Il Kāmasūtra, lezioni d’amore dall’antica India
Non un semplice elenco di pratiche erotiche, ma un libro che si occupa di tutta la gamma delle relazioni umane, per giungere al benessere dell’individuo e della collettività

Capolavoro indiscusso dell’antica letteratura indiana, il Kāmasūtra, scritto – o, meglio, riassunto, data l’eccessiva lunghezza dell’opera originale – intorno al III secolo dopo Cristo da Mallanāga Vātsyāyana, gode da sempre in Occidente di fama particolare. Molta della sua notorietà (presso gente che – nella maggior parte dei casi – non ne ha letto neppure una pagina) deriva indubbiamente da un’interpretazione riduttiva e semplicistica del suo effettivo contenuto, tesa a sottolineare determinate descrizioni erotiche contenute nella seconda parte del volume, troppo esplicitamente distanti, nella loro disarmante chiarezza, dalla nostra cultura. Le difficoltà e i problemi relativi alla traduzione dell’originale sanscrito hanno poi contribuito al fraintendimento del senso reale di questo testo, divenuto ormai una sorta di manuale pratico a scopi lussuriosi.

Il Kāmasūtra, invece, lungi dall’essere una mera elencazione di pratiche erotiche, abbraccia tutti gli aspetti del rapporto uomo-donna: il corteggiamento, la conquista, il matrimonio, ma anche il tradimento o la poligamia. Esso precisa, già all’inizio, che «l’uomo […] dovrebbe praticare il Dharma, l’Artha e il Kama nelle varie fasi della sua vita, affinché trovino armonia fra di loro […]. Il Dharma è la sottomissione o obbedienza ai precetti dello Shastra o Sacra Scrittura degli Indiani», si tratta quindi di seguire particolari precetti od obblighi religiosi; invece «l’Artha costituisce l’acquisizione delle arti, la conquista della terra, dell’oro, del bestiame, il raggiungimento della ricchezza, il riunirsi degli equipaggi e degli amici. […] Il Kama rappresenta il piacere, il godimento di determinati oggetti attraverso i sensi: l’udito, il tatto, la vista, il gusto e l’olfatto, sostenuti dall’intelletto in armonia con l’anima. […] Per imparare il Kama l’uomo deve conoscere il Kamasutra e le leggi che regolano la vita del cittadino» (agli uomini e alle donne viene raccomandato di studiare e praticare, oltre al Kamasutra, 64 altre arti, quali ad esempio l’arte del cantare, del suonare strumenti musicali, del danzare, ma anche della magia e della stregoneria, della chimica e della mineralogia, del giardinaggio, del combattimento dei galli, del gioco d’azzardo...). Ciò che sostanzialmente diverge dalla nostra cultura occidentale è il riconoscimento dell’utilità individuale e sociale dell’appagamento erotico che, quale espressione di un’esigenza del tutto naturale, viene elevato a condizione imprescindibile del benessere dell’uomo e del suo retto inserimento nella collettività. D’altra parte, la natura stessa della relazione uomo-donna è per l’antica filosofia indiana di origine squisitamente fisica e sensuale. In tal senso va intesa l’esigenza di divulgarne le leggi, che vengono così a costituire una sorta di regolare educazione alla vita amorosa, condotta, per aforismi esortativi oggettivi e composti, con il rigore e la serietà propri di ogni insegnamento scientifico.

Il fatto che il Kāmasūtra sia «naturalmente» destinato ad una ristretta cerchia di persone (quelle che sapevano leggere, e che costituivano il gruppo dirigente della popolazione!), è da subito visibile nella descrizione che fa di come dev’essere la dimora dell’uomo «ideale»: «una casa in una città o in un gran villaggio, posta in un luogo molto frequentato e vicino ad abitazioni di uomini importanti. Essa dovrà essere vicino ad un corso d’acqua, divisa in varie parti adibite a differenti scopi. Circondata da un giardino, dovrà avere due stanze, una interna e una esterna. Nella prima vivranno le donne, in quella esterna, invece, profumata da ricche essenze, si dovrà porre un letto morbido e bello, ricoperto di un panno bianco, basso nella parte centrale, circondato da ghirlande di fiori, sormontato da un baldacchino, e munito di un cuscino per la testa ed uno per i piedi. Vicino al letto dovrà esserci una sorta di giaciglio con uno sgabello su cui saranno messi profumati unguenti per la notte, fiori, piccoli recipienti contenenti collirio ed altre sostanze odorose, aromi per profumare la bocca, e la corteccia di un albero di cedro. Sul pavimento, vicino al letto, dovranno esser messi un recipiente per sputare, una scatola contenente ornamenti, un liuto ricavato dal dente di un elefante, appeso a un piolo, una tavola per disegnare, un vasetto contenente profumo, qualche libro e corone di fiori gialli. Non lontano dal giaciglio dovrà essere posta una sedia tonda e un tavolinetto per giocare a dadi. Fuori della stanza esterna dovranno trovarsi gabbie di uccelli e un luogo separato dove praticare passatempi come la filatura, la scultura ed altro. Nel giardino dovrà esserci un’altalena girevole e una comune, comodi sedili posti sotto un pergolato di piante rampicanti ricoperto di fiori».

