Riccardo Felici, il figlio «segreto» di Ugo Foscolo e Isabella Roncioni
Tra erudizione e fede, alcune riflessioni sul «secolo di ferro»

Forse non avrei dovuto laurearmi in storia perché ogni giorno a causa della mia provenienza familiare e dei miei studi devo fare i conti con situazioni imprevedibili, poco descritte dagli storici.

Questa volta intendo condividere le vicende di uno dei più importanti scienziati del XIX secolo, che tanto lustro ha dato alla scienza ma che allo stesso tempo ha subito un certo ostracismo sia in vita che in morte per ragioni sociali.

Tutti ricordano Le ultime lettere di Iacopo Ortis in cui un giovane Ugo Foscolo descrive l’amore del protagonista del romanzo per una contessina identificata nell’opera come Teresa.

Nella realtà il romanzo è autobiografico. Lui, Ugo Foscolo, è Iacopo mentre Teresa altri non è che la contessina pisana Isabella Roncioni, che Foscolo non sposerà ma con cui avrà un’intensa relazione. Da questa relazione nacque a Pisa l’11 giugno 1819 Riccardo Felici.

Alcune biografie di Riccardo Felici, nome che egli acquisì in Parma quando fu riconosciuto come figlio adottivo da una famiglia parmense, lo vogliono nativo di Parma. In realtà egli nacque in quella data a Pisa e ciò si evince da una lettera della figlia di Isabella Roncioni, Enrichetta Passerini, allo stesso Felici. La lettera è del 1837. Sappiamo ormai ufficialmente che il piccolo Riccardo, dopo essere stato mandato a balia in campagna, andò a studiare a Parma, dove acquisì il suo cognome, e fu seguito da un amante di Isabella Roncioni, Leoni.

Fu all’età di venti anni che si recò presso l’Università di Pisa. Dapprima si dedicò qui a studi di ingegneria, poi di fisica con Carlo Matteucci, lo scienziato patriota, di cui divenne assistente. Nel 1846 dunque Riccardo Felici si aggregò alla facoltà di Scienze Naturali, continuando in Pisa a supplire il Matteucci che si dedicava alla carriera politica. Fu nel 1859 che divenne professore effettivo e direttore del Gabinetto di Fisica ma già a partire dal 1851 si era dedicato in maniera sistematica allo studio dei fenomeni di induzione elettromagnetica che tanta fortuna ebbero in anni successivi. Si occupò anche di questioni di ottica.

Riccardo Felici prese parte inoltre alla battaglia di Curtatone e Montanara e fu perciò vicino non solo a Carlo Matteucci ma anche a Leopoldo Pilla e Gaetano Giorgini, questo già nel 1849.

Si sposò poi con Elisa Frullini ed ebbe una sola figlia, che chiamò Isabella in ricordo della madre naturale Isabella Roncioni.

Fu lo scandalo a non far dire la verità sulla sua biografia e addirittura l’illustre scienziato dovette cercare il sostegno di un moderato cattolico liberale, il neoguelfo Silvestro Centofanti, per ottenere credito nelle Accademie, dove fortunatamente gli fu consentito di ricoprire ruoli di rilievo.

Fu infatti dal 1870 al 1882 rettore dell’Università di Pisa ad anni alterni; membro di varie accademie scientifiche e dell’Accademia dei Lincei (1875).

Verso la fine della sua vita con Enrico Betti, altro eminente studioso, diresse la rivista «Il Nuovo Cimento» (dal 1893 al 1900) di cui divenne proprietario e che lasciò in eredità alla Società italiana di fisica.

Morì a Sant’Alessio di Lucca lo stesso giorno in cui era nato, l’11 giugno, ma del 1902, e il 2 dicembre successivo fu commemorato dal suo allievo e successore, assistente, poi professore universitario pisano, Antonio Roiti, presso l’Accademia dei Lincei.

La figlia Isabella aveva sposato qualche anno prima l’industriale lucchese Carlo Paladini, amico fraterno di Giacomo Puccini. Il Maestro Lucchese anche prima di morire scriveva lettere all’amico e perciò Carlo Paladini divenne poi il suo principale biografo.

Ecco individuate le ragioni per cui Riccardo Felici frequentò Lucca, qui risiedette e ivi morì.

Mi sono trovata al centro di queste vicende perché i miei nonni paterni vivevano a Sant’Alessio di Lucca ed erano in comunione sia col Paladini che, presumo, col Felici. Il mio avo Cesare (quadrisavolo) era nato nel 1806 ed era morto in Sant’Alessio l’anno prima del Felici, nel 1901. Anche lui come Felici era stato un patriota laico (aderente al gruppo degli Amici del Popolo di Domenico Guerrazzi) ma faceva parte di una famiglia neoguelfa. Sant’Alessio è una ridente località vicino al fiume Serchio, a circa quattro chilometri dal centro storico lucchese.

Senz’altro quel Centofanti che salvò la carriera del Felici è lo stesso Centofanti che frequentò questi particolari miei progenitori, viste le loro vicende, che ho descritto in rete.

Ma soprattutto mi ha colpito l’amicizia del Paladini col Maestro Puccini, poiché alcuni miei familiari erano stati musicisti legati alla famiglia Puccini. C’è poi una villa nella località di Colle di Compito, sempre in Lucchesia, che si chiama Paladini Pierotti, evidentemente appartenuta a entrambe queste famiglie. Ma di più non saprei dire. In casa mia il ricordo di Paladini c’era come del Maestro, nulla ho mai saputo su Riccardo Felici. Però molti documenti sostengono che tutte le opere d’arte del pittore del XIX secolo Giuseppe Pierotti sono alla fondazione Carlo Matteucci di Viareggio. Anche in questo caso non saprei dire se trattasi di coincidenze.

È verosimile che scandali familiari o presunti tali, come è accaduto nella mia famiglia, possano aver dato un freno a diffondere notizie storiche rilevanti ma ritenute inopportune. Le stesse ragioni per cui gli storici nulla dicono in proposito.

A ogni modo i personaggi legati ai miei avi hanno lettere in archivio a Lucca che descrivono i legami tra i patrioti del tempo, la Londra del tempo e lo stesso Ugo Foscolo, qui rifugiatosi, dove morì nel 1827.

(ottobre 2019)

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