Villa Borghese
Una famiglia nella storia di Roma

La famiglia principesca e papale Borghese è originaria di Siena e ha avuto a lungo grande influenza nella vita politica, religiosa e artistica di città come Roma, Siena e italiane in genere. Risale al XIII secolo con un mercante di lana senese. La famiglia originaria si diramò in: famiglia senese (i Benincasa a cui appartenne anche Santa Caterina da Siena); i Borghesi di Firenze (ramo estintosi nel XVII secolo); e i Borghese romani. Papa Paolo V fu un Borghese. Molti anche i Cardinali che appartennero a questa famiglia. Nel 1541 Marcantonio, avvocato concistoriale, si trasferì a Roma. Nel 1605 Camillo, figlio di Marcantonio divenne, Papa col nome di Paolo V. Fu lui a far nominare un fratello governatore di Castel Sant’Angelo; e il nipote, figlio della sorella Ortensia, Cardinale. Scipione, adottato dallo zio Paolo V, che fu poi Scipione Borghese, divenne mecenate e scopritore del Bernini. Fu artefice di Villa Borghese. Marcantonio II, figlio di Giambattista e di Virginia Lante grazie all’influenza di Papa Paolo V, fu investito da Filippo III di Spagna del Principato di Sulmona. Qui sposò nel 1610 Camilla Orsini e fu l’erede universale della famiglia. I due, Papa Paolo e il Cardinale Scipione, trasferirono in quegli anni una grande quantità di denaro nelle casse di famiglia. Acquistarono feudi dei Savelli, degli Orsini e dei Colonna. Si imparentarono con gli Aldobrandini e Marco Antonio III Borghese fu Viceré di Napoli.

Marcantonio IV (1730-1800), Principe di Sulmona e di Rossano, fu Senatore della Repubblica Romana. Suo figlio Camillo Filippo Borghese militò nell’esercito napoleonico di cui diventò Generale. Sposò nel 1803 una sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte, rimasta vedova del Generale Leclerc. Camillo fu così nominato duca e Principe Sovrano di Guastalla nel 1806 e governatore del Piemonte. Dopo la caduta di Napoleone si separò dalla moglie e si ritirò a vita privata a Firenze. Dette luogo a uno scempio artistico per l’Italia perché cedette le statue del Pincio a Napoleone e ora si trovano al Louvre. Non avendo egli eredi diretti, suo fratello Francesco Principe Aldobrandini ereditò titoli e patrimonio. Anch’egli Generale Napoleonico, Marcantonio V Borghese, figlio del precedente, divenne Principe Aldobrandini. Dopo Marcantonio V la primogenitura passò a Don Paolo, deceduto nel 1920. Il Principe Scipione Borghese in quegli anni visse tra il Garda, la Toscana e Roma. Fu deputato radicale al Parlamento. Vinse il raid automobilistico nel 1907 con Luigi Barzini, inviato speciale del «Corriere della Sera». Ai primi del XX secolo la famiglia fu investita da una grave crisi finanziaria. Infatti la stessa Villa Borghese in quel periodo venne lottizzata e venduta allo Stato. Il fratello di Scipione, Principe Livio, fu padre di Flavio Borghese; la sposa portò in dote Palazzo Manganelli di Catania, tutt’ora di proprietà della famiglia Borghese. Junior Valerio Borghese (1906-1974), ufficiale di marina, fondò nel 1967 l’organizzazione di destra radicale Fronte Nazionale. Si rifugiò in Spagna nel 1970 a seguito delle accuse di aver organizzato un colpo di Stato conosciuto come «golpe Borghese». Attualmente sono cinque i rami di famiglia.

Questa, brevemente, è la descrizione della celebre famiglia di cui desidero raccontare alcuni aneddoti privati e situazioni vissute con la mia famiglia.

Famiglia nobile, la mia, che a lungo in Lucca ha retto le sorti della Curia locale. Quando nel lontano Medioevo la famiglia senese prese origine, i Rossi di Anchiano e della Cune (perché questa era l’origine longobarda di coloro che poi divennero i sostenitori di una controriforma in Lucca dolce e meno traumatica che altrove, per permettere alla città Toscana di mantenere la sua indipendenza politica e non solo), ossia i Chierici Regolari Lucchesi di cui molti membri della mia famiglia furono parte attiva sin dalla loro fondazione a metà Cinquecento, e che consentirono di non appesantire la situazione cittadina non permettendo ai Padri Gesuiti di entrare in città, gestendo i prima persona l’Inquisizione, ben conoscevano la realtà senese e i loro diretti gerenti, non ultimi i Borghese.

Quando Papa Paolo V prese il potere in Lucca, ci si organizzava per tutelare l’indipendenza della città. Molti pittori lucchesi in quel periodo operavano a Roma. Ma le vicende della famiglia Borghese si legano inesorabilmente alla Toscana dove a lungo alcuni membri dimorarono tra Firenze e Migliarino.

