Il Maresciallo di Pubblica Sicurezza Gennaro Lucignano
Comandante della Stazione di Polizia Fluviale dell’Isola Tiberina di Roma

Il 16 ottobre del 1943[1], a Roma, le forze tedesche operarono un rastrellamento di Ebrei con il fine di deportarli in un lager di sterminio. I militari raggiunsero più aree dell’Urbe[2]. Una particolare attenzione fu rivolta all’ex zona del Ghetto, prospiciente il Tevere. Con riferimento all’Isola Tiberina non ci furono razzie perché non vi abitavano famiglie ebree. Comunque, i punti strategici attigui al Tempio Maggiore Ebraico vennero bloccati. Pattuglie tedesche stazionavano in Via del Tempio, in Via del Progresso, in Via del Portico d’Ottavia, in Piazza Costaguti, in Via Sant’Angelo in Pescheria, in Piazza Mattei, di fronte al Teatro Marcello… Mentre si attuava la cattura dei perseguitati, chi poteva scappava in preda alla disperazione.[3] Diversi Ebrei riuscirono a raggiungere l’Isola attraverso il Ponte Fabricio. Qui, furono nascosti dal personale dell’Ospedale dei Fatebenefratelli, e dai Frati Minori del convento di San Bartolomeo. Altri perseguitati oltrepassarono il Ponte Cestio per trovare rifugio a Trastevere.


16/10/1943. Dall’Isola Tiberina ci si accorge della razzia in corso

Nelle prime ore dell’alba del 16/10/1943, alcune persone dall’Isola Tiberina notarono azioni di rastrellamento ed Ebrei in fuga. In particolare, nell’Ospedale «San Giovanni Calibita», dei Fatebenefratelli, ci si rese subito conto del dramma in atto. All’interno del nosocomio c’erano – tra gli altri – anche il medico ebreo Vittorio Emanuele Sacerdoti[4] e il laureando in medicina Adriano Ossicini[5]. Il primario di medicina generale, Professor Giovanni Borromeo[6], data l’ora, non era ancora arrivato. I suoi collaboratori, però, sapevano che proteggeva gli Ebrei. Mentre Ossicini si assentò da Roma per alcuni giorni[7], si attivò nel frattempo una figura significativa: quella dell’economo Fra Maurizio Bialek[8].

Nella situazione di emergenza l’intesa tra frati, medici, infermieri e portantini fu immediata[9]. Tale azione umanitaria venne poco dopo approvata e sostenuta da Pio XII, il cui medico personale lavorava al Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina.[10] Non è da dimenticare poi che il Vicario del Papa per la diocesi di Roma era pure il Cardinale protettore dell’Ordine dei Fatebenefratelli.[11]

Anche i Frati Minori del convento San Bartolomeo si mobilitarono per accogliere nei loro ambienti un numero significativo di Ebrei. Nell’edificio era presente Padre Samuele Puri da Bolsena (Viterbo) ofm.[12] Protesse gli Ebrei anche Padre Stefano Bianchi ofm[13] che non risiedeva a San Bartolomeo. Questi religiosi accolsero i perseguitati nell’arco di più mesi. Dopo una fase di immediata protezione si cercavano altri luoghi più decentrati.

Edifici Isola Tiberina

Gli edifici situati sull’Isola Tiberina in una foto storica, Roma (Italia)

A sinistra in basso si individua l’edificio con torre. Accolse l’Ospedale Israelitico e la Casa di Riposo per Ebrei anziani

Tale dinamica si rivelò particolarmente a rischio quando i nazifascisti vollero far irruzione in Istituzioni Cattoliche, protette in più casi dall’extra territorialità: Pontificio Seminario Lombardo, Pontificio Collegio «Russicum», Pontificio Istituto di Studi Orientali (21 dicembre 1943); convento francescano presso le catacombe di San Sebastiano (4 gennaio 1944); Collegio religioso Leoniano (7 gennaio 1944); Abbazia di San Paolo fuori le Mura (notte tra il 3 e il 4 febbraio 1944); parrocchia del Buon Pastore (quartiere Eur; 14 maggio 1944); Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina (più controlli, dalla fine ottobre 1943[14] fino alla perquisizione del 25 maggio 1944[15]).


La fuga degli Ebrei. Dora Focaroli

Nel contesto ricordato, la notizia della retata tedesca in atto era arrivata anche a chi operava nell’Ospedale Israelitico e nella Casa di Riposo per Ebrei anziani.[16] È in tale frangente che emerse l’iniziativa dell’infermiera Focaroli.[17] Teodora (Dora) Focaroli nacque a Borbona (provincia di Rieti) il 27 giugno del 1915. Di religione cattolica. Rimase nel luogo natio fino all’età di 16 anni. Nel 1931 si trasferì a Roma.[18] Da una relazione giovanile (con il Signor Egidio) nacque un figlio (Ferdinando) che in anni successivi affogò nel lago di Bracciano (era un aviere in servizio di leva).

Dora Focaroli con Connie Francis

Dora Focaroli in divisa da infermiera (a destra) con la cantante USA Connie Francis, di origine italiana

La donna studiò per diventare infermiera (probabilmente nei corsi biennali della Croce Rossa Italiana). Nel 1934 iniziò a lavorare presso le Istituzioni ebraiche situate sull’Isola Tiberina (Ospedale Israelitico e Casa di riposo per Ebrei anziani).[19] Nel corso degli anni conobbe il Signor Mosè (detto Marcuccio) Di Veroli.[20] Di fede ebraica, era un commerciante di metalli che si recava all’Isola Tiberina per visitare una parente inferma. A quest’ultimo, Teodora fu vicina sentimentalmente (senza celebrazione di matrimonio) e – in seguito (1978) – anche religiosamente (culto ebraico; fu accolta dal Rabbino Elio Toaff[21]).

