Ajmone Finestra
Un valoroso combattente della Seconda Guerra Mondiale, Parlamentare della Repubblica e Sindaco di Latina

Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Ajmone Finestra, avvenuta negli ultimi giorni del 2012, ma sembra di udire ancora l’invocazione che i tanti fedelissimi del Senatore dedicarono al suo feretro davanti alla Cattedrale di Latina, al termine dell’ultimo saluto: «Presente!» In effetti, la sua lezione di vita, di patriottismo e di costante impegno per il bene comune non è stata mai dimenticata, a conferma del vecchio assunto secondo cui la permanenza del ricordo garantisce una sorta di sopravvivenza ideale destinata a confrontarsi positivamente con la legge del tempo, generalmente inesorabile.

«Non teme la morte chi seppe affrontarla in vita»: con questo pensiero, sempre vivo da quando il Senatore Ajmone Finestra è «andato avanti» – come dicono gli Alpini – al termine di oltre 90 anni spesi al servizio di grandi e nobili ideali, si vuole esprimere una certezza, segno di un omaggio che viene dal cuore di coloro che conobbero e stimarono in lui un combattente valoroso e un amministratore integerrimo: due doti che oggi sono sempre più rare e che a maggior ragione suffragano il rimpianto per una scomparsa da cui emergono, peraltro, meditazioni e convincimenti sulla validità perenne delle «egregie cose» che furono care al Senatore e per le quali aveva rischiato più volte l’estremo sacrificio.

In un’importante e documentata opera di memorie belliche (Dal fronte jugoslavo alla Val d’Ossola: cronache di guerriglia e guerra civile: 1941-1945, Gruppo Editoriale Mursia, Milano 1995, 296 pagine), inserita in un ventaglio di altre non meno coinvolgenti, Finestra aveva parlato in termini particolarmente chiari: «Il valore della vita si misura dal sacrificio, dalle sofferenze e dalla fedeltà all’Onore e alla Patria». Non erano parole di circostanza, perché chi aveva avuto la ventura di conoscerlo sapeva bene con quale forza di convincimenti e con quale entusiasmo operoso il patriota umbro (nativo di Todi) aveva servito quegli ideali. In proposito, conviene rammentare che aveva evitato per un soffio la fucilazione a opera partigiana durante l’ultima fase del conflitto, e scontato una lunga e dura prigionia nel famigerato campo alleato di Coltano (Pisa) dove aveva visto e memorizzato per sempre la gabbia di ferro in cui i «liberatori» avevano chiuso, ma non vinto, la tempra etica e poetica di un grande pensatore quale fu Ezra Pound.

Volontario di guerra, ufficiale dei Bersaglieri decorato al valore con due Medaglie d’Argento, Ajmone Finestra si era distinto, dapprima nei combattimenti sul fronte balcanico e su quello jugoslavo (1941-1943) e poi su quello italiano (1944-1945). Il suo nome è legato alle azioni del Battaglione «Zara» e dopo l’8 settembre all’impegno patriottico di un reparto di Arditi schierato in difesa del capoluogo dalmata; negli ultimi 18 mesi del conflitto, invece, fu in prima linea nel Battaglione d’Assalto «Venezia Giulia» e nelle azioni che questa formazione condusse fino al termine delle ostilità nelle difficili zone del Verbano, Cusio e Ossola. Finestra riconobbe che in quella stagione plumbea la pietà era morta da entrambe le parti ma il suo forte agire seppe sempre coniugarsi con un nobile sentire, a più forte ragione commendevole.