Gli stessi legami con gli Orsini, che altro non sono che gli antichi Aldobradeschi Maremmani e dell’Alto Lazio, ci riportano con la mente a quei legami familiari tra famiglie longobarde toscane che ho descritto in un precedente articolo pubblicato sul sito www.storico.org con i della Gherardesca e i Soffredinghi Rossi di Anchiano e della Cune.

Sarà soprattutto il Principe Camillo Borghese marito di Paolina Bonaparte ai primi dell’Ottocento a suggellare tali legami. La mia famiglia con «nonno Lorenzo», quadrisavolo di mio padre, ebbe serrati contatti con i Bonaparte. Legami ancestrali, che come ho spiegato a più riprese, provenivano proprio da quel Medioevo, dal rapporto dei Bonaparte medesimi con la città di Lucca attraverso famiglie lucchesi come i Calandrini con cui la famiglia poi córsa si imparentò. Lo vediamo dal forte legame dei Bonaparte con San Miniato al Tedesco, oggi provincia di Pisa ma a più riprese diocesi di Lucca. E con una lettera rinvenuta per l’editore Agliana di Torino, anno 1819, pubblicazione di Luigi Cibrario presente in archivio alla Biblioteca Statale di Lucca, dove una lettera ci ricorda i legami politici tra Pasquale Paoli, di cui Carlo Buonaparte, padre di Napoleone, all’epoca suo segretario personale, e i Chierici Regolari Lucchesi nella persona di Padre Ghelsucci che conosceva a menadito, vista la lettera, le vicende politiche del Paoli e dei Córsi del periodo, e che sosteneva personaggi rivoluzionai córsi, Generali, come Pasquale Paoli nella lettera ricorda.

Quando Elisa Bonaparte divenne la Principessa di Lucca e Piombino, «nonno Lorenzo» pare ne fosse amante o comunque molto intimo da racconti sentiti; e la ospitava spesso in Benabbio, Bagni di Lucca assieme alla sua Corte e ai due fratelli Paganini, anch’essi amanti di Elisa, nel teatro presente in questo luogo; quando questi legami si estesero alla stessa Paolina Bonaparte che per un certo periodo soggiornò nella città toscana. Ma soprattutto nella sua villa sopra Camaiore. E in Viareggio, amante sia del celebre musicista lucchese Pacini, sia di Francesco Begliuomini di Viareggio a cui lasciò una bella fetta della sua eredità e che era a sua volta il nonno materno della Beata Elena Guerra, religiosa molto cara e intima della mia famiglia. Di quest’ultima pare porto ufficialmente il nome.

Ritroviamo poi un Principe Borghese non solo in Valerio, marito di Paolina che soggiornò a lungo in Firenze, ma anche in tempi più recenti: Junio Valerio Borghese. Mio padre non lo amava molto per il famigerato golpe. E quando ero piccola in privato ricorda spesso che era stato un idiota, parole sue, che aveva avuto un comportamento a suo dire insulso. Ora mio padre per ragioni anche familiari frequentava spesso Roma (la sua nonna paterna era Rosa Mantoni, Romana, appartenente alla famiglia che ha dato i natali anche a Corrado e Riccardo Mantoni). Se poi la frequentazione a cadenza mensile romana di mio padre fosse legata anche agli ambienti papalini cui la famiglia di mio padre è stata sempre molto in simbiosi, non saprei dire. So per certo che suo cugino era il Cardinale Raffaele, Maestro dei Sacri Palazzi per conto di Papa Leone XIII, e che era Generale dei Padri Domenicani. Che il Cardinale Bertoli nel XX secolo, di provenienza garfagnana, aveva legami con loro. Sta di fatto che il modo di ricordare il Principe Junio Valerio Borghese e le sue gesta lasciano molti dubbi sulla mia persona. Lo conosce, mi chiedevo? Ne parla come se fosse intimo di queste situazioni. Nessuna conoscenza, a onor del vero, di prima mano dalla famiglia. Tuttavia Villa Borghese anche sul piano simbolico dovette essere molto cara e frequentata. Posso assicurare che con i conti Spada di Lucca l’intimità era totale e gli Spada Lucchesi hanno sempre avuto un rapporto simbiotico con questi ambienti romani. Nel Settecento i cugini di mio padre musicavano proprio con gli Spada, anche loro musicisti conosciuti e per l’epoca di grido. Legami stretti certi tra il ramo bolognese degli Spada e i Borghese medesimi.

Valutare nel tempo tali cenacoli diventa difficile là dove ci sono stati per ovvi motivi silenzi. Un nonno, il bisnonno Roberto, lasciò l’abito a 36 anni e in Roma sposò la nonna Rosa. Piccoli tipografi papalini nel periodo. Matrimonio non voluto per l’inopportunità politica dello stesso. E punito in Lucca con l’esclusione da qualunque contatto con i membri della famiglia di origine. Contatti che presumo nel XX secolo siano ripresi, almeno in via ufficiosa. Il vecchio e piccolo cimitero lucchese di San Concordio di Moriano conserva le spoglie mortali della nonna Rosa accanto a suo figlio Michele.

(aprile 2024)

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