La coppia andò ad abitare a Roma, in Via della Lungaretta. Non ebbe figli. Dora terminò il proprio impegno lavorativo nel 1965. Negli anni successivi visse a Latina in Via Solferino. Soffriva da tempo di enfisema polmonare. Dovette alla fine essere ricoverata presso l’Ospedale Israelitico. Fu curata da vari medici: il primario Professor Walter Di Nepi, il Dottor Claudio Ventura e il Dottor Claudio Pitigliani.[22] Dora accettò anche di rispondere ad alcune domande dello storico Emanuele Pacifici[23] che la intervistò nel 1978.[24] Sarà quest’ultimo a informare la Comunità Ebraica di Roma del decesso della donna[25] avvenuto il 16 maggio del 1994.[26]


La Focaroli e i nazisti

Quando il 16 ottobre 1943 la Focaroli si accorse che i Tedeschi stavano catturando Ebrei, tolse il cartello che indicava la sede dei presidi ebraici. Inviò poi i malati in grado di camminare al Fatebenefratelli. In questo gruppo si inserì anche il presidente dell’Ospedale Israelitico Giuseppe Campagnano.[27]

Pacifici fornisce altri dati: «A rischio della propria vita, Dora chiamò di sera un’ambulanza della Croce Rossa Italiana e accompagnò questi pazienti al pronto soccorso dell’ospedale “San Camillo” (allora “Littorio”). Di guardia c’erano un medico ed una infermiera che resisi conto che si trattava di accettare degli Ebrei, erano fermi nell’idea di ricoverare solo 1 o 2 persone e quindi Dora doveva portare indietro i restanti.

La situazione si faceva sempre più tragica, fuori pioveva a dirotto, era ormai quasi notte inoltrata, Dora Fogaroli [sic] cercava di far opera di persuasione al medico di guardia pregando di ricoverare tutti i vecchi che si era portata con sé spiegando che fuori c’erano i Tedeschi.

Il portantino dell’ambulanza della Croce Rossa Italiana, risolse la situazione, prese per braccio Dora, la caricò sull’ambulanza, e se ne andarono, abbandonando lì al Pronto Soccorso dell’Ospedale tutti quegli ammalati; così che al medico di guardia non rimase altro che accettare seppure a malincuore la situazione che si era creata».[28]

Nel frattempo, gli anziani ebrei della Casa di Riposo furono nascosti all’interno della torre che è inserita nel vasto edificio che accoglieva Ospedale e Casa di Riposo. Qui, trovò rifugio, per otto mesi, pure il Rabbino Moshè Mario Piazza o Sed.[29] Poté in tal modo rimanere accanto alla madre (Aurora Z. L.) che era un’ospite stabile della Casa di Riposo (morì nel 1950).

Mentre la Focaroli salvava gli Ebrei a lei affidati, vennero nel frattempo arrestati (e deportati ad Auschwitz) oltre mille Ebrei. Tra questi, anche la settantenne Alina Cavalieri[30], consigliera dell’Ospedale Israelitico, e Giacomo Di Segni[31], Presidente della Deputazione di Carità.[32] Non fecero più ritorno.

Dopo il 16/10/1943, la Focaroli interagì con gli Ebrei nascosti presso il Fatebenefratelli[33], ebbe contatti con la Comunità dei Frati Minori di San Bartolomeo, e operò per offrire agli anziani che vivevano nella torre cibo, cure, e un’assistenza religiosa serale, garantita dal Rav Izhak Davide Panzieri.[34] Quest’ultimo, segnato purtroppo da un’accentuata sordità, morì poco dopo la fine della guerra.

Su questo periodo drammatico Pacifici fornisce altri dati: «Dopo due giorni [Dora] prese coraggio e si recò di nuovo al San Camillo dove consegnò le tessere annonarie. Tutti questi vecchi vennero registrati con i loro nomi tipicamente ebraici. La Signora Fogaroli mi dice che questi poveretti, data già la loro precaria salute, nel giro di 15 o 20 giorni morirono tutti. L’Amministrazione dell’Ospedale del San Camillo pensò ai funerali che si svolsero senza nessuna cerimonia religiosa, ma furono sepolti nel cimitero ebraico.

Ella rammenta come fu difficile tirare avanti nei nove mesi che portarono poi alla liberazione. Onde non incorrere a rischi, tutti i generi alimentari tesserati, si compravano a borsa nera. Alla Banca del Fucino c’era un conto aperto a suo nome e prelevava circa L. 500 al mese, dando così anche gli stipendi al personale della Casa di Riposo. Lei decise di sospendere il suo compenso mensile e se lo ritirò a liberazione avvenuta. Aveva paura di poter rimanere senza soldi».[35]


La figura del Maresciallo di Pubblica Sicurezza Lucignano

La rete di solidarietà verso i perseguitati non poteva però passare inosservata agli occhi dei poliziotti che proprio sull’Isola Tiberina avevano (e hanno) una base operativa. Questo nucleo di persone, inserito nelle formazioni della Polizia Fluviale, aveva come responsabile il Maresciallo di Pubblica Sicurezza Gennaro Lucignano. I dati che lo riguardano sono conservati nel fascicolo personale numero 024218. Nacque a Pozzuoli il 9 febbraio 1903[36]. Durante il servizio di leva fu impiegato dal 1923 al 1925 nella Regia Marina (Compartimento Marittimo di Napoli).

Studiò per un anno presso la Scuola Marittima Professionale[37]. Riuscì poi a iscriversi quale «Barcaiuolo» nella Marina Mercantile Italiana (nella Seconda Categoria dei Registri della «Gente di Mare»). In seguito (1960), gli venne rilasciato un certificato di idoneità alla conduzione di imbarcazioni con motore fuoribordo.

Gennaro Lucignano

Il Maresciallo Gennaro Lucignano (foto tessera)

Nel 1927 iniziò il suo «cursus» come allievo guardia nel Corpo degli agenti di Pubblica Sicurezza. Divenne in seguito Guardia, Vice Brigadiere (16/1/1933)[38], Brigadiere.

Il 23 ottobre 1938 si sposò a Roma con Cecilia Buratti.

Il 16 agosto del 1943 fu promosso Maresciallo di seconda classe e assegnato al presidio della Polizia Fluviale, posto sull’Isola Tiberina.[39] Lucignano divenne poi Maresciallo di prima classe, massimo grado per un sottufficiale. Fu collocato in congedo per infermità causa di servizio il 9 marzo 1963 e collocato nella categoria dei sottufficiali della riserva.[40] Morì a Roma il 24 dicembre 1964.


Una sottolineatura

Nel contesto delineato, può essere utile sottolineare un dato non marginale. Lucignano viveva il proprio credo religioso in modo semplice ma concreto. Ogni forma di oppressione verso altri fratelli, aggravata da comportamenti inumani, lo rendeva ostile verso chi dirigeva operazioni persecutorie. La sua fede cattolica non deviava verso compromessi.

