parecchi siti da vedere a Dubai: il vecchio Souk di Dubai vicino al porto, il Museo di Dubai, la Moschea di Jumeirah, il palazzo dello Sceicco Saeed-Al-Maktoum. Il Museo più importante è il Dubai Museum di Al-Fahidi Port, vicino alla città vecchia.
Il resto da vedere però è rappresentato da strutture moderne o avveniristiche realizzate con lo scopo di far vivere ai locali atmosfere o abitudini che non appartengono alle loro latitudini, come gli enormi centri commerciali come il Deira City Centre, o enormi shopping center di lusso come il Mall of the Emirates, Times Square, Wafi City, Festival City, Creek Walk.
È stato addirittura inaugurato un gigantesco palazzo dello sport dove si può sciare e all’interno del quale viene mantenuta una temperatura invernale per garantire lo sport sciistico con neve artificiale agli sportivi del posto.
Alcuni autobus a doppio piano in partenza da punti prestabiliti offrono ai turisti una panoramica generale di Dubai. La compagnia Big Bus City Tour offre due itinerari (contrassegnati Red Route e Blue Route) ad un prezzo di circa 30 euro per persona adulta e circa la metà per i minori dai 5 ai 15 anni. La Red Route offre la guida (in cuffia) in lingua inglese o con la scelta di altre 8 lingue (italiano incluso), mentre la Blue Route offre la guida solo in lingua inglese. Da metà ottobre ad aprile sono a disposizione dei turisti escursioni in barca (sulle tipiche imbarcazioni arabe chiamate «dhow») al largo delle coste, sulle acque del Golfo Persico. Si parte da un imbarcadero sul fiume Dubai Creek, un fiume che parte da un lago sito in un’area verde protetta e che attraversa la città da Sud a Nord. Vi sono molte agenzie turistiche che offrono escursioni nel deserto sia con vari mezzi motorizzati che con cammelli, di norma accompagnati da guide molto esperte.
Fra le grandi opere moderne già realizzate vi è il famoso Burj-Al-Arab, il più bello e lussuoso del mondo, gigantesco, ha sette stelle, ed è sul lungomare fuori Dubai, verso Ovest. Si tratta di un hotel a forma di vela, costruito su di un’isola artificiale collegata alla terraferma da un pontile. L’hotel è dotato di pista per l’atterraggio di elicotteri. Hotel a sette stelle ve ne sono solo due in tutto il mondo: uno a Dubai, l’altro a Milano, in Galleria e si chiama Town House.
Mi è spiaciuto non poter visitare il Burj-Al-Arab ma non mi è stato possibile in quanto, mezzo chilometro prima del pontile, vi è un posto di blocco con tanto di polizia e barriera che si alza consentendo l’ingresso solo agli ospiti dell’hotel muniti di prenotazione o relativo voucher. Per i curiosi ed i turisti vi sono visite guidate, ma solo una o due volte la settimana, a giorni prestabiliti. Mi è stato detto che all’interno dell’hotel è tutto una favola, con sfarzi e lussi inimmaginabili ma, molti, ritengono tutto questo un kitsch di cattivo gusto. A ognuno le sue opinioni!!!
A poca distanza da questo hotel, più precisamente al largo della spiaggia chiamata Jumeirah Beach, si sta costruendo un arcipelago artificiale chiamato The World (Il Mondo). Si tratta di tanti isolotti di varia grandezza che ricalcano i singoli Stati del mappamondo, però staccati gli uni dagli altri. Ogni Paese riprodotto rispetta l’esatta forma geografica della Nazione originale di riferimento. Questi isolotti vengono venduti a chiunque possa permettersi di comprarli. I prezzi vanno da un minimo di 6 ad un massimo di 40 milioni di dollari, a seconda della superficie. Brad Pitt si è già accaparrato l’isolotto che riproduce l’Etiopia.
Le spiagge sono libere e ben tenute, però si dovrebbe dire «la spiaggia» in quanto si tratta di un’unica striscia di terra che va da Est ad Ovest, lunga varie decine di chilometri, ma solo una parte di essa è frequentata: quella che dal porto va verso Ovest, fino alla città portuale di Jebel-Ali, essendo questa parte prossima a strutture alberghiere e alle zone residenziali.
Esiste una Dubai antica ed è più precisamente la zona del vecchio Souk nelle vicinanze del porto. È molto bella, ristrutturata, con il classico mercato arabo (o «souk») dove si trovano in genere prodotti alimentari, spezie, pesce in un’orgia di colori ed in una babele di lingue.
Nei mesi corrispondenti al nostro inverno la temperatura può scendere attorno ai 18/19 gradi di notte e 25/26 di giorno. Con l’approssimarsi della primavera e fino a settembre le temperature impazziscono e si possono trovare punte di 50/52 gradi di giorno e 32/33 di notte, sempre però con un basso e moderato tasso di umidità.
