L’olocausto delle Ausiliarie Italiane nella Seconda Guerra Mondiale
Donne italiane di fede e di valore provenienti dall’estero e dai comprensori centro-meridionali occupati, scomparse in territorio repubblicano per la difesa della Patria nell’ultimo anno del conflitto

Salvo talune nobili eccezioni, come quelle di alcune eroine risorgimentali o delle «portatrici» che si distinsero per esemplare valore patriottico durante la Grande Guerra, il ruolo delle donne in campo militare era stato sempre limitato, sia pure col nobile apporto delle crocerossine soprattutto nell’assistenza ai feriti. Una mutazione fondamentale, anche sulla falsariga di quanto stava accadendo negli altri Stati belligeranti, fu quella che ebbe luogo nelle fasi conclusive del Secondo Conflitto Mondiale, a decorrere dagli inizi del 1944, quando la Repubblica Sociale Italiana, ascoltando il «grido di dolore» proveniente dall’universo femminile più emancipato, ammise anche le donne al servizio militare, sia pure limitandolo all’assoluto volontariato, e almeno inizialmente, a ruoli di servizio.

Dopo qualche tentativo immediatamente successivo alla creazione della Repubblica Sociale Italiana, compiuto nello scorcio conclusivo del 1943, la prima esperienza concreta fu quella della Decima Flottiglia MAS agli ordini di Valerio Borghese, che all’inizio del marzo successivo arruolò le prime ragazze nei suoi servizi ausiliari, con un organico di 250 unità, certamente ragguardevole alla luce di una struttura militarmente limitata, anche se contraddistinta dalla presenza di formazioni note per avere già fornito prove di alto valore.

Poco dopo fu la volta del Servizio Ausiliario Femminile (SAF) cui fu preposta la Generale Piera Gatteschi Fondelli, prima donna italiana ad avere assunto tale grado della gerarchia militare; l’atto costitutivo del SAF porta la data del 18 aprile 1944, cui fecero seguito diversi corsi di formazione rapida. L’ultimo si sarebbe chiuso un anno dopo, pochi giorni prima della resa, quasi a dimostrazione dell’impegno con cui le donne italiane avevano continuato a rispondere all’appello della Patria, anche quando tutte le speranze erano state perdute, e non restava altro da difendere se non l’onore della Bandiera. Le regole erano molto rigide, tanto che la stessa Gatteschi, parecchi anni più tardi, lo avrebbe ammesso riconoscendone il carattere pleonastico, visti i livelli di alta idealità e di consapevole disciplina che animavano gran parte delle sue Ausiliarie: circa 5.000 unità.

Le ragazze del SAF non avevano armi, fatta salva la rivoltella che peraltro si poteva usare soltanto per difesa personale. Fu un limite oggettivo, anche se molte di loro erano destinate a servizi di carattere ordinario, e come tale, indipendenti da possibili contatti col nemico, che peraltro non si potevano escludere a priori, come l’esperienza avrebbe fatalmente dimostrato.

Una svolta importante, anche da questo punto di vista, si ebbe con l’apertura delle Brigate Nere anche alle donne, che ebbe luogo agli inizi dell’estate, e che permise ad alcune di loro d’imbracciare il fucile: anche per questo, le cifre del loro arruolamento furono seconde solo a quelle del SAF, sebbene non mancassero, a somiglianza di quanto era già accaduto per la Decima, altri supporti femminili ausiliari per l’Esercito Nazionale Repubblicano, l’Aviazione, la Polizia di Stato, la Guardia Nazionale, e persino per alcune unità tedesche della Wehrmacht o dell’Organizzazione Todt, operanti in territorio italiano.

In tutte queste formazioni, il concorso femminile fu spontaneo e convinto, talvolta anche in dissenso con le rispettive famiglie, preoccupate per gli ovvi pericoli rivenienti dalla scelta delle proprie congiunte. Ciò, non soltanto agli inizi, quando l’entusiasmo giovanile poteva ancora svolgere un ruolo ragguardevole, ma persino agli inizi del 1945, quando si era già compreso, a prescindere dalle sorti della guerra, cosa poteva capitare in un confronto col nemico, e particolarmente con quello partigiano che difficilmente «prendeva prigionieri» e non mancava di seviziare soprattutto le donne.

Il fenomeno ausiliario coinvolse soprattutto le regioni settentrionali oltre la Linea Gotica, che videro – a varie riprese e con diversi ruoli – l’operatività di circa 10.000 donne destinate a servizi ausiliari. Nondimeno, anche se la loro maggioranza era di origine necessariamente settentrionale, non mancarono quelle che avevano seguito la ritirata verso Nord degli eserciti dell’Asse Italo-Tedesca, e quelle, per lo più appartenenti a famiglie di emigrati italiani, che erano riuscite a rientrare in Italia prima della conflagrazione bellica. Basti ricordare l’Ausiliaria Raffaella Duelli, che molti anni dopo avrebbe assunto la guida associativa delle superstiti, e che si era resa protagonista di una lunga e perigliosa anabasi di oltre un anno da Roma a Padova, chiusa con l’onore delle armi reso dagli Alleati (i partigiani non avrebbero fatto altrettanto) e con una lunga prigionia. Lo stesso può dirsi per la grande invalida Giovanna Deiana, che aveva perso la vista per vicende di servizio, ma aveva conservato il ruolo di Ausiliaria, e che aveva avuto il merito di compattare le vecchie compagne d’armi nell’Associazione Culturale ACSAF.