Postazione della Polizia Fluviale

La postazione della Polizia Fluviale presso l’Isola Tiberina

Il lavoro che doveva svolgere Lucignano

Al Maresciallo Lucignano erano stati assegnati più compiti. Quest’ultimi, in tempo di guerra, avevano assunto una valenza particolare. La Polizia Fluviale, tra l’altro, doveva controllare i barconi posti sul Tevere[41] e vigilare sulle sponde del fiume al fine di prevenire azioni di possibili gruppi eversivi. Aveva ancora l’obbligo di arrestare e far processare quanti avversavano l’intesa tedesca-repubblichina, i renitenti alla leva, e soprattutto gli Ebrei (sui quali c’erano ricompense economiche). Unitamente a ciò, spettava alla Fluviale il controllo dell’area insistente sull’Isola Tiberina. La sorveglianza si concentrava soprattutto sui punti di accesso all’Isola e sull’area attigua al Pronto Soccorso del Fatebenefratelli. In tale contesto, nel 1943, avvenne il dramma già ricordato: il rastrellamento degli Ebrei. Seguirono in momenti successivi molti altri arresti e deportazioni.


Lucignano e gli Ebrei

Il Maresciallo Lucignano sapeva benissimo (e con lui la sua squadra) che sull’Isola Tiberina erano nascosti diversi ricercati. Conosceva l’Ospedale Israelitico. Era informato sulla presenza di Ebrei anziani nella Casa di Riposo. Gli erano note le interazioni tra le Istituzioni cattoliche e gli Organismi Ebraici dell’Isola.[42] Unitamente a ciò, questo poliziotto doveva svolgere il proprio lavoro ubbidendo a precise normative.

1) Il 14 novembre del 1943 il congresso del Partito Fascista Repubblicano aveva stabilito: «Gli Ebrei sono stranieri e durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica».

2) Il 30 dello stesso mese il Ministro degli Interni della Repubblica Sociale Italiana (Buffarini Guidi[43]) aveva specificato: «Tutti gli Ebrei a qualunque nazionalità appartengano e comunque residenti nel territorio nazionale, devono essere inviati in appositi campi di concentramento. Tutti i loro beni mobili e immobili devono essere sottoposti a immediato sequestro…»

3) Il 22 dicembre 1943, il Comandante Germanico di Roma, con ordinanza, aveva stabilito che «chi ospita delle persone non regolarmente iscritte viene punito secondo le Leggi di guerra germaniche».

Di conseguenza: nascondere Ebrei non solo era illegale, ma significava anche collaborare con il nemico.

In tale contesto, Lucignano poteva: a] far rapporto ai superiori del tempo; b] informare il Comando tedesco; c] collaborare a operazioni segnate da arresti, internamenti, deportazioni. Anche i suoi uomini potevano comportarsi allo stesso modo. Ciò però non avvenne. Lucignano, quindi, disobbedì agli ordini ricevuti.


La testimonianza della Focaroli su Lucignano

Decisa la propria linea operativa, Lucignano, con il supporto dei suoi uomini, interagì non solo con i membri dei Fatebenefratelli e con i Frati Minori, ma soprattutto con l’infermiera Dora Focaroli. Fu proprio quest’ultima a ricordare, in tempi successivi, la figura del Maresciallo. Si riporta, al riguardo, quanto annotò Pacifici: «La cosa più importante di tutta la storia della Casa di Riposo fu un’intesa tra lei e il Maresciallo Luciniani [sic] che dirigeva il Comando della Polizia Fluviale che era sito nello stesso stabile, ma al piano terra. (Il comando di Pubblica Sicurezza Fluviale c’è ancora ai giorni nostri, s’intende il personale non è più quello).

Ebbe noie da parte di alcuni soldati austriaci[44] e specialmente da uno che andò a domandargli: “C’è una cattolica con degli Ebrei?” Grazie al pronto intervento del Maresciallo Luciniani [sic] la cosa finì lì, in una bolla di sapone, e disse a Dora di stare tranquilla perché fino a quando lui era al comando di quel posto di Polizia non avrebbe più avuto da temere o aver fastidi.

Onde Dora potesse avere libertà di agire o di spostarsi anche nelle ore notturne, il Maresciallo Luciniani [sic] le procurò anche un lasciapassare per le ore di coprifuoco».[45]


Ulteriori dati annotati da Pacifici

Esistono, ancora, altri dati che annota Pacifici: «Sopra la cucina dell’Ospedale c’era una “BOTOLA” e la Signora Dora riuscì a nasconderci alcune famiglie e ricorda la famiglia di Aldo ed Enzo Bondì, parenti di Dora Anticoli – Astrologo Angelo – una famiglia cattolica che era rimasta sfollata e senza tetto.

[…] Un attestato conferitogli dalle mani del Capo Rabbino è la testimonianza viva della riconoscenza che la Comunità Israelitica volle conferirgli per il Suo grande valore».[46]


La Polizia Fluviale nel ricordo del Rabbino Ravenna

Alla testimonianza della Focaroli si aggiunge pure l’intervento del Rabbino Alfredo Ravenna.[47] Si riportano al riguardo alcuni passi: «L’ospedale israelitico e l’ospizio invalidi erano situati in Piazza San Bartolomeo all’Isola di fronte al Fate Bene Fratelli [sic]. Occupavano due piani di un vecchio fabbricato, un’ala di un antico convento; al terreno c’era (e c’è ancora) un posto di polizia fluviale. Il primo piano che era adibito ad ospedale fu occupato da un istituto religioso cattolico, sfollato dai Castelli[48], al secondo piano rimasero gli invalidi indisturbati.

Era intervenuto un tacito accordo per cui le guardie che erano a piano terra avrebbero avvertito se si fosse verificato un qualche pericolo, ma fortunatamente questo non si verificò».

Poche righe dopo Pacifici chiede: «Come mai non venne disturbato e perseguitato dai Tedeschi l’Ospedale e la casa di cura?»

Al quesito Ravenna risponde: «1) Il locale era occupato dalle Suore con dei bambini fino all’arrivo degli Alleati.

