Richard Fox
Una storia lunga sei secoli

Nato in Inghilterra a Ropsley nel 1448, il primo membro illustre della famiglia fu un Vescovo Britannico Cattolico, nominato Vescovo di Exeter, poi di Bath, oggi ridente località turistica e termale; successivamente divenne Vescovo di Durham e poi di Winchester. Ebbe come Lord il ruolo di Lord del Sigillo privato della Corona Inglese e fondò il Corpus Christi College.

La contea di nascita era il Lincolnshire e pare appartenesse, sul piano familiare, ai ricchi coltivatori diretti possidenti.

La realtà inglese già all’epoca era piuttosto fluida e la proprietà privata assai diffusa.

Non sappiamo molto di lui fino a 25 anni. Pare che sia rimasto per un certo periodo a Parigi per studiare. Era probabilmente inviso al Sovrano Inglese del periodo Riccardo III, ma lo presumiamo, visto che ebbe da subito una particolare amicizia con Enrico Tudor, futuro Enrico VII.

La riprova di tale inimicizia con l’allora Sovrano Inglese è comprovata dalla mancata nomina di Richard Fox nel 1485 al Vicariato Ecclesiastico di Stepney poiché il Sovrano Riccardo III addusse che lo stesso Fox avesse un particolare legame con Enrico Tudor.

Fu la battaglia di Bosworth Field a porre fine alla Guerra delle Due Rose, che vide contrapposte le principali casate inglesi nel tentativo, riuscito, di vincere l’anarchia feudale.

Salì al trono Enrico VII Tudor e Richard Fox beneficiò subito della vecchia amicizia di cui aveva goduto. Divenne a breve Segretario di Stato, Lord del Sigillo privato della Corona e fu eletto Vescovo di Exeter. Si occupò per diverso tempo di diplomazia collaborando con John Morton.

A questo punto dobbiamo precisare chi fosse quest’ultimo. Morton divenne oltre che un abilissimo diplomatico l’Arcivescovo di Canterbury di Enrico VII Tudor. Fu nominato Cardinale titolare della chiesa di Sant’Anastasia in Roma da Papa Alessandro VI. Il palazzo Old Palace di Hatfield House dove la futura Regina Elisabetta I Tudor passò la sua infanzia, fu fatto costruire proprio da John Morton.

Alla morte di Morton, fu Richard Fox a divenire il principale consigliere del neo Sovrano inglese Enrico VII Tudor, questo nell’anno 1500.

Fu sempre Richard Fox a organizzare il matrimonio tra Giacomo III di Scozia e Margherita Tudor, figlia di Enrico VII.

Il matrimonio successivo organizzato fu con Caterina d’Aragona, figlia dei più celebri Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia, i due Sovrani che diedero a Cristoforo Colombo l’opportunità di scoprire il continente americano. Caterina fu, una volta rimasta vedova del fratello di Enrico, Arturo, rimaritata con Enrico VIII e poi mandata a morte dal marito medesimo, il tutto per ragioni dinastiche.

Il decesso di Enrico VII e l’avvento di Enrico VIII non avevano fatto perdere il potere a Richard Fox. Mentre l’Arcivescovo di Canterbury William Warham non sostenne la legittimità del matrimonio tra Caterina d’Aragona ed Enrico VIII, Richard Fox si schierò col Sovrano permettendo che il matrimonio medesimo avesse luogo.

Fox non appoggiò tuttavia l’aggressiva politica di Enrico VIII verso la Francia e così fu surclassato da Thomas Wolsey. Per tale ragione si dedicò con fermezza negli ultimi anni della sua vita alle questioni religiose, condannando simonia e corruzione nella Chiesa e fondando il Corpus Christi College, uno dei prestigiosi collegi tutt’ora esistenti dell’Università di Oxford.

È proprio dentro questa Università che ancora oggi troviamo un busto marmoreo scolpito intorno al 1860 dal pittore toscano Giuseppe Pierotti e raffigurante Sir Charles Fox, un erede settecentesco della famiglia Fox. Che cosa unisce Sir Charles Fox e l’Arcivescovo e diplomatico del XV secolo?

Charles Fox

Giuseppe Pierotti, Sir Charles James Fox, 1860 circa, Worcester College, Università di Oxfor (Inghilterra)

Il nipote di Lord Charles Fox fu il celebre Sir Richard Holland; nipote peraltro molto caro a Sir Charles Fox, che gli fece da padre, poiché Lord Holland da bambino rimase orfano.

