I luoghi di Matilde
I Canossa a Lucca

Si è soliti identificare i Canossa con i territori reggiani dove la Casata a partire dal conte Sigifredo Atto fondò la sua dinastia. Ma Sigifredo era un conte di origini lucchesi che non sappiamo per quale motivo lasciò la città di Lucca e trovò nei territori reggiani l’ubicazione ideale per costruire una potente Casata. A quale famiglia longobarda lucchese appartenne Sigifredo? Gli storici non sanno rispondere a questa domanda però sappiamo che il nome Sigifredo era particolarmente usato dalla Casata Suffredinga longobarda che sempre gli storici dicono estintasi nel 1560. Possiamo immaginare, ma solo immaginare, che appartenne in origine a tale Casata. In effetti lo storico Monsignor Giandomenico Pacchi di Castelnuovo Garfagnana, vissuto nel XVIII secolo e collaboratore di Antonio Muratori, riferisce nelle sue Dissertazioni che la Garfagnana e quella che oggi viene identificata come Media Valle del fiume Serchio avevano «fanti» cugini di Matilda, lui così li definisce, ancora potenti e rispettati in epoca matildica, e anche successivamente, tant’è che tutti i Papi mai realmente rivendicarono quelle terre che erano le loro terre, nonostante la donazione di Matilde (vera o presunta non importa, ma storicamente esistita), perché Matilde non avrebbe mai potuto donare ciò che non era suo ma ancora apparteneva ai suoi antichi cugini, visto che il quadrisavolo della stessa proveniva da quei luoghi.

Vere o false che siano le affermazioni di Monsignor Giandomenico Pacchi, sta di fatto che Matilde ebbe cari quei luoghi.

Era nata a Mantova, luogo elettivo di suo padre Bonifacio, ma qualche storico si avventura a farla nascere addirittura in Lucca e precisamente nel castello della Vivinaia che appartenne a suo padre e che si trovava non lontano dall’attuale fortezza di Montecarlo, spostato verso i territori di Porcari, appartenuti alla dinastia longobarda Porcarese con cui anche i Sigifredi, sappiamo, ebbero rapporti di parentela. Ciò potrebbe far pensare a una comunione tra Matilde e i lontani cugini.

A ogni modo in città a Lucca c’era una proprietà molto cara a Matilde di Canossa e a sua madre Beatrice di Lorena. Le due donne qui vissero quando visitarono Lucca e si tratta del palazzo della Marchesa, ancora così viene identificato. Ora è sito dentro la cerchia muraria lucchese, nell’attuale Piazza Giuseppe Verdi. Ma all’epoca la cinta muraria medievale non includeva questa proprietà che aveva all’esterno giardini e terreni ancora riscontrabili parzialmente nella piazza dove tale palazzo era ubicato.

Matilde di Canossa poi, stando ai racconti di storici accreditati, visitava spesso il Morianese che aveva molto caro.

I territori del Morianese sono splendidi luoghi collinari a sole tre miglia dalla città di Lucca in direzione Nord, Media Valle del Serchio. Qui ci sono rimaste poche vestigia di quello che fu il castello di Moriano, situato in un paesino del luogo, Santo Stefano di Moriano.

Il castello era importante strategicamente perché consentiva di dominare un luogo di passaggio tra i territori lucchesi e quelli che conducevano in Media Valle e in Garfagnana. Qui pare che Matilde amasse cavalcare. Il castello di Moriano appartenne ai Suffredinghi ma successivamente passò alla Curia Lucchese. I Suffredinghi durante le lotte comunali dovettero cedere definitivamente i loro domini sia in Media Valle del Serchio che in Garfagnana e nei territori più limitrofi a Lucca come il Morianese. Giurarono fedeltà alla Repubblica Lucchese con l’avvento del libero Comune e si trasformarono in nobili cittadini peraltro non iscritti nell’albo d’oro, ma dediti a curare i loro interessi nelle dimore presenti in città e legati a doppio filo alla Curia cittadina. A lungo furono alternativamente guelfi neri, poi bianchi, e gli Imperatori difesero per lungo tempo i loro interessi finché definitivamente persero quel ruolo politico autonomo di stampo medievale, divenendo curatori solo dei loro interessi privati e, si suppone, in ambito curiale.