Va da sé che anche le Ausiliarie di provenienza centro-meridionale ed estera ebbero le loro vittime: almeno una cinquantina, a fronte delle parecchie centinaia del totale, approssimativo e certamente riduttivo, essendo impossibile conoscere il numero di quelle rimaste ignote, talvolta senza nemmeno una tomba, senza dire di altre che non furono riconosciute nella specifica appartenenza militare, vuoi per la brevità del servizio prestato, vuoi per la distruzione archivistica nel momento conclusivo della guerra.

Oggi è comunque possibile, oltre che doveroso, ricordare queste donne e queste ragazze, di cui all’accluso elenco analitico, composto da 17 nomi di immigrate in rientro maggioritario dalla Francia, ma anche da Svizzera, Libia, Argentina e Austria; e da 34 nomi di donne venute a fare olocausto della vita dalle regioni centrali italiane, e da quelle del Mezzogiorno e delle Isole. Al riguardo, si può aggiungere che la loro età media si ragguaglia a poco meno di trent’anni, spaziando da un minimo di 17 al massimo di 59, e confermando con una lieve maggiorazione quella già calcolata per tutte le vittime femminili ausiliarie (limitatamente a coloro, pari a tre quarti del totale, di cui si conoscono i dati anagrafici).

Per quanto riguarda le regioni settentrionali in cui s’immolarono queste donne, più spesso per iniziativa partigiana e più raramente per fatti bellici attribuibili agli eserciti alleati, si può aggiungere che le regioni che videro il loro sacrificio furono, nell’ordine, Piemonte (16), Lombardia (15), Veneto (7), Liguria (6), Emilia-Romagna (5) e Friuli-Venezia Giulia (2): in pratica, quasi tutto il territorio su cui si esercitava la residua sovranità della Repubblica Sociale.

Oltre il linguaggio arido delle cifre, è congruo un apporto di «pietas» cristiana per queste Ausiliarie che, al pari delle altre, avvertirono il richiamo della Patria fino al punto di abbandonare i luoghi di residenza per offrirle il contributo del loro patriottismo, e versare il proprio sangue per la causa comune. Cosa che nell’ambito di quella cinquantina, come emerge dall’acclusa tavola riassuntiva, fu fatta anche da 13 minorenni (giova ricordare che all’epoca, diversamente dall’oggi, la maggiore età si raggiungeva al compimento del ventunesimo anno).

La conclusione è scontata. Nell’attuale stagione del consumismo e dell’edonismo, sempre più proclive al «particulare» di Francesco Guicciardini, è cosa buona e giusta onorare i valori «non negoziabili» per cui quelle Ausiliarie fecero dono della vita con un gesto spontaneo di fedeltà alla Patria «madre benigna e pia» dando una lezione perenne – valida allora e sempre – ai troppi «vigliacchi d’Italia».


Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana originarie da altri Paesi e dal Centro-Sud cadute nel campo dell’onore (1944-1945)