Seguono le prescrizioni – minutissime – sulle attività che l’uomo deve compiere nel corso della giornata, alcune delle quali ci possono apparire curiose se non addirittura ridicole (si raccomanda, per esempio, di passare parte del tempo ad insegnare a parlare ai pappagalli ed agli stornelli); una gran parte della mattinata viene comunque dedicata alla cura del corpo: «La mattina […] il padrone di casa dovrà lavarsi i denti, ungere, profumare il corpo, adornarsi, mettere il collirio sulle palpebre e sotto gli occhi, colorare le labbra con alacktaka e infine guardarsi allo specchio. Inoltre, prima di dedicarsi alle proprie occupazioni giornaliere, masticherà delle foglie di betel [una pianta allucinogena, di cui nel Kāmasūtra viene prescritto l’uso spesso, e in svariate occasioni] unite ad altre sostanze, per profumare l’alito. Il padrone di casa farà il bagno ogni giorno, ungerà il corpo a giorni alterni e ogni tre giorni si cospargerà con un preparato schiumoso. Dovrà inoltre radersi la testa e il viso ogni quattro giorni e ogni cinque o dieci giorni le altre parti del corpo; avrà anche cura di togliere dalle ascelle il cattivo odore. Nessuna di queste azioni dovrà mai essere rimandata».

Una tale minuzia e precisione viene dispiegata su qualsiasi argomento. Per esempio, nel secondo capitolo, dopo aver diviso gli uomini e le donne in classi a seconda delle dimensioni degli... ehm... degli «optional», il Kāmasūtra analizza i vari tipi di amore, di abbraccio, di bacio, e persino i modi di premere, segnare o graffiare con le unghie, di mordere, di percuotere, con i lamenti e mugolii appropriati (mugolii che consistono in grida e parole «accompagnate dai suoni emessi dai colombi, dai cuculi, dai piccioni verdi, dai pappagalli, dalle api, dai passeri, dai fenicotteri, dalle anatre e dalle quaglie»; ho idea che se una donna, al culmine della passione amorosa, si mettesse ad imitare tutti gli animali dello zoo, verrebbe immediatamente portata via dalla «neuro»...), più altre innumerevoli pratiche erotiche che mi astengo dal descrivere per decenza. Naturalmente una parte importante hanno i vari generi di rapporto intimo, elencati con nomi particolarmente – diciamo – evocativi («fenditura di bambù», «fissaggio di un chiodo», «posizione del loto», «unione con una mandria di vacche» – quest’ultima quando l’uomo sta con più donne insieme – e via dicendo), per alcuni dei quali bisogna essere dei veri contorsionisti. Naturalmente, donne di Paesi diversi hanno abitudini diverse, che il Kāmasūtra elenca ordinatamente. Per esempio, specifica che «nel Gramaneri molti giovani possiedono la donna che deve sposare uno di loro, tutti insieme o uno dopo l’altro. Uno la tiene, un altro si accoppia con lei, un terzo usa la sua bocca, un quarto solleva la parte centrale del suo corpo e così facendo ognuno gode con una parte diversa».

Ci si chiede: ma gli antichi Indiani facevano mai l’amore in modo spontaneo o «rilassato»? Essi ci avrebbero risposto che, imparando bene tutte le regole, poi esse riaffiorano in modo spontaneo ed accrescono il piacere. L’importante è essere fantasiosi, variare, perché la monotonia uccide la passione: «Una persona ingegnosa deve variare i tipi di rapporto, imitando animali e uccelli differenti, perché queste diverse varietà di unione, compiute secondo le abitudini di ogni Paese e le preferenze di ogni individuo generano l’amore, l’amicizia e il rispetto nei cuori delle donne».

L’elenco delle pratiche da compiere prima e durante l’amore riguarda anche quello da fare dopo che si è fatto l’amore (non avrete pensato che ci si possa «accontentare» di rimanere abbracciati a coccolarsi un po’ l’un l’altra, vero?): «Finita l’unione, gli amanti, senza guardarsi e con riserbo, devono recarsi nella stanza da bagno, ognuno per proprio conto. Fatto ciò devono mangiare, seduti ai loro posti, foglie di betel, e il cittadino deve ungere con la mano il corpo della donna servendosi di un unguento di sandalo o di altro tipo. Poi egli deve cingere la donna col braccio sinistro e, parlandole dolcemente, convincerla a bere dalla sua coppa, oppure offrirle dell’acqua. Insieme possono gustare dolci o qualsiasi altra cosa desiderino, bere un succo fresco, una pappa di farina d’avena, estratti di carne, sorbetti, succo di mango, succo zuccherato di limone, e qualsiasi altra bevanda dolce, gradevole e naturale, secondo le abitudini del Paese. Essi possono sedersi sulla terrazza del palazzo, conversando piacevolmente e godendo il chiaro di luna. Mentre la donna giace sul suo grembo, con il viso rivolto al cielo, il cittadino deve indicarle i pianeti, la stella del mattino, la stella polare, e le sette Rishi o costellazione dell’Orsa Maggiore» (dal che si vede che, per poter fare l’amore, bisogna avere numerose ed approfondite nozioni di astronomia...).