Matilde stessa dovette nel corso della sua vita di potente contessa in Toscana scontrarsi con la realtà politica lucchese da cui la stessa sua famiglia proveniva perché Lucca fu sempre particolarmente capace di tessere le fila della sua autonomia politica. Possiamo supporre, stando alle parole di Monsignor Giandomenico Pacchi, che anche i potenti fanti cugini di Matilda dislocati in Media Valle del Serchio e in Garfagnana fecero valere a più riprese questo antichissimo potere, che aveva derivazione alto medievale e con cui si misurarono nel corso del tempo, con una loro specificità e con relazioni extra cittadine importanti.

Tra queste quella con la Casata dei Della Gherardesca, stando sempre alle Dissertazioni di Monsignor Giandomenico Pacchi, che colloca un figlio di Ugolino, il celebre conte di cui ci parla Dante nella Divina Commedia, sposo in Media Valle e con relazioni parentali con fanti del luogo.

Del resto non possiamo non pensare che ciò sia falso. I possedimenti della Casata Suffredinga nell’epoca d’oro della sua espansione andavano sulla costa toscana fino all’Alto Lazio. E i luoghi di Castagneto Carducci e di Donoratico dove i Della Gherardesca hanno i loro principali possedimenti si intersecano in effetti con queste terre appartenute alla Casata Suffredinga. Addirittura a Roselle e in Maremma troviamo legami stretti a lungo con la casata dei Suffredinghi Lucchesi.

Matilde di Canossa aveva a cuore una pievania che appartenne ad altra Casata Longobarda limitrofa a quella Suffredinga, i Ronaldinghi. Si tratta della bellissima pievania di Loppia, non lontana dalla città di Barga.

Qui la contessa passava ogni qual volta doveva recarsi a Reggio Emilia perché qui si trovava la via più breve per raggiungere Canossa, al di là degli Appennini, tramite il Passo del Saltello. A Loppia era dislocato un importante ospedale curato dalla stessa Matilde che ebbe larga fortuna nel corso del Medioevo.

Non era l’unico percorso che Matilde seguiva per recarsi a Canossa. Altra via di comunicazione importante era quella per San Pellegrino in Alpe che confina con i territori Modenesi, più a Nord.

Per comprendere quella che doveva essere la vita nel Medioevo ancor prima dell’avvento di Matilde, nei tempi in cui il suo avo Sigifredo ancora viveva nei territori del Ducato Longobardo Lucense, basta osservare i numerosissimi castelli presenti nella Valle del Serchio e che rappresentano uno specchio sicuro della vita dei signori longobardi che qui si erano stanziati sin dai tempi dell’invasione. Qui continuarono anche dopo la dominazione franca a gestire il loro potere, che i Franchi stessi consentirono, non modificando così molto la condizione statuale e di potere di quei luoghi. Matilde e la sua dinastia da lì provenivano, e certamente i rapporti parentali estesi tipici delle Casate Longobarde da lì si muovevano.

Alcuni nomi bene ci introducono in questo mondo così lontano dal nostro. Gherardo di Gottifredo dette il via alla dinastia Gherardinga, Signori di Verrucole, dove ancor oggi abbiamo uno splendido castello restaurato. Vinildo di Fra’Olmo Signore di Careggine occupava un maestoso territorio, Careggine appunto, a 1.000 metri di altezza, che oggi ha conquistato il cuore di un celebre ristoratore, Gabriele Bonci. E non a torto, visto che si tratta di un luogo stupendo.

Ugolinello fu invece il capostipite dei nobili di San Michele, luogo non distante da Piazza al Serchio che appartenne in seguito anche ai Malaspina Obertenghi, cugini di Dante Alighieri.

Un certo Donnuccio dei Porcaresi lo ritroviamo a Trassilico, dove una maestosa Rocca ricostruita in epoca estense ci rammenta lo splendore originario di quei luoghi. I Porcaresi sono gli stessi che non lontano da Lucca dominarono la cittadina di Porcari limitrofa a quella Vivinaia appartenuta a Bonifacio, padre di Matilde di Canossa.