2) Perché al piano terra c’era la Polizia Fluviale (c’è tuttora) che di accordo con le autorità della Casa di Riposo avrebbe immediatamente avvertito in qualsiasi momento di ogni minimo pericolo».[49]


Lucignano nel ricordo di Rav Moshè Mario Piazza o Sed

Il Maresciallo Lucignano è pure ricordato dal Rabbino Moshè Mario Piazza o Sed, di Shemuel.[50] Quest’ultimo riferì i suoi ricordi a Pacifici che annotò: «Moscé Sed ricorda un particolare: appena dopo il 16 ottobre fu tolta la targa dal portone d’ingresso con la dicitura “Casa di Riposo e Ospedale Israelitico”. Dichiara che se nulla è accaduto a questa Istituzione ebraica, lo si deve al Maresciallo della Pubblica Sicurezza Fluviale che conduceva il comando nello stesso stabile al piano terra».[51]


Lucignano e altri testimoni del tempo

Il religioso Fra Bartolomeo Coladonato o.h. è stato l’ultimo sopravvissuto di quanti, nella Comunità del Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, vissero i fatti del 16 ottobre 1943. Nacque a Rutigliano (Bari) il 16 aprile 1927. Nel ’43 era un giovane postulante. Indossava la tonaca, anche se non aveva lo scapolare. Grazie all’abito religioso poteva far visita ai Padri Francescani. Interagì inoltre con il personale dell’Ospedale Israelitico e con il Maresciallo Lucignano. Chi scrive lo ha potuto intervistare (confronta l’allegato).

La Signora Maria Luisa Pasqualucci (Comunità Ebraica di Roma), nel 2019, partecipò al convegno su Dora Focaroli promosso dall’Ospedale Israelitico.[52] A motivo dell’età avanzata, ha comunicato solo verbalmente a chi scrive alcuni ricordi. In particolare, ha precisato che il Maresciallo Lucignano era molto amico di Dora Focaroli e che, in talune occasioni, prendeva per mano la piccola Maria Luisa e le faceva fare una passeggiata lungo la sponda del Tevere.


I riconoscimenti ufficiali al Maresciallo Lucignano

Nell’attuale periodo, la figura del Maresciallo Lucignano rischia di essere dimenticata. La sua memoria è riaffiorata grazie ad alcuni studi di chi scrive. Malgrado ciò, è doveroso sottolineare che esistono più vicende positive legate a questa figura. È stata già ricordata la sua difesa degli Ebrei perseguitati nei mesi dell’occupazione tedesca di Roma. Devono essere, però, aggiunti altri fatti.

1) Nel 1949 gli venne conferita una medaglia d’argento al merito di servizio.[53]

2) Il 2 giugno 1957 venne nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per particolari benemerenze».[54]

3) Nel 1961 ricevette una medaglia di bronzo al merito civile per aver salvato a Pozzuoli (11/12/1960) due persone rimaste intrappolate nella propria macchina caduta in mare.[55]

Per questi motivi ritengo che la sua figura non debba esser fatta cadere nell’oblio. È necessario farla conoscere perché quest’uomo semplice ma non debole continua a insegnare dei valori umani e religiosi che rimangono di notevole attualità.


Fonti archivistiche

Archivio Storico della Polizia di Stato (Roma).

Ghetto Fighters’ House Archives (Israele). Vi è conservato l’archivio dello storico Michele Tagliacozzo, deceduto nel 2011.

Archivio della Fondazione Centro Documentazione Ebraica Contemporanea (Milano). Vi si trova, tra l’altro, la relazione che Emanuele Pacifici scrisse sull’Ospedale Israelitico di Roma, e l’Epistolario Momigliano che a pagina 81 fa riferimento alle ricompense erogate dai comandi tedeschi a chi favoriva la cattura di Ebrei.

Archivio privato del Professor Pier Luigi Guiducci (Roma). Conserva copie di documenti riguardanti esponenti di Comunità Ebraiche e la corrispondenza intercorsa con membri di Organismi ebraici.

Archivio Storico della Presidenza della Repubblica Italiana (Roma).

Archivio Centro Culturale Aracoeli. Provincia Romana dei Frati Minori (Roma).


Alcune indicazioni bibliografiche

M. Altoviti, 16 ottobre 1943, il rastrellamento di Roma e l’eroismo di Dora Focaroli, in: «Avvenire», inserto Romasette, 17 maggio 2019

P. L. Guiducci, Il III Reich contro Pio XII, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013, pagina 215

P. L. Guiducci, Intervista rilasciata al Dottor Carlo Mafera, in: Il senso di una scelta. Aspetti storici della Polizia di Stato, «San Paolino’s Voice» (sito on line), 26 gennaio 2015

P. L. Guiducci, Tutti gli Ebrei del Maresciallo Lucignano, in: «Avvenire», mercoledì 15 maggio 2019, rubrica Agorà

P. L. Guiducci, Un poliziotto nella Roma occupata dai Tedeschi (1943-1944), in: «Storico.org» (sito on line), giugno-luglio 2019

G. Magliozzi o.h., Morbo di K, una bugia da rischiarci la fucilazione!, in: «Archivo Hospitalario», anno 2018, numero 16, pagine 257-276

A. Majanlahti-A. Osti Guerrazzi, Roma occupata 1943-1944, il Saggiatore, Milano 2010, pagina 209

A. Riccardi, L’inverno più lungo, Laterza, Bari-Roma 2011, pagine 15-18.


Riferimenti generali a Dora Focaroli

S. Ficacci-M. T. Natale (a cura di), 19 luglio 1943-4 giugno 1944: Roma verso la libertà, Gangemi, Roma 2014

U. Pacifici Noja-S. Pacifici Noja, ll cacciatore di Giusti. Storie di non Ebrei che salvarono i figli d’Israele, Effatà, Cantalupa (Torino) 2010, pagina 99 e seguenti. Con riferimenti alla Focaroli, gli Autori utilizzano come fonte lo storico Emanuele Pacifici

G. Rocco-C. Cipolla-A. Stievano (a cura di), La storia del nursing in Italia e nel contesto internazionale, Franco Angeli, Milano 2015, pagina 322.


Ringraziamenti

Dottor Raffaele Camposano, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Ufficio Storico (Roma). Dottor Massimo Improta, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Responsabile dell’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico (Roma). Ispettore Davide Trisolino, Comandante Squadra Fluviale Tevere ed Acque Interne, Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, Questura di Roma (Roma). Dottoressa Rita Laezza, Commissario della Polizia di Stato, Commissariato di Pozzuoli (Pozzuoli). Fra Giuseppe Magliozzi Pirro o.h., medico, docente e storico, Fatebenefratelli (Roma). Fra Bartolomeo Coladonato o.h., Comunità San Pietro, Fatebenefratelli (Roma). Signora Anna Maria Aquilini sposata in Focaroli (Borbona, provincia di Rieti). Signor Roberto Di Veroli (Latina). Signora Noam Rachmilevitch (Ghetto Fighters’ House Archives, Israele). Professor Giorgio Sacerdoti, Presidente Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Milano). Dottoressa Marina Giannetto, Sovrintendente dell’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica (Roma). Dottor Giuseppe Antonino Borrello, Archivio Storico della Presidenza della Repubblica (Roma).


