San Luca: un Ospedale e una dinastia
La Beneficenza e la Carità nel Medioevo Lucchese

Lo storico Giambastiani di Lucca ha scritto un libro sui Longobardi del Ducato Lucchese e in particolare sulle varie importanti casate ivi presenti, a partire dall’Alto Medioevo. Tra queste i Ronaldinghi, i Gherardinghi, i Porcaresi, i Da Corvaia, i signori di Monte Magno, ma «in primis» i Suffredinghi o Sigifredi. Questi ultimi rappresentarono la casata di maggiore diffusione sul territorio dell’attuale provincia di Lucca. I loro possedimenti si spingevano lungo tutta la costa toscana, sino in Maremma e nell’Alto Lazio, nel momento del loro massimo fulgore. Secondo lo storico Giambastiani alcune di queste casate proseguirono il loro cammino, nel corso dei secoli, divenendo in età moderna per i Ronaldinghi la casata dei Bernardini; per i signori di Monte Magno i conti Orsucci; per i Porcaresi e Da Corvaia gli stessi Castracani degli Antelminelli. Mentre i Sigifredi, la casata di più ampia diffusione, sarebbe «scomparsa», e qui il condizionale è d’obbligo, vista la mole dei possedimenti e diffusione sul territorio, verso la fine del Trecento, e nel corso del Quattrocento, non lasciando, sempre secondo lo storico Giambastiani, più traccia.

I Sigifredi avevano la loro massima concentrazione nella Media Valle del Serchio, in particolare erano anche detti Signori della Cune, e Rossi di Anchiano, dalle località omonime site nell’attuale comune di Borgo a Mozzano, e presenti soprattutto nella Val di Lima, in particolare nell’attuale territorio intorno a Bagni di Lucca.

Ho rinvenuto per puro caso l’esistenza di una pergamena all’Archivio di Stato di Lucca datata 1258. In quell’anno la figlia di Don Ugolino di Anchiano, Suffredingo, definisce una compravendita in quel di Gallicano, territorio limitrofo alla Media Valle Lucchese. E la pergamena, perfettamente conservata, proviene dall’Ospedale di San Luca, che nel Medioevo era il grande Ospedale cittadino lucchese. Ancora oggi il nuovo Ospedale cittadino ha lo stesso nome, in ricordo del celeberrimo Ospedale medievale.

L’ubicazione naturalmente è diversa: il vecchio San Luca medievale si trovava in Lucca nell’attuale Piazzale Verdi, che altro non è che il vecchio Palazzo della Marchesa, con riferimento alla contessa Matilde e a sua madre Beatrice di Lorena, che qui vissero a più riprese, nei loro soggiorni lucchesi.

Ciò non stupisce. Il quadrisavolo di Matilde altri non era che quel Sigifredo Atto, conte fuggito dalla città toscana, all’epoca ducato longobardo, non si sa ancor bene per quale motivo; e che, oltre Appennino, in territorio emiliano, fondò la dinastia Attonide. Già, Sigifredo, questo il suo nome. Potrebbe trattarsi di un Suffredingo Lucchese, visto che era la schiatta più diffusa sul territorio. E lo storico muratoriano Monsignor Giandomenico Pacchi facendone cenno, nelle sue Dissertazioni, definisce i Sigifredi «Fanti cugini di Matilda».

Le terre dei Sigifredi infatti non furono soggette alla Donazione della gran contessa Matilde e mai nessun Papa le reclamò, segno evidente che appartenevano, così sostiene Monsignor Pacchi, direttamente ai familiari da cui discendeva la contessa, che non avrebbe per tale motivo potuto donarle perché non erano di sua pertinenza. Una sorta di affare di famiglia, così sostiene Monsignor Pacchi.

Se il documento di Don Ugolino da me rintracciato (il nome riecheggia il famoso conte Ugolino Della Gherardesca che qui, su queste terre, vide un suo figlio, stando alle parole di Monsignor Pacchi, in simbiosi e/o parentela con questi Sigifredi e le loro terre) proviene dall’Ospedale di San Luca, è giocoforza che tale Ospedale fosse di pertinenza della casata diffusa capillarmente sul territorio. E nel 1258 dunque tale casata era viva e vegeta, visto che l’Ospedale di San Luca era in quel periodo molto importante e vitale.

I Sigifredi, così come la maggior parte degli appartenenti a queste casate, erano prioritariamente cavalieri, dunque coinvolti nelle complesse vicende del periodo. Come è noto nel 1307 fu sciolto l’Ordine Templare che in Lucca aveva una importante magione, sita nell’odierna Piazza della Magione, adiacente proprio a quell’Ospedale di San Luca che ho citato. Dati i numeri della Casata Sigifreda non possiamo affatto escludere che alcuni di loro appartenessero a quell’Ordine cavalleresco. E stando alle parole dello storico Mencacci in Templari a Lucca i cavalieri dell’Ordine, nonostante lo scioglimento, in città ebbero protezione e riuscirono a mantenere le loro prerogative preesistenti; come non pensare che anche per quei Sigifredi accadde la stessa cosa? Nel 1313 ci fu poi il famigerato Sacco del tesoro di Papa Clemente V, proprio in Lucca, nella Basilica di San Frediano, tesoro che non fu più ritrovato. Possibile che alcuni di loro siano stati coinvolti, per ritorsione, o per apparteneva familiare, al Sacco? Ne fu certamente coinvolto Castruccio Castracani degli Antelminelli, il condottiero lucchese Porcarese di casata, che era stato in precedenza al servizio sia del Re Inglese Edoardo che di Filippo il Bello, e che in quegli anni, prima di diventare il Signore di Lucca, tradì le aspettative dei Lucchesi alleandosi con Uguccione della Faggiuola, Pisano.