Secondo una Vita Mathildis, fu in origine un Porcarese e un Da Corvaia. Su di lui gli storici non sono unanimi. Per alcuni non ha origini nobiliari antiche. Mentre altri mettono in dubbio la possibilità che le sue capacità di armigero e condottiero possano avere un’origine popolare. Di solito chi gestiva in modo efficace le armi aveva infatti tradizioni familiari di questo tipo.

Accanto ai numerosi castelli (Castelvecchio vicino a Piazza al Serchio ma anche Ceserana, nella zona di Fosciandora, e potremmo citarne molti) presenti su tutto il territorio lucchese e nella Media Valle del Serchio e in Garfagnana in particolare, si accostavano i villaggi dei contadini secondo quello che era il modello medievale di vassallaggio e di incastellamento.

Poi qua e là vi erano i molti ospizi e ospedali per i numerosi pellegrini che su quelle strade transitavano diretti a Roma o in Francia per la Francigena piuttosto che in altri luoghi di culto, e naturalmente per i molti malati che necessitavano di cure.

Disseminate sempre sul territorio erano moltissime chiese e conventi, fatti costruire in gran numero anche dalla stessa Matilde. Il nome di Matilde e di Castruccio Castracani si accoppiano nel ricordare il Ponte della Maddalena detto anche Ponte del Diavolo presente a metà del percorso del fiume Serchio e che rappresenta quasi un simbolo di un Medioevo in cui gli spostamenti erano molto più nutriti di quanto solitamente si lascia intendere. Quel ponte fu iniziato da Matilde e così come lo vediamo oggi terminato da Castruccio.

È doverosa una particolare menzione per il grande Federico II che come Matilde volle visitare più volte San Pellegrino in Alpe, luogo molto apprezzato nel Medioevo, a oltre 1.500 metri sul livello del mare, il paese più alto di tutto l’Appennino.

Non lontano dalla pieve di Loppia tanto cara a Matilde di Canossa, troviamo il maestoso Duomo di Barga. Una struttura imponente.

Inspiegabile la presenza di un Duomo così importante in un luogo che non aveva una popolazione nutrita. Evidentemente i passaggi di pellegrini e soprattutto di cavalieri da questi luoghi dovevano essere imponenti, altrimenti non si spiegherebbe il perché dell’edificio. Il Duomo che ha una collocazione importante oltre che imponente contiene molti elementi esoterici ma soprattutto al suo interno sono state trovate delle sepolture di cavalieri seduti. Ciò ha particolarmente interessato molti studiosi che ancora non sanno spiegarsi queste particolarità. Chiediamoci, Matilde o chi per lei avranno sicuramente visitato quei luoghi. Quanto i cavalierati che lei stessa e la sua famiglia contribuirono a far sorgere, possono aver in qualche modo agito con importanti commende in quei luoghi? Penso a Goffredo di Buglione, suo cugino per parte materna, fondatore dei Cavalieri del Santo Sepolcro ma anche a lei, Matilde, a cui qualcuno vuole attribuire la fondazione dei Cavalieri del Tau di Altopascio.

Mi dico spesso, è un mondo sommerso ma assolutamente vivo e pronto per essere esplorato per esempio nel castello di Verrucole, in Garfagnana, dove troviamo uno splendido e curato giardino dei semplici, ricostruito fedelmente dai gestori del castello adibito a museo. Qui le piante aromatiche, officinali e utilizzate in cucina non si contano. E allora ripartendo da tali ricostruzioni, dalla vita vissuta, è forse ancora oggi possibile assaporare quei tempi. È giusto farsi domande e cercare risposte su un’epoca così lontana ma forse ancora così vicina.

(giugno 2020)

Tag: Elena Pierotti, Matilde di Canossa, Verrucole, Cavalierati, Federico II, Goffredo di Buglione, Beatrice di Lorena, Castruccio Castracani, Antonio Muratori, i luoghi di Matilde, i Canossa a Lucca.