Documenti


Documento 1. Atto di nascita Maresciallo Gennaro Lucignano

«Atto n. 81

L’anno Millenovecentotre, addì Dieci di Febbraio a ore anti meridiane dieci e minuti quindici, nella Casa Comunale.

Aventi di me Pasquale Sommella Segretario, delegato con atto della Regia Amministrazione in data ventotto Ottobre passato anno, debitamente approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Pozzuoli, è comparso Luigi Lucignano di anni ventotto, muratore, domiciliato in Pozzuoli, il quale mi ha dichiarato che alle ore post meridiane tre e minuti 00 del dì nove del corrente mese, nella casa posta in via Campanile al numero tredici, da Assunta Barletta, sua moglie casalinga, con lui convivente, è nato un bambino di sesso maschile che egli mi presenta, e a cui dà il nome di Gennaro.»


Documento 2: Ordinanza Feldmaresciallo Kesselring, Roma 11/9/1943

«IL COMANDANTE IN CAPO TEDESCO DEL SUD

ORDINANZA

1. Il territorio dell’Italia a me sottoposto è dichiarato territorio di guerra. In esso sono valide le Leggi Tedesche di guerra.

2. Tutti i delitti commessi contro le Forze Armate Tedesche saranno giudicati secondo il diritto Tedesco di guerra.

3. Ogni sciopero è proibito e sarà giudicato secondo il Tribunale di guerra.

4. Gli organizzatori di scioperi, i sabotatori ed i franchi tiratori saranno giudicati e fucilati per giudizio sommario.

5. Sono deciso a mantenere la calma e la disciplina e a sostenere le Autorità italiane competenti con tutti mezzi, per assicurare alla popolazione il nutrimento.

6. Gli operai italiani, i quali si mettono volontariamente a disposizione dei servizi Tedeschi saranno trattati secondo i principi Tedeschi e pagati secondo le tariffe Tedesche.

7. I Ministeri Amministrativi e le Autorità Giudiziarie continuano a lavorare.

8. Saranno subito rimessi in funzione il servizio ferroviario, le comunicazioni e le poste.

9. È proibita fino a nuovo ordine la corrispondenza privata. Le conversazioni telefoniche, che dovranno essere limitate al minimo, saranno severamente sorvegliate.

10. Le Autorità e le organizzazioni civili italiane sono verso di me responsabili per il funzionamento dell’ordine pubblico. Esse compiranno il loro dovere solamente se impediranno ogni atto di sabotaggio e di resistenza passiva contro le misure Tedesche e se collaboreranno in modo esemplare con gli Uffici Tedeschi.

Roma 11 settembre 1943. Feldmaresciallo Kesselring»


Documento 3: Edizione clandestina de «Il Popolo», numero 3, 10/3/1944

Può essere considerato il terzo numero «anomalo», comparendo nel palchetto di sinistra il motto «Pace/Giustizia/Libertà», poi come negli altri due numeri «anomali» non compare la frase collocata normalmente sotto la testata «Una democrazia rappresentativa». Le quattro pagine che compongono il giornale misurano 27x39 centimetri. Nell’articolo posto in quarta pagina della rubrica «Fatti, notizie e commenti», viene contestata l’esistenza di una circolare volta a non dare ospitalità a estranei (quindi anche agli Ebrei) nei conventi.

«È assolutamente falso che la Sacra Congregazione dei Religiosi abbia diramato una circolare per proibire ai conventi di dare ospitalità ad estranei. Nessuna pubblicazione di tale ordine è apparsa negli organi ufficiali della Santa Sede né i superiori dei conventi hanno ricevuta alcuna comunicazione al riguardo».[56]

Anche dall’Archivio storico del Vicariato di Roma non risultano direttive che obbligano a non accogliere stranieri (ed Ebrei). Si evince pertanto che, in un clima di incertezza e di voci incontrollate, sono state talvolta date per certe (e annotate) frasi di persone in ansia per la situazione legata all’occupazione tedesca e in allarme per possibili perquisizioni. Nelle Memorie della chiesa parrocchiale di San Gioacchino (Roma), a esempio, alla data del 2 novembre 1943 si legge:

«Arriva una grave notizia: “domani avrà inizio la perquisizione di tutti gli istituti religiosi”».[57]

Documento 4: Intervista con Fra Bartolomeo Coladonato svoltasi tra le 10 e le 12 del mattino di giovedì 25 aprile 2019 nell’Ospedale San Pietro dei Fatebenefratelli (Via Cassia 600, Roma)

Alla presenza di Fra Giuseppe Magliozzi, nato a Roma il 25 marzo 1938 e ivi residente, il Professor Pier Luigi Guiducci, nato a Roma il 13 dicembre 1951 e ivi residente, docente di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, ha rivolto a Fra Bartolomeo Coladonato, quale ultimo sopravvissuto della Comunità dei Fatebenefratelli presente sull’Isola Tiberina il 16 ottobre del 1943, alcune domande sugli eventi nell’Ospedale Tiberino al tempo dell’occupazione nazista di Roma. Fra Bartolomeo nacque a Rutigliano (Bari) il 20 aprile 1927. Nel 2019 risiedeva a Roma.

Quando arrivò in Comunità all’Isola Tiberina?

Ero entrato nel 1942 nel Postulantato di Benevento ma, quando nel settembre 1943 gli Americani iniziarono a bombardare l’area dell’Ospedale, i Postulanti e il loro Maestro, Fra Vito Mongelli, furono subito trasferiti all’Isola Tiberina, dove perciò ero già quando il 16 ottobre 1943 avvenne la retata degli Ebrei, alcuni dei quali già quella notte riuscirono a nascondersi nel nostro Ospedale. Al mattino il Superiore ci informò della loro presenza. Il loro primo nascondiglio fu uno scantinato dove si poteva ispezionare lo sblocco nel Tevere dell’impianto fognario dell’Ospedale. Allo scantinato si accedeva tramite una botola che era nel pavimento di una stanzetta per infetti che era situata in un angolo della Sala Assunta, accanto all’altare. Affinché non venisse notata, la botola venne coperta con un tappeto. Erano i frati a portare loro il vitto, spesso offerto da Lella Fabrizi (sorella del famoso attore), che noi chiamavamo scherzosamente «sora Lalla», e a volte lo portai anch’io. Poiché il numero dei nascosti andò aumentando e la Sala Assunta era divisa in due da una vetrata, l’intera parte che era dal lato dell’altare venne trasformata in Sala per Infettivi e i rifugiati vi furono ricoverati dal Primario Borromeo come affetti dal «morbo di Kappa». Ci dovette essere una spiata ai nazisti, poiché quasi subito vennero una mattina i Tedeschi per verificare se v’era gente nascosta in Ospedale, ma il Dottor Boromeo, che era fluente in tedesco, si offrì di guidarli in tutto l’Ospedale e li convinse che esisteva davvero il pericolosissimo «morbo di Kappa».

