Dante a Fosdinovo
Amicizia, amore, parentele

C’è un Vescovo della famiglia Malaspina, Gherardino, vissuto agli inizi del Trecento, che fu croce e delizia per il poeta Dante Alighieri. Ricordando del Sommo Poeta quest’anno i 700 anni dalla morte, desidero chiarire alcuni passaggi che ritengo rilevanti della vicenda.

Gherardino Malaspina fu nominato Vescovo di Luni agli inizi del Trecento, dopo la pace di Castelnuovo Magra che pose fine alla contesa con i Vescovi e che fu l’inizio della nomina vescovile a membri della famiglia Malaspina. Gherardino fu dunque nominato Vescovo. Ma la sua posizione era in bilico. Dopo aver perso la sua diocesi, fu proiettato in quel di Fucecchio, in provincia di Firenze. Il Malaspina chiese protezione a Clemente V, il famigerato Bertrand de Got, che lo sostenne, sperando che il fedele Gherardino potesse migliorare le sorti papali contro il temibile Filippo il Bello, che aveva messo a ferro e fuoco con le sue iniziative il Papato, al punto da aver di fatto costretto Clemente V ad accettare lo scioglimento dell’Ordine Templare senza muovere un dito.

L’accusa che Dante Alighieri muoverà nell’Inferno a Clemente V sarà quella di aver svenduto la Chiesa, attraverso la simonia. Di non aver saputo valorizzare il ruolo determinante dell’Imperatore Arrigo VII. La dottrina dei «due soli», universalistica, di Dante e dei Fedeli d’Amore come lui, che si richiamava alla grandezza morale oltre che spirituale di Federico II, era andata in frantumi grazie anche a Pontefici che fecero del loro ruolo solo un motivo di elevazione sociale ed economica personale. Tant’è che Clemente V, al secolo Bertrand de Got, pensò bene di mettere in salvo il suo tesoro personale, di famiglia, anziché occuparsi della Chiesa così malmessa. La corruzione imperversava, anche nel clero, e a farne le spese fu principalmente l’Ordine Templare, come ben sappiamo, che a Dante viceversa fu caro, anche perché Dante era Fedele d’Amore.

I Fedeli d’Amore si richiamavano all’Universalità imperiale, a valori di purezza soprattutto sul piano stilistico e artistico. Gli stilnovisti furono di gran lunga Fedeli d’Amore. Quei valori di universalità che li portarono a richiamarsi sul piano stilistico a «vincoli matematici» nei numeri delle quartine e terzine così come concepiti nelle loro pubblicazioni, con richiami specifici non solo all’esoterismo ma a precise note numeriche nell’uso dei canoni poetici.

Il nostro Gherardino Malaspina verrà di fatto sostituito da un altro Malaspina, suo cugino, nell’incarico vescovile.

Dante Alighieri era stato a lungo a servizio dei Malaspina che gli consentirono di avvicinare Cangrande della Scala, Signore di Verona e suo mecenate e protettore. Per i Malaspina aveva lavorato dunque a lungo costruendo di fatto la pace di Castelnuovo Magra.

All’interno della stessa famiglia dei Signori di Fosdinovo molti erano i rami familiari.

Dante era davvero cugino dei Malaspina, come vogliono alcuni riferimenti, oppure solo amico fraterno di Franceschino?

Dante era molto amico dei Malaspina il cui maniero si erge tra le Alpi Apuane e il Mar Tirreno. Alcuni suoi discendenti sono tutt’ora proprietari dello splendido castello. Non sappiamo moltissimo della famiglia di Dante Alighieri, che appartenne alla piccola nobiltà fiorentina. Il padre di Dante era stato verosimilmente un usuraio, mestiere praticato dagli uomini d’affari del tempo che permise alle floride casse fiorentine di ampliare i propri orizzonti economici.

Non sappiamo dunque moltissimo della sua famiglia di origine e alcune fonti attestano che Dante ebbe grande amicizia con i Malaspina perché c’erano anche legami parentali.

Giovanni Sforza ci ricorda in una sua pubblicazione proprio come Gherardino Malaspina fosse chiamato anche Geri, e Geri del Bello sappiamo essere stato secondo cugino del padre di Dante.

Gli indizi su una comunione particolare di Dante con i Malaspina sono molti, tanto da attribuirgli presunti legami di sangue. Sicuramente il legame con la Casata fu davvero forte e imperituro.

Gabriele d’Annunzio scrisse in proposito: «Degno rifugio di Dante quel castello di Fosdinovo, su l’altura ventosa, con le sue Torri rotonde, con i suoi Spalti invasi dalle erbe selvagge, con le sue Gradinate, con i suoi Androni, con le sue Corti di fosca pietra, con tutta quella sua ferrigna ossatura guerresca che i secoli non hanno incurvata». Qui pare abbia ultimato la Divina Commedia. Qui troviamo ancora la cameretta che i Signori del Castello gli riservarono. Tra mare e terra, vicino alle Alpi Apuane che si scorgono all’orizzonte, luogo che esalta la bellezza e la forza.

(maggio 2021)

Tag: Elena Pierotti, Dante Alighieri, Fosdinovo, Bertrand de Got, Divina Commedia, simonia, Malaspina, Filippo il Bello, castello di Fosdinovo, scioglimento dell’Ordine Templare, Clemente V, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Sforza, Cangrande della Scala, Fedeli d’Amore, Dante a Fosdinovo.