Non abbiamo notizie particolari sulla famiglia del Cardinale Fox, celebre ai tempi dei Tudor. Tuttavia un Luke Fox o Foxe, nato nel 1586, divenne un celebre esploratore, così celebre da celebrare a sua volta il padre, anche lui Richard Fox, non solo marinaio ma membro e assistente quest’ultimo della Trinity House. Ruoli strategici che non potevano non avere tra loro una qualche assonanza. Luke Fox con il suo mitico viaggio in Groenlandia, sostenuto dai principali finanzieri inglesi del periodo, è annoverato tra le personalità più influenti del tempo.

Il Sir Charles Fox settecentesco che il pittore e scultore Giuseppe Pierotti raffigurò fu un politico decisivo a sua volta per le sorti inglesi e nell’indirizzo whig che sostenne fu favorevole ai principi rivoluzionari francesi e all’indipendenza americana. Anche Sir Charles Fox solcò i mari e viaggiò molto spendendosi nelle colonie.

Si pose contro la schiavitù ivi presente e suo nipote Lord Holland (fu il figlio di Fox a divenire il primo barone Holland, aggiungendo il nome Holland a Fox) rappresentò una pietra miliare per i rifugiati politici di tutta Europa in Londra che combattevano contro l’antico regime in Paesi come l’Italia, la Grecia, la Polonia nel corso del XIX secolo. I Fox furono dunque determinanti in questo lungo cammino fatto di modernità e risulta impossibile non trovare un filo conduttore comune.

Un percorso lungo sei secoli. Questo perché lo stesso Thomas Wolsey che sostituì di fatto l’Arcivescovo Fox nel cuore della politica inglese del periodo dei Tudor non distolse mai lo sguardo da chi in Italia voleva affrancarsi da situazioni romane sempre più romane e sempre meno europee. Cosa che la stessa famiglia dello scultore Pierotti citato, così vicino evidentemente ai Fox, inseguì indubitabilmente, come una lettera rinvenuta attesta. [1]

In una parola, tra Quattrocento e Cinquecento si stava realizzando un allontanamento dei gangli vitali europei da Roma, non ultima l’Inghilterra, che avrebbe segnato la Riforma Protestante. E in Italia alcune frange cattoliche non auspicavano questo indirizzo. Tra queste annoveriamo in Lucca la figura del Cardinale Silvestro Gigli.

È considerato dalla storiografia ufficiale un personaggio controverso, che visse tra Londra, Lucca e Roma; che ebbe ruoli determinanti come diplomatico per l’allora Corte Inglese. Quello che la storiografia poco sostiene è l’importante sostegno ricevuto ininterrottamente dal Gigli da parte del Wolsey.

Anche quando la sua figura fu più appannata. Provinciale? Poco accorto? Come spiegare un sostegno così ininterrotto di un personaggio che rappresentava il cuore inglese, anche dopo che Enrico VIII abbracciò il Protestantesimo? Certo, Wolsey stesso poi cadde in disgrazia, quando il Papa Clemente VII di fatto accettò di far fallire le trattative per l’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona. Ma fino a quel punto i rapporti tra Londra e queste frange romane si mantennero efficaci. Non vogliamo pensare che il marchese di Lucca Cesare Boccella avesse qualche informazione in più rispetto a noi contemporanei quando pubblicò nella prima metà del XIX secolo un libricino dal titolo Il Templare, molto contestato anche all’epoca (il libro e l’autore, che per un certo periodo si convertì alla fede anglicana). Boccella spiegò che dopo la caduta dei Templari a Lucca molti di loro rimasero impuniti e uno di loro si rifugiò in un monastero cistercense che era stato vicino agli ambienti templari in località Badia di Cantignano, non distante dalla città di Lucca, sulla strada per Pisa, direzione Monti Pisani.

Questo luogo fu acquistato proprio dalla famiglia del Cardinale Silvestro Gigli qualche tempo dopo. Luogo che lui stesso visitò. Una particolare comunione dunque con ambienti sicuramente di tradizione benedettina, poi cistercense, vicini a quei cavalierati che tanto peso avevano avuto nella storia medievale europea. Se nel XIX secolo ancora si nutrivano particolari velleità politiche da parte del conte Boccella, fido scudiero del Sovrano Lucchese del tempo Carlo Ludovico di Borbone, anche lui per un breve periodo un Riformato, dobbiamo supporre che qualcuno anche nel corso del nostro Risorgimento abbia remato in tale direzione.

E nel XX secolo tutto era terminato? La frequentazione inglese dei territori lucchesi e la sua presenza sempre nutrita ci induce a pensare che nulla vien per caso, e che la comunione nasca da lontano. Nel Cinquecento, come ci ricorda lo storico Sabbatini, ci fu in Lucca una congiura organizzata da un membro di una di queste famiglie, i Di Poggio, in comunione con un Lorenzo Pierotti che rimanda inesorabilmente alla famiglia del pittore e scultore citato.

«Historia docet».


Nota

1 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Carteggio Capponi, IX.

(aprile 2023)

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