I ricordi di Finestra scaturivano da una fonte inesauribile di episodi, e nello stesso tempo, di esempi, per non dire di vere e proprie lezioni. Al riguardo sembra giusto rammentare – fra gli altri – il caso di Enrico Vezzalini, Prefetto di Novara durante l’epoca della Repubblica Sociale Italiana, uomo «ardimentoso, coerente, onesto e intransigente» secondo la definizione del Senatore stesso, ma «sempre contrario alle rappresaglie» e dotato di una tempra che «si rivelò nel momento supremo della fucilazione» avvenuta parecchi mesi dopo la fine della guerra a seguito di un processo in cui l’accusa era stata sostenuta da un giovane magistrato di comprovata fede cattolica, Oscar Luigi Scalfaro, che tanti anni più tardi sarebbe diventato Capo dello Stato.

Questo episodio era rimasto molto vivo nella mente e nel cuore del Senatore Finestra. Lui stesso, come si diceva, corse il rischio di essere fucilato, avendo dovuto affrontare ben due processi davanti alle Corti d’Assise straordinarie, che, come è stato documentato in sede storiografica, non andavano troppo per il sottile, ma alla luce di quanto amava ricordare, ebbe la fortuna di sfuggire al plotone d’esecuzione avendo fatto valere il suo esemplare passato di «ufficiale leale e valoroso».

In buona sostanza, Finestra appartiene alla corrente di pensiero che, sulle orme di Benedetto Croce, ha optato ormai da parecchio tempo per un corretto e beninteso revisionismo, in aderenza al riconoscimento ufficiale di quei combattenti quali belligeranti legittimi, che ebbe luogo sin dagli anni Cinquanta per opera della Suprema Corte. Del resto, ne ha dato conferma con matura convinzione nella sua citata opera, quando ha scritto che lo spirito da cui furono animate la scelta e la passione dei suddetti combattenti non è stato condizionato dal «mutare dei tempi e dal ricambio generazionale»: anzi, ha finito per «aprire un varco alla verità e alla giustizia» nel quadro di un «rinnovamento etico» indubbiamente profondo e sentito.

Non si creda che quest’uomo di «multiforme ingegno» sia stato soltanto un grande combattente per la Patria e per l’Idea fino al punto di avere sfidato la morte per mano del nemico in tante circostanze drammatiche di guerra e di guerriglia. Infatti, fu un grande personaggio politico, altrettanto raro e apprezzato per intransigenza e dirittura morale, coerente fino in fondo nella certezza di avere fatto scelte conformi a una coscienza che anteponeva le «alte non scritte e inconcusse leggi» di Sofocle, e della sua eroina Antigone, a un diritto positivo spesso opinabile, se non anche transeunte.

Dapprima fu Consigliere comunale, Consigliere regionale del Lazio, poi Senatore per l’ottava e la nona legislatura, e infine Sindaco di Latina per due mandati (1993-2002) quando fu eletto con maggioranze «introvabili» che suscitarono attenzioni e interpretazioni a livello nazionale, facendo scrivere al «Corriere della Sera» che quel successo non poteva e non doveva sorprendere per un’ottima, semplice ragione prioritaria: «Finestra non ruba»! Non basta: è stato anche imprenditore, alla testa di un importante complesso di attività sportive e di riabilitazione fisica, sorto nel capoluogo pontino per sua iniziativa; ed è stato scrittore versatile e fecondo, capace di produrre, oltre a quella menzionata, altre opere di memorie belliche, e di confrontarsi persino col romanzo storico (È passata senza fermarsi, 1952) e con la stessa esegesi politica (Grazie Littoria: Storia del Movimento Sociale Pontino, 2007).

Finestra ha lasciato un messaggio incancellabile e un esempio destinato a perpetuarsi: quello di avere operato in difesa di alte idealità morali durante tempi particolarmente difficili, caratterizzati dalla perdita di ogni «pietas», e di avere interpretato l’azione politica per quello che dovrebbe realmente essere: «Un impegno perseverante nella vita associata per il perseguimento del bene comune». Un esempio, sia detto senza retorica, da seguire con la stessa fede e con speranza sempre viva, perché il buon seme non tradisce, e spesso è destinato a germogliare secondo i migliori auspici.

(marzo 2023)

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