Quanto tempo restò in Comunità all’Isola Tiberina e quali rapporti esistevano con le altre Istituzioni presenti nell’isola?

Arrivai come Postulante, vi iniziai il Noviziato il 2 gennaio 1945, vi emisi i Voti l’11 febbraio 1946 e vi conseguii il titolo di infermiere nel giugno 1947. Fui poi assegnato alle Comunità di varie Case e fui ordinato sacerdote il 27 novembre 1989 a Roma nell’Ospedale San Pietro. Quando arrivai all’Isola Tiberina come Postulante, non vestivo ancora l’abito religioso completo, ossia la tonaca e lo scapolare che si iniziano a portare dal Noviziato, ma solo la tonaca, che però già mi faceva subito individuare come membro della Comunità. All’Isola avevamo frequenti rapporti con tutte le altre istituzioni presenti in essa e spesso andavo a visitare i Francescani, che molto spesso venivano a celebrare nella nostra Chiesa, e talora anche l’Ospedale Israelitico, dato che qualcuno di loro veniva a visitarci, specialmente l’infermiera Dora Focaroli, che veniva come volontaria a fare un po’ di pratica e spesso parlottava con gli Ebrei nascosti.

Si ricorda se veniva in Ospedale anche il Maresciallo della Polizia Fluviale Lucignano?

Lo ricordo bene e veniva molto spesso non solo lui, ma anche i poliziotti che aveva alle dipendenze, e parlottavano con le persone che tenevamo nascoste.

Che cosa ricorda di Fra Maurizio Bialek?

Parlava italiano così bene che solo dopo molto tempo scoprii che era Polacco. Era molto amico del Primario Borromeo e lo aiutava nel nascondere i ricercati dai nazisti. Addirittura si prese l’impegno di inviare notizie ai partigiani con una radio trasmittente nascosta in uno scantinato accanto alle caldaie della Cucina, ma anche lì ci fu una spiata e un giorno i Tedeschi circondarono l’Isola e vennero a cercarlo in Economato, dove s’imbatterono in lui, ma non lo riconobbero e gli chiesero di lui, che furbamente disse loro che l’andava subito a chiamare, ma in realtà incaricò Fra Clemente Petrillo di buttare a Tevere la radio e poi si nascose in Clausura in un piccolo armadio a muro, davanti alla cui porta fu posto un armadietto che la nascondeva completamente, per cui i soldati, pur perquisendo tutto l’Ospedale, non riuscirono a trovarlo e neppure trovarono la radio.

Che cosa ricorda del Dottor Vittorio Sacerdoti?

Era un giovane medico ebreo, che era dovuto scappare dal suo Paese e Borromeo lo aveva fatto assumere come suo assistente.

Firme di Fra Bartolomeo Coladonato o.h., sacerdote, di Fra Giuseppe Dottor Magliozzi o.h., del Professor Pier Luigi Guiducci (Archivio Provincia Romana dell’Ordine del Fatebenefratelli)


Documento 5: Archivio Storico della Presidenza della Repubblica Italiana

«ARCHIVIO STORICO PRESIDENZA REPUBBLICA

23 febbraio 2023

Gentile Prof. Dr Pier Luigi Guiducci,

con riferimento alla Sua istanza sotto riportata (prot. SGPR 015036A del 17 febbraio 2023) e su indicazione della Sovrintendente dell’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, dott.ssa Marina Giannetto, si comunica quanto segue:

[…]

– si è pertanto controllato l’archivio cartaceo dell’OMRI (Ordine al Merito della Repubblica Italiana), qui conservato, nel quale risulta il nominativo cercato, Gennaro Lucignano, nato nel 1903, in un Decreto di nomina a Cavaliere OMRI,datato 2 giugno 1957.

La motivazione, in questo Decreto, è “per particolari benemerenze”, come si può direttamente leggere dal testo Decreto che qui sotto si trascrive:

Il Presidente della Repubblica

Vista la legge 3 marzo 1951, n. 178; Visto il D.P. 13 maggio 1952, n. 458; Visto lo Statuto dell’Ordine ‘Al Merito della Repubblica Italiana’;

Per particolari benemerenze; Sentita la Giunta dell’Ordine; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri;

DECRETA

Ai Signori:

[…]

53714 LUCIGNANO Gennaro

[…]

è conferita l’onorificenza di CAVALIERE dell’Ordine ‘Al Merito della Repubblica Italiana’. Il Cancelliere dell’Ordine è incaricato della esecuzione del presente decreto. Dato a Roma, addì 2 giugno 1957

[…]

Come avrà potuto notare, in altre onorificenze non qui conservate (ad esempio le onorificenze al Valore militare o al Valore civile) spesso è esplicitata la motivazione specifica della onorificenza stessa,invece nel caso delle onorificenze OMRI è prevista (come indicato nello Statuto consultabile anche qui: - https://www.quirinale.it/allegati_statici/omri/fonti_omri.pdf – la formula “Per particolari benemerenze”, formula che connota la motivazione della onorificenza stessa – e nei fascicoli comunque non compaiono altre motivazioni specifiche o altri dati.

Si precisa che la relativa scheda cartacea nominativa riporta i seguenti dati:

Lucignano Gennaro, di Luigi, nato a Pozzuoli il 9.2.1903, qualifica Maresc. 1^ cl.

[…]

Proprio analizzando il riferimento che Ella ha già ritrovato nel Portale e ci ha voluto cortesemente inviare, relativo alla udienza a Filippo e Gennaro Lucignano in data 24 gennaio 2011, […] si è direttamente verificato[58] il relativo fascicolo cartaceo della Segreteria Presidenziale inerente l’udienza in questione. Il fascicolo “ASPR, Segreteria del Presidente, Presidente Napolitano, A/01/Udienze, fascicolo 01948” contiene SOLO:

– la copia del Diario Storico (ossia quanto già pubblicato sul Portale: data, ora della udienza e i due nominativi di Gennaro e Filippo Lucignano);

– una breve nota che indica l’anagrafica dei ricevuti, ossia “Gennaro Lucignano, figlio di Umberto Lucignano di Pozzuoli e il cugino Filippo Lucignano”, e nulla altro, né sui due nominativi ricevuti, né sull’oggetto della udienza o del dialogo intercorso nella breve udienza.