01. ALONGE Francesca, Marsala (TP), anni 18, Montalenghe (TO), 11.01.1945 (BN)

02. ANTENUCCI Lucia, Isernia, anni 23, Vezza d’Oglio (BS), 01.05.1945 (SAF)

03. ARISTA Anna Maria, Roma, anni 20, Intra (NO), 07.01.1945 (BN)

04. BARALE Maria, Cannes (Francia), anni 23, Cuneo, 03.05.1945 (BN)

05. BARDI ZARA Carla, Napoli, anni 43, Genova, 24.05.1945 (SAF)

06. BARUCCHI Elena, Briga (Francia), anni 43, Briga, 06.08.1944 (SAF)

07. BATACCHI Marcella, Firenze, anni 18, Mongrando (VC), 03.05.1945 (SAF)

08. BELLIARDO Anita, Grasse (Francia), anni 17, Roccabruna (CN), 15.02.1945 (BN)

09. BELLISSIMO Antonietta, Roma, anni 48, Milano, 26.04.1945 (BN)

10. BIANCHI Rosa, Buenos Aires (Argentina), anni 39, Corsico (MI), 03.09.1945 (BN)

11. BILLONE Pina, Palermo, anni 26, Mango (CN), 30.09.1944 (SAF)

12. BONNET Giovanna, Clichy (Francia), anni 24, Travesio (PN), 30.11.1944 (SAF)

13. CARCANGIU Angela, Mogorella (OR), anni 30, Pareto (AL), 06.04.1945 (BN)

14. CARLINO Antonietta, Bitetto (BA), anni 31, Cuneo, 03.05.1945 (SAF)

15. CASTELLAN Ada, N.D. (Francia), anni 53, Castel Chiavarese (GE), 09.10.1944 (BN)

16. COLA Felicita Maria, Marseille (Francia), anni 59, Este (PD), 25.04.1945 (BN)

17. COMBA Maria, N.D. (Francia), anni 41, Mariano Comense (CO), 28.10.1944 (WH)

18. CORTONESI Eneide, Roma, anni 19, Chiusa Vecchia (IM), 25.06.1944 (SAF)

19. CRUICCHI Ermenegilda, Taranto, anni 24, Milano, 11.05.1945 (SAF)

20. DE LUIGI Alba, Derna (Libia), anni 23, Stagno Lombardo (CR), 25.04.1945 (BN)

21. DE SIMONE Antonietta, Roma, anni 23, Revine Lago (TV), 02.05.1945 (SAF)

22. DI GIOVANNI Amabile, Altavilla (AV), anni 35, Trieste, 03.05.1945 (BN)

23. DORE Wanda Jolanda, Ales (OR), anni 21, Milano, 27.04.1945 (LAM)

24. FERRI GRAVERINI Giulia, Roma, anni 55, Melzo (MI), 29.04.1945 (BN)

25. FERRONE Maria, Napoli, anni 34, Savona, 01.05.1945 (SAF)

26. FIUMANA Ernesta, Zug (Svizzera), anni 31, Codevigo (PD), 10.05.1945 (SAF)

27. GIOLITTO M. Antonia, Nauters (Svizzera), anni 43, San Gillio (TO), 20.04.1945 (BN)

28. IOVI FANANI Dolores, Pistoia, anni 25, San Biagio (TV), 30.04.1945 (SAF)

29. LANDINI LUBOW Lina, Firenze, anni 33, Milano, 11.05.1945 (SAF)

30. LUMINOSO Giovanna, Formia (LT), anni 24, Milano, 27.04.1945 (SAF)

31. MAGGI ROSI Mariella, Roma, anni 36, Torino, 22.06.1945 (BN)

32. MALAVENDA Liana, Pistoia, anni 33, Padova, 28.04.1945 (BN)

33. MONTEVERDE Licia, Firenze, anni 22, Moncalieri (TO), 06.05.1945 (SAF)

34. MILAZZO Angela, MOVM, Aidone (EN), anni 23, Garbagnate (MI), 21.01.1945 (SAF)

35. MORICHETTI Anna Paola, Firenze, anni 28, Milano, 14.05.1945 (SAF)

36. NAVITO M. Giovanna, Chateauroux (Francia), anni 21, Paesana (CN), 04.06.1945 (SAF)

37. NIVET M. Grazia, Firenze, anni 18, Cavezzo (MO), 25.05.1945 (BN)

38. OPRANDI Anita, Zernez (Svizzera), anni 34, Milano, 29.04.1945 (BN)

39. PAPI Luciana, Roma, anni 21, Modena, 02.03.1945 (SAF)

40. PITTALIS Maria, Gairo (NU), anni 33, Carpi (MO), 08.03.1945 (SAF)

41. PUGGIONI GRANESE Tina, Cagliari, anni 32, Bormida (SV), 13.04.1945 (SAF)

42. ROSSI Zoraide, Roma, anni 18, Lentiai (BL), 18.05.1944 (POL)

43. SEGRADO Emilia, Perugia, anni 30, Collegno (TO), 29.04.1945 (SAF)

44. SOLDI Paola, Firenze, anni 34, Santhià (VC), 27.01.1945 (SAF)

45. SPITZ Jolanda, Graz (Austria), anni 23, Mongrando (VC), 03.05.1945 (SAF)

46. STERLICH BAUTI Antonia, Terni, anni 42, Savona, 26.04.1945 (BN)

47. TIBURZI Desdemona, Foligno (PG), anni 40, Milano, 08.05.1945 (BN)

48. TOMASINI M. Grazia, N.D. (Francia), anni 19, Padova, 27.10.1944 (SAF)

49. TIRABASSI M. Teresa, Roma, anni 19, San Possidonio (MO), 17.05.1945 (SAF)

50. VAGLIO Italia, Roma, anni 22, Tradate (VA), 07.09.1945 (SAF)

51. ZANINI Luisa, Tripoli (Libia), anni 20, Modena, 17.02.1945 (SAF / BN)

Legenda dei Reparti di appartenenza: SAF – Servizio Ausiliario Femminile (28); Brigate Nere (20); LAM Ettore Muti (1); Polizia Repubblicana (1); Wehrmacht (1).

(dicembre 2023)

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