La vita è cara per quel che concerne gli alloggi, case ed appartamenti negli ultimi cinque/sei anni sono aumentati parecchio a causa della continua richiesta. In questo momento c’è penuria e tutta la zona periferica di Dubai è un cantiere aperto per soddisfare le esigenze abitative.
L’affitto di un appartamento di 100 metri quadrati, a seconda della posizione, può andare da un minimo di 500 fino a 3.000 euro al mese. Ville singole con giardino, attici o mega-appartamenti nei grandi grattacieli da adibire a sedi commerciali aziendali, non hanno prezzo. In tutti i casi si parla di milioni di dollari.
Per quanto riguarda il vitto ed il vestiario, Dubai è meno cara che da noi. La benzina è poi uno spasso, ben l’equivalente di 28 centesimi di euro al litro e 2 centesimi in più per il gasolio.
A Dubai risiedono parecchi Italiani, per lo più si tratta di persone che hanno attività in loco di vario genere. Quantificarli è difficile, dicono alcune centinaia, ma di preciso non ho potuto saperlo. Sarei dovuta recarmi all’Ambasciata Italiana per avere maggiori ragguagli. Gli stranieri (intesi come Occidentali) provengono, principalmente, dal Regno Unito, dagli Stati Uniti, dalla Germania, ma da qualche anno stanno aumentando i cittadini russi e cinesi.
A Dubai esistono discoteche frequentate sia da giovani locali che da stranieri, ma non sono numerose. Si può tranquillamente circolare di notte, a piedi o in auto, senza nessun problema, rimane sicuramente una delle città più sicure al mondo. La sua collocazione geografica e la facilità di controllare gli accessi la rende poco appetibile per la criminalità e la delinquenza.
Dubai confina col deserto da tutte le parti, tranne a Nord per la presenza del Golfo Persico.
Tuttavia non è la capitale politica degli Emirati Arabi, questa è Abu Dhabi che dista da Dubai circa 80 chilometri.
Le principali città sono Dubai, Abu Dhabi, Jebel-Ali, Sharjah, Ajman, Umn-El-Qaiwain e Ras-El-Khaimah (quest’ultima è situata al Nord del Paese, vicino alla frontiera con il Sultanato dell’Oman).
Da notare che l’accoglienza degli indigeni verso gli stranieri è molto buona, gentilezza e correttezza sono prassi normale.
Il volo di ritorno è previsto attorno alle 9 del mattino ed è consigliabile essere al check-in almeno un’ora e mezza prima. Comunque vale la pena di arrivare anche prima al fine di poter visitare tutta una miriade di boutique nella gigantesca area del Duty-Free che offrono ogni tipo di articolo, dall’alta tecnologia all’alta moda, dalla gioielleria ai lingotti d’oro. Dubai è nota per la vendita di articoli d’oro a prezzi più bassi dei nostri (non esiste infatti l’IVA). Una moltitudine di turisti da ogni parte del mondo affolla queste boutique per acquistare bracciali, collier, orologi e monili vari.
All’andata l’aereo scende sulla costa adriatica italiana fino in Puglia, prosegue per l’isola di Creta, Cipro, entra nel Libano Settentrionale, piega verso la Siria Meridionale, la Giordania, entra nel territorio dell’Arabia Saudita mantenendosi a Sud del confine irakeno e poi scende in direzione Sud-Est in direzione del Qatar, Bahrein ed infine degli Emirati Arabi dove si atterra all’aeroporto di Dubai. Il ritorno prevede invece la rotta sul Golfo Persico, sfiorando le coste iraniane, il Kuwait, l’Iraq Meridionale, la Siria, piegando poi verso la Turchia e Istanbul, la Bulgaria Meridionale, si sorvola la ex Yugoslavia fino a Pola, poi Venezia fino a Milano Malpensa. Volo diretto Dubai-Malpensa, però con circa tre quarti d’ora in più dell’andata.
Merita fare un viaggio a Dubai perché è splendida, così lontana dai nostri panorami.
Il motivo per il quale una città come Dubai, araba a tutti gli effetti, si sia trasformata in una città quasi occidentale, con vita e costumi occidentali, deriva dal fatto che gli sceicchi del posto, presumendo che il petrolio non durerà in eterno, sapevano che occorreva mettere le mani avanti per tempo e preparare il Paese ad un’economia non più basata sul petrolio, ma basata su varie forme produttive e commerciali, oltre che al turismo, onde evitare un ritorno al Medio Evo.
Da qui l’idea di aprire agli Occidentali, ai loro gusti, alle loro tendenze, ai loro sport, alle loro abitudini ed ai loro investimenti per farli sentire più a casa loro.