Non sono state riscontrate nel fascicolo sopra citato, pertanto, occorrenze o evidenze documentarie riguardo alle ipotesi da Lei chieste da verificare e relative ai temi trattati o alla eventuale corrispondenza e correlazione con riconoscimenti e onorificenze, né con la precedente onorificenza sopra dettagliata né con altre successive eventuali onorificenze o riconoscimenti.

Nella speranza di avere fornito elementi utili alla Sua ricerca e nel restare naturalmente a disposizione per ogni chiarimento, è gradita l’occasione per porgere i migliori ossequi.

Dott. Giuseppe Borrello

Archivio Storico della Presidenza della Repubblica

Palazzo Sant’Andrea, via del Quirinale, n. 30-00187 Roma, Tel. 06 46993332

Portale storico della Presidenza della Repubblica https://archivio.quirinale.it.


Documento 6: Le squadre nautiche della Polizia oggi

Il termine «Polizia Marittima» indica non un reparto ma il complesso delle funzioni di prevenzione e repressione nei settori della sicurezza della navigazione, della ricerca e salvataggio marittimo, della protezione dell’ambiente marino e della pesca, con un campo di azione che è sostanzialmente limitato alla fascia costiera delle acque interne e delle acque territoriali.

Attualmente, la Polizia di Stato ha 44 squadre nautiche. Dipendono organicamente dalla Direzione centrale per la Polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali della Polizia di Stato. Sono poste alle dipendenze operative tecnico-logistiche e amministrativo-contabili delle Questure competenti per territorio, e incardinate nell’ufficio Prevenzione generale e soccorso pubblico.

Dal marzo del 2020 la denominazione «Polizia Fluviale della Questura di Roma», Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, è: «Squadra Fluviale Tevere ed Acque Interne», con l’istituzione dei Distaccamenti di Civitavecchia, Fiumicino e Anzio.


Note

1 Tra le molte pubblicazioni si segnala anche: G. Debenedetti, 16 ottobre 1943, Einaudi, Torino 2001. M. Baumeister-A. Osti Guerrazzi-C. Procaccia (a cura di), 16 ottobre 1943. La deportazione degli Ebrei Romani tra storia e memoria, Viella, Roma 2016. P. L. Guiducci, Shoah a Roma. 16 ottobre 1943. Salvare gli Ebrei, EDUCATT, Milano 2022. M. Tagliacozzo, La comunità di Roma sotto l’incubo della svastica e la grande razzia del 16 ottobre 1943, in: «Quaderni del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea’, numero 3, Milano 1963.

2 Trastevere, Testaccio, Monteverde e altri.

3 Sono diverse le ricerche storiche che hanno approfondito tale aspetto. Confronta anche: L. Larcan, A Trastevere il tunnel che salvò gli Ebrei, in: «Il Messaggero», 25 febbraio 2017, rubrica Cultura.

4 Dottor Vittorio Emanuele Sacerdoti (1915-2005). Medico. A seguito delle leggi razziali, era stato allontanato dall’Ospedale Civile di Ancona. Però, il suo primario, Professor Giulio Bombi, l’aveva indirizzato all’amico Professor Borromeo perché quest’ultimo lavorava in una struttura religiosa. Confronta P. L. Guiducci, La testimonianza del medico ebreo Dottor Sacerdoti (1915-2005) sulle vicende del 1943-1944 a Roma, in: «Storico.org» (sito on line), settembre 2019.

5 Professor Adriano Ossicini (1920-2019). Nel 1943 aveva 22 anni. Si laureò in medicina nel 1944.

6 Professor Giovanni Borromeo (1898-1961). Primario ospedaliero. Antifascista. Dichiarato «Giusto tra le Nazioni». Medaglia d’argento al valor militare.

7 16 ottobre 1943. La deportazione degli Ebrei di Roma. La testimonianza di Adriano Ossicini, intervista, in: «Il Messaggero», 16 ottobre 2003.

8 Fra Maurizio Bialek (1912-2009). Polacco. Economo dell’Ospedale dell’Ordine del Fatebenefratelli, Isola Tiberina. Medaglia d’argento al valor militare (1946).

9 file:///D:/Pictures/Downloads/001783_2004_0001_0107-155121%20(1).pdf, pagine 207-208.

10 Si tratta del Dottor Riccardo Galeazzi Lisi (1891-1968).

11 Si tratta del Cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani (1871-1951).

12 Padre Samuele Puri da Bolsena ofm (1883-1966).

13 Padre Stefano Bianchi ofm (1913-2013).

14 In quella occasione il gruppo di Ebrei venne collocato nella zona della sala Assunta riservata al culto. Tale ambiente (oggi modificato) era separato dalla lunga corsia da una grande vetrata. Il Professor Borromeo comunicò ai Tedeschi che in quell’area ristretta si trovavano pazienti affetti da una rara patologia infettiva che procurava anche lesioni alla struttura nervosa. I nazisti, per prudenza, evitarono ogni indagine. In seguito il Dottor Sacerdoti definì la falsa malattia «sindrome di K» (K stava in realtà per il Feldmaresciallo Kesserling o per il Tenente Colonnello Kappler).

15 In tale occasione si riuscì in tempo a gettare nel Tevere una ricetrasmittente usata da membri della Resistenza.

16 L’Ospedale Israelitico e il Ricovero Israeliti Poveri Invalidi si trovavano fin dal 1882 (l’Ospedale) e dal 1887 (il Ricovero) all’Isola Tiberina in ambienti già di proprietà di un antico monastero.

17 In alcuni testi il suo cognome è scritto erroneamente: «Fogaroli».

18 Da quest’anno non risulta più censita negli atti comunali.

19 Come infermiera e poi come ostetrica (fonte: Avvocato Bruno Sed, Presidente dell’Ospedale Israelitico, intervento al convegno su Dora Focaroli. Roma, 16/5/2019, «il Pitigliani», Centro Ebraico Italiano).

20 Signor Mosè (detto Marcuccio) Di Veroli.

21 Rabbino Elio Toaff (1915-2015).

22 Fonte: Dottor Claudio Pitigliani. Lettera al Professor Pier Luigi Guiducci, datata Roma 17/5/2019.

23 Emanuele Pacifici (1931-2014). Con questo esponente della Comunità Ebraica di Roma chi scrive ebbe anche un colloquio.

