Le accuse russe di collaborazionismo agli Stati Baltici
Le ragioni storiche dell’attrito attuale fra i Paesi Baltici e la Russia

In questi ultimi anni, la Russia di Putin ha mantenuto rapporti tesi con le Repubbliche Baltiche, Estonia, Lituania e Lettonia, che fino al 1991 erano parte dell’Unione Sovietica, e casa di una grande minoranza russa, Estonia e Lettonia.

In particolare, nei confronti degli Stati Baltici, sempre più legati all’Occidente e alla NATO, la Russia rinfaccia il gran numero di collaborazionisti baltici che si schierò con i Tedeschi quando quest’ultimi invasero l’Unione Sovietica nel 1941. Tutte accuse che i Baltici negano.

La questione è molto controversa: l’area baltica fu oggetto degli intrighi politici fra comunismo e nazismo già da prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, poiché i Paesi Baltici erano diventati indipendenti dalla Russia nel 1918 dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, inglobando al loro interno minoranze di Tedeschi etnici detti «Tedeschi del Baltico» (discendenti dei Cavalieri Teutonici).

Il 23 agosto 1939 venne firmato il Patto Molotov-Ribbentrop, tra Germania e URSS, patto di non aggressione tra Hitler e Stalin, che consentì a Hitler di invadere la Polonia senza preoccuparsi di una reazione russa e pensando che le Democrazie Occidentali non sarebbero intervenute.

L’accordo conteneva un protocollo segreto, rivelato solo nel 1989, secondo cui la Polonia sarebbe stata spartita: la parte occidentale alla Germania, mentre quella orientale all’URSS. La Germania, intenzionata un giorno ad attaccare l’URSS, dava mano libera all’Unione Sovietica per annettere i Paesi Baltici, la Bessarabia Rumena e la Finlandia.

I Paesi Baltici del 1939 erano sotto regimi autoritari di destra, conservatori, governati in Lituania dal 1926 da Antanas Smetona, dal 1934 in Lettonia da Karlis Ulmanis e dal 1934 in Estonia da Konstantin Päts. Tutti e tre i Paesi, dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dovettero firmare accordi militari coi Russi e consentire basi militari sovietiche nel proprio territorio.

Nel giugno 1940, dopo la vittoria tedesca in Francia e la mancata conquista russa della Finlandia, Stalin invase le Repubbliche Baltiche, che non si difesero. I tre dittatori baltici furono rovesciati e solo Smetona sfuggì alla prigionia, mentre i suoi due colleghi morirono prigionieri dei Sovietici.

Nei tre Paesi, i Sovietici instaurarono un regime di terrore e tolsero la proprietà privata dando anche vita a episodi di pulizia etnica; inoltre, centinaia di politici e ufficiali vennero deportati e fucilati.

Questo periodo di terrore si concluse il 22 giugno 1941 quando scattò l’Operazione Barbarossa ovvero l’attacco nazista all’URSS. Rancorosi per l’occupazione sovietica, i nazionalisti baltici e una gran fetta della popolazione accolsero i Tedeschi come liberatori, partecipando al linciaggio dei funzionari comunisti e soprattutto degli Ebrei Baltici, accusati di collaborazionismo con i Russi. Tale rabbia e violenza aumentò quando i Tedeschi scoprirono nelle prigioni i cadaveri dei leader nazionalisti baltici, giustiziati dai Sovietici prima della loro ritirata.

In breve tempo molti ex ufficiali baltici, convinti che in cambio della loro collaborazione i Tedeschi avrebbero concesso l’indipendenza ai popoli baltici, si arruolarono in gran numero nelle Waffen SS.

In realtà i Tedeschi, primo fra tutti lo stesso Hitler, non avevano intenzione di restaurare le Repubbliche Baltiche ma glielo fecero credere.

L’area rimase in mano tedesca, sotto forma di commissariato del Reich con a capo il Tedesco Baltico Alfred Rosenberg (teorico del nazionalsocialismo) fino all’autunno del 1944, quando i Sovietici riconquistarono l’area.

I Paesi Baltici rimasero quindi sotto il dominio sovietico fino al 1991, quando ritornarono indipendenti a seguito della dissoluzione del comunismo. Tuttavia, la questione del collaborazionismo non riguardò tutta la popolazione, visto che alcuni si schierarono con i Sovietici mentre altri smisero di collaborare quando capirono le bugie naziste.

Tali eventi hanno creato un tema di forte attrito fra Paesi Baltici e la Russia che dura fino a oggi.


Bibliografia

Enciclopedia Treccani

https://www.president.lv/en/president-of-latvia/former-presidents-of-latvia/karlis-ulmanis

https://www.britannica.com/biography

Simtgade un secolo di Lettonia. https://ekspress.delfi.ee/artikkel/59216790/moskva-salatoimikudpresident-konstantin-pats-ja-tema-pere

Storia Zanichelli

Sapere.it DeAgostini. https://www.eastjournal.net/archives/23463

Delphipages

https://balticanews.wordpress.com/2019/05/15/15-maggio-1934-il-colpo-di-stato-di-karlis-ulmanisquando-la-lettonia-divento-un-regime-autoritario/

Lituaniviaggi.com https://history.nebraska.gov/sites/history.nebraska.gov/files/doc/publications/NH1999Ulmanis.pdf

https://case.edu/ech/articles/s/smetona-antanas

Storia delle SS gli squadroni del male, di Nigel Cawthorne

http://archyvas.lrp.lt/institution/istorija/1

(settembre 2022)

Tag: Niccolò Bendini, collaborazionismo degli Stati Baltici, Russia di Putin, Repubbliche Baltiche, Estonia, Lituania, Lettonia, Unione Sovietica, Stati Baltici, NATO, area baltica, Seconda Guerra Mondiale, Tedeschi del Baltico, Patto Molotov-Ribbentrop, Antanas Smetona, Karlis Ulmanis, Konstantin Päts, Operazione Barbarossa, Alfred Rosenberg, dissoluzione del comunismo, collaborazionisti baltici.