Poteva Castruccio, lui un Porcarese e Da Corvaia, avere rapporti, anche parentali, con i Sigifredi? Vista la vicinanza geografica e le politiche matrimoniali sempre intercorse nelle casate che si richiamavano alla comune origine cunimondinga, presumo di sì. Del resto Castruccio amò così tanto la stessa contessa Matilde da dedicarle un intero scritto sulla vita della Grancontessa, da lui composto. Comunione anche familiare?

È dunque del tutto improbabile che i Sigifredi siano scomparsi. Certamente non avevano più il potere politico che in precedenza li aveva caratterizzati. Ma la pergamena del 1258 insegna che Don Ugolino ancora aveva il suo bel da fare per tutelare i suoi interessi economici, sicuramente in quella data ancora cospicui.

E potrebbe darsi che in seguito questa casata così estesa sia riuscita a trovare una nuova collocazione sul piano non politico ma economico, magari servendo la Chiesa Lucchese, sempre piuttosto autonoma dal potere centrale, peraltro in una Lucca Guelfa sempre pronta ad allearsi e fare affari con l’Impero.

Una Repubblica, quella lucchese, che oggi definiremmo Stato Canaglia, capace di mantenere per quasi mille anni la sua indipendenza senza un esercito a difenderla, e apparentemente impoverita, sicuramente rispetto ai fulgori medievali.

Pur tuttavia non dimentichiamo che nel Cinquecento molte casate cittadine aderirono in massa alla Riforma Protestante, furono per questo costrette a fuggire a Ginevra, nelle braccia di Calvino, salvo poi continuare a intrattenere rapporti con quella parte della famiglia che rimase in Patria. Mi vengono in mente i Ghivizzani ma soprattutto i Burlamacchi. Francesco Burlamacchi aveva tentato di costituire qualche anno prima un forte Stato nel Centro-Nord Italia con a capo Lucca, e il suo tentativo non era stato coronato da successo. Tuttavia i suoi eredi non fuggirono solo in massa aderendo al protestantesimo ma li ritroviamo in città ancora nel XIX secolo che si battono per gli ideali mazziniani repubblicani e per un’Italia Unita. Uno su tutti, l’Avvocato Carlo Massei, di madre un Burlamacchi.

E gli stessi Ghivizzani.

Insomma, l’Ospedale e la pubblica assistenza furono per queste famiglie a partire dal Medioevo motivo di civismo, di cura dei corpi e in pari tempo delle anime, sinonimo di Carità Cristiana.

Una Carità a lungo perseguita anche con quelle rimesse da Ginevra cui ho fatto cenno.

L’Ospedale di San Luca dovette essere un’Istituzione molto importante sia sul piano umano che economico. Di vaste dimensioni, molto curato, pare che qui si sia spinto anche Dante Alighieri che spesso visitò Lucca nel suo peregrinare. Infatti oggi gli è dedicata una scuola pubblica cittadina sita proprio in quei palazzi che appartennero all’Ospedale, qui rimasto a lungo, fin quando nel XIX secolo non si costituì un ospedale limitrofo, il Galli Tassi, oggi non più in essere ma rimasto operativo, quest’ultimo, sino agli anni Settanta del XIX secolo.

In città a Lucca operarono anche i Cavalieri del Tau, l’Ordine Cavalleresco Altopascese che si sciolse definitivamente nel Quattrocento e che aveva fatto «in primis» dell’assistenza ai malati e bisognosi la sua missione.

Aveva in Lucca un suo vicolo e una sua ubicazione e c’è da immaginare una collaborazione tra i vari Ordini nella gestione di un così imponente patrimonio assistenziale.

La contessa Matilde, peraltro, aveva dislocato moltissimi ospedali in giro per l’intero territorio provinciale, che andavano dalla Piana Lucchese ai territori garfagnini e della Media Valle del Serchio, sino a Modena e a Reggio Emilia. Davvero tantissimi sono questi siti archeologici, alcuni ancora visibili e visitabili. Altopascio era il più imponente oltre i confini delle mura cittadine, sempre nel territorio lucchese. La Via Francigena, che attraversava sia Lucca che la città d’Altopascio, e altri paralleli alternativi e collocati sempre nella provincia toscana, fu sempre ulteriore motivo per giustificarne il così grande numero e la loro efficacia nel soccorrere i numerosissimi viandanti e pellegrini. Il San Luca era indubitabilmente un porto sicuro e punto di riferimento per questa numerosa presenza sul territorio.

Nulla di paragonabile a ciò che oggi intendiamo per medicina, non casualmente ho fatto riferimento alla cura delle anime unitamente a quella dei corpi. La precarietà della vita imponeva questa duplice lettura. Qualcosa di affascinante e al tempo stesso di tragico, secondo i nostri occhi di contemporanei.

(aprile 2020)

Tag: Elena Pierotti, San Luca, Matilde di Canossa, Castruccio Castracani degli Antelminelli, Filippo il Bello, Clemente V, Edoardo d’Inghilterra, Ordine Templare, Ordine del Tau, Ghivizzani, Francesco Burlamacchi, Uguccione della Faggiuola, Dante Alighieri, Lucca, Ospedale di San Luca, Sigifredi.