24 L’Ospedale e la Casa di Riposo Israelitici di Roma durante l’occupazione tedesca (a cura di Emanuele Pacifici). Note e Documenti. I. Testimonianza di Dora Fogaroli, in: «Quaderni del Centro di Studi sulla Deportazione e l’Internamento», numero 10, Roma, Associazione Nazionale Ex Internati, 1978-1982, Centro Stampa di R. Tortora, Napoli febbraio 2014, pagina 66 e seguenti.

25 La Focaroli venne poi sepolta nel Cimitero Flaminio (Prima Porta, Settore Israelitico).

26 Fonti: Ufficio Anagrafe (Archivio Comunale di Borbona). Signora Anna Maria Aquilini sposata in Focaroli (colloquio con il Professor Guiducci, maggio 2019). Signor Roberto Di Veroli (colloquio con il Professor Guiducci, maggio 2019.

27 Giuseppe Campagnano (1873-1963).

28 Testimonianza di Dora Fogaroli, opera citata.

29 Moshè Mario Piazza o Sed, di Shemuel (1915-1982). Insegnò presso la Scuola Ebraica di Roma e il Collegio Rabbinico Italiano.

30 Alina Cavalieri (1882-1943). Risiedeva a Roma in Via Marghera.

31 Giacomo Di Segni (1906-1944).

32 Confronta anche: E. Zolli, Prima dell’alba, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, pagina 206.

33 Fonte: Testimonianza di Fra Bartolomeo Coladonato (nato nel 1927). Sacerdote. Ultimo sopravvissuto di quanti, nella Comunità del Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, vissero i fatti del 16 ottobre 1943. Colloquio con il Professor Pier Luigi Guiducci alla presenza di Fra Giuseppe Magliozzi. Roma, Villa San Pietro, 25 aprile 2019. Archivio Storico Provincia del Fatebenefratelli, Roma.

34 Rav Izhak Davide Panzieri (1875-1946).

35 Nel 1955 Dora Focaroli ricevette un attestato di benemerenza dall’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane per l’opera umanitaria svolta a protezione degli Ebrei a rischio della propria vita. La segnalazione per l’attestato a Dora fu fatta in Comunità dalla Signora Maria Segre.

36 Di Luigi Lucignano e Assunta Barletta.

37 La Scuola Marittima Professionale ebbe sede, dal 1935 al 1943, presso Villa Maria alla Starza.

38 Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Ruoli di anzianità dei sottufficiali del Corpo Agenti di Pubblica Sicurezza al 1° luglio 1933, Anno XI, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1933, pagina 355.

39 Confronta anche: Bollettino Ufficiale del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza, Ministero dell’Interno, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1943, «Gennaro Lucignano», pagina 694.

40 In sintesi: operò nella Compagnia viabilità di Roma (1927-1945), alla sezione Traffico (dal 1949), e alla sezione autisti del Terzo Nucleo del Servizio Tecnico (dal 1954).

41 Durante l’occupazione tedesca di Roma, i soldati fecero irruzione in un barcone del dopolavoro del Ministero delle Finanze. Era posizionato sul Tevere, vicino a Ponte Risorgimento. I militari, a causa di un delatore, arrestarono il tenente Maurizio Giglio (1920-1944) e il suo attendente Giovanni Scottu. Quest’ultimi, avevano posizionato una radio ricetrasmittente per comunicare con gli Alleati. Fu arrestato anche il guardiano del barcone, Luigi Mastrogiacomo (1903-1944). Verrà ucciso con Giglio alle Cave Ardeatine.

42 Contatti confermati da Fra Bartolomeo Coladonato dei Fatebenefratelli (confronta l’allegato).

43 Guido Buffarini Guidi (1895-1945). Fucilato a Milano il 10 luglio ’45.

44 Nel 1938 avvenne l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.

45 Testimonianza di Dora Focaroli, opera citata.

46 Ivi. Confronta: Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, Comitato per le celebrazioni del decennale della Liberazione (1945-1955), il Presidente del Comitato Avvocato Giuseppe Ottolenghi. Attestato: «Gli Ebrei d’Italia riconoscenti a Teodora Focaroli».

47 Professor Alfredo Ravenna (1899-1981). Fu insegnante di molti orientalisti e biblisti italiani.

48 Si tratta delle Suore Figlie di Maria Immacolata (Immacolatine) di Albano. La superiora era Suor Emma Zanella.

49 L’Ospedale e la Casa di Riposo Israelitici di Roma durante l’occupazione tedesca. II. Testimonianza del Rabbino Alfredo Ravenna, pagine 68-69.

50 Rabbino Moshè Mario Piazza o Sed, di Shemuel (1915-1982).

51 L’Ospedale e la Casa di Riposo Israelitici di Roma durante l’occupazione tedesca. III. Testimonianza del Rabbino Moshè Sed, pagina 70.

52 Roma, Centro «il Pitigliani», 16 maggio 2019, ore 9,30-13.

53 Concessione numero 13.804 del 28 novembre 1949.

54 Segnatura archivistica: Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, Ordine del Merito della Repubblica Italiana, Decreti, protocollo 59, matricola 53714, 2 giugno 1957.

55 Confronta al riguardo: «Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana», numero 228, 13 settembre 1961, Ministero dell’Interno, Ricompense al valor civile, Medaglie di bronzo, pagina 3.629.

56 Edizione clandestina de «Il Popolo», numero 3, 10/3/1944, 182° giorno dell’occupazione nazifascista.

57 Su questo punto confronta: https://www.sangioacchino.org/node/40.

58 Si voleva comprendere se c’era un nesso tra l’udienza e la memoria del Maresciallo Lucignano (nota del Redattore).

(giugno-luglio 2019; ripubblicato: aprile 2023)

Tag: Pier Luigi Guiducci, Gennaro Lucignano, Polizia Fluviale, Isola Tiberina, Roma, 16 ottobre 1943, Seconda Guerra Mondiale, deportazione degli Ebrei Romani, Ospedale dei Fatebenefratelli, Giovanni Borromeo, Fra Maurizio Bialek, Samuele Puri da Bolsena, Stefano Bianchi ofm, Dora Focaroli, Giuseppe Campagnano, Moshè Mario Piazza o Sed, Rav Izhak Davide Panzieri, Maresciallo Lucignano, Lucignano e gli Ebrei, Alfredo Ravenna, Fra Bartolomeo Coladonato o.h., Maria Luisa Pasqualucci.