Dopodiché si passa alle istruzioni su come prender moglie: la scelta della ragazza adatta, il modo per far nascere in lei fiducia nei confronti dell’uomo che la ama, il corteggiamento vero e proprio e infine il matrimonio. E qui si nota probabilmente l’origine del detto che «in amore e in guerra tutto è lecito»: infatti, «quando una fanciulla non riesce a decidere oppure non è pronta per il matrimonio, l’uomo la prenderà» con vari metodi poco «ortodossi», per esempio facendole dare del narcotico e abusandone prima che riprenda i sensi, oppure assalendola di sorpresa coi suoi amici, uccidendo i suoi servi e impossessandosi di lei con la forza – in pratica, in poche righe ci si rende colpevoli di sequestro di persona, violenza carnale, istigazione a delinquere, omicidio plurimo premeditato, nuovo sequestro di persona... roba da rischiare secoli di carcere!

È ovvio che il Kāmasūtra si rivolga anche alle donne, consigliando loro come comportarsi in modo virtuoso, devote al marito al punto di consigliargli di prendere una seconda moglie se la prima non riesce a dargli dei figli (e comportandosi verso di lei come con una sorella). Certo, poi si passa anche ai modi per comprendere l’animo di una donna, che è al limite dell’impossibilità; in casi particolari – per esempio, se l’amata è già sposata con un altro uomo – si può ricorrere all’aiuto di una mezzana, che deve divenire amica della donna e farle odiare e disprezzare il marito parlando della sua scarsa passione, della sua gelosia, della sua avarizia (e qui si integra anche il reato di diffamazione!), lodando invece l’obbedienza e l’amore del nuovo venuto, «senza darsi pena di dire o no la verità». Si parla inoltre delle cortigiane, non semplici prostitute bensì donne educate al fine di intrattenere gli uomini grazie alle loro qualità individuali e spirituali (simili alle «etere» dei Greci), come esse debbano attirare l’attenzione dell’uomo desiderato, i modi per ottenere un guadagno (per esempio, «carpire denaro in varie occasioni per comperare cose come fiori, ornamenti, cibo, bevande, profumi e vestiti senza poi in effetti acquistarli oppure facendosi dare denaro in quantità maggiore al costo di queste cose. Lodare in presenza dell’uomo la sua intelligenza») e come sbarazzarsi di un amante non più gradito, o come riunirsi con un precedente amante.

L’ultima parte del Kāmasūtra è un trattatello di cosmesi, unito anche ad alcune pozioni afrodisiache per assoggettare le donne alla volontà dell’uomo, innescare il desiderio e accrescere il vigore sessuale, anche con l’uso di «Apadravya» (sorta di «braccialetti» magici). Dubito che qualcuna delle ricette elencate possa funzionare, comunque ce ne sono di svariati tipi: per amare o non amare qualcuno, per far crescere o cambiare il colore dei capelli («per far crescere i capelli si deve usare la lozione ottenuta dal succo delle radici della “madayantaka”, dell’amaranto giallo, della “anjanika”, della “clitoria ternaeea” e della “shlasknaparni”. Un unguento preparato facendo bollire nell’olio le radici delle piante appena elencate e strofinato sui capelli, li renderà neri e farà ricrescere quelli caduti»), per cambiare il colore delle labbra, dell’acqua e dei vasetti e recipienti di ferro, e per altri usi (compreso provocare un’intossicazione).

Il Kāmasūtra, composto «dopo aver letto i testi di antichi autori e rispettando i metodi di godimento in essi descritti», termina precisando che colui che conosce i principi della scienza dell’amore «agisce osservando i precetti del Dharma, dell’Artha e del Kama [rispettivamente: l’acquisizione di meriti religiosi; il raggiungimento di ricchezze e di beni; l’amore, il godimento e il soddisfacimento sessuale], secondo le esperienze personali e gli insegnamenti di altri e non seguendo l’impulso dei propri desideri». Vātsyāyana precisa che il Kāmasūtra è stato scritto «a beneficio dell’umanità» e non solo «come strumento per appagare i nostri desideri. Una persona che conosca i veri princìpi di questa scienza e che rispetti i suoi Dharma, Artha e Kama e che abbia sempre presenti le usanze del popolo, avrà sicuramente il pieno controllo dei suoi istinti.

In breve, una persona intelligente e saggia, che pratichi il Dharma, l’Artha e il Kama senza divenire schiavo delle passioni, raggiunge il successo in ogni sua impresa».

(gennaio 2017)

Tag: Simone Valtorta, India, Kamasutra, letteratura erotica, manuale d'amore, Dharma, Artha, Kama, Mallanāga Vātsyāyana, letteratura indiana, Gramaneri, posizioni del Kamasutra, cortigiane, cosmesi, Apadravya.